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SS275: “Una civiltà si giudica anche dalle strade”

Dopo i tragici recenti indicenti, ancora una volta si garantisce che presto inizieranno i lavori di ampliamento. Che sia la volta buona? O son le solite di grida di manzoniana memoria?

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A cura di Hervè Cavallera


A partire dalla fine del secolo scorso la strada statale 275 che collega Maglie con Santa Maria di Leuca è nota per la sua pericolosità. E certamente fu un drammatico errore negli anni ’80 fermare nel territorio di Maglie l’ampliamento della statale che partiva da Lecce. Di qui il lasciare sino a Leuca un percorso disagevole per la frequenza dei mezzi che vi transitano, percorso che ha causato nei decenni non poche vittime. Eppure era prevedibile che questo sarebbe accaduto, in quanto il traffico su gomme è subito apparso crescente da Leuca a Lecce (e viceversa) anche per la non efficiente fruibilità del mezzo ferroviario. Di qui la serie di incidenti, dovuti certo a responsabilità di vario genere ma che sarebbero stati sicuramente molti di meno se la S.S. 275 fosse stata più ampia e non si dovesse necessariamente attraversare strade comunali come quella di Montesano Salentino.

Ciò spiace non poco perché da decenni si insiste sull’ampliamento della strada, evitando che si costruisse causalmente, sì da rendere più difficile l’individuazione di un tracciato complementare o alternativo, in un territorio sostanzialmente pianeggiante. Ma non si è voluto intendere ciò che era evidente e in tal modo, malgrado i comitati sorti ben presto a favore dell’ampliamento, si sono consentite delle perdite umane.

Eppure fin dall’antichità i Romani avevano capito l’importanza della presenza di vie comode e lineari. Invero, come scrive Plinio il Vecchio nella Naturalis historia, essi eccelsero nell’aprire strade e nel costruire acquedotti e cloache. È infatti noto che i Romani, durante il loro dominio, realizzarono ben 100mila chilometri di strade lastricate e 150mila chilometri di strade in terra battuta. Ciò agevolò all’inizio lo spostamento veloce di truppe per le conquiste, successivamente garantì un agevole tragitto in tutto l’impero. Del resto, ancora oggi possiamo ammirare le antiche strade consolari e i resti dei grandi acquedotti.

Il concetto di fondo lasciatoci a perenne eredità dai Romani è quello che uno degli elementi del progresso si basa sulla comodità dello spostamento. Se infatti nella fase espansiva erano le legioni a spostarsi, in seguito le strade hanno garantito i commerci e gli scambi culturali e sociali in genere. A distanza di migliaia di anni da Roma antica, si è poi sviluppata l’urbanistica, riconosciuta, con gli anni Trenta in Italia, come una vera e propria disciplina volta a gestire lo sviluppo urbano e il coordinamento del territorio. Se già nel 1884 si ebbe, a Milano, il primo piano regolatore, del 1942 è la legge 1150 che disciplina la materia e prevede all’art. 4 che “La disciplina urbanistica si attua a mezzo dei piani regolatori territoriali, dei piani regolatori comunali e delle norme sull’attività costruttiva edilizia”. D’altronde, la presenza di automobili, corriere, camion e quant’altro non può che far pensare a strade larghe e ben tenute, che garantiscano la velocità del commercio e la sicurezza degli spostamenti. Si può pertanto asserire che una civiltà si giudica anche dalle strade che presenta.

Nonostante ciò, nella nostra Penisola non mancano strade pericolose. Secondo una classifica (2021) dell’ACI sono pericolose per i ciclisti e motociclisti le strade statali: 001 Aurelia nelle province di Savona, Massa e Lucca; 016 Adriatica in provincia di Rimini; 018 Tirrena-Inferiore in provincia di Salerno; 270 dell’Ischia Verde; 145 Sorrentina in provincia di Napoli; 006 Casilina.

Inoltre, ricche di incidenti sono le tangenziali di Milano, la tangenziale nord di Torino, il grande raccordo anulare di Roma ed altre. Si conoscono anche classifiche delle strade più pericolose d’Europa e di altri continenti. Si tratta di elenchi che certo non attraggono, ma invitano alla prudenza, e che, per rimanere in Italia, riguardano di solito grandi città o tratti montagnosi, strade in cui confluisce un traffico enorme o che attraversano impervie zone montane.

