Attualità
Vertenza Enel-Sindacati: «È mobilitazione!»
Nota congiunta di Filctem CGIL, Flaei CISL e Uiltec UIL: «Enel lancia una sfida senza precedenti a lavoratori e sindacato, annunciando esternalizzazioni di attività Core e un cambio epocale di orario di lavoro per gli operativi di e-distribuzione senza accordo con il sindacato. Le assunzioni previste nel triennio produrranno addirittura una contrazione degli organici. Con lo stesso metodo ci attendiamo l’ulteriore comunicazione che riguarderà lo Smart Working»
«ENEL, azienda centrale per il Paese e fondamentale per guidare la transizione energetica, è ormai una Azienda solo concentrata a contenere la spesa, arretra sul piano delle tutele, non ha visione per il bene del Paese, è incapace di creare valore»: lo sostengono in una nota congiunta, che vi proponiamo di seguito, le segreterie nazionali Filctem-Cgil, Flaei-Cisl, Uiltec-Uil
ENEL: «SFIDA APERTA AI LAVORATORI»
Il sindacato si appresta a mettere in campo dure azioni di lotta e lancia due hastag da utilizzare su tutti i Social e commenti sui post, da oggi e fino alla fine della vertenza: #EnelSmobilita #ilSindacatoMobilita.
Premessa
«Enel è una azienda che gestisce una concessione che le è stata affidata dallo Stato, vive di costi riconosciuti, ha ricavi altissimi (particolarmente in e-distribuzione) e un costo del lavoro che incide pochissimo sul bilancio. Enel è una azienda pubblica, pur se fortemente partecipata da privati e di fatto gestisce i soldi delle bollette degli italiani. Enel è l’Azienda italiana con la maggiore capitalizzazione in Borsa ed ha il compito centrale di sviluppare, all’interno di una transizione energetica epocale, un piano industriale espansivo e utile al bene del Paese. Se, come tutti sanno, il vettore del futuro sarà quello elettrico, Enel ha il preciso dovere di affrontare questi anni difficili – ma di espansione del proprio business – con senso di responsabilità, avendo ben chiara la propria missione sociale, ancor prima di quella finanziaria».
Il racconto di quanto sta accadendo
«Il sindacato da qualche tempo sta contrastando un atteggiamento del management di Enel, esclusivamente utile agli azionisti privati e per nulla orientato al bene comune. C’è certamente da porre attenzione al bilancio, bilancio che ha dei debiti significativi, causati da scelte poco ponderate in passato. Se possono essere comprensibili le scelte di alleggerimento della propria presenza all’estero ciò che non possiamo accettare è l’ingiustificata riduzione del costo del lavoro e delle conseguenti tutele, un sistema che in Enel non aveva mai attecchito in precedenza. In questi anni i lavoratori hanno visto efficientamenti spinti ma nonostante questo hanno continuato a mettere in campo quel senso del dovere che da sempre caratterizza il loro operato. A tutto però c’è un limite.
Ci sembrava che la nostra impostazione avesse fatto breccia quando tre anni fa, per gli stessi motivi, organizzammo uno sciopero che ha registrato una partecipazione altissima. Da quel momento l’Azienda ha concordato con il sindacato un congruo numero di assunzioni, con l’obbiettivo di assicurare la reperibilità uno su quattro e per rinforzare tutte quelle aree bisognose di personale, proprio in virtù dei compiti che la transizione energetica richiede. Questo cammino, che ha consentito in questi tre anni pianificare assunzioni per quasi tremila giovani, sembra essersi bruscamente fermato.
In questi mesi abbiamo assistito a decisioni unilaterali, prese senza spiegarne il senso, che hanno altresì portato ad un forte rallentamento delle assunzioni pianificate, il blocco completo degli straordinari, le trasferte e da ultimo addirittura lo strumento delle trasferte concordate (strumento utile a tutti che stava ottimamente funzionando).
