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Castrignano del Capo

Castrignano del Capo: equilibri precari in giunta

Rimesse tre deleghe nelle mani del sindaco, che commenta: “Spunto per crescita interna”. Gli assessori Chiffi e Pizzolante e il consigliere Calabrese: “Minimizzati e sorpresi che il dialogo si sposti sulla stampa”

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Il mese di luglio ha riservato qualche curva pericolosa al percorso amministrativo della giunta di Castrignano del Capo.


Gli assessori Giulia Chiffi e Katya Pizzolante, assieme al consigliere Roberto Calabrese, hanno rimesso le proprie deleghe nelle mani del primo cittadino.


Una circostanza che l’opposizione ha definito causa di “compromessi ingestibili” (leggi qui).


Sulla questione hanno preso parola il sindaco e gli assessori Chiffi e Pizzolante ed il consigliere Calabrese.


Il sindaco getta acqua sul fuoco


Francesco Petracca

Il sindaco Francesco Petracca è intervenuto gettando acqua sul fuoco e rassicurando: “Nessun allarme, la situazione è rientrata”.


Alla Redazione, il primo cittadino ha spiegato: “Ho creduto e credo ancora nella mia squadra amministrativa. Prendo atto del disagio espresso dagli assessori Chiffi e Pizzolante e dal consigliere Calabrese, certo come sono che lo stesso vuole essere solo di maggiore stimolo a migliorare un dialogo interno che può aver avuto delle incomprensioni o delle diversità di vedute, ma sempre per il perseguimento del bene comune.


Le aspettative di ciascun componente della maggioranza sono alte e mirano solo a realizzare sempre meglio e sempre di più nell’interesse del paese con il dovuto senso di responsabilità che manca a chi oggi grida alla disfatta, strumentalizzando un momento destinato a rilevarsi di crescita interna e ferma laboriosità per il raggiungimento degli obiettivi del nostro programma elettorale”.


Perplessità negli assessori

Giulia Chiffi e Katya Pizzolante

Gli assessori Chiffi e Pizzolante e il consigliere Calabrese, tuttavia, non condividono pienamente l’intervento del primo cittadino, prendendo parola come segue: “Noi restiamo in attesa di una risposta ufficiale da parte del sindaco. A una settimana dalla nostra nota protocollata in cui rimettiamo le nostre deleghe nelle sue mani, il “dialogo” si sposta sulla stampa, e non per nostra volontà.

Ecco quindi che ci troviamo costretti a rispondere con gli stessi mezzi, onde evitare fraintendimenti o banalizzazioni delle nostre intenzioni.

Abbiamo voluto finora attendere fiduciosamente una risoluzione interna, prima di “dare in pasto” alla stampa una notizia facilmente strumentalizzabile.

Siamo felici di constatare che il Sindaco abbia colto il nostro spirito costruttivo e l’intento alla base del nostro gesto che è di stimolo al rilancio dell’operato amministrativo. Ci dispiace, però, che abbia minimizzato le nostre richieste e quasi banalizzato un nostro rientro, che non è ad oggi sancito da nessun atto ufficiale.

In un incontro avuto con il primo cittadino, questi ci ha garantito il suo impegno a riprendere in mano le redini della sua amministrazione, per sbloccarne l’attività, gestendo gli equilibri di maggioranza e sciogliendo i nodi delle numerose criticità che abbiamo posto alla sua attenzione in una lettera privata che ha preceduto la nostra decisione di rinunciare alle deleghe da lui assegnateci all’inizio del mandato elettorale.

Oggi siamo ancora in attesa di una decisa azione da parte del Sindaco e di una risposta formale. Nel frattempo non mancherà il nostro impegno dai banchi del consiglio comunale a un vigile monitoraggio dell’attività amministrativa”.


 


 


Appuntamenti

Sulle Orme del Senso del Sacro a Santa Maria di Leuca

Collettiva d’arte da domani e fino al 30 novembre a Villa La Meridiana. Gli artisti, provenienti da tutte le parti d’Italia, dipingeranno “en plein air”, dalle ore 10 alle ore 13

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Presso le Scuderie dell’ottocentesca Villa La Meridiana a Santa Maria di Leuca, la mostra “Sulle orme del senso del Sacro” alla presenza di Maria Rosaria Rosato.

L’inaugurazione è in programma domani, sabato 9 novembre, alle ore 16.

Ideata e progettata da Luciana Mascia, con il patrocinio della curia di Napoli nella persona di Monsignor Adolfo Russo e con il supporto di Caroli Hotels, la mostra resterà aperta fino a domenica 30 novembre.

Gli artisti, provenienti da tutte le parti d’Italia, saranno lieti di dipingere en plein air, dalle ore 10 alle ore 13.

La mostra, allestita da Onia Schirinzi, è una collettiva d’arte che vuole riflettere sul senso del sacro nella vita di tutti i giorni e sui valori fondanti dell’animo umano.

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Attualità

Cento candeline per nonna Cosima

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Festa grande a Castrignano del Capo per nonna Cosima.

Cosima Donnicola ha raggiunto il traguardo delle cento candeline. Un secolo di vita, da festeggiare con i 5 figli Franco, Aldo, Michele, Giovanni e Antonio Schirinzi e con i 10 nipoti e 5 pronipoti.

Nata nel 1924, Cosima, prima che madre, nonna e bisnonna, è stata contadina.

