Attualità
Rifiuti: la nuova frontiera

Estate pulita? Presentato il nuovo Centro di Biostabilizzazione di Poggiardo. Con le tre Ato al completo, dopo anni sembra scongiurata la “solita” emergenza rifiuti della bella stagione.
Il nuovo impianto di Poggiardo
Con l’avvio a pieno regime del Centro di selezione e linea di biostabilizzazione di Poggiardo, anche i Comuni ricadenti nella fascia centrale della provincia di Lecce e facenti capo all’Ato Lecce 2 non dovrebbero più incorrere nella, purtroppo solita nelle ultime stagioni estive, emergenza rifiuti. Il nuovo impianto di Poggiardo, facente parte del Progetto Ambiente dell’Ato Lecce 2 (per la cui realizzazione, insieme alla discarica di servizio prevista a Corigliano, sono stati destinati quasi 17 milioni di Euro con il cofinanziamento della Comunità Europea), sorge a fianco della vecchia discarica su una superficie di circa 5 ettari e con i suoi 17 biotunnel dovrebbe entrare in funzione entro un mese, al massimo 45 giorni, dopo i test, positivi, effettuati negli ultimi giorni. Sollevato il sindaco di Poggiardo, Silvio Astore, “perché finalmente non dovremo più sopportare i miasmi e i cattivi odori del vecchio impianto sicuramente non efficiente: abbiamo sopportato fin troppo. Continueremo a vigilare, però il collaudo effettuato ci dà grande fiducia per un futuro diverso”. Ma cosa accade ai rifiuti quando arrivano nel Centro poggiardese? Dopo la raccolta differenziata vengono ulteriormente selezionati, poi insufflati con l’ossigeno da grosse pompe e resi inerti. Quello che rimane può poi essere tranquillamente riutilizzato per copertura di discariche dismesse (il cosiddetto “capping”), il riempimento di cave e per i sottofondi stradali su cui apporre in seguito l’asfalto. Finalmente, dunque, un’estate tranquilla per i 46 Comuni dell’Ato Lecce 2? Secondo il Sindaco di Poggiardo “tutto lascerebbe pensare che sarà così e noi di Poggiardo siamo felici di dare un apporto decisivo in tal senso, come del resto abbiamo già fatto in passato in momenti critici”. Su una cosa però Astore non transige: “Nei prossimi giorni invierò ai Sindaci del Bacino Ato Lecce 2 e a tutti gli autotrasportatori una nota perché, se non saranno messi a norma tutti gli autocompattatori, io sarò di un rigore estremo e tutti i rifiuti torneranno al mittente. La “conditio sine qua non” è che gli autocompattatori debbano essere a norma ed io sto avvertendo tutti per tempo perché chi non dovesse avere i soldi disponibili per mettersi a norma, dovrà trovare una soluzione adeguata. Lungo le strade di Poggiardo non ci dovrà essere traccia di percolato (liquido che fuoriesce dai rifiuti in decomposizione, Ndr). E di questo informerò il Prefetto ed il Presidente della Regione. Pur senza voler mettere il naso nelle cose della Cogeam, la Ditta titolare dell’impianto, mi permetto di consigliare l’assunzione, per chi dovrà operare in questo stabilimento, degli operai che già hanno lavorato al vecchio impianto della Sud Gas ed hanno acquisito la giusta esperienza”. Astore poi non perde l’occasione per ribadire un suo vecchio cruccio e rivolgere l’ennesima filippica agli amministratori di Nardò: “Chiudere anzitempo la loro discarica è stato un errore che ha portato i costi dello smaltimento dei rifiuti per l’Ato Lecce 2 dai 5 milioni del 2006 ai 17,5 milioni di euro di oggi, con uno spreco di denaro pubblico enorme. Ora Nardò deve mettersi in testa che va riaperta quella discarica nella misura in cui va messa in sicurezza con l’utilizzo del materiale biostabilizzato che uscirà fuori dall’impianto di Poggiardo. Materiale che ha un indice respirometrico dinamico superiore a 400, che garantisce che il rifiuto è stato reso inerte e può essere utilizzato per il capping delle discariche di tipo A1: vale per quella vecchia di Poggiardo, per quelle di Cavallino, Ugento e Corigliano per la cosiddetta “post mortem”. Vale a dire che quelle discariche vanno “cappate” e per 30 anni vanno monitorate, controllate e messe in sicurezza. Ai colleghi che come me hanno avuto la sventura di avere sul proprio territorio una discarica A1 consiglio