Ma non solo: mentre Luxottica, Lamborghini e tante altre aziende sperimentano la settimana corta, altre stanno sperimentando lo Smart Working illimitato per attirare talenti (Sace), in altri ambiti si anticipano gli aumenti contrattuali per contrastare gli effetti di una feroce inflazione, ecc., ecc., i nuovi responsabili hanno pensato bene di tornare… al secolo scorso: ridurre lo Smart Working, riproponendo quindi una sorta di comando e controllo delle attività di lavoratrici e lavoratori. Per recuperare efficienza (ricordiamo che Enel è l’azienda tra le più efficienti al mondo se non la più efficiente in assoluto) Enel ha pensato bene di continuare a proporre l’esternalizzazioni di attività Core come le manovre in cabina secondaria (attività altamente strategica e pericolosissima sul versante della Sicurezza) e addirittura vorrebbe forzare la mano per imporre, senza accordo con il sindacato, un cambio epocale di orario ai lavoratori operativi.
Un negoziato che va avanti da mesi, un braccio di ferro di cui avevamo perso memoria. Vale la pena ricordare che il sindacato, contrario ad una diminuzione dello Smart Working e ad affidare ulteriori attività strategiche – ed imposte dagli obblighi della concessione – aveva già affrontato una discussione per una sperimentazione oculata degli orari sfalsati. Solo che quando siamo andati “a vedere le carte”, diversi mesi fa, ci siamo accorti che ciò che prevedeva la proposta, era di fatto un arretramento economico inaccettabile: con il nuovo orario l’Azienda avrebbe risparmiato decine di milioni di euro, finanziando così circa 400/500 assunzioni! In pratica tutto questo significava togliere (tanti) soldi in tasca ai lavoratori per fare assunzioni di cui necessita urgentemente (per via dei precedenti efficientamenti che hanno portato ad uno svuotamento di tante aree aziendali e particolarmente di quelle operative) e un conseguente aumento dei volumi di lavoro che stanno portando allo sfinimento migliaia di lavoratori. Vi è poi una particolarità davvero inaccettabile: il sistema che si sta usando con sempre maggiore intensità riguarda i provvedimenti disciplinari. Una leva che rappresenta un ultimo disperato metodo di coercizione.
Il sindacato in questi mesi ha chiesto altro: confronto sulle attività esclusive e distintive per conservare il mestiere elettrico all’interno dell’Azienda, premi di produzione più alti, un welfare più rispondente ai nuovi bisogni (vale la pena ricordare che il fondo sanitario, il FISDE, non vede aumenti dal lontano 2005…), relazioni industriali veramente e pienamente partecipate, verifiche degli inquadramenti e nuovi percorsi professionali, verifica dei modelli organizzativi (quello di distribuzione, a partire dalla ultima riorganizzazione non ha mai funzionato, ma anche altre aree tipo Green Power sono in forte sofferenza, insieme al mercato, ecc.), dimensionamento organizzativo (assunzioni) a fronte degli ingenti investimenti derivanti dal PNRR, sperimentazione settimana corta, trasparenza nei riconoscimenti professionali, verifica dello stato delle sedi e tanto altro che ci segnalano costantemente dai luoghi di lavoro».
A proposito di sedi aziendali
«È etico spendere milioni di euro per le due strutture centrali di Piazza Verdi e Viale Regina Margherita, lasciando tutto il resto a rischio chiusura per la fatiscenza delle stesse?
Le promesse fatte al sindacato su questo tema erano chiare: rifacimento delle sedi di Direzione generale, riammodernamento completo, con pari standard qualitativi per quelle periferiche (diverse delle quali versano in uno stato vergognoso perché mancano anche i pochi fondi che hanno sempre avuto in passato).
Pensavamo che la dialettica negoziale di questi mesi potesse andare in continuità con quanto avevamo deciso insieme, a valle della stipula dello Statuto della Persona. E invece il nuovo management ha deciso di rovinare un percorso che poteva essere a somma positiva per tutti. Quello che è inaccettabile sotto ogni profilo riguarda i comportamenti che l’Azienda sta tenendo verso lavoratrici e lavoratori la cui qualità e professionalità è nota da sempre: non solo un taglio drastico delle buste paga, ma anche un sistema di controlli e punizioni e mancati riconoscimenti che sta facendo letteralmente scappare tanti di essi. Fino a poco tempo fa Enel era un punto di arrivo per tutti. Oggi le fuoriuscite dal Gruppo di professionalità di tutti i tipi sono altissime. Ma vi è di più: non esistono lavoratrici o lavoratori, siano essi operai, quadri o impiegati che non siano profondamente insoddisfatti per quanto sta accadendo.
