Alessano
Carnevale di Corsano e del Capo di Leuca, maestri al lavoro
Quarantesima edizione: tre i carri in gara, che saranno preceduti dal carro di apertura della Pro Loco: “Basta!” del gruppo Mir di Corsano, “Liberi di volare” di Quelli che il macello di Corsano e “Questa non è una favola. Ognuno dovrebbe essere padrone del proprio destino” del Picca ma boni di Patù
Maestri carristi al lavoro per allestire la quarantesima edizione del Carnevale di Corsano e del Capo di Leuca.
In questi giorni c’è un gran fermento nei capannoni della zona industriale di Corsano, dove i gruppi di volontari capitanati dagli storici maestri cartapestai si danno un gran da fare per completare quelle che sono vere e proprie opere d’arte, pronte a sfilare nel corso della due giorni di manifestazione che si svolgerà l’11 e il 13 febbraio.
La kermesse, definita “il più bel Carnevale del Salento” è organizzata dalla Pro Loco di Corsano guidata da Salvo Bleve, con i patrocini del Comune di Corsano, dell’Unione dei Comuni Terra di Leuca e dell’Unpli (Unione nazionale delle Pro Loco d’Italia).
«Ripartiamo dopo tre anni per quella che si preannuncia come un’edizione fantastica», annuncia il presidente Bleve, «dopo due anni di fermo a causa del Covid e dopo la recente edizione del 2023 che si è svolta comunque ma senza la creazione dei carri. L’entusiasmo di tutti è alle stelle e non vediamo l’ora di scendere in strada per far ammirare questi capolavori».
Le sfilate si svolgeranno con partenza da via Kennedy alle ore 15.
Il corteo mascherato, nutrito da tantissimi gruppi di ballo, da innumerevoli coreografie e da tanta musica, si snoderà su via Regina Elena per poi raggiungere la centralissima piazza San Biagio.
Ad accompagnare la festa nel corso della prima giornata di sfilate ci sarà il gruppo degli Sbandieratori di Carovigno, mentre, nella giornata finale di martedì 13 ci saranno la Misto band di Specchia e la Quadriglia di Alessano e Corsano.
Tre i carri in gara, che saranno preceduti dal carro di apertura della Pro Loco.
Il gruppo Mir, capitanato da Cesario Ratano, proporrà il carro “Basta!”.
Sarà un grido verso la pace e contro le guerre, soprattutto quella israelo-palestinese, e contro il massacro di Gaza.
La scena sarà dominata dalla testa della Statua della Libertà che, caduta a terra tra le due ali di una colomba ferita, rappresenta il simbolo dell’Occidente.
Il carro sarà sormontato da un drago buono che cerca di ribellarsi ai guerrafondai in mezzo a tante macerie, mentre in alto ci sarà un muro dove saranno raffigurati disegni ispirati a Banksy.
Sul retro infine, sarà realizzato lo “yin e yang” in bianco e nero, simbolo del bene e del male.
Nella struttura meccanica del carro, saranno utilizzati i movimenti realizzati dal compianto capocarrista Pasquale Rizzo.
Il gruppo Quelli che il macello, guidato dal carrista Carlo Morrone, presenterà il carro “Liberi di volare”.
Il soggetto sarà legato alla tematica dell’adozione, con la figura di Stitch, il draghetto che viene adottato da una famiglia umana, che preferisce rimanere con le sorelle sostenendo che “insieme siamo una famiglia”.
La figura sarà collegata a una colomba guerrigliera capovolta, che si scontrerà con un corvo che uscirà da un nido, in cui sono presenti le uova simbolo di problemi come il bullismo sui social. Insieme come famiglia appunto, supereranno tutti questi problemi, e a fare da corollario ci saranno tanti elementi sapientemente creati con la cartapesta, tra cui un surf e un pianoforte.
