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Cronaca

Mafia: così dettavano legge nella zona di Scorrano

Operazione tornado: sgominato gruppo criminale di tipo mafioso egemone in numerosi Comuni dell’area magliese, con connessioni e ramificazioni estese anche ad altri sodalizi della SCU

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Stamane, al termine di una complessa attività di indagine coordinata dalla Procura della Repubblica di Lecce e condotta dal Nucleo Operativo e Radiomobile della Compagnia di Maglie, i militari del Comando Provinciale ci Lecce, con la collaborazione di quelli della Compagnia di Treviglio (Bergano), hanno eseguito complessivi 27 provvedimenti cautelari, emessi dal G.I.P. presso il Tribunale di Lecce (Sergio Mario Tosi) su richiesta della locale d.d.a. (Guglielmo Cataldi e d.ssa Maria Vallefuoco)


17 persone sono finite direttamente in carcere, altre 10 ai  domiciliari.


Tra gli indagati (37 persone) anche il sindaco di Scorrano, Guido Nicola  Stefanelli, che dovrà rispondere di concorso esterno in associazione mafiosa.


Tutti dovranno rispondere a vario titolo di “associazione di tipo mafioso”, “associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti”, “danneggiamento seguito da incendio”, “detenzione abusiva di armi e di materie esplodenti”, “detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti”, “estorsione”, “ricettazione”, “minaccia aggravata”, “porto abusivo di armiesequestro di persona e violenza privata”.


Le operazioni hanno avuto inizio all’una, con il supporto di un elicottero del 6° Nec di Bari, di tre unità cinofile del nucleo Cinofili Carabinieri di Modugno (Ba), dello squadrone eliportato “cacciatori” di pOuglia, del team Artificieri Antisabotaggio del Comando Provinciale di Lecce, per un totale di 200 unità e 80 mezzi.


Le persone già in carcere sono:  Giuseppe Amato, detto Padreterno, 63 anni, di Scorrano; Francesco Checco Amato, detto Checco, 28 anni, di Scorrano; Antonio De Cagna, detto Chilla, 47 anni, di Scorrano; Giuseppe Grasso, 50 anni, di Lecce; Hamid Hakim, 29 anni, di origini marocchine, ma residente a Madone (in provincia di Bergamo); Luigi Antonio Maraschio, 54 anni, di Maglie; Salvatore Totò Maraschio, 25 anni, di Maglie; Andrea Marsella, detto Banderas, 27 anni, di Maglie; Donato Duccio Mega, 37 anni, di Scorrano; Simone Natali, 30 anni, di Scorrano; Matteo Peluso, 27 anni, di Scorrano; Matteo Presicce, detto Saulle, 27 anni, di Scorrano; Giorgino Rausa, 24 anni, di Scorrano; Luigi Rausa, 45 anni, di Scorrano; Salvatore Rausa, detto Pizzileo, 31 anni, di Scorrano; Matteo Rizzo, detto Penna o Pennetta, 22 anni, di Scorrano; Giovanni Verardi, il Briga, 51 anni, di Scorrano.


Sono agli arresti domiciliari: Daniele Antonazzo, 34 anni, di Supersano; Andrea Carrisi, 30 anni, di Botrugno; Marco De Vitis, 43 anni, di Scorrano; Francesca Ferrandi, 26 anni, originaria di Scorrano e residente a Madone (in provincia di Bergamo); Gloria Fracasso, detta Bessy, 47 anni, di ScorranoGiorgio Piccinno, detto Bambi, 30 anni, di Scorrano; Sarah Piccinno, 36 anni, di Scorrano; Luca Presicce, 26 anni, di Scorrano; Mirko Ruggeri, detto Stromberg, 45 anni, di Scorrano; Franco Tamborino Frisari, 39 anni, di Maglie.


L’indagine, nell’ambito della quale risultano indagati complessivamente 37 persone, 2 delle quali destinatarie solo di decreto di perquisizione domiciliare, è stata condotta dal Nucleo Operativo e Radiomobile della Compagnia Carabinieri di Maglie.


L’inchiesta avviata nel settembre 2017 ha consentito di individuare le condotte delinquenziali di un “emergente” ed agguerrito gruppo criminale di tipo mafioso egemone in numerosi Comuni dell’area magliese, con connessioni e ramificazioni estese anche ad altri influenti sodalizi mafiosi della Sacra Corona Unita dell’area salentina.