Abbiamo proposto all’Azienda di fare insieme una indagine di clima; siamo convinti che non la si farà perché i risultati sarebbero rovinosi. Qualcuno si sta interrogando su questo? Noi crediamo di no, perché altrimenti chi governa questa azienda correrebbe ai ripari. Evidentemente gli obiettivi sono altri.
Esternalizzare significa mettere a rischio la conferma della concessione al 2029: se anche altri sapranno fare pienamente il mestiere elettrico, perché riassegnare ad Enel le attività che oggi gestisce in esclusiva? Un film che abbiamo già visto in altri settori che ne sono usciti devastati. Oltretutto sul territorio le assunzioni non si vedono. Ci hanno proposto mille immissioni in tre anni (non assunzioni, ma immissioni provenienti da altre aree aziendali…), comprensive di circa 600 che già avrebbero dovuto fare in questi mesi, per rispettare l’accordo di febbraio 2023 che prevedeva la turnazione di reperibilità di uno su quattro e di conseguenza una maggiore presenza nelle attività “Core” all’interno dell’azienda. Di fatto Enel sta certificando, nero su bianco, che in futuro la previsione contrattuale sulla reperibilità non sarà più rispettata!
Ma come si può pensare di fare miliardi di investimenti in questo triennio, senza fare un numero molto alto di nuovo assunti? Come si fa ad implementare tutto ciò che deriverà dagli obblighi in capo ad Enel derivanti dal PNRR, con meno personale di oggi?
Questa è semplicemente follia! O anche no: mentre il sindacato pensa ad una Enel in linea con i suoi compiti storici derivanti dagli obblighi della Concessione, sia come organici che come competenze interne, qualcuno sta pensando di assottigliarla a tal punto da poterla poi dare comodamente a gruppi privati o alle regioni, se dovesse passare la riforma sulle autonomie differenziate».
«Le lavoratrici ed i lavoratori elettrici impediranno tutto questo!»
«Il sindacato ha le idee chiare e sa come difendere Azienda e lavoratori. Per questo stiamo alzando sempre di più le nostre azioni di contrasto. Visto che la produzione elettrica è radicalmente cambiata con l’entrata in rete di milioni di autoproduttori, l’accordo che regolamenta il diritto di sciopero può essere messo in discussione.
Se lo faremo la responsabilità sarà esclusivamente di Enel, perché lo scambio storico tra alta produttività aziendale e buone retribuzioni non sta più in equilibrio. Scambio che ha permesso ad azienda e sindacato di fare sempre ottimi accordi.
Enel sta nei fatti disdettando lo Statuto della Persona, perché quel visionario documento aveva in sé dei valori che oggi non vediamo riconosciuti. Quella intesa prevedeva e prevede che il governo di questa fase complessa, la transizione energetica e il rinnovo delle concessioni, appunto, dovesse avere una duplice e condivisa regia: quella dell’Azienda e quella del sindacato. Se l’azienda ha deciso di fare da sé, calpestando ogni minima regola condivisa, allora quello Statuto che ha reso celebre l’Enel e i sindacati in tutta Europa (tutte le aziende italiane, certamente quelle di grandi dimensioni, ci hanno osservati con ammirazione ed interesse) non ha più la possibilità di vivere. Una figura peggiore non si poteva fare.
Con questo comunicato apriamo di fatto lo stato di agitazione in Enel che formalizzeremo secondo procedura nei prossimi giorni. Con successivi comunicati informeremo tutte le lavoratrici ed i lavoratori sulle iniziative che insieme intraprenderemo (assemblee, sciopero, attivo unitario di tutto il quadro sindacale Enel, comunicati stampa, ecc.).
Nel frattempo vi invitiamo ad usare due hastag: #EnelSmobilita #ilSindacatoMobilita su ogni post, condivisioni, commenti, ecc., quando sui Social i lavoratori esprimeranno un parere su quanto sta accadendo.
