Attualità
Cinque suicidi in carcere in venti giorni
Secondo l’Osservatorio di Antigone è emerso che solo il 44% degli istituti ha un Direttore incaricato solo in quell’istituto, e che ogni 100 detenuti sono in media disponibili solo 8 ore di servizio psichiatrico e 17 di servizio psicologico
Riceviamo & Pubblichiamo
Cinque suicidi in carcere in venti giorni. Questo il pesante bilancio che dall’inizio del nuovo anno interessa gli istituti di pena italiani.
Due di questi sono avvenuti nella nostra Regione, a Brindisi e a Foggia. Un 22enne marocchino, giunto in carcere alle ore 21 dell’11 gennaio, e morto suicida alle 5.50 del mattino successivo il primo; giovane anch’egli, e affetto da problemi psichiatrici il secondo, morto solo tre giorni prima.
Nel 2021 i suicidi sono stati 54; nel 2020 ben 62, quasi come il triste record di 69 suicidi del 2001. Nella maggioranza dei casi si tratta di persone giovani, che si trovano a scontare pene detentive assai brevi o misure cautelari per reati minori, e per le quali il contatto con la realtà carceraria costituisce un trauma insuperabile.
La situazione negli istituti di pena è drammatica. Covid, sovraffollamento, aumento delle patologie psichiatriche, carenza di personale, lavoro e formazione professionale dei detenuti ai minimi storici, non possono che rappresentare un mix esplosivo pronto a presentare il conto.
Se i contagi per covid erano appena 200 all’inizio di dicembre 2021, il report settimanale del Dap del 17 gennaio scorso parla di 2.586 contagi, più del doppio rispetto ai dati del 6 gennaio, quando i positivi erano 1.057. Il numero è certamente destinato a salire considerando che, rispetto all’ondata esterna, le statistiche hanno dimostrato che l’innalzamento dei numeri dei contagiati all’interno delle carceri si registra con un lieve ritardo.
Inoltre, non c’è ancora una copertura completa di vaccinati con terza dose, e soprattutto la dotazione attuale di sole 6.000 mascherine FFp2 rappresenta un’offesa in termini di riduzione del contagio. Vi è di più. Il costante monitoraggio all’interno degli istituti di pena ha fatto emergere che attualmente non è garantita “la possibilità di separare positivi e negativi per l’assenza di spazi dove spostare proprio chi risulta contagiato. Inoltre, in altri casi, pare che le direzioni abbiano smesso di fornire mascherine nuove ai reclusi”, come fa sapere il Presidente di Antigone Patrizio Gonnella.
Riguardo ai numeri della popolazione detenuta la situazione non è certo migliore. Le persone ristrette sono ad oggi sopra i 54.000, meno dei 61.000 detenuti presenti a febbraio 2020, ad inizio pandemia, ma comunque ben oltre la capienza regolamentare di 50.000. A questi tassi di sovraffollamento non corrisponde una presenza capillare di personale.
Dai dati raccolti dall’ Osservatorio nazionale di Antigone durante le visite negli istituti di pena durante il 2021, è emerso che solo il 44% degli istituti ha un Direttore incaricato solo in quell’istituto, e che ogni 100 detenuti sono in media disponibili solo 8 ore di servizio psichiatrico e 17 di servizio psicologico, e che il 26% dei detenuti ha fatto uso di stabilizzanti dell’umore, antipsicotici o antidepressivi.
l disagio psichico e sociale era alto già prima della pandemia, ma a partire dal febbraio 2020 gli episodi di autolesionismo hanno raggiunto livelli come mai era successo negli ultimi venti anni.
Per fare abbassare l’asticella di questi impietosi numeri, bisognerebbe innanzi tutto concedere realmente le misure alternative alla detenzione a quelle migliaia di detenuti che attualmente hanno una pena da scontare al di sotto dei tre anni, e al contempo fare in modo che l’ingresso in carcere in fase cautelare costituisca solo l’extrema ratio delle misure possibili. Altresì creare, e dove c’è, potenziare la rete di servizi esterni che possano permettere alla persona detenuta di attuare il reinserimento sociale previsto dalla nostra costituzione, al fine di prevenire certamente il rischio di recidiva.