di non irrigidirsi e spiegare ai propri amministrati che non si tratta più di aperture di discariche, ma solo di messa in sicurezza. Finché si dirà “no” a priori per paura di perdere il consenso…”. Anche secondo l’ingegner Francesco Pirti, direttore tecnico di cantiere, “pur con il sovraccarico dell’estate non dovrebbero esserci problemi. Si faranno due turni di sei ore, ognuno dei quali con sei operatori alla volta e non dovrebbero esserci problemi di sorta. Qui”, spiega l’ingegnere, “si produce una frazione secca che può essere in parte riutilizzata, indicativamente per un 30%. La parte di sopravaglio (materiali sempre biostabilizzati ma non inerti, Ndr) andrà a Cavallino dove sarà trattata nell’impianto che produce Combustibile Derivato dai Rifiuti. La restante parte nella discarica di servizio”. Che per oggi vuol dire Burgesi di Ugento, in attesa di sapere come andrà a finire la questione di Corigliano d’Otranto… (Giuseppe Cerfeda)
Cavallino all inclusive
Cavallino fa buon viso a cattivo gioco. La sua è la prima piattaforma completa in provincia per lo smaltimento dei rifiuti. Piattaforma che serve tutto il comparto dell’Ato Lecce 1, capoluogo compreso. Cavallino garantisce la presenza della stazione di conferimento, della biostabilizzazione dei rifiuti e la combustione dei derivati da rifiuti (CDR). Una convivenza non gradita ma resa possibile. Gaetano Gorgoni, oggi vice sindaco, è il testimone e la memoria di un lungo percorso che, a suo dire, ha saputo evitare danni peggiori alla sua comunità. “La città non guarda con simpatia a questo impianto. Eppure tanti passaggi burocratici, amministrativi e operativi sono stati compiuti per rendere accettabile la situazione. La Regione scelse questo sito negli anni ’80 e, nonostante la mia opposizione dal ’92 in poi, fui costretto a realizzarlo per scongiurare la minaccia della nomina di un Commissario ad acta. Obbligato dunque a farlo ma con l’intenzione di farlo bene. Con le stesse motivazioni, sempre nella metà degli anni ’90, rifiutai i contributi regionali per non vincolarci ai vecchi criteri delle cave di semplice discarica. Oggi possiamo definire Cavallino un sito modello di sperimentazione per tutta la Puglia”. Un’anomalia comunque c’è ed ha creato problemi. La discarica è entrata in funzione nel 2000, la Regione ha completato i lavori per il biostabilizzatore nel settembre 2009. Nel frattempo l’accumulo di rifiuti ha mutato l’orografia dei luoghi, prima solo pianeggiante e ora “arricchita” di rilievi di circa 12 mt d’altezza. “E la capacità di lavorazione dell’impianto di CDR non permette di eliminare il pregresso di tutti gli anni precedenti. Una piccola parte è stata trasferita a Massafra ma il grosso è ancora qui”. Nel frattempo la discarica Guarini è già esaurita ed è entrata nella fase di postgestione. Significa estrazione di percolato e biogas, recupero ambientale attraverso anche la piantumazione. Una fase che dura 30 anni di monitoraggio. Intanto la seconda discarica di servizio/soccorso a servizio, Le Mate, di quasi 400 mila mc, garantirà vita alla piattaforma di Cavallino, CDR compreso, ancora per dieci anni. Poi il sito chiuderà e dovranno essere individuati altri siti fuori dal feudo. (Aldo Mea)
Nardò: Castellino aspetta ancora
La discarica di Castellino è chiusa dal punto di vista amministrativo ma non da quello tecnico. Vale a dire – usando una metafora – che si trova nella stessa situazione in cui starebbe una casa il cui proprietario se ne va, gira la chiave nella toppa e non dà neanche una pulita per terra. Chiusa, quindi, è chiusa: una montagna di rifiuti che si staglia all’orizzonte della famigerata contrada alle porte di Nardò; però, a tre anni di distanza dalla delibera che ne sanciva la fine dell’attività da parte del presidente Nichi Vendola, all’epoca Commissario Straordinario dell’Emergenza Rifiuti, non è ancora stata messa in sicurezza. Il motivo? Semplice: mancano i soldi, che nelle casse del gestore della discarica sarebbero dovuti entrare grazie all’aumento della tariffa per gli altri Comuni conferenti, stabilito dal governatore Raffaele