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Attualità

Fulminata dal telefonino mentre fa il bagno

In arresto cardiaco, la donna di 45 anni è stata portata all’ospedale…

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Usa il cellulare mentre fa il bagno: 45enne muore folgorata. A trovare il corpo senza vita della donna sono stati il compagno e il figlio della vittima


Morire folgorati mentre si utilizza lo smartphone in carica durante un bagno nella vasca. E’ l’ennesima tragedia riportata da diversi fonti francesi. Una donna sarebbe stata trovata morta compagno e il figlio della vittima nel bagno della sua abitazione a Dole, un comune francese situato nel dipartimento del Giura nella regione della Borgogna-Franca Contea.


In arresto cardiaco, la donna di 45 anni è stata portata all’ospedale di Besançon. È morta questa mattina, venerdì 10 gennaio, per le sue ferite. Nonostante le indagini siano ancora in corso, come si legge, il motivo principale pare essere «folgorazione», ovvero il passaggio di elettricità da un agente esterno al corpo, tramite un conduttore, in questo caso l’acqua.


Secondo le ricostruzioni, la donna avrebbe piazzato il suo cellulare a caricare vicino alla vasca nella quale era immersa. Sarà stato un caso o forse un gesto imprudente ma il cellulare, finendo in acqua dove è stato ritrovato, ha causato un corto circuito fatale. A spiegarlo, è stato un esperto, interpellato dai giornalisti francesi: «L’acqua è un conduttore di corrente ed è il motivo che ha scatenato la tragedia.


Se il telefono non fosse stato collegato a una fonte di energia da 220 volt non sarebbe successo nulla». La spiegazione è corretta, almeno in parte. All’interno dei telefonini odierni c’è una batteria che non rilascia corrente verso l’esterno anche quando il dispositivo è acceso.


Non a caso, cresce sempre più il numero di smartphone con certificazione IP67 o IP68, capaci di resistere a cadute accidentali in acqua o a immersioni più profonde e durature, fino a 3 metri e a 60 minuti. Il problema qui è la connessione del cellulare ad una sorgente elettrica, che porterebbe a seri incidenti solo in determinate situazioni.


C’è un però: la potenza da 220 volt di cui parla l’esperto non viene trasferita, totalmente, al cellulare perché ridotta e canalizzata dal trasformatore inserito nel caricabatterie. Al contrario, avremmo smartphone bruciati al primo caricamento. Le cause vanno allora ricercate altrove.

Lo smartphone di per sé non veicola elettricità. Anche se fosse agganciato alla presa a muro e da questa si staccasse per finire in acqua, la quantità di corrente che dalla porta di alimentazione passa per il cavetto non sarebbe tale da causare una folgorazione (si parla di 3 volt).


Certo, porte difettose o cavi sbucciati con parti scoperte indurrebbero esiti fatali ma sono solo congetture che le indagini dovranno chiarire. Una possibilità, la principale da vagliare, è quella della caduta in acqua di tutto il caricatore, i cui “dentini” potrebbero essere il presupposto del passaggio di corrente da una fonte primaria attraverso il conduttore, e da qui alla persona immersa.


Una potenza sicuramente minore di 220 volt ma resa rischiosa da alcune condizioni, come l’assenza di un salvavita.


Ed è quanto successo nel 2017 ad una ragazza di Crotone, folgorata da una ciabatta caduta nella vasca, alla quale era attaccato un telefonino in ricarica.


Proprio per questo, è necessario che le case produttrici adottino maggiori accorgimenti, anche in termini d’informazione ai consumatori per evitare che si ripetano casi analoghi.


Giovanni D’Agata






Attualità

Lavori a Caprarica, il sindaco di Tricase: «È il gioco delle tre carte»

Dura replica di Antonio De Donno alla lettera protocollata dall’ing. Andrea Morciano: «Vuole utilizzare questi mezzucci per porsi come risolutore di problemi la cui soluzione era già stata pianificata e decisa dall’amministrazione”

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Da queste colonne vi avevamo resi partecipi della polemica prima latente e poi deflagrata in merito ai lavori di riqualificazione in corso in piazza Sant’Andrea nel quartiere di Caprarica.

Con una lettera indirizzata agli amministratori e regolarmente protocollata l’ing. Andrea Morciano, professionista del posto, denunciando una serie di situazioni a suo avviso non coerenti con il progetto, aveva chiesto la sospensione immediata dei lavori e la convocazione urgente di un incontro pubblico.

In un primo momento il sindaco non aveva voluto rilasciare dichiarazioni per non alimentare ulteriormente la polemica.

Qualche giorno dopo, su nostre nuove sollecitazioni, ha accettato di parlarne.