Il gruppo


Alla guida del sodalizio un volto noto della criminalità organizzata, già emerso nelle dichiarazioni di numerosi collaboratori di giustizia, Giuseppe Amato, detto Padreterno, di Scorrano, legato ad una figura storica della Sacra Corona Unita, Corrado Cucurachi (il Giaguaro), quest’ultimo notoriamente legato al clan “Tornese” di Monteroni.


Di rilievo il ruolo del figlio, Francesco Amato, quale punto di riferimento di un reticolo associativo composto da diversi giovani elementi che si muovevano secondo le sue direttive.


È un gruppo caratterizzato dalla forza di intimidazione dei suoi appartenenti e dalle conseguenti condizioni di assoggettamento e di omertà, sia all’interno che all’esterno, nonché dal vincolo associativo, di tipo mafioso appunto, finalizzato alla commissione di delitti ed alla realizzazione di profitti e vantaggi ingiusti, anche in favore degli affiliati detenuti ed i loro familiari, nonché al controllo del territorio e delle attività economiche che si svolgono in esso, per la gestione di attività criminose varie.


Un gruppo dalla forte operatività specialmente nel traffico delle sostanze stupefacenti che ha evidenziato la grande coesione dei partecipanti, che facevano fronte ad ogni situazione sulla base di stretti rapporti di collaborazione, pur organizzati su differenti livelli, nella piena consapevolezza di dover operare nell’illecito, in modo da garantire l’efficacia del traffico, quale fonte di guadagno primaria per l’organizzazione.


Il traffico di droga

I provvedimenti scaturiscono da un’attività investigativa, avviata a settembre del 2017, che ha documentato l’operatività del gruppo sul territorio di Scorrano e paesi limitrofi attraverso il traffico e lo spaccio di sostanze stupefacenti.


Uno dei canali di approvvigionamento della cocaina era stato individuato dal gruppo in una persona di origine marocchina, con precedenti specifici, e nella sua compagna, originaria di Scorrano. Entrambi sono residenti a Madone, in provincia di Bergamo. Questo canale di rifornimento è stato bloccato il 18 luglio scorso, allorquando a Bari fu tratto in arresto un sodale del gruppo in rientro da Bergamo, con il sequestro di 575 grammi di cocaina.


Il clan si riforniva anche dai più consueti canali che fanno riferimento a consorterie criminali del territorio, con ramificati contatti nel network della criminalità organizzata salentina, in particolare a Lecce, a Cavallino e nel circondario di Casarano.


I Comuni sui quali il gruppo Amato esercitava la propria egemonia nello spaccio di stupefacenti sono quelli del circondario magliese e otrantino, e gli appartenenti non esitavano a ricorrere alla violenza fisica, alle minacce con armi e agli attentati dinamitardi al fine di imporre la propria presenza sul territorio, ottenere i pagamenti, estorcere somme di denaro a titolari di esercizi pubblici, ma anche amministrare la disciplina nei confronti di sodali ritenuti responsabili di comportamenti non in linea con le disposizioni del capo, nonché punire rivali o persone percepite come in grado di mettere in discussione il dominio del clan nei territori di riferimento.


Nel corso delle indagini sono stati sequestrati, in 14 perquisizioni differenti, complessivi 4 chili e 850 grammi di stupefacente tra cocaina, marijuana, hashish, mdma).


Gli affari del clan


Sebbene il core business” dell’associazione fosse costituito dal traffico di stupefacenti, fonte primaria di guadagno illecito, sono state documentate anche estorsioni e ritorsioni, con attentati dinamitardi, e con attività di sistematiche spedizioni punitive nei confronti di chi non si adeguava al volere del gruppo. In tale contesto si inquadra, ad esempio, l’omicidio di Mattia Capocelli, giovane organico al clan rimasto ucciso il 25 aprile 2019. Il raid fu organizzato per assicurare al gruppo l’egemonia sui territori di spaccio.


