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Cronaca

Nuovo DEA del Fazzi: danni prima ancora di entrar in funzione

Il vento butta giù mattonelle e copri tendone del Dipartimento di Emergenza e Accettazione dell’ospedale di Lecce, inaugurato da pochi giorni ma ancora non attivo

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Sarà pur causa del forte vento, ma non inizia affatto bene l’esperienza del Dea, il nuovo Dipartimento di Emergenza e Accettazione dell’ospedale “Vito Fazzi” di Lecce.


Inaugurato e presentato al pubblico il mese scorso, deve ancora entrare in funzione. E per fortuna, verrebbe da dire, visto che nelle scorse ore, in particolar modo nella giornata dell’Epifania, un copri tendone e delle mattonelle sono stati buttati giù dalle raffiche di vento.


Paradossalmente, prima ancora di entrare in funzione necessiterà già di manutenzione.

Foto di LecceNews24


Cronaca

Ladri d’auto colti in flagrante in centro città

Si tratta di due surbini, rispettivamente di 34 e 44 anni, che armati di cacciavite stavano portando via un’utilitaria parcheggiata. Una segnalazione al 112 ha allertato i carabinieri che li hanno individuati e fermati

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Due uomini sono stati arrestati in flagranza di reato dai Carabinieri della Compagnia di Lecce, colti sul fatto mentre cercavano di rubare un automobile.

Si tratta di un 44enne e di un 34enne, entrambi di Surbo e già noti alle forze dell’ordine, sorpresi mentre cercavano di portare via una piccola utilitaria che era parcheggiata su una del centro di Lecce.

Ad allertare i militari dell’Arma erano stati alcuni passanti che, dopo aver sorpreso i due a sfondare il finestrino dell’utilitaria, hanno chiamato i Carabinieri attraverso il numero unico di emergenza 112.

Nel corso della telefonata hanno fornito una esatta e dettagliata descrizione dei ladri, dotati di cacciaviti presumibilmente utilizzati per far avviare il motore della vettura.

Giunti immediatamente sul luogo dell’evento, i carabinieri sono riusciti ad intercettare e bloccare subito il 34enne dopo che questi ha cercato, invano, di far perdere le proprie tracce dandosi alla fuga per le vie cittadine.

Al momento del fermo l’uomo è stato sottoposto a perquisizione personale nel corso della quale sono stati trovati i due cacciaviti riportati nella segnalazione.

Subito dopo i carabinieri sono riusciti a risalire anche all’identità del secondo ladro che, nel frattempo, era riuscito a raggiungere la propria abitazione.

Nel tentativo di eludere gli investigatori, il 44enne si è presentato ai carabinieri con abiti diversi da quelli descritti. Nel corso della perquisizione domiciliare però, i militari hanno rinvenuto all’interno dell’abitazione, gli indumenti corrispondenti alla descrizione fornita.

Al termine delle operazioni, i due sono stati arrestati e, come disposto dal P.M. di turno presso la Procura della Repubblica di Lecce, condotti presso la casa Circondariale del capoluogo salentino.

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Cronaca

«Stop al dumping contrattuale»

Il fenomeno dilaga nel Salento a scapito di lavoratori e aziende virtuose. Dopo i casi Supermonte e Cds e di tante piccole aziende artigianali, del turismo e del terziario, la Cgil denuncia: «Condizioni peggiorative su diritti e salari. Danno alla contrattazione collettiva»

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Il dumping contrattuale è l’applicazione di contratti di lavoro firmati da organizzazioni datoriali e sindacali scarsamente rappresentative del settore, sottoscritti con una precisa finalità: fare concorrenza alle aziende più virtuose e rispettose delle regole, attraverso la riduzione dei costi e il peggioramento delle condizioni di lavoro.

Una vera e propria contrattazione “pirata”, che genera fenomeni dannosi di concorrenza sleale tra le imprese, a danno degli imprenditori che giustamente, ricercano e favoriscono lo sviluppo delle migliori professionalità.

