Attualità
Spopolamento: c’è chi va ed anche chi… torna
«Abbiamo avuto il coraggio di partire, ma altrettanto coraggio è stato necessario per fare ritorno. Un ritorno carico di idee che hanno alimentato e continuano a alimentare la passione per il cambiamento ogni singolo giorno»
A fronte dei tanti che decidono di andar via dal Mezzogiorno d’Italia, dal Salento in particolare c’è anche chi ad un certo punto decidono di tornare come Rosaria Scarcia e Pierfrancesco Ciurlia, nostri lettori che hanno inviato un’accorata lettera proprio per dare voce a questa categoria.
Categoria che ovviamente ha meno clamore mediatico anche per una mera questione di numeri perché, ci sarà anche chi torna, ma non basta certo ad attenuare il fenomeno dello spopolamento, causato dalla partenza di chi vuol provare ad avere un lavoro ed una vita dignitosa, oltre che dal calo demografico.
Chi come Rosaria e Pierfrancesco decide di tornare, però, merita tutta la nostra attenzione e quella di chi legge.
Di seguito la loro lettera.
A chi torna ci pensate mai?
«Leggiamo spesso articoli sui vari social e web journal di tutte quelle persone che lasciano l’Italia, il sud Italia in particolar modo, e vanno via.
Vanno via perché spesso accade che, nonostante tutta la voglia di fare che possa avere una persona, in Italia mancano un po’ gli input e le attrazioni lavorative che può avere una Londra qualsiasi in una Nazione X.
Nei pensieri la maggior parte dei tuoi averi, una sacca leggera e… ci vediamo per le vacanze.
Perché il sud è fatto solo per le vacanze, ciao a genitori, zii e cugini e sparisci in una nuvola di fumo nero del binario 4 della stazione di Lecce.
Da un posto all’altro, come l’ape da fiore in fiore, tanti i visi di passaggio, che gli addii non fanno più neanche effetto.
Poi passano gli anni; uno, due, tre, cinque… ti ritrovi spaesato.
Straniero all’estero, straniero a casa tua, tanto stai solo per le vacanze.
Questa riflessione ti colpisce lasciandoti senza fiato, uno schiaffo a cinque dita in pieno volto, rimorsi e rimpianti sopiti fanno sì che anche il presente sia vissuto male.
Per lasciare la propria terra ci vuole tantissimo coraggio.
Tuttavia, si parla troppo poco di coloro che, con pari coraggio e determinazione, scelgono di fare ritorno in patria dopo aver vissuto all’estero per un certo periodo di tempo.
In un posto dove manca tutto, l’esperienza all’estero serve per aprire la mente a 360 gradi e cercare di creare un innesto tra quello che hai acquisito fuori e quello che invece fa parte del tuo DNA natìo.
Allora, si cerca di dare un senso a tutto, provando nuove strade e nuove combinazioni, lasciando anche lavori importanti perché il richiamo di volerci provare a casa tua è talmente forte che come sei andato via… semplicemente ritorni.
Non si tratta solamente di un ritorno fisico, ma di un ritorno anche intellettuale e culturale.
Si tratta di volerci provare per forza perché solo così senti che tutto abbia un senso.
Eppure, su queste storie, sembra che non venga spesa nemmeno una parola.
Mi domando: perché?
Perché sembra che chi decide di fare ritorno non riceva mai alcuna attenzione?
Sarà forse perché generano meno click?
O forse perché siamo abituati a credere che nulla cambi, che non ci sia nulla di nuovo da scoprire?
Abbiamo avuto il coraggio di partire, ma altrettanto coraggio è stato necessario per fare ritorno.
Un ritorno carico di idee che hanno alimentato e continuano a alimentare la passione per il cambiamento ogni singolo giorno.
Idee che ci hanno portato ad aprire un piccolo atelier d’arte in un piccolo paese sperduto della provincia di Lecce.
Se ci dovessi chiedere adesso: Ci pensate mai ad andare via di nuovo?
La nostra risposta sarebbe ‘’No, stiamo cercando di fare crescere il nostro paese»
Rosaria Scarcia e Pierfrancesco Ciurlia
foto in alto di Simone Cirfera da ferrovie.it
Attualità
Anche il sarago morde!