Tra i numerosissimi episodi contestati emergono: l’attentato dinamitardo del 22 novembre 2017 in scorrano ai danni di un’autovettura;  la minaccia di morte nei confronti di un sodale a Scorrano il 27 gennaio 2018; la minaccia, portata facendo esplodere un ordigno nelle vicinanze della casa di un uomo ritenuto responsabile, a sua volta, di avere fatto un affronto al “gruppo” a Scorrano il 17 aprile 2017; altra minaccia con esplosione di un ordigno nei pressi dell’abitazione di un debitore nei confronti del gruppo a Muro Leccese il 31 luglio 2017; le minacce nei confronti di un proprietario di attività imprenditoriali, a Scorrano ed Otranto il 2 giugno 2018; le minacce di morte e violenze fisiche nei confronti di un uomo appartenente al medesimo “gruppo” subite a seguito di una vendetta trasversale a scorrano il 6 giugno 2018; le ripetute minacce di morte e violenze ai danni di un uomo responsabile di acquistare sostanza stupefacente da altri gruppi, a Maglie e Scorrano dal 25 maggio al 2 giugno 2018; ancora minacce di morte e violenze nei confronti di un altro debitore a seguito dell’acquisto di stupefacenti; l’estorsione ai danni di titolare di uno stabilimento balneare ed altri locali notturni al fine di costringerlo a versare con cadenza periodica somme di denaro al gruppo, nell’agosto 2018; il 23 agosto 2018, a Scorrano, l’esplosione di un ordigno posizionato su un’autovettura di proprietà di un uomo con cui, nelle sue funzioni di addetto alla sicurezza (buttafuori) presso una nota discoteca del posto, alcuni sodali del gruppo avevano avuto diverbi all’ingresso; le lesioni personali cagionate con pugni, schiaffi e calci il 26 gennaio 2019 a Spongano al titolare di un’area di servizio. Nel novero altri moltissimi episodi di minacce e violenze fisiche diretti a soggetti debitori per l’acquisto di stupefacente.


La disponibilità di armi


Nel corso del tempo la consorteria criminale ha dimostrato un’elevatissima pericolosità, avendo infatti il possesso di numerose armi bianche e da fuoco, oltre che l’illimitata disponibilità di materiale esplodente che veniva fornito – insieme alle conoscenze tecniche per il confezionamento degli ordigni ad alto potenziale – da una ditta di fuochi d’artificio di Scorrano, perquisita nell’operazione odierna e il cui titolare è stato raggiunto da una  misura cautelare, in quanto riconosciuto responsabile di concorso esterno in associazione mafiosa.


L’indagine, come in precedenza detto, prende il suo avvio nel 2017 proprio a seguito di numerosi attentati dinamitardi realizzati con ordigni artigianali nell’area magliese, ai danni di autovetture e abitazioni. “Tornado”, infatti, è il nome commerciale di una marca di petardi di genere vietato, utilizzati con opportune modifiche e potenziamenti per la realizzazione degli ordigni.


A riscontro dell’attività, nel corso delle indagini, sono stati operati a più riprese i sequestri di 6 fucili e 3 pistole, armi alterate, modificate (fucili a canne mozze) ed alcune provento di furto, oltre a numeroso munizionamento di vario calibro, mazze ferrate, tirapugni, coltelli, 4 ordigni artigianali ad alto potenziale, oltre agli artifizi pirotecnici commerciali e alla polvere pirica utilizzati per il confezionamento.


Le connivenze politiche


Il gruppo ha dimostrato la capacità di infiltrarsi nel tessuto politico amministrativo locale, tanto da instaurare connivenze con esponenti politici, in particolare nella persona del sindaco del Somune di Scorrano. Guido Nicola  Stefanelli, che  risulta indagato per concorso esterno in associazione mafiosa, infatti, aveva promesso agli appartenenti al sodalizio criminoso l’aggiudicazione di appalti e servizi pubblici, e nello specifico la gestione del parco comunale “La Favorita” con annesso chiosco bar, nonché la gestione dei parcheggi comunali, impegnandosi a superare gli ostacoli burocratici ed amministrativi connessi alle aggiudicazioni, ottenendo quale contropartita il sostegno del clan nelle competizioni elettorali alle quali era interessato.


Cronaca

Cocaina negli slip, fermato 47enne

L’arresto è avvenuto nell’ambito di un’attività di controllo della polizia nel Capoluogo, in particolare nella zona di Castromediano e via Leuca

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Personale della Squadra Mobile della Questura di Lecce ha tratto in arresto un uomo di 47 anni, già noto alle forze dell’ordine, per detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti.