Il fenomeno interessa principalmente quei settori contraddistinti da attività di lavoro molto intense, dove le pressioni competitive sul costo del lavoro sono maggiori; per questo è particolarmente esteso nel settore dei pubblici esercizi.

La Cgil Lecce chiede una levata di scudi da parte di lavoratori, imprese, associazioni datoriali, consulenti e politica a tutela del contratto collettivo sottoscritto dai sindacati maggiormente rappresentativi, ossia le federazioni aderenti a Cgil, Cisl e Uil.

Contratti che garantiscono, dopo decenni di lotte, un miglior trattamento economico a favore dei lavoratori ed una migliore tutela sul fronte dei diritti.

Mirko Moscaggiuri

«I tre giorni consecutivi di sciopero alla Supermonte e la vicenda di una grande catena alberghiera come Cds devono far riflettere sul terremoto sul piano economico, dei diritti acquisiti e della disparità di trattamento, che sta creando il dumping contrattuale», dice Mirko Moscaggiuri, segretario confederale della Cgil Lecce con delega alle Politiche per il lavoro.

 Lavoro al ribasso

«Quel che sta avvenendo in moltissime aziende salentine ci preoccupa», dice il sindacalista, «l’applicazione di contratti collettivi peggiorativi per i lavoratori rischia di indebolire un tessuto occupazionale già fragile. Sono infatti sempre di più le aziende che intendono competere applicando accordi collettivi che tagliano i salari e riducono i diritti dei lavoratori».

L’ultimo caso è quello della Supermonte di Leverano, che dal 1° settembre applica un contratto collettivo diverso da quello sottoscritto da Fiom, Fim e Uilm: fatto che ha convinto i lavoratori a scioperare in massa (per quattro volte, con tre giornate consecutive e adesione al 90%).

Non è un caso isolato: tempo fa anche una grande azienda del turismo, la Cds Hotel, ha scelto di tagliare sul costo del lavoro.

Esistono poi centinaia di micro e piccole imprese che applicano contratti collettivi di questo tipo, molto diffusi ormai soprattutto nel turismo e nel terziario (ma nessun settore è completamente immune dal fenomeno).

«Accordi», sottolineano dai sindacati, «che si configurano come vera e propria concorrenza sleale tra imprese e tra lavoratori, che inquinano il mercato del lavoro colpendo le buste paga e rendendo il lavoro sempre più povero.

Addirittura, in molti casi, si lega l’andamento di alcuni elementi della retribuzione agli indici Istat regionali: un vero e proprio ritorno al passato ed alle gabbie salariali, che crea intollerabili differenze tra i lavoratori italiani e che svilisce la contrattazione aziendale e territoriale».

 Concorrenza sleale

Alcuni esempi per comprendere gli effetti sui lavoratori che spesso inconsapevolmente firmano questo tipo di contratti di lavoro. Innanzitutto, ratificano un pesante sotto-inquadramento in varie mansioni; le retribuzioni tabellari e di primo ingresso sono sensibilmente più basse (anche per centinaia di euro in meno al mese).

Laddove è prevista per i contratti Cgil, Cisl e Uil, spesso il contratto “alternativo” elimina la quattordicesima e prevede deroghe peggiorative per diversi istituti previsti dalla legge, finanche su lavoro straordinario, turni, riposi settimanali, ferie.

In caso di malattia, si taglia il pagamento parziale a carico delle aziende nei primi tre giorni; in alcuni casi si procede addirittura alla visita di controllo in caso di infortunio sul lavoro.

C’è poi un altro nodo centrale, quello della flessibilità contrattuale: i contratti “minori” allargano le maglie su lavoro intermittente, part-time e interinale.

Mortificano il diritto allo sciopero (le aziende possono sostituire i lavoratori scioperanti con addetti a termine o intermittenti) e depotenziano la clausola sociale nei cambi di appalti.

Tutto ciò, oltre che deteriorare il sistema dei diritti e delle retribuzioni, si configura come un dumping contrattuale, cioè l’applicazione di contratti di lavoro firmati da organizzazioni datoriali e sindacali scarsamente rappresentative del settore, sottoscritti con la precisa finalità di fare concorrenza alle aziende più virtuose e rispettose delle regole, attraverso la riduzione dei costi e il peggioramento delle condizioni di lavoro.

