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Cronaca

Salva la vita 40enne di Anna Maria grazie ad un cuore ricostruito

“Dopo il parto e il primo intervento ho sempre provato una sensazione di affanno, tanto da costringermi a lasciare il lavoro…”

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Un cuore ricostruito a soli 40 anni: intervento salva vita a una donna a rischio di dissezione aortica fatale


La dissezione aortica è una patologia rara, un evento potenzialmente fatale gravato da un elevato tasso di mortalità se non trattata prontamente. Questa problematica di solito non dà alcun preavviso fino a quando non si verifica l’evento acuto, ovvero la lacerazione di un tratto di parete dell’aorta, con una mortalità in fase acuta di circa il 50%. Come nel caso di Anna Maria Lysiak, una 40enne di Ostuni che nel 2016, subito dopo il parto, è stata operata in emergenza a causa di una dissezione acuta dell’aorta. Un intervento effettuato in un altro ospedale che le salva la vita e che, sostituendo il tratto aortico danneggiato, ha risolto bene la problematica, seppur temporaneamente.


Tuttavia a distanza di 6 anni, durante i quali si è sottoposta a controlli regolari, si è reso necessario intervenire per risolvere in via definitiva la situazione che la metteva a rischio di un nuovo evento acuto e migliorare nel contempo la sua qualità di vita. L’Heart Team di Città di Lecce Hospital – Ospedale di Alta Specialità accreditato con il Servizio Sanitario Nazionale – coordinato dal prof. Giuseppe Speziale, ha studiato un intervento che, nella sua complessità ha però posto anche le basi per poter re-intervenire in futuro, qualora fosse necessario, con tecnica mininvasiva.


“Dopo il parto e il primo intervento – racconta Anna Maria – ho sempre provato una sensazione di affanno, tanto da costringermi a lasciare il lavoro, e questa condizione era anche peggiorata nell’ultimo anno. Oggi dopo questo secondo intervento sto bene. Ho cercato di spiegare a mia figlia di 6 anni cos’è successo, e lei ha capito tutto perfettamente: “Mamma ti hanno cambiato il cuoricino” mi dice e sa che non posso ancora fare sforzi. Ora che lei inizia ad essere grande, e dopo che mi sarò ripresa completamente, voglio darmi nuove possibilità nella vita. Voglio ringraziare i bravissimi medici, gli infermieri e tutto il personale di Città di Lecce Hospital, sono stati fantastici, anche i loro sorrisi e le chiacchiere scambiate mi hanno fatto stare bene”.


Il caso


In seguito al primo intervento che le salvò la vita, Anna Maria Lysiak si è sottoposta a controlli periodici, durante i quali si è notato che il primo tratto di aorta (ovvero la radice aortica), in prossimità della protesi vascolare impiantata nel 2016, si era notevolmente dilatato rendendo la valvola aortica severamente insufficiente tanto che il cuore si stava gravemente danneggiando.


“Di comune accordo con il dott. Corrado Fiore, cardiologo che stava monitorando l’evolversi delle condizioni della 40enne, abbiamo deciso in Heart Team di trovare una soluzione definitiva alla situazione e quindi di programmare un intervento molto articolato – raccontano il dott. Luigi Specchia e il dott. Giuseppe Santarpino, co-responsabili dell’U.O. di Cardiochirurgia di Città di Lecce Hospital –. La volontà era quella di salvare questa giovane madre in modo da restituirle aspettativa e qualità di vita”.


La complessità dell’intervento era data, oltre che dall’atto chirurgico da compiere, anche dal rischio di re-intervento su tratti già sostituiti con protesi. Sono state eseguite inoltre diverse procedure con una chirurgia open in ottica ibrida: in prospettiva futura, qualora ve ne fosse la necessità anche a distanza di anni, gli specialisti potranno infatti intervenire nuovamente mediante endoprotesi, ovvero senza accesso chirurgico e quindi con un approccio meno rischioso e traumatico per la paziente.


Dopo un’accurata pianificazione, e la condivisione della procedura anche con il dott. Macello Melone, responsabile della Terapia Intensiva Cardiochirurgica a Città di Lecce Hospital, la paziente è stata dunque sottoposta ad un intervento molto complesso, possibile solo grazie al lavoro d’équipe:


  • Intervento di Bentall, consiste nella sostituzione in blocco e in un’unica seduta chirurgica della valvola aortica, della radice aortica, dell’aorta ascendente e nel reimpianto delle arterie coronarie con una protesi costituita da un “tubo valvolato meccanico” in fibra tessile sintetica che consente una struttura più fisiologica e maggiore funzionalità.