Fitto ai tempi del contestatissimo ampliamento. L’aumento, però, non è mai stato effettivamente praticato e il risultato è che manca tuttora la disponibilità finanziaria per mettere in sicurezza la discarica attraverso un’accurata post gestione. Tramontata l’ipotesi, pure più volte ventilata ma mai accettata dal sindaco di Nardò, Antonio Vaglio, che l’impianto potesse continuare a funzionare attraverso il conferimento della sola frazione secca del rifiuto (che sarebbe servito anche a rimodellare il profilo di chiusura finale della discarica facendolo diventare “a panettone”), al Comune di Nardò non resta che un’unica strada da perseguire. La spiega con la consueta chiarezza Mino Natalizio, che, pur non essendo più l’assessore all’Ambiente, continua a sedere nel Consiglio di Amministrazione dell’Ato Le/2. “E’ quanto mai necessario”, afferma Natalizio, “continuare a perseguire, nei confronti dei Comuni che per anni hanno sversato i loro rifiuti nella discarica di Castellino, la richiesta delle somme necessarie per la corretta chiusura e successiva post gestione delle stessa, così come peraltro previsto dall’ordinanza di Fitto del 2004, confermata poi dalle successive ordinanze di Vendola. È bene ricordare che tali somme, tra l’altro, richieste ufficialmente dal Comune di Nardò all’Ato Le/2, sono comprensive anche del ristoro ambientale che porterà nelle casse comunali alcune centinaia di migliaia di euro”. La discarica di Castellino, insomma, anche se amministrativamente chiusa, continua ad essere motivo di scontro, con buona pace di chi crede che il problema sia stato risolto. (Ilaria Marinaci)
Corigliano non si mette a… servizio
Una fase di stallo e la richiesta di un’ulteriore variante: la discarica di Corigliano d’Otranto è ferma e il problema dell’impiantistica per l’Ato Le/2 resta all’ordine del giorno. Ci vorranno almeno un paio di mesi per gli esiti delle analisi del Cnr-Isra sulla discarica di Corigliano e le aree contermini, che certamente creeranno uno slittamento sui tempi stessi di fruizione del sito per tutto il consorzio Ato Le/2. Tre le fasi strategiche da valutare: lo studio geofisico e il sondaggio in profondità sul sito della discarica; l’attività di verifica dell’acquifero; l’esame del rischio. E intanto Ada Fiore, neo rieletto sindaco di Corigliano, ha deciso di prendere carta e penna e di scrivere al presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola, per rappresentare un’ipotesi di utilizzo alternativo della discarica di servizio di Corigliano. La prima cittadina evidenzia come questa sia divenuta motivo di confronto e dibattito per Associazioni ambientaliste, tecnici, geologi, esperti ambientali, politici ed altro, “dibattito incentrato sull’opportunità o meno di posizionare una discarica di servizio su una ricca falda idrica utilizzata dall’Acquedotto Pugliese, per dissetare l’intero Salento durante i periodi estivi e di carenza irrigua. Io stessa”, scrive la Fiore, “mi sono più volte confrontata con Lei, facendo leva sull’incarico istituzionale, e sulla medesima sensibilità e attenzione per le problematiche ambientali, che penso ci contraddistingua. Oggi, che i cittadini pugliesi e di Corigliano d’Otranto hanno confermato la fiducia nel nostro operato premiandoci nelle consultazioni elettorali, sono ancor più motivata nel proporLe ulteriori ipotesi responsabili e costruttive di gestione della discarica di Corigliano. Ipotesi in grado di contemperare i vari interessi in gioco in questa annosa vicenda, che nostro malgrado ci vede attori principali, con il fine ultimo di utilizzare in maniera diversa l’impianto di Corigliano”. La Fiore ritiene plausibile l’ipotesi, supportata dal parere di tecnici del settore, dell’utilizzo diversificato del sistema impiantistico a servizio dell’Ato Le/2, con l’adozione di alcune modalità necessarie per il buon esito di quanto proposto, ossia: l’avvio di una ulteriore separazione del rifiuto indifferenziato nei 46 Comuni ricadenti nell’Ato Le/2, tra rifiuto secco non riciclabile e rifiuto organico; l’utilizzo dei biotunnel presenti nell’impianto di Poggiardo per produrre direttamente “compost”: l’impianto lo consentirebbe, essendo sia il processo di biostabilizzazione che di compostaggio entrambi processi aerobici. “Questo, di fatto”, sostiene la Fiore, “aiuterebbe a chiudere il ciclo dei rifiuti oltre che ad eliminare ogni forma di tensione collettiva alimentata anche da parti politiche. Da Sindaco mi sto impegnando a suggerire delle soluzioni alla Regione: mi auguro che si colga il nostro sforzo in tal senso e che si voglia prendere in considerazione ciò che proponiamo per il bene stesso della nostra città”. (Mauro Bortone)