Così a tutto questo inventario di strade pericolose non certo si poteva sottrarre il nostro pianeggiante Salento ed ecco appunto la strada statale 275 che, una volta constatata – come se ciò non fosse stato comprensibile da subito – la sua pericolosità, si sarebbe dovuta raddoppiare da tempo secondo accordi tra Provincia, Regione, Ministero dei Trasporti e ANAS. Ma le lungaggini burocratiche e la individuazione/definizione di un percorso che eviti l’attraversamento di centri abitati hanno fatto sì che a tutt’oggi nulla si sia fatto.

I tragici recenti incidenti hanno riaperto la questione e ancora una volta si garantisce che presto inizieranno i lavori di ampliamento, essendo stato definito il nuovo tracciato stradale. Che sia la volta buona? O si tratta ancora una volta di grida di manzoniana memoria, roboanti nelle parole ma sempre disattese? E quanto dureranno i lavori? Non sarebbe finalmente il caso che, nel secondo decennio del terzo millennio dell’era cristiana, il lavoro si compia bene e in poco tempo? Mi vengono, con preoccupazione, alla mente le parole del Foscolo: Lavoro eterno. Paga il governo. No. Con il rischio che ancora altro sangue sia versato non si può né tergiversare né lesinare. I lavori devono essere fatti presto e a regola d’arte. È davvero in gioco l’immagine della nostra civiltà.


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L’eterna Danza delle Onde

Il Salento, con il suo mare cristallino, la sua ricca storia e cultura, si eleva come fonte d’ispirazione per un emozionante progetto musicale delle FeminaeMaris che abbraccia anche l’Albania

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Nasce FeminaeMaris, il trio formato dalle musiciste salentine Silvia Boccadamo e Antonella Napoli, unite alla talentuosa cantante albanese Hersi Matmuja.

Il mare, forza dominante e collante culturale delle nazioni del Mediterraneo, è il filo conduttore del loro progetto.

Silvia e Antonella, animate dalla passione per la loro terra, hanno trovato in Hersi una compagna di viaggio altrettanto legata alla sua amata Albania. Le tre musiciste, tutte di formazione classica, daranno così vita a “L’eterna Danza delle Onde”.

VIAGGIO MUSICALE TRA STORIA E CULTURA

L’eterna Danza delle Onde” è un progetto musicale che invita l’ascoltatore a un viaggio sonoro attraverso il Salento, territorio ricco di storia e cultura.

Questo lavoro raccoglie brani inediti che descrivono luoghi specifici e le loro peculiarità, intrecciando storie e tradizioni con quelle degli antichi popoli che si insediarono nel Salento.

Il repertorio del progetto varia da pezzi a voce e tamburo, a melodie affascinanti, danze dai ritmi misti e brani strumentali evocativi.

Ogni composizione è pensata per trasportare il pubblico in una dimensione sognante, dove passato e presente si fondono in un’armonia unica.

Attraverso melodie emozionali e arrangiamenti classici, il Salento viene raccontato in modo originale, in modo diverso, rispetto ai capisaldi della Pizzica e della Taranta, con un omaggio musicale alla poesia di questo eccezionale territorio, che risuona in ogni nota e ritmo.
L’eterna Danza delle Onde” promette di regalare un’esperienza sensoriale completa, evocando l’anima del Salento e le sue mille sfaccettature attraverso una narrazione musicale senza tempo.

IL PROGETTO DISCOGRAFICO

Il trio sta collaborando con Corrado Production per la realizzazione del primo CD del progetto. La produzione prevede registrazione, editing, missaggi e mastering, pubblicazione su piattaforme digitali e la realizzazione di videoclip.

I BRANI DEL PROGETTO

PALASCIA (Otranto) – Immersa nella magia di un luogo simbolo del Salento, Palascia è la punta più orientale d’Italia, evocando intense sensazioni legate all’anima salentina.

1481 LA RECONQUISTA (Otranto) – Il brano rievoca la battaglia di Otranto del 1480-1481, una tragica pagina di storia in cui l’esercito ottomano attaccò la città, allora parte del Regno di Napoli.

FLORILANDA – (Torre Sabea Gallipoli) – La leggenda di Flavio e la sua amata che scompaiono verso l’orizzonte, rappresenta un eterno destino d’amore, simboleggiato dai gabbiani che danzano nel cielo di Gallipoli.

LACRIME D’ARGENTO – Una terra ferita, dove prima c’era l’oro del Salento adesso c’è solo un paesaggio lunare. Il dramma della xylella che ha provocato dolore e danni, raccontato con la sensibilità di chi non si arrende mai alle avversità. Questo è un brano dedicato all’ulivo, simbolo eterno del Salento; il brano celebra la resilienza e la bellezza di questo albero secolare e la forza di un territorio mai domo, pronto a rialzarsi sempre, dopo ogni caduta.

