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Attualità

Forno crematorio di Ugento: ce lo racconta il sindaco Chiga

Project financing, tempistiche e procedure di controllo: ecco come procede

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A cura di Lorenzo Zito





La Provincia di Lecce ha disposto la realizzazione di tre forni crematori sul territorio salentino, ciascuno a servizio di una delle tre aree in cui geograficamente è stato suddiviso: nord, cento e sud (clicca qui per leggere di più).





Con Lecce e Caprarica, c’è Ugento che, tra i Comuni candidatisi, è stato scelto per servire il sud della provincia.





Ne abbiamo parlato con il sindaco Salvatore Chiga.





Con delibera n°236 del 25.11.2022 la Giunta Comunale ha conferito apposito atto di indirizzo al Responsabile del Settore Lavori Pubblici finalizzato alla progettazione, costruzione e successiva gestione di un impianto di cremazione da realizzare presso il cimitero comunale di Ugento mediante l’attivazione di una procedura di finanza di progetto (project financing)”, esordisce il sindaco.
Il sotteso avviso pubblico è stato pubblicato in data 29.11.2022 e la proposta progettuale dovrà pervenire entro il prossimo 27 Gennaio 2023“.





Inutile sottacere come l’attività di cremazione che la presente amministrazione comunale propone risponde ampiamente ad esigenze della collettività sotto il profilo igienico-sanitario, culturale e di servizio sociale. Che si aggiungono alle implicazioni economiche legate ai risparmi sui costi di gestione dei cimiteri, degli spazi, delle costruzioni, e agli importanti aspetti ambientali e sanitari“, continua il sindaco.





Per quanto concerne la gestione tecnico-organizzativa del progetto proposto, il primo cittadino spiega: “Sarà supportata e monitorata dalle seguenti figure professionali e amministrative: Responsabile unico del Procedimento (RUP): Ingegnere tecnico ambientale; Direttore esecutivo del contratto (DEC): individuato dall’amministrazione comunale che fornirà indicazioni e disposizioni di servizio al gestore dell’impianto; Servizio di Polizia rurale e Ambientale: n. 2 ispettori a supporto delle autorità di controllo quali ARPA, Provincia, ASL, etc., nelle attività di monitoraggio ambientale e prevenzione dell’inquinamento“.




Al fine di fornire gli strumenti e le conoscenze adeguate alla gestione del forno crematorio“, aggiunge Chiga, “il Comune di Ugento provvederà ad organizzare al personale dipendente coinvolto, nonché a quello impiegato nell’ Ufficio tecnico e Polizia Ambientale, opportuna formazione, informazione e addestramento sulle specifiche procedure di lavoro (quale ad es. l’accertamento, anche attraverso la richiesta di certificazioni mediche, della preventiva eliminazione dal cadavere di stimolatori cardiaci o protesi, che possano danneggiare i forni e creare impatti alle emissioni), sugli aspetti giuridici ed etici della cremazione; sulle operazioni tecniche per la gestione e manutenzione degli impianti; sulla sicurezza del lavoro, la valutazione dei rischi ed operazioni di emergenza (con attenzione alle procedure di intervento qualora dovessero sopraggiungere guasti o problematiche gestionali dei forni, tali da determinare malfunzionamenti con eventuali rischi per la pubblica salute); sulla gestione amministrativa,sulle registrazioni obbligatorie e dei dati statistici sull’attività”.





Ecco descritte poi le specifiche attività aggiuntive, in ambito di monitoraggio, a carico dei soggetti indicati: “Il gestore dell’impianto, oltre a quanto già previsto dalle norme, sarà tenuto a: redigere un rapportino giornaliero di verifiche impiantistiche, manutenzioni effettuate, eventuali malfunzionamenti, ecc…. Lo stesso rapportino giornaliero dovrà riportare poi, il tipo di cremazioni effettuate dal forno, l’ora di inizio dell’attività di cremazione, la temperatura del forno all’introduzione del feretro/resto; la quantità e tipologia di reagenti usati per neutralizzare i gas acidi o per assorbire composti tossici nel trattamento dei fumi, in funzione del numero di cremazioni effettuate; Redigere un rapporto settimanale di avanzamento delle attività, dei controlli effettuati, programmazione delle attività per la settimana successiva, sulla verifica dell’attuazione del piano di monitoraggio ambientale, sulla verifica dell’attuazione piano di manutenzione con indicazione delle manutenzioni ordinarie e straordinarie effettuate e relativa descrizione degli interventi (con particolare riferimento alle manutenzioni effettuate sui sistemi di abbattimento e sui sistemi ausiliari)“.





