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Cronaca

Focolaio RSSA Miggiano: i dipendenti difendono la “San Vincenzo”

«Fatto tutto quello che era in nostro potere». La solidarietà dei familiari di alcuni degli ospiti. Per il sindaco Michele Sperti da noi interpellato, è «emerso inequivocabilmente lo spirito di attaccamento al lavoro degli operatori socio sanitari nonostante i rischi e i disagi»

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In merito al focolaio del virus Sars – covid-19 che ha coinvolto la RSSA San Vincenzo di Miggiano registriamo dichiarazioni espresse dal personale e altre dichiarazioni da parte dei famigliari.


Andiamo con ordine: con la nota diffusa, «tutti i dipendenti della Rssa San Vincenzo, gestita dalla società G.R.S. srl, rappresentata dell’Amministratore Prof. Pierluca Di Cagno, vogliono chiarire alcuni punti e smentire dalle loro stesse voci, molte delle falsità ed inesattezze riscontrate» .


«Siamo addolorati per quanto accaduto in questo periodo», premettono, poi puntualizzano su alcuni punti:


«Dal momento in cui abbiamo appreso delle prime due positività è stata prontamente inviata comunicazione a tutti gli organi competenti il 11/01/2021, mai nulla è stato omesso o nascosto».


«I primi tamponi ad ospiti e personale sono stati effettuati secondo le indicazioni e i tempi dati dagli organi di competenza».


«Giunto l’esito dei primi tamponi si è proceduto con l’attuazione del protocollo covid autorizzato dall’ASL precedentemente».


«A seguito di richiesta di attivazione delle USCA, queste sono entrate in struttura il 19 gennaio, a loro va il nostro ringraziamento per la collaborazione, la presenza e la professionalità. Da questo momento i ricoveri sono stati effettuati secondo le valutazioni dei medici USCA. I ricoveri in ospedale rappresentavano per noi l’azione più idonea a gestire alcune criticità non trattabili in tutte le RSSA».


«Rispetto alle dichiarazioni inerenti la carenza di personale infermieristico, questo è un aspetto mai nascosto e derivante dall’unica condizione legata al richiamo di numerosi infermieri necessari ad esaurire l’organico degli Ospedali Pugliesi a seguito delle necessità inerenti la pandemia Sars Covid – 19. Da marzo 2020 a gennaio 2021 sono numerosi gli infermieri che hanno lasciato la nostra RSSA in quanto presenti in graduatoria concorsuale e/o in graduatoria volontari».


«Viene messo in dubbio l’utilizzo dei DPI sempre presenti ed utilizzati da tutto il personale così come si evince dal controllo NAS del 01/01/21. Le immagini e i video che vengono contestate riguardano la festa di Natale del 22 dicembre 2020 in cui la persona che presenta la “recita” abbassa la mascherina per alcuni secondi ma si precisa che in occasione di tale evento, il giorno 21 dicembre 2020, tutto il personale ha effettuato il tampone Covid- 19 con esito negativo, inoltre, la struttura era stata sanificata così come gli impianti di riscaldamento e durante l’evento vi erano alcune finestre aperte per areare le sale. I pochi eventi organizzati, come quello di Natale, rappresentano per i nostri ospiti momenti di condivisione in un periodo in cui sono stati obbligati alla lontananza dai loro famigliari, si precisa che la nostra RSSA è stata chiusa al pubblico il 23/02/2020 e mai riaperta».


«Smentiamo le affermazioni del familiare che avrebbe riferito di aver saputo della morte del marito da un’ azienda delle pompe funebri. Si dichiara che la persona in questione era ricoverata presso il DEA di Lecce ed a seguito del suo decesso il personale della RSSA non era stato, ovviamente, informato».


«Veniamo attaccati ingiustamente e con dichiarazioni di falsità, si attesta che in struttura lavorano circa 40 persone con coraggio, professionalità e cuore e nessuna di queste persone ha mai abbandonato gli ospiti presenti e il suo posto di lavoro».

