Alessano
C’era una volta… l’olio salentino
Dati terrificanti, produzione a picco: il Salento non è nemmeno autosufficiente. Cosa stiamo consumando? Ed a cosa andiamo incontro?
di Lorenzo Zito
“Senti st’olive, so greche”, diceva una delle più famose battute della filmografia di Carlo Verdone.
Chissà che noi, invece, parafrasando il compianto Mario Brega, non ci ritroveremo come in Borotalco, a bluffare non sulle olive ma sull’olio.
“Senti st’olio, è salentino!”, finirà per essere l’esclamazione con cui accoglieremo l’assaggio delle residue gocce d’oro liquido di cui la nostra terra ha vissuto per decenni, e che ora procede spedito verso l’estinzione.
Dopo dieci anni di Xylella, il comparto olivicolo non ha ancora trovato la strada per invertire la rotta. I dati sono terrificanti.
Mentre in Maghreb il settore cresce anche grazie all’acquisto delle nostre filiere a prezzo stracciato, il Salento conta 5mila posti di lavoro in fumo.
Per Il Sole 24 Ore, a causa del batterio sono andati persi 3 olivi su 4 nella sola provincia di Lecce, con il crollo del 75% della produzione di olio di oliva.
Il calo della scorsa annata, quella 2022, è andato ben oltre le già nefaste previsioni: era atteso un meno 30% d’olio d’oliva dalla Puglia, è stato registrato un meno 52% (oltre 100mila tonnellate giù rispetto alla campagna olearia precedente).
Mentre l’Italia si spacca in due anche su questo settore (l’olivicolo del centro-nord è in crescita a discapito del sud), la Xylella avanza di 10 chilometri l’anno, segnando già il destino di diverse zone a nord del Tacco.
L’area già intaccata ha dimensioni mostruose: in 10 anni si è passati da 25mila ettari colpiti dal batterio agli attuali 750mila ettari, con 22milioni di piante d’olivo completamente ‘bruciate’. Prima del disastro, la nostra regione contava ben 60 milioni di ulivi, dal Gargano al Capo di Leuca.
Dieci anni dopo resiste ancora una flebile voce dell’incoscienza: uno sparuto gruppo di soliti scettici continua a dare letture fantasiose e dietrologhe del problema, ma la scienza sembra aver ripreso, finalmente, il posto che le compete.
La burocrazia, tuttavia, continua ad essere più lenta della Xylella. Delle milionarie risorse stanziate negli ultimi anni con appositi piani per i reimpianti, sono state erogate ancora solo le briciole: l’ultima indagine conoscitiva della Commissione Agricoltura della Camera dei Deputati parla di 1500 pratiche in corso di finanziamento con il Piano di Rigenerazione Olivicolo della Puglia, a fronte di più di 8mila domande presentate.
Gli italiani restano i primi consumatori di olio d’oliva al mondo.
Ma se sul mercato si conta già una bottiglia su tre in meno di olio italiano, cosa stiamo consumando?
E il nostro Salento, un tempo esportatore di olio extravergine dalla qualità ancora riconosciuta in tutto il mondo, riesce ancora a soddisfare la richiesta del suo stesso territorio?
GIULIO SPARASCIO: «RIPARTIAMO (ANCHE) DAI FAZZOLETTI DI TERRA»
«Non più. Oggi in provincia di Lecce produciamo la metà dell’olio che consumiamo», evidenzia Giulio Sparascio, vicepresidente del GAL Capo di Leuca e già presidente nazionale di Turismo Verde, che rileva «un calo terrificante della produzione salentina».
Di questo passo che fine farà il nostro settore olivicolo?
«Rischia l’estinzione, in tempi anche brevi.
Dobbiamo abbandonare la monocoltura ed accelerare la piantumazione con urgenza: le graduatorie per l’assegnazione di fondi vanno velocizzate.
E dobbiamo guardare in faccia la realtà e capire che non sono solo le aziende strutturate ad aver bisogno di aiuto: il 60% della produzione d’olio d’oliva in Salento era in mano ai proprietari terrieri, ai singoli agricoltori ed ai loro fazzoletti di terra.
Anche loro vanno supportati».
Occorre anche tutelare il settore dai pericoli esterni?
«Ci vogliono maggiori controlli, dai porti agli scaffali, per tenerci al riparo anche dalle truffe”.
MARCO PASSASEO: «MORIREMO ASPETTANDO»
I salentini prediligono l’olio salentino. Ma se il Salento non è più autosufficiente, c’è il rischio che qualcuno ci stia vendendo per nostrano dell’olio che locale non è? Lo chiediamo a Marco Passaseo, imprenditore agricolo titolare dell’Oleificio San Marco di Ruffano.
«Il rischio c’è, eccome! Purtroppo, in tanti per sostenere la produzione si devono rivolgere a frantoi del centro-nord pugliese. Altri ancora invece risolvono mescolando l’olio locale con quello che arriva da fuori, per poi spacciarlo per italiano o, peggio, per km 0».