  • Intervento di debranching dei tronchi sovra-aortici, procedura molto delicata e complessa, sia da un punto di vista tecnico sia per il rischio neurologico per la paziente. Durante tale procedura l’organismo viene notevolmente raffreddato, fino a raggiungere la cosiddetta “ipotermia profonda”, perché il freddo protegge gli organi e quindi anche il cervello. La procedura consente di spostare l’origine delle arterie carotidi dall’arco aortico all’aorta ascendente, mediante l’utilizzo di protesi preformate. In questo modo “qualora la zona non trattata adiacente alla protesi dovesse dilatarsi nuovamente e fossimo costretti ad un terzo intervento, grazie a questa particolare procedura – che ci ha permesso di mettere in sicurezza le arterie del cervello – potremmo impiantare un’endoprotesi nell’arco aortico per via endovascolare, attraverso l’arteria femorale. In questo modo si ridurrebbe notevolmente il rischio operatorio”, spiega il dott. Specchia.


La comunicazione con la paziente nella fase pre-intervento sulle diverse tipologie di valvola che si sarebbero potute impiantare è stata fondamentale: “Abbiamo discusso la situazione con Anna Maria in quanto la scelta di una valvola meccanica prevede una terapia anticoagulante quotidiana che non le avrebbe reso possibile avere un’altra gravidanza. Consapevole di ciò, la paziente ha scelto di procedere con la valvola meccanica anche perché le darà dei vantaggi, quali un rischio di emorragie ridotto al minimo grazie al basso dosaggio del farmaco e una potenziale durata a vita della valvola stessa” spiega il dott. Santarpino.


L’intervento è durato circa 6 ore e la paziente è stata dimessa in buone condizioni dopo circa 12 giorni di degenza.


Questo caso rappresenta uno dei molti esempi dell’eccellenza della rete cardiologica del sud e in particolare salentina, che vede sinergie e collaborazioni tra Città di Lecce Hospital e le Strutture Ospedaliere e gli specialisti del territorio, come con il cardiologo di Ostuni Dott. Giovanni Spennati, che si è occupato della salute della paziente negli ultimi anni grazie a follow-up che le hanno salvato la vita.


 


Attualità

Tricase: lavori e polemiche in piazza a Caprarica

L’ing. Andrea Morciano protocolla una lettera indirizzata agli amministratori con la quale chiede la sospensione immediata dei lavori e la convocazione urgente di un incontro pubblico

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I lavori di riqualificazione in corso a Tricase, in piazza Sant’Andrea a Caprarica, sono da qualche giorno oggetto di discussione.

La polemica, fino ad ora latente, è deflagrata con la lettera indirizzata al sindaco Antonio De Donno, alla presidente del consiglio Rosanna Zocco, agli assessori e a tutti i consiglieri, dall’ingegner Andrea Morciano, noto professionista, residente proprio nel quartiere tricasino che ospita i lavori.

L’ingegnere, con la sua lettera, protocollata l’11 luglio scorso (numero 14030), chiede la sospensione immediata dei lavori e la convocazione urgente di un incontro pubblico.

In premessa l’ing. Morciano rileva innanzitutto che i lavori riguardanti la riqualificazione di Piazza Sant’Andrea sono iniziati «senza alcun preavviso per la cittadinanza, tanto che lo stesso Comitato Festaquesto fa ancora più specie, visto che un componente è anche consigliere comunale») ha dovuto improvvisamente posticipare la festa patronale ad altra data».

Poi evidenzia che «il progetto non è mai stato sottoposto ad un giudizio dei cittadini di Caprarica, eccezion fatta per una fugace esposizione di alcune tavole grafiche ben nascoste alla maggior parte della gente, lo scorso anno; che non sì è avuta neppure cura di aggiornare i render delle testate del progetto alle varianti e modifiche che il progetto ha subito».

«Quando la coperta è corta», polemizza, «e si vuol fare tutto, poi si incorre in questi errori banali. In campagna elettorale il sindaco aveva promesso che avrebbe fondato la sua amministrazione sulla partecipazione (questa sconosciuta).

Le intenzioni ed i propositi non vanno enunciati ma vanno praticati, anche se capisco che per il sindaco sia difficile, visto quanto già accaduto in altri incontri nei quali si è cercato il confronto con i risultati che sono sotto gli occhi di tutti si veda gestione ufficio tecnico»).

Altro punto contestato: «Dalla testata del progetto si evince un’ampia partecipazione di professionisti i quali, non per colpa loro (di questo ne sono certo), dalla montagna hanno partorito un topolino».

