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Maltrattamento infanzia: la Puglia tra le regioni più vulnerabili

Presentato dall’organizzazione umanitaria CESVI l’indice regionale sul maltrattamento all’infanzia in Italia. La Puglia occupa la diciassettesima posizione. Fattori di rischio acuiti dall’emergenza Covid-19

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È stato presentato dall’organizzazione umanitaria CESVI (Cooperazione e Sviluppo) l’indice regionale sul maltrattamento all’infanzia in Italia.


La Puglia occupa la diciassettesima posizione. Fattori di rischio acuiti ulteriormente dall’emergenza Covid-19 che ha messo a dura prova anche i servizi di prevenzione e contrasto.


Di seguito il comunicato stampa del 15 settembre 2020 con le proposte e gli interventi di Cesvi.


La Puglia, insieme a Calabria, Sicilia e Campania, è tra le regioni italiane più esposte al maltrattamento all’infanzia, sia in relazione ai fattori di rischio presenti sul territorio regionale sia per i servizi di prevenzione e contrasto al fenomeno.


È quanto emerso dalla III° edizione dell’indice regionale sul maltrattamento all’infanzia in Italia “Restituire il Futuro” dell’organizzazione umanitaria Cesvi, redatto dalle ricercatrici Giovanna Badalassi e Federica Gentile. L’Indice – sviluppato sotto la guida di un comitato scientifico di altissimo livello composto da Autorità Garante Infanzia e Adolescenza, Istat, MIUR, Istituto degli Innocenti, CISMAI, Consiglio Nazionale Ordine Assistenti Sociali – è stato presentato in occasione di un incontro digitale moderato dalla giornalista del TG2 Francesca Romana Elisei che ha visto la partecipazione della Ministra alle Pari Opportunità professoressa Elena Bonetti.


L’Indice analizza la vulnerabilità al fenomeno del maltrattamento dei bambini nelle singole regioni italiane, attraverso l’analisi dei fattori di rischio presenti sul territorio e della capacità delle amministrazioni locali di prevenire e contrastare il fenomeno tramite i servizi offerti. Il risultato è una graduatoria basata su 64 indicatori classificati rispetto a sei diverse capacità che rappresentano la struttura portante dell’Indice: capacità di cura di sé e degli altri, di vivere una vita sana, di vivere una vita sicura, di acquisire conoscenza e sapere, di lavorare, di accesso a risorse e servizi.


LA SITUAZIONE IN PUGLIA


La Puglia occupa la 17esima posizione dell’Indice seguita da Sicilia (18°), Calabria (19°) e Campania (20°). In particolare, la Puglia registra un peggioramento rispetto allo scorso anno in relazione a tre capacità su sei: capacità di vivere una vita sana (dall’11° al 15° posto), capacità di acquisire conoscenza e sapere (dal 17° al 18°) e capacità lavorare (dal 15° al 16° posto).


Migliorano invece la capacità di cure (dal 18° al 17° posto), e quella di accedere alle risorse e ai servizi (dal 18° al 16°) e capacità di vivere una vita sicura (dal 20° all’18°). La Puglia si conferma, quindi, una regione a “elevata criticità che combina una situazione territoriale particolarmente difficile sia per i fattori di rischio che per l’offerta di servizi.


Cesvi ha attivato in Puglia una serie di attività mirate a prevenire e contrastare i fenomeni di trascuratezza e maltrattamento infantile, in collaborazione con la Fondazione Giovanni Paolo II. Sono stati creati laboratori ludico-creativi negli asili nidi e nelle scuole materne ed è stato messo a disposizione di alunni, insegnanti e genitori uno sportello di supporto psicologico. Sono stati inoltre avviati percorsi di formazione specifica sulla figura del “Tutore di resilienza” che trasmettono agli operatori strumenti, metodi e principi d’azione resilience-focused da impiegare nella pianificazione e nella conduzione delle proprie azioni al fine di ridurre il rischio e rafforzare le risorse degli utenti.


L’IMPATTO DELL’EMERGENZA COVID-19


«In occasione dell’elaborazione del nostro Indice regionale, quest’anno abbiamo focalizzato l’attenzione anche sugli effetti dell’emergenza Covid-19 sul fenomeno del maltrattamento

all’infanzia attraverso interviste a dodici operatori sociali che operano su tutto il territorio nazionale», spiega Valeria Emmi, Advocacy Coordinator Cesvi, sottolineando che «il quadro delineato fa pensare ad un forte impatto, anche se molti degli effetti verranno alla luce soltanto a lungo termine».