Oggi tutta la nostra Redazione le augura un gioioso e lungo futuro.

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Attualità

Ovunque vai, Martinucci

Una famiglia che conta 300 collaboratori, 28 store e 74 anni di storia. Qualità e tradizione grazie alle due linee di produzione dell’azienda salentina, portavoce dell’abilità dolciaria nostrana ad ogni latitudine

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Martinucci è un’azienda riconosciuta nel mondo, portavoce della tradizione dolciaria ad ogni latitudine, con tanti punti vendita in Salento ed in diversi Paesi del globo.

Una famiglia che conta 300 collaboratori, 28 store e 74 anni di storia.

Con Fabio Martinucci facciamo il punto su come si possano raggiungere obiettivi così grandi, continuando il proprio percorso di crescita, mantenendo alti gli standardi qualità.

Eccellere su piccola e grande scala. Qual è il segreto?

«Senz’altro la nostra produzione, che oggi viaggia su due linee: una artigianale ed una industriale, mantenendo sempre altissimi standard di qualità. I prodotti della linea artigianale sono quelli che realizziamo nel nostro laboratorio di Acquarica del Capo. Da qui partono i prodotti freschi che lavoriamo giornalmente e che servono tutte le nostre pasticcerie presenti in Salento. I prodotti che vendiamo nelle pasticcerie Martinucci nel mondo, invece, sono realizzati dalla nostra linea industriale. Una linea che conserva tutte le caratteristiche del prodotto artigianale e tutte quelle preziose conoscenze artigiane tramandate nel tempo, lungo la decennale esperienza di Martinucci nel settore. La nostra azienda oggi è un po’ una fotografia del settore dolciario, in cui produzione artigianale ed industriale viaggiano sempre l’una accanto all’altra».

In che modo due metodi di lavoro, all’apparenza lontani, si avvicinano?

«Nel mondo della pasticceria, la produzione artigianale oggi si regge in gran parte sul lavoro industriale. Questo non ci deve spaventare o insospettire. Al contrario, è un percorso che ormai avanza in simbiosi e che permette di accrescere la qualità dei prodotti. Basti pensare che tutta la pasticceria oggi è improntata sull’utilizzo di semilavorati, compresa quella di pasticcieri e gelatai che si definiscono artigiani. Nel settore, tutti utilizziamo i prodotti semilavorati, talvolta anche provenienti dalle grandi multinazionali, senza che questo rappresenti un peggioramento nella qualità del prodotto. Anche grandi aziende storiche come la Pernigotti forniscono ingredienti, per fare un esempio come la nocciola di Piemonte DOC, che vengono impiegati dai mastri artigiani. Questo ci dice, nella realtà dei fatti, che produzione artigiana ed industriale non devono essere considerate antitetiche, come molte campagne di marketing vogliono farci credere, ma sono molto più prossime di quanto possiamo immaginare. Non a caso Martinucci oggi, con la sua linea industriale, è sia produttore che distributore sul mercato di semilavorati, che vengono acquistati ed impiegati giornalmente anche da molte piccole realtà del nostro territorio».

Esiste ancora l’antica figura del pasticciere che gestisce la produzione dalla A alla Z?

«Sono davvero rarissimi i pasticcieri che continuano a gestire artigianalmente l’intero processo di produzione e vendita in autonomia. È difficile pensare che al giorno d’oggi un pasticciere prepari ogni mattina tutta la produzione per la singola giornata. La prassi vuole che anche i dolci dei laboratori artigianali vengano realizzati in gran numero per coprire più giornate, poi conservati e cotti di volta in volta, giorno per giorno, secondo vendite e necessità».

Pesano ancora i falsi miti sulla produzione industriale nelle scelte dei consumatori?

«Purtroppo, si. Diverse credenze spingono il consumatore a pensare che un prodotto, se non realizzato e consumato al momento, abbia un gusto differente oppure possa nascondere delle sorprese. Ma non è così. Uno dei falsi miti più radicati è quello relativo alla conservazione. I prodotti della linea industriale, anche ma non solo per poter essere gustati in luoghi diversi da quelli di produzione, sono sottoposti a congelamento. E questo può generare scetticismo nel consumatore. In realtà, il processo di conservazione non altera le proprietà organolettiche. Ed inoltre rappresenta anche un presidio di sicurezza per il consumatore, dal punto di vista batteriologico. L’abbattimento che effettuiamo a livello industriale (oggi richiesto in molti ambiti anche dalle Asl), portando il prodotto a -18° in venti minuti, rende la proliferazione batterica innocua per il consumatore. È un po’, per fare un parallelismo, come quando in ambito domestico congeliamo la classica lasagna della nonna per mangiarla l’indomani. In questo caso, nei laboratori, con strumentazioni e procedure professionali, che permettono il cosiddetto abbattimento, abbiamo ulteriori garanzie circa la sicurezza del prodotto che viene somministrato al cliente. È proprio come nei ristoranti dove, per intenderci, non consumeremmo mai un tonno o delle cozze se prima non passate in abbattitore».

Processo industriale ed artigianale: la qualità è nel punto d’incontro?

«Mi sento di dire che senza la grande industria oggi non ci sarebbero i grandi artigiani. Se un prodotto è scadente questo non dipenderà dall’utilizzo dei semilavorati, ma dalla qualità di quei semilavorati che si sceglie di utilizzare. Un consiglio? Assaggiare per credere!».

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