LA DANNATA (Torre dell’Alto, Nardò) – La tragica storia di una giovane fanciulla che, per sfuggire all’ingiustizia dello jus primae noctis, si getta dalla rupe, diventando leggenda nelle notti di luna piena.

ANI MORI HANAOh Mia Luna (Albania-Salento) – Una danza popolare del nord Albania si intreccia con i dialetti albanese e salentino, creando una preghiera alla luna per guidare verso l’amore.

KALÀ (Albania) – Ispirato alla leggenda della Fortezza di Rozafat in Albania e alla principessa di Acaia, il brano narra di sacrifici e magie, di una madre murata viva e di una principessa trasformata in pietra.

LA DANZA DEI DUE MARI – Una terra magica, il Salento, descritta dal detto “lu sule, lu mare, lu ientu”, viene celebrata per le sue limpide acque, giornate soleggiate e il vento che mitiga il caldo. Questo brano è un inno alla bellezza con punte liriche piene di vita e di speranza.

IL POZZO DEI MIRACOLI (Galatina) – Un brano ispirato alla leggenda del miracolo dell’acqua di Galatina, capace di guarire dalla puntura delle tarante.

LE SECCHE DI PIRO (Ugento) – Dedicato alla leggenda di Pirro e alle temutissime secche ugentine che ostacolarono il suo soccorso a Taranto.

PRESENTAZIONE DEL PROGETTO – La presentazione del progetto è in programma domenica 21 luglio alle ore 21, presso il Teatro Cavallino Bianco di Galatina, con ingresso gratuito per invito.

 

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Specchia: vai piano, anche per loro

Un passo avanti nella tutela degli animali e della sicurezza stradale

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Specchia si distingue per un’iniziativa di rilevanza nazionale volta alla protezione degli animali e alla sicurezza stradale.

È stata avviata una significativa campagna per sensibilizzare i cittadini sull’importanza di una guida prudente, specialmente nelle zone frequentate da animali randagi.

SICUREZZA E RISPETTO

Alcuni cartelli sono stati installati strategicamente in vari punti del comune.

Questi segnali non solo avvisano i conducenti sull’importanza di una guida attenta per prevenire incidenti, ma rappresentano anche un chiaro impegno verso il benessere degli animali che abitano le strade cittadine.

I nuovi cartelli, posizionati lungo le strade più trafficate e potenzialmente pericolose, presentano l’immagine di quattro animali accompagnati da un breve ma potente messaggio: «Vai Piano anche noi abbiamo famiglia (proprio come te)»

«CIVILTÀ E SENSIBILITÀ»

La sindaca di Specchia Anna Laura Remigi ha espresso il suo orgoglio riguardo a questa iniziativa innovativa: «Sono orgogliosa di questa nuova iniziativa che non solo migliora la sicurezza stradale, ma dimostra anche il nostro impegno a proteggere e rispettare tutte le forme di vita che condividono il nostro ambiente urbano. Questi cartelli non sono solo segni di progresso per la nostra città, ma testimoniano la nostra civiltà e sensibilità verso gli animali».

UN PASSO SIGNIFICATIVO

Concludendo, l’introduzione di questi cartelli rappresenta un passo significativo per Specchia, che si pone come esempio di buone pratiche nella tutela degli animali e nella promozione di una convivenza urbana sicura e responsabile.

Il paese in questo modo non solo si distingue per la rinomata bellezza del borgo ma anche per l’attenzione e il rispetto verso la fauna che la abita.

Quest’iniziativa non è soltanto un segno di progresso, ma un impegno tangibile verso un futuro in cui umani e animali possano convivere armoniosamente, con rispetto reciproco e consapevolezza ambientale.

Un’iniziativa che ci ricorda l’importanza di proteggere e preservare il mondo naturale che ci circonda, anche nelle sue forme più vulnerabili e spesso dimenticate.

Un esempio da seguire per altre comunità, dimostrando che è possibile conciliare sviluppo urbano e tutela dell’ambiente.

 

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Tricase: lavori e polemiche in piazza a Caprarica

L’ing. Andrea Morciano protocolla una lettera indirizzata agli amministratori con la quale chiede la sospensione immediata dei lavori e la convocazione urgente di un incontro pubblico

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I lavori di riqualificazione in corso a Tricase, in piazza Sant’Andrea a Caprarica, sono da qualche giorno oggetto di discussione.