Ugento fa per 24
L’impianto di Biostabilizzazione di Ugento è stato avviato a regime il 9 novembre 2009 ed inaugurato il successivo 25 novembre. È a servizio dei 24 Comuni dell’Ato Lecce/3. L’impianto occupa una superficie di circa 8 ettari ed è stato progettato e costruito dalla Società “Progetto Ambiente Lecce Tre”, della quale fanno parte la Cogeam ed altre imprese del territorio. “La gestione”, afferma Eugenio Ozza, sindaco di Ugento, “è affidata per quindici anni alla Cogeam, a seguito di una convenzione”. Nell’impianto viene trattata la frazione residuale della raccolta differenziata, in due fasi. La prima, quella di biostabilizzazione, consiste nell’apertura dei sacchi e nell’omogeneizzazione dei rifiuti, che vengono poi sottoposti ad un trattamento aerobico di alcuni giorni all’interno di un biotunnel, al fine di igienizzare i rifiuti stessi e di ridurre la parte putrescibile. “Il trattamento dura sette giorni, ma già dopo tre giorni le flore batteriche putrescibili muoiono, perché trattate ad una temperatura di 56° C”, afferma l’ing. Carmine Carella, progettista e direttore dei lavori dell’impianto di Ugento. La seconda fase, quella di selezione, consiste invece nel separare la frazione secca (che viene poi inviata presso l’impianto di Cavallino per la produzione di combustibile) da quella umida (che, resa inodore dai vari trattamenti, viene pressata, imballata e depositata nella discarica adiacente, la quale presenta elevati standard di sicurezza che ne assicurano l’impermeabilizzazione e quindi l’assenza di dispersione di percolato). Tutto l’impianto è stato progettato e costruito secondo criteri di tutela dell’ambiente: non vi sono né emissioni odorose né vengono superati i limiti acustici di legge. Il progettista ha poi assicurato che “l’impianto è stato progettato per servire al meglio la quantità di rifiuti derivanti dai Comuni dell’Ato Lecce/3, anche con i considerevoli aumenti di quantità del periodo estivo”. Stessa rassicurazione viene dall’assessore all’Ambiente del Comune di Ugento, Massimo Lecci: “Per la prossima stagione estiva non abbiamo elementi che ci facciano presupporre alcuna situazione di emergenza”. L’impianto di biostabilizzazione di Ugento sorge nei pressi della tristemente famosa “discarica Burgesi”, chiusa nel giugno scorso e per la quale sta per avviarsi la fase di post-gestione. “La Provincia”, assicura l’assessore Lecci, “ha sollecitato la ditta Monteco, che gestisce la discarica, ad avviare la fase di post-gestione, secondo il progetto redatto in precedenza. Organizzeremo, probabilmente nel mese di settembre, un incontro con i cittadini, nella frazione di Gemini, durante il quale la Monteco illustrerà, insieme alla Provincia, come avverrà la post-gestione della discarica”. La vecchia discarica verrà tenuta sotto controllo per un periodo di 30 anni. (Pierangelo Tempesta)
Ato Le/3: Taviano ne chiede la soppressione