Il gruppo Picca ma boni di Patù, coordinato dai carristi Sergio Abaterusso e Francesco De Nuccio, sarà in gara con il carro “Questa non è una favola. Ognuno dovrebbe essere padrone del proprio destino”.
Sarà un appello alla pace contro la guerra russo-ucraina.
Ad aprire la scena sarà una grande bicicletta su cui stanno pedalando una madre e una figlia che si stanno costruendo la propria strada.
Davanti avranno un portone che si apre e si chiude come i singoli momenti della vita, mentre sui lati nelle garitte ci saranno due corvi che decidono il destino delle persone.
Le donne sono ucraine e dietro di loro ci sarà la Russia raffigurata con le torri del Cremlino, e con la figura di un grande orso al centro, che rappresenta l’istinto animale di Putin e delle forze armate.
Dietro a tutto l’allestimento, infine, ci sarà un mulino che avrà le pale composte da puzzle con i colori della pace.
«Ripartire dopo un lungo periodo di fermo dovuto alla pandemia non è facile», commenta l’assessora comunale (con delega alla cultura, turismo, politiche giovanili e pubblica istruzione) Sabrina Bisanti, «ma già l’anno scorso abbiamo potuto constatare quanto Corsano e l’intero Capo di Leuca fossero legati al Carnevale. Eppure l’anno scorso è stata “solo” una festa di piazza con il coinvolgimento di gruppi mascherati, senza la presenza di carri allegorici che sono l’anima del Carnevale di Corsano».
«Si percepiva l’entusiasmo e tanta voglia di ripartire», aggiunge l’assessora, «e a dimostrarlo è stata la partecipazione di tanta gente che ha gremito la piazza.
Quest’anno, quindi, si riparte, confermando la simbiosi di collaborazione e organizzativa tra la Pro Loco, l’amministrazione comunale e le aziende che vorranno contribuire; soprattutto siamo pronti a ripartire più forti che mai con l’entusiasmo dei numerosi gruppi mascherati e dei carristi, che ringraziamo infinitamente per il lavoro che fanno pur tra mille difficoltà».
«Quest’anno», conclude Sabrina Bisanti, «il Carnevale di Corsano potrà contare sull’importante contributo economico del POC Puglia 2014-2020, che l’Unione dei Comuni Terra di Leuca ha destinato al Comune di Corsano che, a sua volta, girerà alla pro Loco per l’organizzazione della manifestazione».
In attesa delle sfilate è in programma, venerdì 26 gennaio, al “Re dei re” di Surano, una cena sociale per la raccolta fondi da devolvere alla manifestazione.
Alessano
“Vi voglio bene”, un libro essenziale per raccontare don Tonino e la sua storia
Monsignor Vito Angiuli: “Scritti e documenti inediti per scoprire l’intera vocazione pastorale da sacerdote e da vescovo. Guardate con simpatia alle persone e agli avvenimenti della storia, per testimoniare a tutti la gioia del Vangelo”
di Luca De Santis
Vi voglio bene, Continuità e sviluppo nel ministero sacerdotale ed episcopale di don Tonino Bello è l’ultima fatica data alle stampe dal vescovo di Ugento – Santa Maria di Leuca, mons. Vito Angiuli. Il nuovo libro ha visto la luce nel mese di ottobre 2024, per le edizioni Il pozzo di Giacobbe. Quest’ultima si colloca in continuità con le precedenti pubblicazioni frutto di interessanti studi che Angiuli ha compiuto sul sacerdote della diocesi ugentina divenuto vescovo di Molfetta.
Il sottotitolo dell’opera ci fornisce le giuste delucidazioni riguardo a quelle che sono le intenzioni dell’autore: Continuità e sviluppo nel ministero sacerdotale ed episcopale di don Tonino Bello. Il testo è composto da una corposa introduzione dove l’autore pone e spiega la sua tesi riguardo a un’inscindibile armonia e continuità presente tra il ministero sacerdotale ed episcopale di don Tonino.