E ancora: “Le operazioni di manutenzione degli impianti di aspirazione e trattamento dovranno comunque essere effettuate con la frequenza, modalità e i tempi previsti all’atto della loro progettazione e comunque in base a quanto indicato nel libretto d’uso e manutenzione. Qualunque interruzione nell’esercizio degli impianti di aspirazione e trattamento necessaria per la loro manutenzione (ordinaria preventiva o straordinaria successiva, qualora non esistano equivalenti impianti di trattamento di riserva), dovrà comportare la fermata, limitatamente al ciclo tecnologico ad essi collegato, dell’esercizio dell’impianto che potrà essere riattivato solo dopo la rimessa in efficienza degli impianti di trattamento“.





Da redigere anche un rapporto mensilein ordine alla gestione dei rifiuti con copia registro rifiuti (le cui modalità e tempi di compilazione rispetteranno le prescrizione di cui all’art. 190 del D.Lgs. 152/2006 e ss.mm.ii.) e FIR, copia iscrizione all’albo nazionale dei gestori ambientali delle imprese che effettuano la gestione dei rifiuti per l’attività di trasporto, autorizzazione degli impianti di conferimento dei rifiuti, caratterizzazioni analitiche sui rifiuti e altra documentazione sulla gestione ambientale;
E poi, partecipare ai verbali di campionamento da effettuarsi alla presenza dei DEC e dei componenti del servizio di polizia rurale e ambientale e dei laboratori e/o enti di controllo incaricati; trasmettere all’ ufficio Ambiente ed al Servizio di Polizia Rurale e Ambientale del Comune di Ugento, nonché agli organi di vigilanza e controllo quali ARPA, ASL, Provincia, una relazione sull’attività svolta nell’anno precedente con i seguenti contenuti minimi:
il numero di servizi di cremazione effettuati distinti per tipologia; i giorni e il numero complessivo di ore di funzionamento dell’impianto (computando in maniera distinta le ore relative alle fasi di accensione e spegnimento); una sintesi dei risultati delle misurazioni in discontinuo degli inquinanti e delle analisi effettuate sulle polveri di abbattimento; una sintesi dei risultati delle misurazioni in continuo con indicazione dei flussi di massa relativi agli inquinanti monitorati;
gli allarmi e i malfunzionamenti verificatisi (e le modalità di gestione); i quantitativi di reagente utilizzati per l’abbattimento delle emissioni;
le operazioni di manutenzione ordinaria e straordinaria eseguite sull’impianto e sui sistemi di abbattimento delle emissioni; le quantità totali di rifiuti smaltiti per tipologia”.





Non è finita qui: “Il DEC, oltre a quanto già previsto dalle norme, sarà tenuto a: Redigere relazione di avanzamento del servizio con cadenza mensile; in caso di emergenza a dare immediata comunicazione al RUP, alla sezione di polizia locale rurale e ambientale, alla Provincia di Lecce ed all’ARPA; partecipare ai campionamenti dei rifiuti prodotti dal gestore in contraddittorio con gli uffici comunali e successivamente i certificati di analisi saranno trasmessi al comune; insieme al nucleo di Polizia rurale ed ambientale ed al Gestore dell’impianto di cremazione, effettuare, con periodicità quindicinale, una verifica in contraddittorio su una check-list di monitoraggio concordata con ARPA Puglia e Provincia di Lecce, che sarà tenuta a disposizione e trasmessa ad ARPA Puglia e Provincia di Lecce. Garantire la presenza in fase di controllo da parte della degli Uffici comunali e degli organi di Vigilanza quali ARPA e Provincia di Lecce”.