«Sin dall’inizio del focolaio in struttura, abbiamo reso partecipi e abbiamo comunicato con tutti i parenti quotidianamente, inviando parametri e gli esiti delle visite USCA».


«Abbiamo avuto il supporto di molte famiglie e la critica di poche, e siamo in obbligo di rispettare le famiglie che hanno fiducia in noi che rischiano di perdere importanti punti di riferimento. A sostegno di quanto esposto vi alleghiamo le parole che ci hanno espresso le famiglie di alcuni dei nostri ospiti».


«Abbiamo avuto il supporto costante e quotidiano del nostro amministratore (prof. Pierluca Di Cagno) che non ha mai fatto mancare nulla ai nostri ospiti ed a noi dipendenti, ed ha lottato e sta continuando a lottare per tutti noi senza mai nascondersi e rispondendone in prima persona».


I dipendenti della “San Vincenzo” poi esprimono «tutto il nostro cordoglio e siamo vicini alle famiglie di chi, in questa terribile pandemia, ha perso i suoi cari. Noi abbiamo fatto tutto quello che era in nostro potere fare. Comprendiamo che il dolore è forte e che la ricerca del colpevole aiuti a sfogare la rabbia. Comprendiamo, anche, che la notizia dell’ultima ora sia ricercata ed auspicata ma con quest’accanimento mediatico tale azione dimentica le persone, gli uomini e le donne che lavorano tutti i giorni, 24 ore su 24, che mettono a rischio le loro famiglie e, adesso a causa di chi riferisce falsità, mettono a rischio, anche, il loro posto di lavoro che è fatto di cura e assistenza verso i nostri ospiti».


Alcuni familiari: «Fiducia nella RSSA San Vincenzo»


Insieme alla nota dei dipendenti, la RRSA San Vincenzo ha inteso inviarci anche alcune delle lettere di sostegno ricevute. R.V. e M. V. scrivono: «La nostra testimonianza si basa sul nostro vissuto di questi ultimi due anni e le esperienze quotidiane scambiate ocn il centro. Da quando nostra madre è entrata al centro San Vincenzo il nostro stato d’animo è cambiato perché nella sua “nuova casa” è stata circondata da persone che le portano rispetto e amore. (…) Il covid 19 è stato un freno alla nostra vita e un rischio sanitario per tutti noi, per il cento è stato tutt’altro che facile adattarsi e dare risposte positive alle nostre inquietudini. Malgrado tutto questo hanno saputo intervenire subito e mettere a disposizione nuove vie di comunicazione, tipo videochiamate, per rasserenarci. Quotidianamente abbiamo ricevuto notizie sullo stato di salute della mamma dopo che è risultata positiva al covid. Questo per noi è stato un sollievo. Viviamo all’estero e non possiamo neanche immaginare ciò che sarebbe potuto accadere se nostra mamma fosse rimasta a casa da sola. Da quando si trova al centro, poi, la vediamo più sorridente e curata. Abbiamo totalmente fiducia nel centro San Vincenzo, preferiamo saperla in questa struttura piuttosto che altrove».


G.C., è il figlio di una donna «ospite della vostra struttura da oltre 5 anni. Ricordo come alcuni miei familiari che lavorano in strutture simili al nord mi avessero indicato con orgoglio la struttura perché gli ospiti venivano trattati con affetto e non come semplici utenti». L’uomo ricorda poi «i diversi momenti trascorsi insieme nelle occasioni di festa, le attenzioni riservate agli ospiti nei momenti creativi non avevo mai visto mia madre disegnare in tutta la mia vita»), le attività in palestra e tutto ciò che ha contribuito a migliorare le condizioni di salute di mia madre nonostante la sua malattia».


«Ritengo doveroso raccontare questa mia esperienza», conclude G.C., «perché l’ingresso seppur doloroso del covid nella struttura non può far dimenticare quello che avete costruito in questi anni».