Il sindaco Antonio De Donno

«È il gioco delle tre carte», contrattacca il primo cittadino, “un gioco che conosciamo bene e già adoperato da qualche consigliere comunale d’opposizione che, sapendo che il giorno dopo o due giorni dopo avremmo asfaltato una strada, informava le famiglie che avrebbe pensato lui a risolvere il problema delle buche. In realtà sapeva che l’amministrazione aveva già previsto di realizzare la strada e quindi si proponeva come Salvatore della patria”.

«Lo stesso», punge De Donno, «ha fatto in questa occasione l’ing. Andrea Morciano che è informato sicuramente dal nostro ufficio tecnico sulle perplessità per i materiali decisi all’inizio della progettazione. Una volta arrivati i campioni materiali, tra l’altro concordati con la Sovrintendenza, sono venuti fuori molti dubbi. Dubbi sulla qualità estetica degli stessi e dubbi anche su un successivo materiale usato anche al Castello Carlo V di Lecce. Sapeva che l’amministrazione stava pensando di abbandonare del tutto quella ipotesi di lavoro per definire il tutto con il basolato.

E quindi si propone come salvatore della patria, con quella famosa lettera che sapeva sarebbe divenuta pubblica».

«Non penso che sia il miglior modo, né per fare politica, né per difendere gli interessi della comunità», insiste il sindaco, «vuole utilizzare questi mezzucci per porsi come risolutore di problemi la cui soluzione era già stata pianificata e decisa dall’amministrazione.
Stavamo solo aspettando di vedere i campioni definitivi dei basoli e di confrontarci con i progettisti e con la Sovrintendenza.

Cosa che è avvenuta e quindi abbiamo deciso di tornare alla ribasolatura dell’intera piazza, con alcune soluzioni che verranno a breve illustrate.

Quindi è tutto già stato deciso dall’amministrazione e oggi qualcuno cerca di prendersene il merito.

Ribadisco: sono mezzucci che hanno le gambe corte». 

«Tra l’altro», ricorda De Donno, «tutte le ipotesi sono state ampiamente condivise con un componente del comitato festa, che un nostro consigliere comunale (Rocco Martella, NdA), e mediante confronti con il parroco, don Salvatore».

Antonio De Donno, infine, annuncia le ultime novità: «Ieri (16 luglio) si è tenuta la riunione definitiva con i tecnici che hanno ribadito le loro perplessità su quel materiale e oggi l’amministrazione ha preso la decisione finale, quella, appunto, di basolare l’intera piazza. Sul divenire dei progetti esecutivi è abbastanza normale che sorgano dei dubbi e avvengano queste cose.
Nel frattempo qualcuno gioca a fare il protagonista ma farebbe meglio a pensare ad altro». 

Giuseppe Cerfeda

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Collepasso, vincita col botto al 10eLotto

Si festeggia in Puglia in occasione del concorso del 10eLotto di martedì 16 luglio. La fortuna fa tappa a Collepasso, in provincia di Lecce, dove sono stati centrati…

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10eLotto, colpo da 50mila euro a Collepasso

Si festeggia in Puglia in occasione del concorso del 10eLotto di ieri martedì 16 luglio.

La fortuna fa tappa a Collepasso, in provincia di Lecce, dove sono stati centrati 50mila euro grazie ad un “9 Oro”.

L’ultimo concorso del 10eLotto ha distribuito premi per oltre 25,9 milioni di euro, per un totale di oltre 2,14 miliardi da inizio anno.

 

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Come rendere più attrattivo il Salento?

La fragilità del sistema di collegamento, sia aereo sia ferroviario rende necessario l’utilizzo dell’automobile, con rischi di incidenti su strade non adeguate

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di Hervé Cavallera

Il recente G7 tenuto a Borgo Egnazia, di là dai risultati politici, ha contribuito, come era prevedibile, a far scoprire a gran parte del mondo la bellezza del Salento.

In verità, già da tempo il “Tacco d’Italia” conosce una meritata fortuna turistica nella Penisola.

Ora l’evento politico l’ha per così dire lanciato sul piano internazionale, sì da non percepirci al momento, noi salentini, come i trascurati abitanti della periferia d’Italia.

Ovunque si parla dell’ottimo cibo, delle bellezze paesaggistiche, delle imponenti tracce di una storia plurimillenaria e così via.

è giusto e comprensibile godersi la meritata notorietà e, per gli addetti ai lavori, trarre i debiti vantaggi dal turismo.

Come è doveroso pensare ad un miglioramento della qualità delle offerte.