Dall’analisi sull’emergenza Covid-19 è emerso che la crisi che ne è derivata ha enfatizzato sia le criticità che i punti di forza strutturali già esistenti nelle varie regioni italiane in relazione al rischio di maltrattamento all’infanzia. In aggiunta, stanno emergendo i contorni di traumi di natura diversa a seconda dei territori della Penisola, e più direttamente legati all’asimmetria del contagio: mentre nel Nord Italia emergono con più frequenza traumi di natura primaria spesso legati ai lutti e alla loro difficile rielaborazione, nelle regioni del Sud si registrano le criticità derivanti da un maggiore disagio economico, acuito dalla crisi, e con un impatto su bisogni primari come l’accesso al cibo.


GLI INTERVENTI E LE RACCOMANDAZIONI DI CESVI.


Da 35 anni Cesvi protegge in tutto il mondo l’infanzia e le categorie sociali più vulnerabili con le Case del Sorriso, offrendo loro opportunità di crescita e sviluppo, cure, accesso all’istruzione e alla formazione lavorativa, proteggendoli da ogni forma di violenza, abusi, sfruttamento e trascuratezza. «In Italia», spiega la Presidente di Cesvi, Gloria Zavatta, «il fenomeno del maltrattamento all’infanzia è un problema diffuso, ma poco conosciuto anche a causa della scarsità di dati a disposizione: l’Organizzazione Mondiale della Sanità afferma che per ogni caso conosciuto dai servizi ce ne sono altri nove sommersi». Per questo Cesvi ha scelto negli ultimi anni di portare l’esperienza maturata nei paesi del sud del mondo anche in Italia intervenendo a Bergamo, Napoli e Bari, in collaborazione con partner locali, con un programma di prevenzione econtrasto al maltrattamento infantile, e allo stesso tempo, di approfondire e studiare scientificamente il fenomeno attraverso l’Indice regionale sul maltrattamento all’infanzia, realizzato insieme ad esperti di settore e rappresentanti delle istituzioni. L’esperienza sul campo e lo studio del tema attraverso la ricerca ci consentono oggi di sollevare le criticità esistenti nel nostro paese e di stimolare e sostenere un cambiamento sociale e politico necessario a prevenire e contrastare il maltrattamento all’infanzia, per far sì che le generazioni future siano finalmente libere dalla violenza e dal maltrattamento.


«La terza edizione dell’indice», continua la Presidente di Cesvi, Gloria Zavatta, «mette in luce la necessità di disporre di dati più puntuali sull’entità del maltrattamento all’infanzia nel nostro paese e ridurre il divario sociale ed economico delle regioni del Mezzogiorno tramite l’attuazione pratica dei LIVEAS (Livelli Essenziali di Assistenza Socioassistenziale).


Inoltre, si conferma la necessità di adottare strategie di intervento a medio-lungo termine in grado di modificare in modo strutturale i comportamenti umani e promuovere politiche specifiche e mirate. A tal proposito Cesvi pone attenzione sul concetto della resilienza intesa come la strategia strutturale non solo di carattere “difensivo” ma anche di tipo propositivo e costruttivo, che permette agli individui di superare gli effetti dolorosi del maltrattamento all’infanzia, facendo leva sulle proprie risorse interne, trasformando forme di stress estremamente deleterie in occasioni di crescita.


La resilienza non è una capacità innata, ma può essere sostenuta e sviluppata negli adulti e nei


bambini anche grazie all’azione di professionisti. Cesvi propone, in particolare, un modello d’intervento psicosociale denominato “Tutori di Resilienza”, già adottato in via sperimentale nel programma di contrasto al maltrattamento infantile attivato a Bergamo, Napoli e Bari e descritto nel manuale operativo Tutori di Resilienza nella Rete IoConto, realizzato da Cesvi in collaborazione con l’Unità di Ricerca sulla Resilienza (RiRes) dell’Università Cattolica di Milano».


Di seguito il link con l’indice completo, fotografie ed ulteriore materiale di approfondimento:


https://atlantiscompany-my.sharepoint.com/:f:/g/personal/martina_ripamonti_atlantiscompany_it/EpTnTUPNSu9Fr5HZRunHjUoBySqNnTFK5SUoef07ofJkzA?e=D2bOWL 



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Come rendere più attrattivo il Salento?

