Cronaca
Caso Ivan Ciullo: neanche la super perizia dà certezze
Ancora ignote le cause della morte, solo ipotesi per il decesso del 34enne trovato impiccato ad un albero di ulivo nella campagna di Presicce-Acquarica il 22 giugno 2015. La mamma: «Non ci arrenderemo e continueremo a lottare fino all’ultimo respiro per avere la verità: abbiamo diritto di sapere come è morto nostro figlio»

Si è svolta presso il Tribunale di Lecce, l’udienza sull’incidente probatorio richiesto dal PM Maria Vallefuoco dopo che il GIP Mario Tosi, accogliendo l’opposizione degli avvocati dei famigliari alla richiesta di archiviazione avanzata per la terza volta dalla Procura di Lecce, aveva disposto ulteriori indagini volte ad accertare i tempi, i mezzi e le cause della morte di Ivan Ciullo, il 34enne trovato impiccato ad un albero di ulivo nella campagna di Presicce-Acquarica, località Acquarica del Capo all’alba del 22 giugno 2015.
Alla presenza del GIP Mario Tosi e il PM Maria Vallefuoco è stata discussa la relazione peritale depositata dai periti incaricati: il medico legale Riccardo Zoia, l’informatico forense Silverio Greco, l’ingegnere forense Antonio Vernaleone.
Gli avvocati Paolo Maci e Gianluca Tarantino– difensori della famiglia di Ivan Ciullo – si sono avvalsi dei periti di parte: il criminologo Roberto Lazzari, l’esperto informatico Pasquale Catalano e l’ingegnere informatico Giuseppe Lodeserto (quest’ultimo non presente in aula). Ha partecipato all’udienza anche l’avvocato Minerva, difensore dell’indagato.
Nel corso dell’udienza è emerso che non è stata data risposta ad alcuni dei quesiti posti dal GIP e a molti è stato risposto con ipotesi e nessuna certezza.
La super perizia ha evidenziato, infatti, l’impossibilità di dare risposte certe a causa del fatto che non sono state svolte indagini nell’immediatezza del ritrovamento del corpo del ragazzo, né successivamente.
La mancata autopsia (autorizzata solo nel 2019, a seguito delle richieste dei familiari), il non aver fatto alcun tipo di indagine scientifica sul luogo in cui è stato ritrovato il corpo sono gli elementi principali che stanno ostacolando la ricerca della verità.
Circostanza che conferma come la battaglia intrapresa dai genitori, Rita Bortone e Sergio Martella, era, ed è, ragionevole.
«Noi non ci arrenderemo e continueremo a lottare fino all’ultimo respiro per avere la verità: abbiamo diritto di sapere come è morto nostro figlio»: ha dichiarato la mamma, Rita Bortone.
«Attendiamo ora fiduciosi la decisione del PM, che alla luce di quanto emerso dalla relazione peritale, auspichiamo voglia disporre ulteriori indagini per dare risposta ai quesiti irrisolti», hanno, invece, dichiarato gli avvocati della famiglia Paolo Maci e Gianluca Tarantino.
Ivan Ciullo venne trovato impiccato ad un albero di ulivo il 22 giugno del 2015 in campagna in località di Acquarica del Capo.
Il caso fu inizialmente e subito liquidato come un suicidio sulla base del fatto che nell’auto del ragazzo fu ritrovata una presunta lettera di addio ai genitori, Rita Bortone e Sergio Martella, che però non hanno mai creduto alla versione suicidaria e hanno portato avanti delle indagini private, avvalendosi di consulenti criminologi, periti informatici, balistici e medici legali.
La Procura di Lecce ha aperto un fascicolo per istigazione al suicidio e ha indagato un uomo, amico della vittima.
Dopo anni di indagini negate, farraginose e lacunose, il GIP Sergio Tosi, con provvedimento del 14 dicembre 2021, ha rigettato l’ennesima richiesta di archiviazione e, accogliendo le tesi degli avvocati difensori della famiglia di Ivan Ciullo, ha disposto ulteriori indagini.
Cronaca
Marijuana e fucile a canne mozza in masseria
Fermato un uomo che a bordo di un furgone nascondeva 700 grammi di droga. La successiva perquisizione domiciliare ha portato al ritrovamento di altri 27 chili di marijuana e dell’arma illegalmente detenuta

Durante un posto di controllo nei pressi del Campus Universitario Ecotekne di Monteroni di Lecce, unità specializzate dei Baschi Verdi del Gruppo di Lecce hanno sottoposto a controllo un uomo che viaggiava a bordo di un furgone al cui interno sono stati rinvenuti 700 grammi di marijuana.
I militari, con l’ausilio delle unità cinofile del Corpo, hanno esteso le perquisizioni presso una masseria, sita nell’agro leccese e nella disponibilità dell’uomo fermato, dove dopo accurate ricerche trovavano ulteriori 27 chili sempre di marijuana.
Durante le ricerche è stato anche trovato un fucile a canne mozze con calcio e canna tagliata senza matricola; a corredo, rinvenute anche 32 cartucce.
Sequestrato quanto rinvenuto, su indicazione del Pubblico Ministero di turno della Procura della Repubblica di Lecce, le Fiamme Gialle hanno proceduto all’arresto dell’uomo fermato che è stato condotto in carcere.
Dovrà rispondere di spaccio di sostanze stupefacenti e detenzione illegale di arma.
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Cronaca
A fuoco nella notte furgone in officina
Era fermo in sosta a Miggiano dinanzi ai locali dell’attività dove era stato portato per una riparazione. Il rogo ha interessato anche un’altra vettura e le pareti degli immobili nelle vicinanze