Numeri

Al Consiglio nazionale economia e lavoro (Cnel) sono depositati 992 contratti collettivi nazionali di lavoro nel settore privato, che tutelano 13.362.921 dipendenti (dati aggiornati al 31 dicembre 2023, riportati negli allegati). I contratti sottoscritti dalle organizzazioni maggiormente rappresentative (aderenti a Cgil, Cisl e Uil) sono 210 e “coprono” il 96,5% dei lavoratori con contratto collettivo noto.

«Bisogna stare attenti, perché a lungo andare il lavoro cattivo rischia di scacciare quello buono. Questa deriva va fermata al più presto», dice Moscaggiuri, «come si può evincere dai report del Cnel decine di contratti sono applicati spesso a pochissimi lavoratori, molto spesso meno di 10 a livello nazionale. Una proliferazione che svilisce i lavoratori ed il ruolo della contrattazione collettiva, visto che chiunque può inventarsi un’associazione datoriale e trovare un sindacato minore pronto a firmare qualsiasi tipo di accordo. Un fenomeno che sta creando intollerabili disparità di trattamento. Serve al più presto una legge sulla rappresentanza per rendere efficaci nei confronti di tutti i lavoratori le migliori condizioni garantite dai contratti firmati dai sindacati maggiormente rappresentativi. Su questa richiesta serve una convergenza tra imprese, lavoratori, associazioni datoriali e sindacali e politica. Sarebbe interessante, per esempio, sapere che cosa pensano i rappresentanti dei cittadini del trattamento peggiorativo riservato da molte imprese ai lavoratori salentini», conclude il segretario confederale.

 

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Cronaca

Evaso dal carcere di Lecce, arrestato nel Barese

L’uomo era presso l’infermeria dell’istituto carcerario, quando ha eluso i controlli, scavalcando il cancello di cinta e le recinzioni e facendo perdere le proprie tracce. I carabinieri lo hanno intercettato in compagnia della moglie in un casolare in aperta campagna a Grumo Appula

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I carabinieri del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Taranto, con il supporto tecnico del Raggruppamento Operativo Speciale Carabinieri, nonché con la collaborazione, in fase esecutiva, dello Squadrone Eliportato Cacciatori Carabinieri Puglia, del 6° Elinucleo Carabinieri di Bari Palese e con l’ausilio di militari del Comando Provinciale di Bari, nonché del Nucleo investigativo Centrale della Polizia Penitenziaria del capoluogo pugliese, hanno arrestato un 29enne, evaso dal Carcere di Lecce il 14 settembre scorso.

L’operazione è stata possibile grazie ad un’incessante attività info-investigativa, avviata all’indomani dell’evasione dal carcere di Lecce, struttura nella quale l’arrestato sarebbe dovuto restare, per l’espiazione di una pena detentiva, sino al 2028.

L’uomo, approfittando di trovarsi momentaneamente presso l’infermeria dell’istituto carcerario, ha eluso i controlli, scavalcando il cancello di cinta e le varie recinzioni presenti, facendo perdere, momentaneamente, le proprie tracce.

Il 29enne è stato rintracciato nei pressi di Grumo Appula, in provincia di Bari, in aperta campagna.

Insieme alla moglie, si sarebbe nascosto all’interno di un casolare molto isolato, allo scopo di eludere eventuali controlli.

All’operazione, durata dalle prime luci dell’alba sino alla sera, hanno preso parte oltre 50 militari dell’Arma, coordinati delle Procure della Repubblica di Lecce e Bari.

All’interno dello stabile, sono stati rinvenuti, grazie ad un’accurata perquisizione, circa 50 grammi di hashish, nonché un microcellulare, presumibilmente utilizzato per le comunicazioni necessarie a guadagnarsi la fuga.

Al termine delle procedure di rito, fatta salva la presunzione di innocenza fino a sentenza definitiva di condanna, l’arrestato è stato associato alla Casa Circondariale di Taranto, a disposizione dell’Autorità Giudiziaria.

 

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