La fragilità del sistema di collegamento, sia aereo sia ferroviario rende necessario l’utilizzo dell’automobile, con rischi di incidenti su strade non adeguate

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di Hervé Cavallera

Il recente G7 tenuto a Borgo Egnazia, di là dai risultati politici, ha contribuito, come era prevedibile, a far scoprire a gran parte del mondo la bellezza del Salento.

In verità, già da tempo il “Tacco d’Italia” conosce una meritata fortuna turistica nella Penisola.

Ora l’evento politico l’ha per così dire lanciato sul piano internazionale, sì da non percepirci al momento, noi salentini, come i trascurati abitanti della periferia d’Italia.

Ovunque si parla dell’ottimo cibo, delle bellezze paesaggistiche, delle imponenti tracce di una storia plurimillenaria e così via.

è giusto e comprensibile godersi la meritata notorietà e, per gli addetti ai lavori, trarre i debiti vantaggi dal turismo.

Come è doveroso pensare ad un miglioramento della qualità delle offerte.

Tuttavia, proprio questo momento felice deve spingerci a considerare con maggiore attenzione tutto quello che non va… proprio bene, in modo da migliorarci non nel lusso o nel superfluo, bensì in primo luogo nell’essenziale.

La Puglia, si sa, è una lunga regione e per chi si sposta con l’auto da Leuca al confinante Molise ha l’impressione di effettuare un viaggio senza fine.

E qui si tocca il centro nevralgico del discorso. Il viaggio, la comodità dello spostarsi.

Lo sapevano già gli antichi Romani che furono maestri nella realizzazione di strade extraurbane che consentivano un rapido spostamento, per i tempi, nelle diverse parti dell’impero.

E a Brindisi, ad esempio, terminava la via Appia, determinante per coloro che volevano imbarcarsi per l’Oriente.

Oggi, oltre alle strade tradizionali e alle superstrade e autostrade, vi sono aeroporti, treni ad alta velocità.

Ci sono o ci dovrebbero essere? Ecco il punto.

Se il Salento costituisce una attrazione seducente è pur vero che raggiungerlo si può, ma con qualche difficoltà. Sarebbe auspicabile una maggiore presenza di aeroporti, a prescindere da quelli prevalentemente militari; il sistema aeroportuale di Brindisi, che collega il Salento col resto d’Italia, ha subìto vari tagli di voli.

Che dire poi dell’alta velocità ferroviaria che si ferma a Bari?

Proprio in questi giorni il Movimento Regione Salento (insieme al sindaco di Lecce) è tornato ad insistere sull’annosa questione.

Né sono sempre lodevoli i trasporti su strada.

Così nei primi di luglio si è dato l’avvio per i lavori del primo stralcio per il primo lotto per l’ampliamento della strada statale 275, che dai dintorni di Maglie dovrebbe condurre sino a Leuca, ampliamento che si aspettava da almeno trent’anni e che non si sa quando effettivamente verrà portato a pieno compimento (il primo lotto, però, come riportiamo da pagina 11 dovrà essere completato entro tre anni).

Né le cose vanno meglio per la linea ferroviaria locale e, anche in questo caso, da vari decenni nelle diverse campagne elettorali si ascoltano candidati regionali o nazionali che asseriscono di voler trasformare, una volta eletti, le Ferrovie del Sud Est in una metropolitana di superficie.

Parole, parole, parole… come in un nota canzone di tanti anni fa.

Il lato debole del nostro Salento su cui si deve intervenire in modo oculato è pertanto questo: la fragilità del sistema di collegamento, sia aereo sia ferroviario che rende necessario l’utilizzo dell’automobile, con seri rischi di incidenti su strade non sempre adeguate.

Non è per nulla una questione da sottovalutare, come si fa praticamente da sempre, poiché i diversi governi regionali non hanno mirato ad una effettiva valorizzazione di Terra d’Otranto, che invece avrebbe giovato all’intera Puglia, che tutta infatti avrebbe guadagnato in ogni senso di fronte ad uno stimolante percorso verso il Salento.

Inoltre, la corretta efficienza di mezzi pubblici di comunicazione (aerei e treni) avrebbe consentito una riduzione dei mezzi privati, con conseguente risparmio economico, minore inquinamento, netta riduzione degli incidenti stradali, talvolta mortali. Il problema della facilitazione degli spostamenti è essenziale per una regione, consentendo una crescita di benessere e sicurezza.