Nel primo capitolo, Ordinazione episcopale, sono stati curati una serie di scritti in cui il futuro vescovo di Molfetta mette in evidenza un forte attaccamento alla sua terra natia e le motivazioni che lo hanno condotto ad accettare l’ordinazione episcopale. Il secondo capitolo, Don Tonino saluta la Chiesa ugentina, raccoglie alcune omelie di saluto che don Tonino ha pronunciato prima della sua partenza per Molfetta, dove traspare in modo palpabile il suo amore per la Diocesi di Ugento che ha servito per 25 anni.
All’interno dell’ultimo capitolo troveremo invece degli scritti inediti da datarsi secondo Angiuli tra il 1960 e il 1980. La gran parte di essi pur non avendo una data o la firma, possono tranquillamente essere definiti autentici, tenendo conto della calligrafia di don Tonino. L’ordine cronologico è dato dal Curatore sulla base delle tematiche che in questi scritti vengono a essere trattate.
La maggior parte di questi risale al periodo in cui don Tonino svolgeva il suo ministero presso la Diocesi di Ugento.
Questi scritti contengono in modo germinale quelle tematiche che durante gli anni di episcopato don Tonino tratterà in modo più approfondito, in base alle sollecitazioni di quel contesto storico. Tenendo conto di quanto abbiamo rilevato è possibile dire che il libro si lascia leggere in modo molto scorrevole dimostrandosi adatto persino per coloro che non hanno avuto una conoscenza dettagliata di colui che la Chiesa Cattolica ha dichiarato Venerabile.
Il vescovo Angiuli ha deciso di intitolare questo suo ultimo libro con un’espressione che don Tonino lungo il suo ministero sacerdotale ed episcopale ha utilizzato spesso: Vi voglio bene.
Quest’ultima non ha solo la funzione di comunicare i suoi sentimenti, quanto la simpatia con cui si poneva nei confronti di quella porzione di popolo che era stata affidata alle sue cure pastorali, ma anche nei confronti della storia a lui contemporanea in cui l’umanità era immersa.
Il vi voglio bene di don Tonino
Il vi voglio bene di don Tonino – ci aiuta a comprendere l’autore – trova significato in una delle più belle espressioni da lui spesso utilizzate e contenute nella Costituzione Conciliare Gaudium et spes al n. 1: «Le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini d’oggi, dei poveri soprattutto e di tutti coloro che soffrono, sono pure le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce dei discepoli di Cristo, e nulla vi è di genuinamente umano che non trovi eco nel loro cuore».
Le motivazioni ministeriali di don Tonino nelle varie fasi dei suoi incarichi sia nella diocesi ugentina che in quella di pastore della Chiesa di Molfetta hanno mantenuto le medesime fondamenta che hanno da sempre configurato la sua fede: coltivare la preghiera, meditare la Parola, adorare Gesù eucarestia. Prendiamo atto che gli anni del ministero episcopale hanno oscurato il periodo sacerdotale, ma quegli aspetti che hanno reso il vescovo Bello conosciuto in campo nazionale e oltre, ciò per cui è stato amato nella Diocesi a lui affidata, erano già presenti nel ministero svolto nell’estremo lembo d’Italia, in quel Capo di Leuca, durante il suo lungo ministero sacerdotale come professore e vice-rettore presso il Seminario vescovile, come parroco a Ugento e Tricase, nei vari incarichi pastorali.
Cade in grave errore chi sostiene che l’episcopato, in particolar modo la presidenza di Pax Christi, abbia segnato una svolta ministeriale in don Tonino, una conversione verso le tematiche sociali, in particolar modo quella della pace e della non violenza. A tal proposito Angiuli nell’Introduzione del libro è perentorio nel sostenere il fatto che non vi è nessuna discontinuità di pensiero tra il don Tonino sacerdote e vescovo, e che pensare il contrario significherebbe mistificare la realtà.