E ancora: «Non si capisce come ai cittadini non sia consentito l’uso del cemento in aree agricole o nei

centri storici e poi la piazza di Caprarica, improvvisamente diventa idonea per accogliere una bellissima pavimentazione architettonica, che altro non è che cemento. Ho sollevato il problema anche agli organi competenti, che per tutta risposta hanno giustificato la scelta per “mancanza di soldi”. I privati, invece, hanno soldi da spendere e spandere…».

Dal progetto sembrerebbe essere stata riservata una “zona ZTL” per alcuni residenti: «Si vuol conoscere in relazione a quale principio e chi pagherà i ripristini per effetto del transito dei veicoli in quella fascia», evidenzia Morciano, «inoltre sarebbe opportuno sapere se sono state effettuate delle prove di transito con mezzi pesanti, per chi percorre via Vittorio Emanuele verso via Caduti sul Lavoro. Prove traffico tanto care al sindaco… Sarebbe opportuno conoscere quali saranno le manovre da effettuare per chi, transitando con un mezzo pesante su via Caduti sul Lavoro provenendo da Corso Apulia, dove farà inversione di marcia, visto l’esistente senso unico su via Vittorio Emanuele e non potendo percorre via Leuca, o sarà vietato qualsiasi transito. Il sindaco dovrebbe spiegarlo ai cittadini residenti».

L’elenco delle obiezioni e dei “sarebbe opportuno” è ancora lungo: «Sarebbe opportuno conoscere in base a quale principio sia stato deciso di rendere non fruibile la piazza per organizzare manifestazioni o anche semplicemente per montare un palco; sarebbe opportuno conoscere il senso della piantumazione di un albero alle spalle del frantoio

Ipogeo; sarebbe opportuno conoscere come saranno gestiti i parcheggi nelle aree prossime alla piazza nei giorni di grande affluenza e se la gestione sarà semplicemente elevare multe ai cittadini; Sarebbe opportuno conoscere come, e soprattutto chi, pagherà per eventuali ripristini da eseguire sulla sede stradale (via Vittorio Emanuele – Via Leuca) che sarà rivestita con questa splendida pavimentazione architettonica»

Per tutti i punti elencati spora l’ing. Andrea Morciano chiede «l’immediata sospensione dei lavori e la convocazione di un incontro pubblico, dove vengano esposti i principi alla base della progettazione e vengano date le risposte a queste e ad altre criticità che il progetto, in fase di realizzazione, comporterà per i residenti del rione di Caprarica».

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Attualità

Galatina: sala operatoria chiusa perché senza aria condizionata? No, si, forse…

Mettetevi comodi, ci sarà da aspettare. Alla terza chiamata, dopo esserci garbatamente presentati, qualcuno dall’altra parte risponde: “Cerchiamo il direttore sanitario, dott. De Maria”; “Mi dispiace, ma lo trova domattina”. “Ma non c’è nessuno che…”

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Cosa può e deve fare un giornale quando riceve diverse telefonate di denuncia circa la malasanità pubblica?

A cosa serve il mestiere di giornalista se non a riportare pedissequamente, previa verifica, ogni spiffero o lode di quello accade fra le pieghe della pubblica amministrazione che sia essa sanitaria o di altra natura? A tutelare le fasce più deboli, a difendere chi non può, non sa o non vuole difendersi?

Ebbene, da giorni riceviamo in redazione delle lamentele circa il malfunzionamento di una delle sale operatorie dell’ospedale Santa Maria Novella di Galatina, nella fattispecie l’ultima lagnanza, arrivata via Whatsapp stamattina, è di una signora che oggi avrebbe dovuto subire un intervento in day hospital e, arrivata diligentemente e puntualmente in ospedale, si è sentita rispondere: “Signora, mi dispiace ma deve tornare a casa, sono slittati tutti gli interventi perché si è rotta l’aria condizionata e da 15 giorni la sala operatoria è rimasta ferma“.

Se non fosse seria e grave la situazione ci sarebbe da ridere. E allora? Cosa abbiamo pensato di fare? Quello che avrebbe fatto qualsiasi giornale: chiamare l’ospedale di Galatina e scrivere alla ASL.

Mettetevi comodi, ci sarà da aspettare. Alla terza chiamata, dopo esserci garbatamente presentati, qualcuno dall’altra parte risponde: “Cerchiamo il direttore sanitario, dott. De Maria“; “Mi dispiace, ma lo trova domattina“. “Ma non c’è nessuno che lo sostituisca, che ci possa informare sulla sala…“, insistiamo, “Aspetti le passo qualcuno della sala operatoria“.