Se assistiamo al boom della presenza di turisti nel Salento è perché questa terra, che pur vanta dei porti storici come Taranto e Brindisi, non ha ricevuto negli anni passati una soddisfacente visibilità nella strategia dei politici che hanno retto la vita pubblica.

In questo millennio il Salento è apparso come uno splendido fiore inatteso, pur avendo una storia che si perde nella notte dei tempi.

Diventa allora importante, oggi più che mai, il che fare?

Le risposte sono evidenti e si concentrano in primo luogo nel miglioramento dei servizi stradali, ferroviari, aerei.

Geograficamente è il Salento che si affaccia sul Mediterraneo e collega con la Grecia e l’Oriente, non il Foggiano e il Barese, ed è evidente che la sua valorizzazione deve essere vista non solo nell’ottica turistica, ma anche per le potenzialità di collegamento con il bacino del Mediterraneo.

Si spera che non ci si trovi ancora una volta dinanzi ad un’occasione perduta.

La qualità del futuro dipende infatti da ciò che riusciamo con intelligenza e attenzione a costruire nel proprio territorio rapportandosi correttamente con gli altri.

Certo, si sa che è più facile pensare il bene che realizzarlo, ma ciò non esime dall’impegno coloro che si dedicano alla vita pubblica.

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L’eterna Danza delle Onde

Il Salento, con il suo mare cristallino, la sua ricca storia e cultura, si eleva come fonte d’ispirazione per un emozionante progetto musicale delle FeminaeMaris che abbraccia anche l’Albania

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Nasce FeminaeMaris, il trio formato dalle musiciste salentine Silvia Boccadamo e Antonella Napoli, unite alla talentuosa cantante albanese Hersi Matmuja.

Il mare, forza dominante e collante culturale delle nazioni del Mediterraneo, è il filo conduttore del loro progetto.

Silvia e Antonella, animate dalla passione per la loro terra, hanno trovato in Hersi una compagna di viaggio altrettanto legata alla sua amata Albania. Le tre musiciste, tutte di formazione classica, daranno così vita a “L’eterna Danza delle Onde”.

VIAGGIO MUSICALE TRA STORIA E CULTURA

L’eterna Danza delle Onde” è un progetto musicale che invita l’ascoltatore a un viaggio sonoro attraverso il Salento, territorio ricco di storia e cultura.

Questo lavoro raccoglie brani inediti che descrivono luoghi specifici e le loro peculiarità, intrecciando storie e tradizioni con quelle degli antichi popoli che si insediarono nel Salento.

Il repertorio del progetto varia da pezzi a voce e tamburo, a melodie affascinanti, danze dai ritmi misti e brani strumentali evocativi.

Ogni composizione è pensata per trasportare il pubblico in una dimensione sognante, dove passato e presente si fondono in un’armonia unica.

Attraverso melodie emozionali e arrangiamenti classici, il Salento viene raccontato in modo originale, in modo diverso, rispetto ai capisaldi della Pizzica e della Taranta, con un omaggio musicale alla poesia di questo eccezionale territorio, che risuona in ogni nota e ritmo.
L’eterna Danza delle Onde” promette di regalare un’esperienza sensoriale completa, evocando l’anima del Salento e le sue mille sfaccettature attraverso una narrazione musicale senza tempo.

IL PROGETTO DISCOGRAFICO

Il trio sta collaborando con Corrado Production per la realizzazione del primo CD del progetto. La produzione prevede registrazione, editing, missaggi e mastering, pubblicazione su piattaforme digitali e la realizzazione di videoclip.

I BRANI DEL PROGETTO

PALASCIA (Otranto) – Immersa nella magia di un luogo simbolo del Salento, Palascia è la punta più orientale d’Italia, evocando intense sensazioni legate all’anima salentina.

1481 LA RECONQUISTA (Otranto) – Il brano rievoca la battaglia di Otranto del 1480-1481, una tragica pagina di storia in cui l’esercito ottomano attaccò la città, allora parte del Regno di Napoli.

FLORILANDA – (Torre Sabea Gallipoli) – La leggenda di Flavio e la sua amata che scompaiono verso l’orizzonte, rappresenta un eterno destino d’amore, simboleggiato dai gabbiani che danzano nel cielo di Gallipoli.