L’arresto è avvenuto nell’ambito di un’attività di controllo nel Capoluogo, in particolare nella zona di Castromediano e via Leuca.

Durante un servizio di osservazione, gli agenti notavano un uomo dal fare sospetto uscire da un’abitazione in via Cantobelli e salire a bordo di un’autovettura condotta da un altro uomo. L’atteggiamento dei due ha insospettito ulteriormente gli operatori, che hanno deciso di procedere a un pedinamento e successivamente a un controllo del veicolo in via Francesco Camassa.

Durante il controllo, il passeggero ha consegnato spontaneamente un involucro contenente cocaina e una somma di denaro in contanti pari a 4.200 euro, in banconote di vario taglio.

Alla luce dei fatti e dei precedenti del fermato, gli agenti hanno dato vita a una perquisizione personale e domiciliare.

Nel corso della perquisizione personale, sono stati rinvenuti, occultati negli indumenti intimi, diversi involucri contenenti cocaina per un peso complessivo lordo di circa 44 grammi.

La successiva perquisizione domiciliare ha consentito di rinvenire ulteriori quantitativi di cocaina, per un totale quasi 100 grammi, sostanza da taglio per oltre 66 grammi, un bilancino elettronico intriso di polvere bianca e materiale per il confezionamento delle dosi.

Tutto il materiale rinvenuto è stato sottoposto a sequestro.

L’arrestato, su disposizione del Pubblico Ministero di turno presso la Procura della Repubblica di Lecce, è stato associato presso la locale casa circondariale in attesa di convalida dell’arresto.

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Cronaca

Idrovolanti a Santa Caterina, anche il Consiglio di Stato dà ragione al Comune

Dichiarato inammissibile il ricorso contro il progetto per idrosuperficie con mini terminal presso la marina di Nardò

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Il Consiglio di Stato dichiara inammissibile l’appello di Bruno Congedo avverso la sentenza del TAR Lecce che aveva respinto il ricorso contro il progetto degli idrovolanti nella marina di Santa Maria al Bagno di Nardò.

I FATTI

Nel 2020 il Comune di Nardò otteneva un finanziamento a fondo perduto del programma europeo Interreg Grecia/Italia 2014/2020, per un importo di 533mila euro, per l’installazione di una idrosuperficie con mini terminal a Santa Maria al Bagno.

Sul progetto dell’opera pubblica si teneva una conferenza dei servizi per l’acquisizione dei pareri da parte delle Autorità competenti; la conferenza dei servizi si concludeva con l’acquisizione di tutti i pareri favorevoli alla realizzazione dell’opera, compreso quello della Soprintendenza. Sennonché, nel marzo 2021, Congedo impugnava il predetto progetto con ricorso straordinario al Presidente della Repubblica.

L’amministrazione comunale di Nardò decideva di trasporre il giudizio al TAR Lecce e, tramite l’avv. Paolo Gaballo, evidenziava la corretta localizzazione dell’opera pubblica lungo la costa neretina, trattandosi di scelte che, pur essendo riservate alla discrezionalità dell’amministrazione, erano state adeguatamente istruite e motivate, tenendo conto anche del giardino della memoria, visto che lo stesso sarebbe stato riqualificato, valorizzato ed impegnato solo in minima parte, senza alcun impatto.

Nel luglio 2021, la Prima Sezione del TAR Lecce (Presidente Manca, relatore Giancaspro), accogliendo le tesi dell’avv. Gaballo, rigettava il ricorso di Bruno Congedo, ritenendolo infondato.

Secondo il TAR, «l’amministrazione ha esercitato i propri poteri discrezionali senza omettere di valutare e comparare tutti gli interessi coinvolti dalla scelta localizzativa e in particolare l’interesse alla conservazione del valore simbolico del giardino della memoria».

Bruno Congedo, però, non si dava per vinto e, con il patrocinio legale del figlio Pierluigi e dell’avv. Francesco Vannicelli del Foro di Roma, appellava al Consiglio di Stato la sentenza del TAR, chiedendone la sospensione dell’efficacia.