Il sindaco Sperti: «Coraggio e dedizione degli operatori socio sanitari»


Infine il sindaco di Miggiano Michele Sperti, da noi interpellato sulla vicenda, sottolinea come «in questa triste vicenda è emerso inequivocabilmente lo spirito di attaccamento al lavoro degli operatori socio sanitari che nonostante i rischi e i disagi non hanno mai lesinato coraggio e dedizione».


Attualità

Tricase: lavori e polemiche in piazza a Caprarica

L’ing. Andrea Morciano protocolla una lettera indirizzata agli amministratori con la quale chiede la sospensione immediata dei lavori e la convocazione urgente di un incontro pubblico

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I lavori di riqualificazione in corso a Tricase, in piazza Sant’Andrea a Caprarica, sono da qualche giorno oggetto di discussione.

La polemica, fino ad ora latente, è deflagrata con la lettera indirizzata al sindaco Antonio De Donno, alla presidente del consiglio Rosanna Zocco, agli assessori e a tutti i consiglieri, dall’ingegner Andrea Morciano, noto professionista, residente proprio nel quartiere tricasino che ospita i lavori.

L’ingegnere, con la sua lettera, protocollata l’11 luglio scorso (numero 14030), chiede la sospensione immediata dei lavori e la convocazione urgente di un incontro pubblico.

In premessa l’ing. Morciano rileva innanzitutto che i lavori riguardanti la riqualificazione di Piazza Sant’Andrea sono iniziati «senza alcun preavviso per la cittadinanza, tanto che lo stesso Comitato Festaquesto fa ancora più specie, visto che un componente è anche consigliere comunale») ha dovuto improvvisamente posticipare la festa patronale ad altra data».

Poi evidenzia che «il progetto non è mai stato sottoposto ad un giudizio dei cittadini di Caprarica, eccezion fatta per una fugace esposizione di alcune tavole grafiche ben nascoste alla maggior parte della gente, lo scorso anno; che non sì è avuta neppure cura di aggiornare i render delle testate del progetto alle varianti e modifiche che il progetto ha subito».

«Quando la coperta è corta», polemizza, «e si vuol fare tutto, poi si incorre in questi errori banali. In campagna elettorale il sindaco aveva promesso che avrebbe fondato la sua amministrazione sulla partecipazione (questa sconosciuta).

Le intenzioni ed i propositi non vanno enunciati ma vanno praticati, anche se capisco che per il sindaco sia difficile, visto quanto già accaduto in altri incontri nei quali si è cercato il confronto con i risultati che sono sotto gli occhi di tutti si veda gestione ufficio tecnico»).

Altro punto contestato: «Dalla testata del progetto si evince un’ampia partecipazione di professionisti i quali, non per colpa loro (di questo ne sono certo), dalla montagna hanno partorito un topolino».

E ancora: «Non si capisce come ai cittadini non sia consentito l’uso del cemento in aree agricole o nei

centri storici e poi la piazza di Caprarica, improvvisamente diventa idonea per accogliere una bellissima pavimentazione architettonica, che altro non è che cemento. Ho sollevato il problema anche agli organi competenti, che per tutta risposta hanno giustificato la scelta per “mancanza di soldi”. I privati, invece, hanno soldi da spendere e spandere…».

Dal progetto sembrerebbe essere stata riservata una “zona ZTL” per alcuni residenti: «Si vuol conoscere in relazione a quale principio e chi pagherà i ripristini per effetto del transito dei veicoli in quella fascia», evidenzia Morciano, «inoltre sarebbe opportuno sapere se sono state effettuate delle prove di transito con mezzi pesanti, per chi percorre via Vittorio Emanuele verso via Caduti sul Lavoro. Prove traffico tanto care al sindaco… Sarebbe opportuno conoscere quali saranno le manovre da effettuare per chi, transitando con un mezzo pesante su via Caduti sul Lavoro provenendo da Corso Apulia, dove farà inversione di marcia, visto l’esistente senso unico su via Vittorio Emanuele e non potendo percorre via Leuca, o sarà vietato qualsiasi transito. Il sindaco dovrebbe spiegarlo ai cittadini residenti».