Intanto il Comune di Taviano ha chiesto alla Regione di attivarsi per dare esecuzione urgente a quanto previsto dall’art. 1 comma 1 quinques del D.L 2/2010 (convertito in legge il 26/03/2010) che prevede la soppressione delle Ato entro un anno dall’entrata in vigore della precitata legge. Tale disposizione ha riproposto la soppressione delle Ato tra le misure finalizzate al contenimento delle spese negli Enti Locali, anche in virtù di quanto stabilito dalla Finanziaria 2008 che prevedeva che lo Stato e le Regioni, nell’ambito della rispettiva competenza legislativa, potessero provvedere all’accorpamento e/o alla soppressione delle Ato con la contestuale riallocazione delle stesse agli enti locali secondo i principi di sussidiarietà, differenziazione ed adeguatezza. L’Amministrazione guidata dal sindaco Salvatore D’Argento, pertanto, ha richiesto alla Regione di intervenire delegando alle Province e/o alle Unioni dei Comuni la materia relativa alla gestione dei rifiuti, e con la soppressione delle Ato ha richiesto anche la rescissione dei contratti posti in essere dalle stesse Ato per quanto concerne la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti. L’Amministrazione tavianese, nella medesima delibera, ha anche proposto di rivedere la tariffa di 55,00 euro fissata per la gestione dell’impianto complesso di Ugento, in quanto il Comune di Taviano non utilizza l’impianto di selezione e stoccaggio dei materiali provenienti dalla raccolta differenziata, poiché corrisponde già alla Ditta incaricata per la selezione dei rifiuti differenziati la somma di 20mila euro annui. “Considerando la condizione disastrosa dell’Ato Lecce3”, ha commentato D’Argento, “che opera con contratti di capitolato che portano vantaggi non ai cittadini ma alle ditte private, quello che si spera è che la Regione possa mettere ordine e garantire trasparenza nell’intero ciclo di gestione dei rifiuti. Ci auguriamo, così, che i cittadini possano finalmente beneficiare dei vantaggi della differenziata “porta a porta”, sia in termini di risorse che in termini di minor costo di smaltimento dei rifiuti nell’impianto di bio-stabilizzazione”.
Attualità
Da giugno niente più treni diretti da Roma alla Puglia!
Tornare in Salento in treno questa estate rischia di diventare un vero incubo per lavoratori, studenti fuori sede e turisti. L’on. Andrea Caroppo vicepresidente della Commissione Trasporti alla Camera, scrive all’Amministratore Delegato di Trenitalia, «per conoscere le ragioni di questa inspiegabile programmazione e, soprattutto, per chiedere l’immediato ripristino dei treni diretti verso la Puglia»

Non c’è niente da fare, vogliono relegarci in un angolo!
Non bastassero l’isolamento fisiologico, che è una questione geografica, e quello strutturale, frutto di anni di scarsa attenzione al sud e poche lucidità e lungimiranza da parte dei nostri politici e rappresentanti istituzionali, arriva anche la notizia che, da metà giugno, il Salento (come del resto tutta la Puglia) non sarà più raggiungibile dalla Capitale con treni diretti.
A lanciare l’allarme il deputato salentino e vicepresidente della Commissione Trasporti alla Camera, Andrea Caroppo: «Raggiungere la Puglia in treno questa estate rischia di diventare un vero incubo per lavoratori, studenti fuori sede e turisti».
Il perché è presto detto: «Dal 10 giugno non è previsto, al momento, nessun treno diretto tra Roma e la Puglia e le uniche offerte disponibili prevedono più cambi e alcune sfiorano addirittura le 12 ore. In pratica, si impiegherà meno tempo per arrivare a Roma da New York o Pechino che da Roma a Lecce».
Per l’on. Caroppo «è una situazione inaccettabile, destinata a creare forti disagi ai pugliesi che vogliono raggiungere la Capitale o rientrare in Puglia e che rischia di mettere in ginocchio la stagione turistica pugliese, scoraggiando i visitatori, soprattutto stranieri, a programmare un viaggio nella nostra regione».
Per questo motivo il vicepresidente della Commissione Trasporti alla Camera ha inviato una richiesta formale di chiarimento all’Amministratore Delegato di Trenitalia, Ing. Gianpiero Strisciuglio, «per conoscere le ragioni di questa inspiegabile programmazione e, soprattutto, per chiedere l’immediato ripristino dei treni diretti che collegano la Puglia a Roma».
Attualità
L’Inps smantella l’assistenza domiciliare
Con il nuovo Bando HCP, a rischio servizi fondamentali per persone disabili e migliaia di posti di lavoro. Il documento congiunto di Unci e Fesica Confsal: «Decisione gravissima, irresponsabile ed inaccettabile. Proveremo a fermare questa assurda deriva intervenendo nelle sedi istituzionali di tutte le Regioni»

Non arrivano buone notizie dal bando INPS 2025-2028.