Quest’ultimo durante il suo percorso di studio ha consolidato un ottimo utilizzo del metodo deduttivo tramite la sua formazione filosofica e teologica, così come una padronanza del metodo induttivo nel confrontarsi e padroneggiare le scienze moderne: sociologia, psicologia, diritto del lavoro, legislazione sociale, all’interno delle quali venne introdotto durante gli anni seminariali a Bologna presso l’ONARMO.
La cultura sessantottina
Accanto a coloro che sostengono una discontinuità ministeriale di don Tonino, vi sono quelli che manifestano una certa antipatia nei confronti del suo ministero, sostenendo come quest’ultimo sia il prodotto di quella cultura sessantottina che ha avuto i suoi risvolti più nefasti all’interno degli anni ’70 del secolo scorso. A costoro risponde il decreto che sancisce la Venerabilità di don Tonino, definendolo come un ottimo interprete delle istanze conciliari.
L’aspetto, forse il più deleterio, è rappresentato da coloro che del ministero di mons. Bello prendono in considerazione e ne propagano solo i temi sociali (pace, giustizia e salvaguardia del creato), dandone una lettura ideologica.
Costoro affrontano i temi sociali senza tener conto di quelli etici (divorzio, aborto, eutanasia), quest’ultimi aspetti non possono essere separati dai primi ed è chiaro come don Tonino gli abbia mantenuti sempre insieme. Proseguire su questa linea – sostiene Angiuli – significa trovarsi dinanzi a un Giano Bifronte dove diviene molto difficile cogliere, per esempio, la profondità teologica di alcune immagini eloquenti che don Tonino ci ha lasciato come quella della Convivialità delle differenze e della Chiesa del grembiule.
Ciò che mons. Bello esprime nel periodo molfettese, affonda le sue radici nel basso Salento e nella formazione bolognese. Nello specifico va considerata l’impronta ministeriale di mons. Ruotolo, il vescovo di Ugento che ha ordinato presbitero don Tonino e con cui quest’ultimo ha molto collaborato: l’amore all’eucarestia, la devozione mariana, l’impegno ad attuare gli orientamenti pastorali scaturiti dal Concilio Vaticano II, la programmazione per gli itinerari di formazione per i laici, l’attenzione alle problematiche sociali presenti in questa parte del Salento.
Un particolare merito del libro lo si riscontra nel III Capitolo Scritti vari.
In questa sezione si trovano, come già detto, degli scritti inediti di don Tonino, i quali pur non avendo lo stesso spessore o valore di quelli pubblicati da lui stesso, hanno il merito di contenere quelle tematiche che rappresentano la continuità ministeriale che Angiuli, a ragione, evidenzia.
Quest’opera è imprescindibile per chi ha un serio interesse a conoscere la sensibilità e le radici in grado di nutrire il ministero pastorale di don Tonino dal punto di vista teologico e sociale.
Il grande merito di Angiuli consiste nell’averci consegnato un testo che in continuità con le altre sue pubblicazioni su mons.
Bello, ci dona una chiarezza, una verità, che non può essere tralasciata e non considerata, un atteggiamento contrario significherebbe alterare il suo pensiero, oscurare aspetti essenziali e sostanziali della sua santità.
Alessano
La speranza nel dono
Ad Alessano una serata di testimonianze e letture sulla forza dei pazienti. Domani 18,30, presso la Casa della Convivialità in via Corte Vittorio Emanuele. Fulcro della serata la presentazione del libro “Mi racconto a voi”, realizzato da sei ex pazienti e un team di professionisti del settore medico
Si rinnova l’annuale appuntamento intitolato “La speranza nel dono”.
L’evento rappresenta un’importante occasione per condividere le esperienze e i racconti di pazienti che hanno affrontato il difficile percorso di cura e guarigione dai tumori del sangue.
L’evento è in programma per domani, martedì 19 novembre, dalle 18,30, presso la Casa della Convivialità in via Corte Vittorio Emanuele, ad Alessano.