Tuttavia, proprio questo momento felice deve spingerci a considerare con maggiore attenzione tutto quello che non va… proprio bene, in modo da migliorarci non nel lusso o nel superfluo, bensì in primo luogo nell’essenziale.

La Puglia, si sa, è una lunga regione e per chi si sposta con l’auto da Leuca al confinante Molise ha l’impressione di effettuare un viaggio senza fine.

E qui si tocca il centro nevralgico del discorso. Il viaggio, la comodità dello spostarsi.

Lo sapevano già gli antichi Romani che furono maestri nella realizzazione di strade extraurbane che consentivano un rapido spostamento, per i tempi, nelle diverse parti dell’impero.

E a Brindisi, ad esempio, terminava la via Appia, determinante per coloro che volevano imbarcarsi per l’Oriente.

Oggi, oltre alle strade tradizionali e alle superstrade e autostrade, vi sono aeroporti, treni ad alta velocità.

Ci sono o ci dovrebbero essere? Ecco il punto.

Se il Salento costituisce una attrazione seducente è pur vero che raggiungerlo si può, ma con qualche difficoltà. Sarebbe auspicabile una maggiore presenza di aeroporti, a prescindere da quelli prevalentemente militari; il sistema aeroportuale di Brindisi, che collega il Salento col resto d’Italia, ha subìto vari tagli di voli.

Che dire poi dell’alta velocità ferroviaria che si ferma a Bari?

Proprio in questi giorni il Movimento Regione Salento (insieme al sindaco di Lecce) è tornato ad insistere sull’annosa questione.

Né sono sempre lodevoli i trasporti su strada.

Così nei primi di luglio si è dato l’avvio per i lavori del primo stralcio per il primo lotto per l’ampliamento della strada statale 275, che dai dintorni di Maglie dovrebbe condurre sino a Leuca, ampliamento che si aspettava da almeno trent’anni e che non si sa quando effettivamente verrà portato a pieno compimento (il primo lotto, però, come riportiamo da pagina 11 dovrà essere completato entro tre anni).

Né le cose vanno meglio per la linea ferroviaria locale e, anche in questo caso, da vari decenni nelle diverse campagne elettorali si ascoltano candidati regionali o nazionali che asseriscono di voler trasformare, una volta eletti, le Ferrovie del Sud Est in una metropolitana di superficie.

Parole, parole, parole… come in un nota canzone di tanti anni fa.

Il lato debole del nostro Salento su cui si deve intervenire in modo oculato è pertanto questo: la fragilità del sistema di collegamento, sia aereo sia ferroviario che rende necessario l’utilizzo dell’automobile, con seri rischi di incidenti su strade non sempre adeguate.

Non è per nulla una questione da sottovalutare, come si fa praticamente da sempre, poiché i diversi governi regionali non hanno mirato ad una effettiva valorizzazione di Terra d’Otranto, che invece avrebbe giovato all’intera Puglia, che tutta infatti avrebbe guadagnato in ogni senso di fronte ad uno stimolante percorso verso il Salento.

Inoltre, la corretta efficienza di mezzi pubblici di comunicazione (aerei e treni) avrebbe consentito una riduzione dei mezzi privati, con conseguente risparmio economico, minore inquinamento, netta riduzione degli incidenti stradali, talvolta mortali. Il problema della facilitazione degli spostamenti è essenziale per una regione, consentendo una crescita di benessere e sicurezza.

Se assistiamo al boom della presenza di turisti nel Salento è perché questa terra, che pur vanta dei porti storici come Taranto e Brindisi, non ha ricevuto negli anni passati una soddisfacente visibilità nella strategia dei politici che hanno retto la vita pubblica.

In questo millennio il Salento è apparso come uno splendido fiore inatteso, pur avendo una storia che si perde nella notte dei tempi.

Diventa allora importante, oggi più che mai, il che fare?

Le risposte sono evidenti e si concentrano in primo luogo nel miglioramento dei servizi stradali, ferroviari, aerei.

Geograficamente è il Salento che si affaccia sul Mediterraneo e collega con la Grecia e l’Oriente, non il Foggiano e il Barese, ed è evidente che la sua valorizzazione deve essere vista non solo nell’ottica turistica, ma anche per le potenzialità di collegamento con il bacino del Mediterraneo.

Si spera che non ci si trovi ancora una volta dinanzi ad un’occasione perduta.

La qualità del futuro dipende infatti da ciò che riusciamo con intelligenza e attenzione a costruire nel proprio territorio rapportandosi correttamente con gli altri.

Certo, si sa che è più facile pensare il bene che realizzarlo, ma ciò non esime dall’impegno coloro che si dedicano alla vita pubblica.

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