«L’Inps smantella l’offerta di servizi socio-assistenziali domiciliari del progetto Home Care Premium e la rete territoriale che l’ha resa possibile per oltre 15 anni, servizi destinati a dipendenti, pensionati e loro familiari non autosufficienti, di fasce a basso reddito, escludendo le cooperative sociali e penalizzando gli utenti in tutta Italia».
È l’allarme lanciato all’unisono dal presidente nazionale dell’Unci (Unione nazionale cooperative italiane) Andrea Amico, dalla vicepresidente Maria Pia Di Zitti, dal presidente nazionale dell’Ancos (Associazione nazionale cooperative sociali) Paolo Ragusa, dal dirigente nazionale Unc, Gennaro Scognamiglio, dal segretario generale del sindacato Fesica Confsal Bruno Mariani, e dal vice segretario generale Alfredo Mancini.
«Il nuovo bando 2025-2028», sottolineano i rappresentanti della cooperazione e dei lavoratori, «con le novità introdotte, mette in crisi un modello positivo costruito nel tempo, che è stato in grado di rispondere alle esigenze delle persone con disabilità e delle loro famiglie, senza alcuna motivazione plausibile».
Il nuovo programma HCP, infatti, non prevede più prestazioni integrative fondamentali, come l’assistenza domiciliare svolta da operatori socio-sanitari (OSS), i servizi di sollievo per i caregiver familiari (le persone che si prendono cura di un proprio congiunto), l’accesso a centri diurni e strutture extra-domiciliari, nonché i servizi di trasporto assistito e la fornitura di ausili per l’autonomia.
Tutti servizi che finora erano stati garantiti e la cui improvvisa cancellazione creerà notevoli disagi tra i cittadini assistiti, minandone in ogni caso la qualità della vita.
«Una decisione gravissima», secondo Unci, Ancos e Fesica Confsal, «che giudichiamo irresponsabile ed inaccettabile, insieme alla pregiudiziale esclusione, assolutamente illegittima, di un soggetto cardine per la realizzazione dei servizi, quale è la cooperazione sociale, con le numerose imprese mutualistiche accreditate coinvolte, con migliaia di operatori qualificati, che in questi anni hanno garantito le prestazioni, un livello qualitativo alto e la continuità assistenziale».
Così, attraverso una decisione burocratica, calata dall’alto dall’Inps, senza tener conto degli effetti che avrebbe determinato, «si smantella nei fatti un importante progetto che riguarda la quotidianità e la vivibilità di tantissime persone, andando contro i compiti istituzionali dell’ente, e si colpiscono diverse migliaia di lavoratori, che rischiano concretamente di perdere il proprio posto di lavoro, già dal prossimo mese di luglio».
Un vero e proprio schiaffo all’idea di welfare integrato che faticosamente è stata costruita sul campo da organizzazioni non lucrative e dalle istituzioni del territorio preposte.
«Riteniamo quindi necessario», concludono Unci, Ancos e Fesica Confsal, «fermare questa assurda deriva, per rimettere la questione sul giusto binario, assicurando ai cittadini utenti i servizi necessari e salvaguardando il lavoro di cooperative sociali e operatori. A questo scopo interverremo nelle sedi istituzionali di tutte le Regioni».
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Appuntamenti
Legge elettorale, le “Preferenze” di Montesano Salentino
Domani sera consiglio comunale aperto. All’ordine del giorno la petizione con circa 500 firme per l’addio ai listini ai bloccati e il voto di preferenza anche alle politiche

Alle elezioni politiche con la possibilità di esprimere direttamente la propria preferenza sui candidati invece dei cosiddetti listini bloccati.
È quanto chiedono i quasi 500 firmatari di una petizione a Montesano Salentino.
L’argomento sarà discusso domani sera, partire dalle 19 in un consiglio comunale monotematico aperto proprio a Montesano.
All’ordine del giorno, come annunciato dal sindaco Giuseppe Maglie, la «Raccolta firme di 484 cittadini elettori con richiesta di adozione di una deliberazione da trasmettere al Presidente del Consiglio dei Ministri ed al Ministro degli Interni per l’inserimento nella legge elettorale della possibilità di esprimere due preferenze, ambo i sessi, per l’elezione dei rappresentanti in Parlamento».
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