Al fine di ridurre l’impatto prodotto dall’attività proposta, inoltre, “l’amministrazione si impegnerà a favorire l’attuazione dei seguenti adempimenti: sarà richiesto all’azienda fornitrice dell’impianto di cremazione una puntuale procedura di manutenzione preventiva ordinaria e straordinaria finalizzata ad ottimizzare il funzionamento degli analizzatori di gas di cui gli organi di vigilanza ne terranno conto durante i vari controlli effettuati;
l’installazione delle migliori tecnologie disponibili per la riduzione delle emissioni, in particolare di diossine e mercurio; l’effettuazione di un accurato studio diffusionale di ricaduta delle emissioni, per verificare l’estensione delle aree maggiormente interessate;
la ricerca di diossine e mercurio in campioni di terreno e vegetali nell’area individuata per la realizzazione, prima della entrata in esercizio del forno crematorio. Questa indagine ha lo scopo di verificare, con successivi controlli periodici, eventuali deposizioni significative di inquinanti e, in tal caso, sospendere sia l’attività crematoria, che, a scopo precauzionale fino ad analisi del prodotto, il consumo della eventuale presenza di vegetali coltivati nelle zone limitrofe all’installazione;
il controllo periodico ai punti di emissione (camino/i), dei più importanti inquinanti emessi, cioè quelli risultanti dai processi di combustione; quindi il particolato, il monossido di carbonio (CO), gli ossidi di azoto (NOX) e zolfo (SOX), i gas acidi (HCl, HF), le diossine (PCDD), i furani (PCDF) e gli IPA. Possono essere presenti, inoltre, emissioni di mercurio derivanti dall’amalgama presente, soprattutto in passato, nelle otturazioni dentarie), zinco (derivanti dalla cremazione di tombe estumulate) e metalli pesanti. I dettagli sulle tipologie di inquinanti da indagare, i limiti e le frequenze di campionamento, saranno discusse in sede di progetto“.


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“Cari giovani, costruiamo libertà: non cediamo alla mafia”

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Riceviamo e pubblichiamo una lettera di un nostro giovane lettore, Michele Cojocaru.

“L’impegno contro la mafia, non può concedersi pausa alcuna, il rischio è quello di ritrovarsi subito al punto di partenza”. Queste le parole di Paolo Borsellino, che tengo sempre a mente.
Se dovessi scrivere una lettera ai giovani al tempo di oggi, scriverei così:

Cari giovani del mio tempo, sono Michele, ho 20 anni, vengo dalla provincia di Lecce. Nel mio paese, tanti giovani come noi sono caduti nelle mani della malavita. Tanti fumano, molti spacciano, alcuni hanno addirittura pistole con loro.

Vedendo questo scrivo a voi, giovani della mia generazione, non abbiate paura di denunciare questi fatti: la società di oggi conta su di noi.
Vorrei tanto, insieme a tutti voi, richiamare lo Stato italiano, per ricordargli ancora una volta di stare dalla nostra parte.

Cari giovani e care giovani, costruiamo insieme la società la nostra società. Il futuro non deve essere la droga, non devono essere le armi. Ma un futuro di pace, in cui possiamo dire ai
nostri figli: tutto questo lo abbiamo fatto per voi.

La mafia distrugge, la mafia uccide, la mafia vieta di sognare.

Anche nel Salento c’è la mafia.
Anche nella provincia di Lecce c’è la mafia, ma è una mafia silenziosa, che agisce senza fare rumore.

Non diamogliela vinta, costruiamo libertà: coraggio, insieme ce la faremo.

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Porto Cesareo resta Area Specialmente Protetta di Interesse Mediterraneo

Confermata la certificazione che la inserisce tra le zone marine e costiere caratterizzate da un elevato grado di biodiversità, habitat di particolare rilevanza naturalistica, specie rare, minacciate o endemiche

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L’Area Marina Protetta Porto Cesareo si conferma un’Area Specialmente Protetta di Interesse Mediterraneo (ASPIM), aggiudicandosi ancora una volta la certificazione che la inserisce tra le zone marine e costiere caratterizzate da un elevato grado di biodiversità, habitat di particolare rilevanza naturalistica, specie rare, minacciate o endemiche.

La conferma della certificazione ASPIM è giunta al termine di una tre giorni di lavori sul campo da parte della commissione internazionale composta da Leonardo Tunesi, rappresentante del Focal Point, Robert Turk e Rais Chedly esperti internazionali, Antonio Terlizzi, esperto nazionale e dal direttore dell’AMP Porto Cesareo Paolo D’Ambrosio.

L’iter per ottenere il riconoscimento come da regolamento è passato dall’attivazione di attività di studio scientifico sistematico e di monitoraggio degli habitat, che consentono di stilare gli elenchi delle specie di flora e fauna necessari per definire il grado di biodiversità del sito.

«Lo status viene mantenuto attraverso il costante monitoraggio e salvaguardia delle specie individuate negli elenchi, ed essere ASPIM aumenta la nostra responsabilità di controllo dell’ambiente, allo scopo di salvaguardare le specie e gli habitat in cui esse vivono e si riproducono», hanno affermato soddisfatti i massimi responsabili di AMP Porto Cesareo.