La vostra produzione è ancora in calo?
«Quest’anno abbiamo prodotto poco e niente: i reimpianti di 4 e 5 anni fa, che erano pronti per entrare per la prima volta in produzione, hanno risentito degli imprevisti climatici. Dopo una ottima fioritura, a giugno il freddo ha fermato l’allegagione, facendo praticamente saltare l’annata».
La partita con le nuove filiere dei Paesi esteri è già persa?
«In questo momento il sud della Puglia non è più in grado di tener testa a nessun altro territorio. Se poi consideriamo aree come il nord Africa, il confronto non regge su nessun piano. Da un lato producono olio dalla qualità inferiore al nostro, ma dall’altro hanno normative sanitarie meno stringenti ed un costo della manodopera inferiore, che spesso sfocia nello sfruttamento del lavoratore».
C’è un futuro per l’olivicolo salentino?
«Le speranze erano riposte nei reimpianti. Ma i tempi biblici della burocrazia stanno segnando il destino del settore: morire aspettando».
«MENO 60%? DIVERSIFICHIAMO»
«Dal 2018 ad oggi abbiamo perso il 60% della nostra produzione», ammette Marta Lisi, di Olio Merico, realtà con produzione tra i territori di Miggiano, Alessano e Ruffano.
«Il nostro è un olio di qualità alta, che ci vede impegnati su una fetta di nicchia del mercato. Il non produrre grandi quantitativi ci ha permesso di ammortizzare il flagello Xylella, e ci tiene anche al riparo dai competitor più noti, come l’olio spagnolo. Mi rendo conto però di come la gran parte dei consumatori cerchi un prodotto di qualità inferiore (talvolta il cliente, per abitudine, consuma anche olio lampante). Tuttavia, il prezzo dell’olio d’oliva venduto sugli scaffali del supermercato è più che raddoppiato dallo scorso marzo ad oggi. Questo, unito alle difficoltà dei produttori a soddisfare la richiesta, accentua i tentativi di frode nei territori in difficoltà. Di recente, ad esempio, nel foggiano è stato sequestrato un considerevole quantitativo d’olio che veniva spacciato, alla clientela locale, per extra vergine: era poco più che lampante. Purtroppo, non tutti i furbetti vengono identificati, nonostante i controlli siano davvero tanti: per dirne una, entro sei giorni da ogni operazione di carico e scarico siamo tenuti ad aggiornare il portale digitale del Sistema Informativo Agricolo Nazionale».
Se dal 2018 ad oggi avete registrato un calo così drastico della produzione, da qui a 5 anni vi aspettate di produrre ancora olio d’oliva?
«Lavoriamo affinché il nostro olio possa continuare ad esistere. L’olio italiano, ed anche quello salentino, hanno ancora un forte appeal ed un ottimo posizionamento sul mercato. Resta da risolvere il problema dell’assenza della materia prima. Noi, in questi anni, per compensare la morìa di ulivi abbiamo diversificato: mandorle, ortaggi, alberi da frutto, grano. Ed anche prodotti finiti come la pasta o i tarallini, che derivano proprio dalla trasformazione del nostro stesso grano».
Dieci anni dopo, gli imprenditori agricoli del settore olivicolo che possono ancora definirsi tali sono in piedi grazie ai loro sforzi. Passione e tenacia sono i veri ingredienti che hanno sottratto le loro aziende ed il loro olio all’estrema unzione. Perché un aiuto che arriva tardi è come un aiuto che non è mai arrivato.
Alessano
La speranza nel dono
Ad Alessano una serata di testimonianze e letture sulla forza dei pazienti. Domani 18,30, presso la Casa della Convivialità in via Corte Vittorio Emanuele. Fulcro della serata la presentazione del libro “Mi racconto a voi”, realizzato da sei ex pazienti e un team di professionisti del settore medico
Si rinnova l’annuale appuntamento intitolato “La speranza nel dono”.
L’evento rappresenta un’importante occasione per condividere le esperienze e i racconti di pazienti che hanno affrontato il difficile percorso di cura e guarigione dai tumori del sangue.
L’evento è in programma per domani, martedì 19 novembre, dalle 18,30, presso la Casa della Convivialità in via Corte Vittorio Emanuele, ad Alessano.
I saluti istituzionali apriranno l’evento.
Seguiranno gli interventi del dottor Nicola Di Renzo (Direttore UOC Ematologia e Trapianti Cellule Staminali all’Ospedale Vito Fazzi di Lecce), della dottoressa Anna Mele (Direttore UOC Ematologia e Trapianti Cellule Staminali all’Ospedale Cardinale Panico di Tricase) e del dottor Mario Tarricone (Presidente di AIL Lecce ODV e Referente nazionale del Gruppo Pazienti Linfomi AIL-FIL).