La polemica, fino ad ora latente, è deflagrata con la lettera indirizzata al sindaco Antonio De Donno, alla presidente del consiglio Rosanna Zocco, agli assessori e a tutti i consiglieri, dall’ingegner Andrea Morciano, noto professionista, residente proprio nel quartiere tricasino che ospita i lavori.

L’ingegnere, con la sua lettera, protocollata l’11 luglio scorso (numero 14030), chiede la sospensione immediata dei lavori e la convocazione urgente di un incontro pubblico.

In premessa l’ing. Morciano rileva innanzitutto che i lavori riguardanti la riqualificazione di Piazza Sant’Andrea sono iniziati «senza alcun preavviso per la cittadinanza, tanto che lo stesso Comitato Festaquesto fa ancora più specie, visto che un componente è anche consigliere comunale») ha dovuto improvvisamente posticipare la festa patronale ad altra data».

Poi evidenzia che «il progetto non è mai stato sottoposto ad un giudizio dei cittadini di Caprarica, eccezion fatta per una fugace esposizione di alcune tavole grafiche ben nascoste alla maggior parte della gente, lo scorso anno; che non sì è avuta neppure cura di aggiornare i render delle testate del progetto alle varianti e modifiche che il progetto ha subito».

«Quando la coperta è corta», polemizza, «e si vuol fare tutto, poi si incorre in questi errori banali. In campagna elettorale il sindaco aveva promesso che avrebbe fondato la sua amministrazione sulla partecipazione (questa sconosciuta).

Le intenzioni ed i propositi non vanno enunciati ma vanno praticati, anche se capisco che per il sindaco sia difficile, visto quanto già accaduto in altri incontri nei quali si è cercato il confronto con i risultati che sono sotto gli occhi di tutti si veda gestione ufficio tecnico»).

Altro punto contestato: «Dalla testata del progetto si evince un’ampia partecipazione di professionisti i quali, non per colpa loro (di questo ne sono certo), dalla montagna hanno partorito un topolino».

E ancora: «Non si capisce come ai cittadini non sia consentito l’uso del cemento in aree agricole o nei

centri storici e poi la piazza di Caprarica, improvvisamente diventa idonea per accogliere una bellissima pavimentazione architettonica, che altro non è che cemento. Ho sollevato il problema anche agli organi competenti, che per tutta risposta hanno giustificato la scelta per “mancanza di soldi”. I privati, invece, hanno soldi da spendere e spandere…».

Dal progetto sembrerebbe essere stata riservata una “zona ZTL” per alcuni residenti: «Si vuol conoscere in relazione a quale principio e chi pagherà i ripristini per effetto del transito dei veicoli in quella fascia», evidenzia Morciano, «inoltre sarebbe opportuno sapere se sono state effettuate delle prove di transito con mezzi pesanti, per chi percorre via Vittorio Emanuele verso via Caduti sul Lavoro. Prove traffico tanto care al sindaco… Sarebbe opportuno conoscere quali saranno le manovre da effettuare per chi, transitando con un mezzo pesante su via Caduti sul Lavoro provenendo da Corso Apulia, dove farà inversione di marcia, visto l’esistente senso unico su via Vittorio Emanuele e non potendo percorre via Leuca, o sarà vietato qualsiasi transito. Il sindaco dovrebbe spiegarlo ai cittadini residenti».

L’elenco delle obiezioni e dei “sarebbe opportuno” è ancora lungo: «Sarebbe opportuno conoscere in base a quale principio sia stato deciso di rendere non fruibile la piazza per organizzare manifestazioni o anche semplicemente per montare un palco; sarebbe opportuno conoscere il senso della piantumazione di un albero alle spalle del frantoio

Ipogeo; sarebbe opportuno conoscere come saranno gestiti i parcheggi nelle aree prossime alla piazza nei giorni di grande affluenza e se la gestione sarà semplicemente elevare multe ai cittadini; Sarebbe opportuno conoscere come, e soprattutto chi, pagherà per eventuali ripristini da eseguire sulla sede stradale (via Vittorio Emanuele – Via Leuca) che sarà rivestita con questa splendida pavimentazione architettonica»

Per tutti i punti elencati spora l’ing. Andrea Morciano chiede «l’immediata sospensione dei lavori e la convocazione di un incontro pubblico, dove vengano esposti i principi alla base della progettazione e vengano date le risposte a queste e ad altre criticità che il progetto, in fase di realizzazione, comporterà per i residenti del rione di Caprarica».

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