Il riconoscimento dello status di ASPIM viene rilasciato dal Regional Activity Centre for  Specially Protected Area (RAC-SPA), con sede a Tunisi, organismo creato nel 1995 fra i Paesi che hannostipulato nel 1976 la Convenzione di Barcellona per la protezione del Mediterraneo dall’inquinamento.

È questo centro che definisce e mantiene la lista delle ASPIM, vagliando nuove domande e promuovendo le aree protette meritevoli del riconoscimento.

Le aree marine protette italiane che detengono lo status di ASPIM sono attualmente 10.

Quattro in Sardegna tra cui Capo Carbonara, Capo Caccia-Isola Piana, Penisola del Sinis-Isola di Mal di Ventre e Tavolara-Punta Coda Cavallo.

A livello nazionale figurano poi Portofino (prima AMP italiana ad aver ottenuto il riconoscimento, nel 2005), Miramare, Plemmirio, Punta Campanella.

Per il Salento, Porto Cesareo e Torre Guaceto.

Direttore e Presidente dell’AMP esprimono la loro soddisfazione per questo «ulteriore traguardo raggiunto, a conclusione di quest’anno, che conferma le altissime performance dell’AMP Porto Cesareo, la quale si posiziona non solo tra le prime a livello Nazionale, ma anche nell’élite delle Aree Specialmente Protette di Importanza Mediterranea»

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Fitto vicepresidente Commissione Ue, arriva il via libera

La situazione si è sbloccata ieri sera con il voto favorevole di Popolari, Socialisti, Liberali, Conservatori e Sovranisti. Ma i Verdi non ci stanno e i Socialisti si spaccano. Il presidente della Camera del Commercio di Lecce, Mario Vadrucci: «Sappiamo che l’On. Fitto non dimenticherà le sue origini e aiuterà le espressioni dell’impresa e del lavoro del Salento e della Puglia ad affermarsi in un contesto continentale nel il quale i nostri operatori vogliono recitare da protagonisti»

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Alla fine, Raffaele Fitto ce l’ha fatta.

Dopo lunghi giorni di attesa, polemiche a non finire e qualche ironia social, dopo il suo intervento in un inglese non proprio fluente, è arrivato il via libera alla nomina del politico salentino.

I coordinatori delle commissioni Affari regionali dell’Eurocamera, con il quorum dei due terzi, hanno dato l’ok alla nomina di Raffaele Fitto a vicepresidente esecutivo della Commissione con delega alla Coesione.

Allo stesso tempo le commissioni Affari Economici, Industria e Ambiente hanno dato l’ok definitivo alla nomina della spagnola Teresa Ribera.

Il voto finale previsto mercoledì 27 novembre, in seno alla plenaria della Commissione europea.

L’accordo, formalizzato nella serata di ieri, ha sbloccato il voto favorevole di Popolari, Socialisti, Liberali, Conservatori e Sovranisti su Fitto, mentre Ribera ha ricevuto il sostegno anche di Verdi e Sinistra.

Non sono mancate, però, le critiche: i Verdi hanno accusato il PPE di minare la trasparenza e i principi democratici, mentre il gruppo Socialista si è spaccato, con delegazioni di paesi come Germania e Francia contrarie all’intesa.

Per molti la nomina di Fitto è inopportuna perché «rappresenta un partito contro lo Stato di diritto, l’ambiente e l’integrazione europea».

Il presidente della Camera del Commercio di Lecce Mario Vadrucci si compolimenta: «Da Italiani e soprattutto da salentini siamo particolarmente soddisfatti di come si è conclusa la vicenda connessa con il completamento della Commissione Europea, che vede Raffaele Fitto meritatamente nominato nel prestigioso incarico di vicepresidente esecutivo dell’organismo che regge politicamente e concretamente le sorti dell’Unione Europea».

«Le attestazioni di stima che, in questi giorni, da più parti politiche, sono state espresse sulla figura di Raffaele Fitto, èprosegue il presidente della Cammera del Commercio leccese, «ci fanno ben sperare in vista di un lavoro nei settori delicati cui è stato chiamato, quelli delle Riforme e della Coesione, che guardano al futuro ed alla crescita della parte meno sviluppata dei Paesi Europei».

«Sappiamo che l’On. Fitto non dimenticherà le sue origini salentine e, nel suo impegno politico per favorire la coesione europea», conclude Mario Vadrucci, «cercherà di fare gli interessi dell’Italia, aiutando anche le espressioni dell’impresa e del lavoro del Salento e della Puglia ad affermarsi in un contesto continentale nel il quale i nostri operatori vogliono recitare da protagonisti».

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