Chiediamo infine ad ogni lavoratrice e lavoratore di far sapere ai propri responsabili cosa pensano di quanto sta accadendo: è l’ora del coraggio e del protagonismo».
Attualità
“Cari giovani, costruiamo libertà: non cediamo alla mafia”
Riceviamo e pubblichiamo una lettera di un nostro giovane lettore, Michele Cojocaru.
“L’impegno contro la mafia, non può concedersi pausa alcuna, il rischio è quello di ritrovarsi subito al punto di partenza”. Queste le parole di Paolo Borsellino, che tengo sempre a mente.
Se dovessi scrivere una lettera ai giovani al tempo di oggi, scriverei così:
Cari giovani del mio tempo, sono Michele, ho 20 anni, vengo dalla provincia di Lecce. Nel mio paese, tanti giovani come noi sono caduti nelle mani della malavita. Tanti fumano, molti spacciano, alcuni hanno addirittura pistole con loro.
Vedendo questo scrivo a voi, giovani della mia generazione, non abbiate paura di denunciare questi fatti: la società di oggi conta su di noi.
Vorrei tanto, insieme a tutti voi, richiamare lo Stato italiano, per ricordargli ancora una volta di stare dalla nostra parte.
Cari giovani e care giovani, costruiamo insieme la società la nostra società. Il futuro non deve essere la droga, non devono essere le armi. Ma un futuro di pace, in cui possiamo dire ai
nostri figli: tutto questo lo abbiamo fatto per voi.
La mafia distrugge, la mafia uccide, la mafia vieta di sognare.
Anche nel Salento c’è la mafia.
Anche nella provincia di Lecce c’è la mafia, ma è una mafia silenziosa, che agisce senza fare rumore.
Non diamogliela vinta, costruiamo libertà: coraggio, insieme ce la faremo.
Attualità
Porto Cesareo resta Area Specialmente Protetta di Interesse Mediterraneo
Confermata la certificazione che la inserisce tra le zone marine e costiere caratterizzate da un elevato grado di biodiversità, habitat di particolare rilevanza naturalistica, specie rare, minacciate o endemiche
L’Area Marina Protetta Porto Cesareo si conferma un’Area Specialmente Protetta di Interesse Mediterraneo (ASPIM), aggiudicandosi ancora una volta la certificazione che la inserisce tra le zone marine e costiere caratterizzate da un elevato grado di biodiversità, habitat di particolare rilevanza naturalistica, specie rare, minacciate o endemiche.
La conferma della certificazione ASPIM è giunta al termine di una tre giorni di lavori sul campo da parte della commissione internazionale composta da Leonardo Tunesi, rappresentante del Focal Point, Robert Turk e Rais Chedly esperti internazionali, Antonio Terlizzi, esperto nazionale e dal direttore dell’AMP Porto Cesareo Paolo D’Ambrosio.
L’iter per ottenere il riconoscimento come da regolamento è passato dall’attivazione di attività di studio scientifico sistematico e di monitoraggio degli habitat, che consentono di stilare gli elenchi delle specie di flora e fauna necessari per definire il grado di biodiversità del sito.
«Lo status viene mantenuto attraverso il costante monitoraggio e salvaguardia delle specie individuate negli elenchi, ed essere ASPIM aumenta la nostra responsabilità di controllo dell’ambiente, allo scopo di salvaguardare le specie e gli habitat in cui esse vivono e si riproducono», hanno affermato soddisfatti i massimi responsabili di AMP Porto Cesareo.
Il riconoscimento dello status di ASPIM viene rilasciato dal Regional Activity Centre for Specially Protected Area (RAC-SPA), con sede a Tunisi, organismo creato nel 1995 fra i Paesi che hannostipulato nel 1976 la Convenzione di Barcellona per la protezione del Mediterraneo dall’inquinamento.
È questo centro che definisce e mantiene la lista delle ASPIM, vagliando nuove domande e promuovendo le aree protette meritevoli del riconoscimento.