Il fulcro della serata sarà la presentazione del libro “Mi racconto a voi”, realizzato grazie alla collaborazione di sei ex pazienti e un team di professionisti del settore medico, tra cui i dottori Di Renzo, Mele, Dargenio, De Giorgi, De Risi, G. Greco, C. Greco e la dottoressa S. Sibilla.
Il progetto, nato per dare voce ai vissuti personali dei pazienti e delle loro famiglie, intende sensibilizzare il pubblico e promuovere una maggiore empatia e comprensione verso chi affronta queste sfide.
Attraverso la narrazione, l’obiettivo è migliorare la comunicazione medico-paziente, rendendo più evidente l’importanza di comprendere e rispondere alle esigenze individuali.
Durante l’evento, Elisea Ciardo e Valerio Melcarne interpreteranno le storie ed emozioni dei sei protagonisti, ripercorrendo il loro cammino dalla diagnosi alla guarigione con letture profonde e toccanti.
A concludere la serata, il dottor Vincenzo Pavone dell’Ospedale Cardinale Panico di Tricase offrirà un intervento riassuntivo e riflessivo.
La serata sarà moderata dalla giornalista Silvia Cazzato.
Il volume e l’iniziativa si inseriscono nel contesto della Medicina Narrativa, una disciplina che ha iniziato a diffondersi negli anni ’90 e che dal 2015 ha trovato il supporto dell’Istituto Superiore di Sanità, che ne ha pubblicato le linee di indirizzo per l’uso nelle malattie croniche e rare.
La Medicina Narrativa si distingue per l’adozione di una metodologia comunicativa che riconosce il valore della narrazione come strumento fondamentale per integrare i punti di vista di tutti gli attori del processo di cura.
“La speranza nel dono” è un evento che invita alla riflessione e all’ascolto, sottolineando che dietro ogni numero e statistica c’è una persona con un vissuto unico e prezioso.
Partecipare significa contribuire a costruire una comunità più consapevole e solidale.
Alessano
Tragedia ad Alessano: 26enne muore nel giorno del suo compleanno
Il giovane potrebbe essere deceduto a causa dell’utilizzo dei cosiddetti balloons, dei palloni contenenti un gas aspirato per godere degli effetti esilaranti
Una festa finita in tragedia nel Capo di Leuca dove un ragazzo è deceduto nel giorno del suo compleanno.
È quanto accaduto nelle scorse ore ad Alessano dove ha perso la vita un 26enne del posto.
Il giovane era in compagnia di alcuni suoi amici per il suo giorno di festa. All’improvviso le celebrazioni si sono trasformate in dramma: per il ragazzo si è reso necessario l’intervento d’urgenza del 118, tra lo sgomento dei suoi amici.
Il giovane è irrimediabilmente deceduto nel giro di pochi minuti. A provocarne la morte, con tutta probabilità, secondo le prime ricostruzioni, l’utilizzo dei cosiddetti balloons, dei palloncini contenenti protossido d’azoto.
Una pratica in voga secoli fa tra i giovani britannici e tornata, purtroppo, di moda ai nostri giorni: inspirare il cosiddetto gas esilarante per godere degli effetti che provoca, una sorta di sballo esilarante.
Pratica che, purtroppo, può avere anche conseguenze letali. I carabinieri, intervenuti sul luogo della tragedia, sono al lavoro in queste ore per ricostruire nel dettaglio l’accaduto.
Alessano
A casa non risponde e si teme il peggio. Ma era in ospedale da tre giorni
Sul posto carabinieri e vigili del fuoco allertati dai vicini e dalla donna che lo accudiva. L’uomo, invece, non si era sentito bene e aveva allertato da solo il 118
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Paura questa mattina per le sorti di un uomo di Alessano, residente sulla via per Specchia.
Molti hanno pensato al peggio quando hanno visto arrivare, sotto la sua abitazione, carabinieri e vigili del fuoco del Distaccamento di Tricase.
Anche perché, sono noti in paese i problemi di salute dell’uomo, che deve ricorrere alle bombole di ossigeno per sopravvivere.
Nessuno sapeva dove potesse essere e persino la donna che lo aiutava in casa, non aveva più sue notizie da tre giorni.
Alla fine, si è scoperto che lo scomparso, proprio da tre giorni, si trova ricoverato presso il reparto di pneumologia dell’Ospedale “Cardinale Panico” di Tricase.
Si era sentito poco bene e, in qualche modo, era riuscito ad allertare il 118, che ha provveduto a trasportarlo in ospedale.
Evidentemente di notte, perché i residenti della zona erano ignari di tutto e non si erano accorti dell’avvenuto ricovero.
Sono stati i carabinieri a ricostruire l’intera vicenda e smontare la preoccupazione per il silenzio dell’uomo.
*In alto foto di repertorio
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