LACRIME D’ARGENTO – Una terra ferita, dove prima c’era l’oro del Salento adesso c’è solo un paesaggio lunare. Il dramma della xylella che ha provocato dolore e danni, raccontato con la sensibilità di chi non si arrende mai alle avversità. Questo è un brano dedicato all’ulivo, simbolo eterno del Salento; il brano celebra la resilienza e la bellezza di questo albero secolare e la forza di un territorio mai domo, pronto a rialzarsi sempre, dopo ogni caduta.

LA DANNATA (Torre dell’Alto, Nardò) – La tragica storia di una giovane fanciulla che, per sfuggire all’ingiustizia dello jus primae noctis, si getta dalla rupe, diventando leggenda nelle notti di luna piena.

ANI MORI HANAOh Mia Luna (Albania-Salento) – Una danza popolare del nord Albania si intreccia con i dialetti albanese e salentino, creando una preghiera alla luna per guidare verso l’amore.

KALÀ (Albania) – Ispirato alla leggenda della Fortezza di Rozafat in Albania e alla principessa di Acaia, il brano narra di sacrifici e magie, di una madre murata viva e di una principessa trasformata in pietra.

LA DANZA DEI DUE MARI – Una terra magica, il Salento, descritta dal detto “lu sule, lu mare, lu ientu”, viene celebrata per le sue limpide acque, giornate soleggiate e il vento che mitiga il caldo. Questo brano è un inno alla bellezza con punte liriche piene di vita e di speranza.

IL POZZO DEI MIRACOLI (Galatina) – Un brano ispirato alla leggenda del miracolo dell’acqua di Galatina, capace di guarire dalla puntura delle tarante.

LE SECCHE DI PIRO (Ugento) – Dedicato alla leggenda di Pirro e alle temutissime secche ugentine che ostacolarono il suo soccorso a Taranto.

PRESENTAZIONE DEL PROGETTO – La presentazione del progetto è in programma domenica 21 luglio alle ore 21, presso il Teatro Cavallino Bianco di Galatina, con ingresso gratuito per invito.

 

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Specchia: vai piano, anche per loro

Un passo avanti nella tutela degli animali e della sicurezza stradale

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Specchia si distingue per un’iniziativa di rilevanza nazionale volta alla protezione degli animali e alla sicurezza stradale.

È stata avviata una significativa campagna per sensibilizzare i cittadini sull’importanza di una guida prudente, specialmente nelle zone frequentate da animali randagi.

SICUREZZA E RISPETTO

Alcuni cartelli sono stati installati strategicamente in vari punti del comune.

Questi segnali non solo avvisano i conducenti sull’importanza di una guida attenta per prevenire incidenti, ma rappresentano anche un chiaro impegno verso il benessere degli animali che abitano le strade cittadine.

I nuovi cartelli, posizionati lungo le strade più trafficate e potenzialmente pericolose, presentano l’immagine di quattro animali accompagnati da un breve ma potente messaggio: «Vai Piano anche noi abbiamo famiglia (proprio come te)»

«CIVILTÀ E SENSIBILITÀ»

La sindaca di Specchia Anna Laura Remigi ha espresso il suo orgoglio riguardo a questa iniziativa innovativa: «Sono orgogliosa di questa nuova iniziativa che non solo migliora la sicurezza stradale, ma dimostra anche il nostro impegno a proteggere e rispettare tutte le forme di vita che condividono il nostro ambiente urbano. Questi cartelli non sono solo segni di progresso per la nostra città, ma testimoniano la nostra civiltà e sensibilità verso gli animali».

UN PASSO SIGNIFICATIVO

Concludendo, l’introduzione di questi cartelli rappresenta un passo significativo per Specchia, che si pone come esempio di buone pratiche nella tutela degli animali e nella promozione di una convivenza urbana sicura e responsabile.

Il paese in questo modo non solo si distingue per la rinomata bellezza del borgo ma anche per l’attenzione e il rispetto verso la fauna che la abita.

Quest’iniziativa non è soltanto un segno di progresso, ma un impegno tangibile verso un futuro in cui umani e animali possano convivere armoniosamente, con rispetto reciproco e consapevolezza ambientale.

Un’iniziativa che ci ricorda l’importanza di proteggere e preservare il mondo naturale che ci circonda, anche nelle sue forme più vulnerabili e spesso dimenticate.

Un esempio da seguire per altre comunità, dimostrando che è possibile conciliare sviluppo urbano e tutela dell’ambiente.

 

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