Sarebbe pertanto auspicabile perseguire la strada delle riforme sempre caldeggiata da Antigone e proposta di recente anche dalla Commissione per l’innovazione del sistema penitenziario, voluta dalla Ministra della Giustizia Marta Cartabia e presieduta dal Prof. Marco Ruotolo, ordinario di Diritto costituzionale presso l’Università Roma Tre, nella cui relazione finale è previsto in modo pragmatico di procedere alla revisione di alcune disposizioni del Regolamento penitenziario del 2000 attraverso la rimozione di quegli ostacoli che incidono su uno svolgimento della quotidianità penitenziaria conforme ai principi costituzionali e agli standard internazionali, prevedendone il miglioramento, che potrebbe realizzarsi senza l’aggravio dell’iter di approvazione legislativa, e dunque in maniera celere.
Si parla di migliorare la quotidianità penitenziaria e le condizioni di vita in carcere, puntando l’attenzione su sei aree tematiche: diritti, lavoro e formazione professionale, salute, tecnologie, sicurezza, formazione del personale, che costituiscono da sempre un vulnus del sistema carcerario.
Ora più che mai serve con urgenza ridare dignità ai detenuti ed attuare i principi sanciti dalla nostra Costituzione, spesso lasciati fuori dalle fredde mura del carcere.
Avv. Ilaria Piccinno
ANTIGONE PUGLIA
Attualità
Donne all’Opera: il 1 Polo contro la violenza sulle donne e i bambini
Seguiranno le testimonianze di otto donne del nostro territorio, professioniste e appartenenti a diverse categorie, che si sono distinte nella lotta contro le discriminazioni e gli stereotipi di genere…
In occasione della giornata mondiale contro la violenza sulle donne e i minori, il Polo 1 di Galatina, in collaborazione la Commissione Pari Opportunità, d’intesa con l’Assessorato alle Pari Opportunità di Galatina, organizzano l’evento “Donne all’Opera” che si svolgerà lunedì 25 novembre, a partire dalle 9:30, presso il teatro Cavallino Bianco di Galatina.
Dopo i saluti istituzionali ci sarà un concerto a cura della Salent’Opera, orchestra Sinfonica Giovanile diretta dal M° Tommaso REHO.
Seguiranno le testimonianze di otto donne del nostro territorio, professioniste e appartenenti a diverse categorie, che si sono distinte nella lotta contro le discriminazioni e gli stereotipi di genere.
Di grande pregio la presenza del Cav. Malala Yousafzai dell’Ambito Territoriale Sociale di Galatina, nella persona della dr.ssa Paola GABRIELI, che da dieci anni coordina l’unico centro antiviolenza pubblico a gestione pubblica della Regione Puglia, lavorando sul territorio dell’Ambito di Galatina accanto alle donne e ai figli minori con la presa in carico, nella difesa dei loro diritti, oltre alle attività di sensibilizzazione e formazione, al fine di favorire l’emersione del fenomeno e il contrasto alla violenza di genere.
Attualità
“Cari giovani, costruiamo libertà: non cediamo alla mafia”
Riceviamo e pubblichiamo una lettera di un nostro giovane lettore, Michele Cojocaru.
“L’impegno contro la mafia, non può concedersi pausa alcuna, il rischio è quello di ritrovarsi subito al punto di partenza”. Queste le parole di Paolo Borsellino, che tengo sempre a mente.
Se dovessi scrivere una lettera ai giovani al tempo di oggi, scriverei così:
Cari giovani del mio tempo, sono Michele, ho 20 anni, vengo dalla provincia di Lecce. Nel mio paese, tanti giovani come noi sono caduti nelle mani della malavita. Tanti fumano, molti spacciano, alcuni hanno addirittura pistole con loro.
Vedendo questo scrivo a voi, giovani della mia generazione, non abbiate paura di denunciare questi fatti: la società di oggi conta su di noi.
Vorrei tanto, insieme a tutti voi, richiamare lo Stato italiano, per ricordargli ancora una volta di stare dalla nostra parte.
Cari giovani e care giovani, costruiamo insieme la società la nostra società. Il futuro non deve essere la droga, non devono essere le armi. Ma un futuro di pace, in cui possiamo dire ai
nostri figli: tutto questo lo abbiamo fatto per voi.