I saluti istituzionali apriranno l’evento.
Seguiranno gli interventi del dottor Nicola Di Renzo (Direttore UOC Ematologia e Trapianti Cellule Staminali all’Ospedale Vito Fazzi di Lecce), della dottoressa Anna Mele (Direttore UOC Ematologia e Trapianti Cellule Staminali all’Ospedale Cardinale Panico di Tricase) e del dottor Mario Tarricone (Presidente di AIL Lecce ODV e Referente nazionale del Gruppo Pazienti Linfomi AIL-FIL).
Il fulcro della serata sarà la presentazione del libro “Mi racconto a voi”, realizzato grazie alla collaborazione di sei ex pazienti e un team di professionisti del settore medico, tra cui i dottori Di Renzo, Mele, Dargenio, De Giorgi, De Risi, G. Greco, C. Greco e la dottoressa S. Sibilla.
Il progetto, nato per dare voce ai vissuti personali dei pazienti e delle loro famiglie, intende sensibilizzare il pubblico e promuovere una maggiore empatia e comprensione verso chi affronta queste sfide.
Attraverso la narrazione, l’obiettivo è migliorare la comunicazione medico-paziente, rendendo più evidente l’importanza di comprendere e rispondere alle esigenze individuali.
Durante l’evento, Elisea Ciardo e Valerio Melcarne interpreteranno le storie ed emozioni dei sei protagonisti, ripercorrendo il loro cammino dalla diagnosi alla guarigione con letture profonde e toccanti.
A concludere la serata, il dottor Vincenzo Pavone dell’Ospedale Cardinale Panico di Tricase offrirà un intervento riassuntivo e riflessivo.
La serata sarà moderata dalla giornalista Silvia Cazzato.
Il volume e l’iniziativa si inseriscono nel contesto della Medicina Narrativa, una disciplina che ha iniziato a diffondersi negli anni ’90 e che dal 2015 ha trovato il supporto dell’Istituto Superiore di Sanità, che ne ha pubblicato le linee di indirizzo per l’uso nelle malattie croniche e rare.
La Medicina Narrativa si distingue per l’adozione di una metodologia comunicativa che riconosce il valore della narrazione come strumento fondamentale per integrare i punti di vista di tutti gli attori del processo di cura.
“La speranza nel dono” è un evento che invita alla riflessione e all’ascolto, sottolineando che dietro ogni numero e statistica c’è una persona con un vissuto unico e prezioso.
Partecipare significa contribuire a costruire una comunità più consapevole e solidale.
Alessano
Tragedia ad Alessano: 26enne muore nel giorno del suo compleanno
Il giovane potrebbe essere deceduto a causa dell’utilizzo dei cosiddetti balloons, dei palloni contenenti un gas aspirato per godere degli effetti esilaranti
Una festa finita in tragedia nel Capo di Leuca dove un ragazzo è deceduto nel giorno del suo compleanno.
È quanto accaduto nelle scorse ore ad Alessano dove ha perso la vita un 26enne del posto.
Il giovane era in compagnia di alcuni suoi amici per il suo giorno di festa. All’improvviso le celebrazioni si sono trasformate in dramma: per il ragazzo si è reso necessario l’intervento d’urgenza del 118, tra lo sgomento dei suoi amici.
Il giovane è irrimediabilmente deceduto nel giro di pochi minuti. A provocarne la morte, con tutta probabilità, secondo le prime ricostruzioni, l’utilizzo dei cosiddetti balloons, dei palloncini contenenti protossido d’azoto.
Una pratica in voga secoli fa tra i giovani britannici e tornata, purtroppo, di moda ai nostri giorni: inspirare il cosiddetto gas esilarante per godere degli effetti che provoca, una sorta di sballo esilarante.
Pratica che, purtroppo, può avere anche conseguenze letali. I carabinieri, intervenuti sul luogo della tragedia, sono al lavoro in queste ore per ricostruire nel dettaglio l’accaduto.
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