Le aree marine protette italiane che detengono lo status di ASPIM sono attualmente 10.
Quattro in Sardegna tra cui Capo Carbonara, Capo Caccia-Isola Piana, Penisola del Sinis-Isola di Mal di Ventre e Tavolara-Punta Coda Cavallo.
A livello nazionale figurano poi Portofino (prima AMP italiana ad aver ottenuto il riconoscimento, nel 2005), Miramare, Plemmirio, Punta Campanella.
Per il Salento, Porto Cesareo e Torre Guaceto.
Direttore e Presidente dell’AMP esprimono la loro soddisfazione per questo «ulteriore traguardo raggiunto, a conclusione di quest’anno, che conferma le altissime performance dell’AMP Porto Cesareo, la quale si posiziona non solo tra le prime a livello Nazionale, ma anche nell’élite delle Aree Specialmente Protette di Importanza Mediterranea»
Attualità
Fitto vicepresidente Commissione Ue, arriva il via libera
La situazione si è sbloccata ieri sera con il voto favorevole di Popolari, Socialisti, Liberali, Conservatori e Sovranisti. Ma i Verdi non ci stanno e i Socialisti si spaccano. Il presidente della Camera del Commercio di Lecce, Mario Vadrucci: «Sappiamo che l’On. Fitto non dimenticherà le sue origini e aiuterà le espressioni dell’impresa e del lavoro del Salento e della Puglia ad affermarsi in un contesto continentale nel il quale i nostri operatori vogliono recitare da protagonisti»
Alla fine, Raffaele Fitto ce l’ha fatta.
Dopo lunghi giorni di attesa, polemiche a non finire e qualche ironia social, dopo il suo intervento in un inglese non proprio fluente, è arrivato il via libera alla nomina del politico salentino.
I coordinatori delle commissioni Affari regionali dell’Eurocamera, con il quorum dei due terzi, hanno dato l’ok alla nomina di Raffaele Fitto a vicepresidente esecutivo della Commissione con delega alla Coesione.
Allo stesso tempo le commissioni Affari Economici, Industria e Ambiente hanno dato l’ok definitivo alla nomina della spagnola Teresa Ribera.
Il voto finale previsto mercoledì 27 novembre, in seno alla plenaria della Commissione europea.
L’accordo, formalizzato nella serata di ieri, ha sbloccato il voto favorevole di Popolari, Socialisti, Liberali, Conservatori e Sovranisti su Fitto, mentre Ribera ha ricevuto il sostegno anche di Verdi e Sinistra.
Non sono mancate, però, le critiche: i Verdi hanno accusato il PPE di minare la trasparenza e i principi democratici, mentre il gruppo Socialista si è spaccato, con delegazioni di paesi come Germania e Francia contrarie all’intesa.
Per molti la nomina di Fitto è inopportuna perché «rappresenta un partito contro lo Stato di diritto, l’ambiente e l’integrazione europea».
Il presidente della Camera del Commercio di Lecce Mario Vadrucci si compolimenta: «Da Italiani e soprattutto da salentini siamo particolarmente soddisfatti di come si è conclusa la vicenda connessa con il completamento della Commissione Europea, che vede Raffaele Fitto meritatamente nominato nel prestigioso incarico di vicepresidente esecutivo dell’organismo che regge politicamente e concretamente le sorti dell’Unione Europea».
«Le attestazioni di stima che, in questi giorni, da più parti politiche, sono state espresse sulla figura di Raffaele Fitto, èprosegue il presidente della Cammera del Commercio leccese, «ci fanno ben sperare in vista di un lavoro nei settori delicati cui è stato chiamato, quelli delle Riforme e della Coesione, che guardano al futuro ed alla crescita della parte meno sviluppata dei Paesi Europei».
«Sappiamo che l’On. Fitto non dimenticherà le sue origini salentine e, nel suo impegno politico per favorire la coesione europea», conclude Mario Vadrucci, «cercherà di fare gli interessi dell’Italia, aiutando anche le espressioni dell’impresa e del lavoro del Salento e della Puglia ad affermarsi in un contesto continentale nel il quale i nostri operatori vogliono recitare da protagonisti».
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