Nel giugno 2022 il Consiglio di Stato, accogliendo la tesi difensiva dell’avv. Gaballo, rigettava l’istanza cautelare di Congedo, ritenendo che «l’appello non presenta apprezzabili elementi di “fumus boni juris” sia per quanto concerne la scelta della localizzazione dell’opera pubblica (terminal per idrovolanti), sia in ordine alla dedotta violazione delle garanzie procedimentali».

L’ULTIMO GRADO DI GIUDIZIO

Ieri il Consiglio di Stato (Presidente Franconiero – relatore Tulumello), aderendo alle eccezioni preliminari sollevate dal difensore del Comune di Nardò, ha definitivamente dichiarato inammissibile l’azione di Congedo.

Secondo il massimo organo della giustizia amministrativa «riveste carattere dirimente ed assorbente l’eccezione di inammissibilità per mancata impugnazione della deliberazione comunale n. 365 del 29 dicembre 2020. Tale deliberazione reca infatti l’approvazione definitiva del progetto per la realizzazione dell’opera pubblica. Ha natura e valore prevalente, perché incidente sulla stessa ammissibilità del ricorso di primo grado, quello relativo alla mancata impugnazione dell’approvazione del progetto definitivo, che comporta, in accoglimento della relativa eccezione, l’inammissibilità del ricorso di primo grado e del connesso ricorso per motivi aggiunti».

Congedo è stato anche condannato a pagare le spese di lite del doppio grado giudizio, che sono state liquidate in complessivi  5.800 euro in favore del Comune.

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Cronaca

Tentato furto: due arresti a Lucugnano

Nei guai coppia di conviventi di Tricase. Lui era entrato in caso rompendo una finestra, lei era rimasta in strada e faceva da palo. Una telefonata al 112 però ha allertato i carabinieri che li hanno colti sul fatto. Erano già pronti a caricare in auto per portarli via due giare, una “pilozza” in terracotta e un decespugliatore

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I Carabinieri del NORM della compagnia di Tricase e della Stazione di Spongano hanno portato a termine un’operazione che ha portato all’arresto di una coppia di conviventi di Tricase per tentato furto aggravato e resistenza a Pubblico Ufficiale.

Nella tarda serata di ieri, a seguito di una segnalazione tempestiva al 112 (Numero Unico d’Emergenza), i carabinieri sono intervenuti nella frazione tricasina, sorprendendo Antonio Paiano, 54 anni, già noto alle forze dell’ordine e la sua convivente Ilaria Quaglia, 33 anni, mentre tentavano di allontanarsi da un’abitazione a bordo di un’autovettura.

La situazione, che avrebbe potuto degenerare in un episodio di violenza, è stata gestita con prontezza dagli agenti, che hanno evitato il peggio e garantito la sicurezza dei cittadini.

L’uomo aveva forzato una finestra e si è introdotto all’interno dello stabile, mentre la donna vigilava l’area, fungendo da palo.

Un modus operandi che evidenzia non solo la determinazione dei due, ma anche l’importanza della vigilanza e della collaborazione tra cittadini e forze dell’ordine.

La prontezza della segnalazione e l’intervento dei Carabinieri hanno permesso di evitare che il furto si concludesse con successo.

Al momento dell’arresto, i malviventi avevano già collocato all’esterno dell’abitazione due giare, una “pilozza” in terracotta e un decespugliatore, pronti per essere caricati sull’auto (per un valore in corso di quantificazione).

Tutta la refurtiva è stata restituita al legittimo proprietario che ha espresso i propri ringraziamenti all’Arma dei Carabinieri.

Questo episodio rappresenta un chiaro esempio dell’impegno costante dei Carabinieri nel contrastare i reati contro il patrimonio e nel garantire la sicurezza della comunità. La professionalità e la dedizione dei militari dell’Arma sono fondamentali per mantenere alti gli standard di sicurezza nella nostra società.

È cruciale che i cittadini continuino a collaborare, segnalando comportamenti sospetti e contribuendo a creare un ambiente più sicuro per tutti.

Al termine delle formalità di rito, i due arrestati sono stati condotti presso la propria abitazione e sottoposti agli arresti domiciliari come disposto dalla P.M. di turno presso la Procura della Repubblica di Lecce che conduce le indagini.

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