Dopo aver spiegato il motivo della nostra telefonata, dall’altra parte ci rispondono: “Mi dispiace deve aver sbagliato numero!“. Basiti ribattiamo: “Come abbiamo sbagliato numero, non è la sala operatoria? Mi hanno passato lei dal centralino, saprà che numero fare il centralinista. E comunque: è vero che la sala operatoria non funziona da 2 settimane perché è rotta l’aria condizionata?”, assordante silenzio dall’altra parte, “mi scusi”, ribattiamo caparbi, “ma con chi stiamo parlando?”. 

“Sono l’infermiere E.S. e non sono tenuto a risponderle”. “Quindi”, incalziamo, “è una malcelata forma per dirmi che quello che le sto chiedendo è vero!?”.

Come tutte le cose la gentilezza si consuma, il garbo finisce, la pazienza si squaglia, con questo caldo poi: “Guardi che questo è un numero per le urgenze, e lei lo deve lasciare libero!”. ” Va bene”, replichiamo, “basta un si o un laconico no!… Tuuu, tuuu, tuuu.”

Ci appigliamo ancora al centralinista il quale, con rinnovata pazienza, ci prega di attendere e ci assicura che avrebbe cercato di passarci al telefono il direttore sanitario.

L’attesa è piacevole, le note sprigionate dalla musichetta d’attesa è puro jazz: lo si riconosce dalla grande varietà di attacchi. Spiacevole è invece la notizia, un perentorio telefonista, dopo una breve attesa, ci liquida: “Il direttore sanitario mi suggerisce di richiamare domani mattina, tuuu, tuuu, tuuu…“.

Nel frattempo, per non venire meno al nostro dovere abbiamo scritto, alla direzione della Asl e ci siamo armati, noi insieme a tutti i pazienti che non hanno usufruito del servizio, di Santa Pazienza, in attesa del domani. To be continued…

Luigi Zito

 

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Attualità

Medici salentini contro l’autonomia differenziata

Il presidente dell’OMCeO di Lecce Donato De Giorgi: «La scarsezza di risorse, vera causa di tempi di attesa vergognosamente lunghi, sarà sempre più evidente dall’applicazione dell’autonomia differenziata che penalizzerà il Sud, creando gravissimi disagi ai medici e, soprattutto, ai cittadini»

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«Si rimane basiti da alcune dichiarazioni comparse sulla stampa locale, secondo cui per risolvere le emergenze, che alcune Strutture stanno vivendo nel nostro territorio in maniera drammatica, sia necessario non solo “una più efficace organizzazione delle risorse umane”, ma anche “la necessità che alcuni Direttori di Unità Operative abbandonino la scrivania e diano una mano concreta”. Oltre a grossolane inesattezze riguardanti l’attività del presidio ospedaliero di Gallipoli, che avrebbe “sale operatorie inattive da mesi”, le dichiarazioni puntano il dito nella direzione sbagliata».

È lo sfogo di Donato De Giorgi, presidente dell’Ordine dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri (OMCeO) di Lecce.

«In realtà», tuona il dott. De Giorgi, «solo la straordinaria attività di tutti i medici e del Personale Sanitario ha consentito di far sopravvivere il SSN nel nostro territorio (come, del resto, conferma l’84,1% degli Italiani, secondo l’ultimo sondaggio Censis)».

Poi la sottolineatura: «Quando si afferma “tutti i Medici” ci si riferisce proprio a tutti: i MMG, i pediatri, gli specialisti territoriali, i medici del pronto soccorso, 118, continuità assistenziale, ospedalieri, direttori di U.O., medici del servizio pubblico, privati, convenzionati, ecc.».

«Solo il loro lavoro continuo, il loro impegno instancabile, la loro professionalità competente, la loro azione silenziosa in situazioni difficili di gravissimo disagio», insiste il presidente provinciale dell’OMCeO, «rappresenta lo straordinario e insostituibile riferimento per affermare la centralità della salute come diritto di tutti».

In questi giorni chi gestisce e chi amministra la salute nel nostro territorio avendo l’impegno di ridefinire ruoli, accorpamenti in situazioni ospedaliere periferiche e la decisiva riorganizzazione del territorio, ha sempre poco (o nessuno) spazio per allargare le risorse umane (assunzioni) e fornire ai professionisti motivazioni forti.

Secondo Donato De Giorgi: «La scarsezza di tali risorse, vera e decisiva causa dei tempi di attesa inaccettabilmente e vergognosamente lunghi, sarà sempre più evidente dall’applicazione dell’autonomia differenziata che penalizzerà soprattutto il Sud, creando gravissimi disagi ai medici e, ciò che più conta, ai cittadini».

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