Mezzo in fiamme nella notte a Miggiano (immagine di repertorio).
All’ 01:30 circa una squadra del Comando dei Vigili del Fuoco, dal Distaccamento di Tricase, è intervenuta nel Comune di Miggiano in via Giuseppe Mazzini per l’incendio di un Citroen Belingo.
Il mezzo, affidato a un’autofficina per riparazioni, è stato completamente distrutto dalle fiamme. Era parcheggiato di fronte all’ingresso dell’officina stessa.
Le fiamme hanno inoltre provocato danni alla facciata dell’edificio e a un portoncino. Per irraggiamento, si sono verificati lievi danni anche a un’autovettura marca Dacia Logan, parcheggiata nelle immediate vicinanze.
L’intervento della squadra dei VV.F. è valso ad impedire l’ulteriore propagarsi delle fiamme, limitando i danni ad altre strutture ed automezzi e scongiurando pericolo per la pubblica e privata incolumità.
Sul posto sono intervenuti i Carabinieri della Stazione di Alessano.
Cronaca
Ritrovati gli ori rubati a Vignacastrisi durante la processione

A conclusione di complesse attività investigative, nella tarda serata di ieri, i Carabinieri della Stazione di Poggiardo hanno arrestato in flagranza di reato un 32enne del luogo ritenuto presunto responsabile di un furto di oro votivo, avvenuto lo scorso 9 marzo nella chiesa della Madonna Santissima del Rosario, situata nella frazione di Vignacastrisi, nel Comune di Ortelle.
In seguito della denuncia presentata dal parroco, i militari dell’Arma hanno avviato tempestivamente le indagini che si sono sviluppate mediante l’analisi dei sistemi di videosorveglianza presenti nella zona e la raccolta di testimonianze utili alla ricostruzione della dinamica del reato.
Il furto, particolarmente grave per il contesto in cui si è verificato, è avvenuto durante la processione del Sacro Cuore di Gesù, quando la comunità religiosa era raccolta in un momento di profonda partecipazione spirituale. I beni sottratti – anelli, collane, medagliette e bracciali in oro – rappresentavano ex voto donati nel corso degli anni dai fedeli come segno di gratitudine e devozione.

Il loro valore, oltre che materiale, è soprattutto simbolico e identitario per l’intera comunità.
Nel pomeriggio di ieri, i militari dell’Arma hanno rinvenuto, presso un compro oro di un comune limitrofo, una spilla e una collana in oro, risultati compatibili con alcuni degli oggetti trafugati dalla chiesa.
Le attività investigative hanno consentito di individuare un 32enne. A seguito di ulteriori accertamenti, i Carabinieri hanno eseguito una perquisizione domiciliare presso l’abitazione dello stesso, scoprendo un panno in velluto contenente il resto degli oggetti in oro rubati, occultato all’interno della sua autovettura. La sorpresa dei militari dell’Arma è stata enorme allorquando hanno rinvenuto circa 495 grammi di sostanze stupefacenti, di cui 490 grammi verosimilmente di marijuana e 5 grammi di cocaina che hanno sequestrato. La scoperta di banconote per un totale di circa 800 euro, di un bilancino elettronico di precisione e materiale per il confezionamento delle sostanze evidenzia la volontà dell’uomo di gestire un’attività illecita, un segnale preoccupante che non può essere trascurato.
La sostanza stupefacente è stata sequestrata, in attesa di perizia chimico tossicologica. Inoltre, il denaro e gli oggetti in oro rinvenuti sono stati posti sotto sequestro. Le indagini sono in corso per identificare eventuali complici coinvolti nel furto.
Al termine delle formalità di rito, come disposto dal PM di turno della Procura della Repubblica di Lecce che conduce le indagini, l’uomo è stato arrestato e sottoposto agli arresti domiciliari presso la propria abitazione.
L’episodio ha posto l’attenzione sulla necessità di rafforzare le misure di tutela del patrimonio religioso, specialmente nei piccoli centri, dove la presenza di adeguati sistemi di sicurezza è spesso insufficiente a prevenire simili atti.
L’Arma dei Carabinieri rinnova il proprio impegno quotidiano a servizio delle comunità, per la tutela non solo della sicurezza pubblica, ma anche dei valori culturali e spirituali che costituiscono il tessuto identitario del territorio.
È importante sottolineare che il procedimento si trova nella fase preliminare e che l’eventuale colpevolezza in ordine ai reati contestati, dovrà essere accertata in sede di processo nel contraddittorio tra le parti.
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