La mafia distrugge, la mafia uccide, la mafia vieta di sognare.
Anche nel Salento c’è la mafia.
Anche nella provincia di Lecce c’è la mafia, ma è una mafia silenziosa, che agisce senza fare rumore.
Non diamogliela vinta, costruiamo libertà: coraggio, insieme ce la faremo.
Attualità
Porto Cesareo resta Area Specialmente Protetta di Interesse Mediterraneo
Confermata la certificazione che la inserisce tra le zone marine e costiere caratterizzate da un elevato grado di biodiversità, habitat di particolare rilevanza naturalistica, specie rare, minacciate o endemiche
L’Area Marina Protetta Porto Cesareo si conferma un’Area Specialmente Protetta di Interesse Mediterraneo (ASPIM), aggiudicandosi ancora una volta la certificazione che la inserisce tra le zone marine e costiere caratterizzate da un elevato grado di biodiversità, habitat di particolare rilevanza naturalistica, specie rare, minacciate o endemiche.
La conferma della certificazione ASPIM è giunta al termine di una tre giorni di lavori sul campo da parte della commissione internazionale composta da Leonardo Tunesi, rappresentante del Focal Point, Robert Turk e Rais Chedly esperti internazionali, Antonio Terlizzi, esperto nazionale e dal direttore dell’AMP Porto Cesareo Paolo D’Ambrosio.
L’iter per ottenere il riconoscimento come da regolamento è passato dall’attivazione di attività di studio scientifico sistematico e di monitoraggio degli habitat, che consentono di stilare gli elenchi delle specie di flora e fauna necessari per definire il grado di biodiversità del sito.
«Lo status viene mantenuto attraverso il costante monitoraggio e salvaguardia delle specie individuate negli elenchi, ed essere ASPIM aumenta la nostra responsabilità di controllo dell’ambiente, allo scopo di salvaguardare le specie e gli habitat in cui esse vivono e si riproducono», hanno affermato soddisfatti i massimi responsabili di AMP Porto Cesareo.
Il riconoscimento dello status di ASPIM viene rilasciato dal Regional Activity Centre for Specially Protected Area (RAC-SPA), con sede a Tunisi, organismo creato nel 1995 fra i Paesi che hannostipulato nel 1976 la Convenzione di Barcellona per la protezione del Mediterraneo dall’inquinamento.
È questo centro che definisce e mantiene la lista delle ASPIM, vagliando nuove domande e promuovendo le aree protette meritevoli del riconoscimento.
Le aree marine protette italiane che detengono lo status di ASPIM sono attualmente 10.
Quattro in Sardegna tra cui Capo Carbonara, Capo Caccia-Isola Piana, Penisola del Sinis-Isola di Mal di Ventre e Tavolara-Punta Coda Cavallo.
A livello nazionale figurano poi Portofino (prima AMP italiana ad aver ottenuto il riconoscimento, nel 2005), Miramare, Plemmirio, Punta Campanella.
Per il Salento, Porto Cesareo e Torre Guaceto.
Direttore e Presidente dell’AMP esprimono la loro soddisfazione per questo «ulteriore traguardo raggiunto, a conclusione di quest’anno, che conferma le altissime performance dell’AMP Porto Cesareo, la quale si posiziona non solo tra le prime a livello Nazionale, ma anche nell’élite delle Aree Specialmente Protette di Importanza Mediterranea»
-
Cronaca3 settimane fa
Incidente a Surano sulla SS275: un decesso
-
Alessano2 settimane fa
Motorsport Scorrano: piccoli talenti crescono e…vincono
-
Cronaca4 settimane fa
Influencer a Lucugnano fomenta la rabbia contro un indagato: allontanato
-
Cronaca4 giorni fa
Choc a Patù: 17enne muore dopo alcuni giorni di influenza
-
Cronaca3 settimane fa
Folgorato in casa, muore 37enne a Gagliano del Capo
-
Cronaca18 ore fa
Lupi nel Salento: altro avvistamento
-
Attualità3 settimane fa
Surano: “grattati” 500mila euro!
-
Cronaca1 giorno fa
Incidente a San Dana, morto operaio nettezza urbana