L’elenco delle obiezioni e dei “sarebbe opportuno” è ancora lungo: «Sarebbe opportuno conoscere in base a quale principio sia stato deciso di rendere non fruibile la piazza per organizzare manifestazioni o anche semplicemente per montare un palco; sarebbe opportuno conoscere il senso della piantumazione di un albero alle spalle del frantoio

Ipogeo; sarebbe opportuno conoscere come saranno gestiti i parcheggi nelle aree prossime alla piazza nei giorni di grande affluenza e se la gestione sarà semplicemente elevare multe ai cittadini; Sarebbe opportuno conoscere come, e soprattutto chi, pagherà per eventuali ripristini da eseguire sulla sede stradale (via Vittorio Emanuele – Via Leuca) che sarà rivestita con questa splendida pavimentazione architettonica»

Per tutti i punti elencati spora l’ing. Andrea Morciano chiede «l’immediata sospensione dei lavori e la convocazione di un incontro pubblico, dove vengano esposti i principi alla base della progettazione e vengano date le risposte a queste e ad altre criticità che il progetto, in fase di realizzazione, comporterà per i residenti del rione di Caprarica».

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Attualità

Galatina: sala operatoria chiusa perché senza aria condizionata? No, si, forse…

Mettetevi comodi, ci sarà da aspettare. Alla terza chiamata, dopo esserci garbatamente presentati, qualcuno dall’altra parte risponde: “Cerchiamo il direttore sanitario, dott. De Maria”; “Mi dispiace, ma lo trova domattina”. “Ma non c’è nessuno che…”

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Cosa può e deve fare un giornale quando riceve diverse telefonate di denuncia circa la malasanità pubblica?

A cosa serve il mestiere di giornalista se non a riportare pedissequamente, previa verifica, ogni spiffero o lode di quello accade fra le pieghe della pubblica amministrazione che sia essa sanitaria o di altra natura? A tutelare le fasce più deboli, a difendere chi non può, non sa o non vuole difendersi?

Ebbene, da giorni riceviamo in redazione delle lamentele circa il malfunzionamento di una delle sale operatorie dell’ospedale Santa Maria Novella di Galatina, nella fattispecie l’ultima lagnanza, arrivata via Whatsapp stamattina, è di una signora che oggi avrebbe dovuto subire un intervento in day hospital e, arrivata diligentemente e puntualmente in ospedale, si è sentita rispondere: “Signora, mi dispiace ma deve tornare a casa, sono slittati tutti gli interventi perché si è rotta l’aria condizionata e da 15 giorni la sala operatoria è rimasta ferma“.

Se non fosse seria e grave la situazione ci sarebbe da ridere. E allora? Cosa abbiamo pensato di fare? Quello che avrebbe fatto qualsiasi giornale: chiamare l’ospedale di Galatina e scrivere alla ASL.

Mettetevi comodi, ci sarà da aspettare. Alla terza chiamata, dopo esserci garbatamente presentati, qualcuno dall’altra parte risponde: “Cerchiamo il direttore sanitario, dott. De Maria“; “Mi dispiace, ma lo trova domattina“. “Ma non c’è nessuno che lo sostituisca, che ci possa informare sulla sala…“, insistiamo, “Aspetti le passo qualcuno della sala operatoria“.

Dopo aver spiegato il motivo della nostra telefonata, dall’altra parte ci rispondono: “Mi dispiace deve aver sbagliato numero!“. Basiti ribattiamo: “Come abbiamo sbagliato numero, non è la sala operatoria? Mi hanno passato lei dal centralino, saprà che numero fare il centralinista. E comunque: è vero che la sala operatoria non funziona da 2 settimane perché è rotta l’aria condizionata?”, assordante silenzio dall’altra parte, “mi scusi”, ribattiamo caparbi, “ma con chi stiamo parlando?”. 

“Sono l’infermiere E.S. e non sono tenuto a risponderle”. “Quindi”, incalziamo, “è una malcelata forma per dirmi che quello che le sto chiedendo è vero!?”.

Come tutte le cose la gentilezza si consuma, il garbo finisce, la pazienza si squaglia, con questo caldo poi: “Guardi che questo è un numero per le urgenze, e lei lo deve lasciare libero!”. ” Va bene”, replichiamo, “basta un si o un laconico no!… Tuuu, tuuu, tuuu.”

Ci appigliamo ancora al centralinista il quale, con rinnovata pazienza, ci prega di attendere e ci assicura che avrebbe cercato di passarci al telefono il direttore sanitario.

L’attesa è piacevole, le note sprigionate dalla musichetta d’attesa è puro jazz: lo si riconosce dalla grande varietà di attacchi. Spiacevole è invece la notizia, un perentorio telefonista, dopo una breve attesa, ci liquida: “Il direttore sanitario mi suggerisce di richiamare domani mattina, tuuu, tuuu, tuuu…“.

Nel frattempo, per non venire meno al nostro dovere abbiamo scritto, alla direzione della Asl e ci siamo armati, noi insieme a tutti i pazienti che non hanno usufruito del servizio, di Santa Pazienza, in attesa del domani. To be continued…

Luigi Zito

 

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Attualità

Medici salentini contro l’autonomia differenziata

Il presidente dell’OMCeO di Lecce Donato De Giorgi: «La scarsezza di risorse, vera causa di tempi di attesa vergognosamente lunghi, sarà sempre più evidente dall’applicazione dell’autonomia differenziata che penalizzerà il Sud, creando gravissimi disagi ai medici e, soprattutto, ai cittadini»

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«Si rimane basiti da alcune dichiarazioni comparse sulla stampa locale, secondo cui per risolvere le emergenze, che alcune Strutture stanno vivendo nel nostro territorio in maniera drammatica, sia necessario non solo “una più efficace organizzazione delle risorse umane”, ma anche “la necessità che alcuni Direttori di Unità Operative abbandonino la scrivania e diano una mano concreta”. Oltre a grossolane inesattezze riguardanti l’attività del presidio ospedaliero di Gallipoli, che avrebbe “sale operatorie inattive da mesi”, le dichiarazioni puntano il dito nella direzione sbagliata».

È lo sfogo di Donato De Giorgi, presidente dell’Ordine dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri (OMCeO) di Lecce.

«In realtà», tuona il dott. De Giorgi, «solo la straordinaria attività di tutti i medici e del Personale Sanitario ha consentito di far sopravvivere il SSN nel nostro territorio (come, del resto, conferma l’84,1% degli Italiani, secondo l’ultimo sondaggio Censis)».

Poi la sottolineatura: «Quando si afferma “tutti i Medici” ci si riferisce proprio a tutti: i MMG, i pediatri, gli specialisti territoriali, i medici del pronto soccorso, 118, continuità assistenziale, ospedalieri, direttori di U.O., medici del servizio pubblico, privati, convenzionati, ecc.».

«Solo il loro lavoro continuo, il loro impegno instancabile, la loro professionalità competente, la loro azione silenziosa in situazioni difficili di gravissimo disagio», insiste il presidente provinciale dell’OMCeO, «rappresenta lo straordinario e insostituibile riferimento per affermare la centralità della salute come diritto di tutti».

In questi giorni chi gestisce e chi amministra la salute nel nostro territorio avendo l’impegno di ridefinire ruoli, accorpamenti in situazioni ospedaliere periferiche e la decisiva riorganizzazione del territorio, ha sempre poco (o nessuno) spazio per allargare le risorse umane (assunzioni) e fornire ai professionisti motivazioni forti.

Secondo Donato De Giorgi: «La scarsezza di tali risorse, vera e decisiva causa dei tempi di attesa inaccettabilmente e vergognosamente lunghi, sarà sempre più evidente dall’applicazione dell’autonomia differenziata che penalizzerà soprattutto il Sud, creando gravissimi disagi ai medici e, ciò che più conta, ai cittadini».

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