Finalmente svelato il mistero: il sarago maggiore è il responsabile dei morsi ai bagnanti. Uno studio italiano identifica il Diplodus sargus come causa di ferite ai bagnanti, grazie anche al contributo della citizen science. Luigi Musco, docente di Zoologia dell’Università del Salento,: «Non dobbiamo creare allarmismi. In molti casi, alcuni pesci, inclusi i Saraghi giovani, sono interessati alla pelle morta dagli umani, un comportamento sfruttato anche nelle pedicure di origine orientale. In rari casi, alcuni adulti possono avere lo stesso comportamento, con conseguenze più serie»
Dopo anni di segnalazioni e ipotesi, un team di ricercatori delle Università del Salento, di Catania e di Torino ha finalmente individuato uno dei responsabili dei morsi subiti dai bagnanti in varie aree del Mediterraneo: il Sarago Maggiore (Diplodus sargus).
Lo studio, pubblicato di recente sulla rivista scientifica Annales Series Historia Naturalis, rappresenta il primo rapporto documentato di questo comportamento insolito da parte del Sarago Maggiore. Grazie all’analisi dettagliata di tre episodi, tra cui un caso significativo avvenuto nell’agosto scorso in provincia di Siracusa, i ricercatori hanno confermato il ruolo di questo pesce nel provocare ferite, in alcuni casi abbastanza serie da richiedere cure mediche.
Fondamentale per questa scoperta è stato il contributo della cosiddetta citizen science. La piattaforma Facebook, attraverso il gruppo “Fauna Marina Mediterranea” – che conta oltre 29.000 membri tra ricercatori, pescatori e appassionati – ha permesso di raccogliere testimonianze dirette e materiali utili all’indagine.
IL CASO EMBLEMATICO
Tra i casi analizzati, spicca quello di una donna di 70 anni che, mentre nuotava in acque poco profonde nel siracusano, è stata ripetutamente morsa da un singolo Sarago Maggiore. L’attacco ha provocato una ferita di circa 4-5 cm di diametro, che ha richiesto cure mediche per evitare infezioni.
LE SPIEGAZIONI DEI RICERCATORI
«Le cause di questo comportamento, insolito per questa specie, restano ancora da chiarire», spiega Francesco Tiralongo dell’Università degli Studi di Catania, che ha guidato la ricerca presso l’ateneo etneo, «Sappiamo però chi è il colpevole, e questo ci dà un punto di partenza per ulteriori studi per comprenderne le cause. È altrettanto importante sottolineare il ruolo determinante della citizen science nel raccogliere e validare dati utili alla ricerca».
Luigi Musco, docente di Zoologia dell’Università del Salento, che ha partecipato alla ricerca insieme ad Emanuele Mancini dello stesso ateneo e Alessandro Nota dell’Università di Torino, aggiunge: «Non dobbiamo creare allarmismi. In molti casi, alcuni pesci, inclusi i Saraghi giovani, sono interessati a rimuovere pelle morta dagli umani, un comportamento noto e sfruttato anche nelle pedicure di origine orientale. Tuttavia, in rari casi, alcuni adulti possono mostrare lo stesso comportamento, con conseguenze più serie».
CONSULTA LO STUDIO
L’articolo scientifico originale, intitolato “Wounds inflicted on humans by the White Seabream (Diplodus sargus): First scientific report of aggressive behavior”, è liberamente scaricabile dal sito della rivista ANNALES Series Historia Naturalis.
CONCLUSIONI
Questa scoperta, resa possibile da un lavoro congiunto tra ricerca accademica e partecipazione dei cittadini, rappresenta un passo avanti nella comprensione del comportamento della fauna marina. Ulteriori studi saranno necessari per approfondire le cause di questa aggressività sporadica e il suo possibile legame con fattori ambientali o biologici.
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Attualità
Quanti bicchieri di vino si possono bere prima di mettersi alla guida?
Un uomo di circa 80 chilogrammi potrebbe rimanere sotto il limite legale con 3-4 bicchieri di vino da 125 ml; una donna di 60 chili, invece, potrebbe raggiungere il limite con soli 2-3 bicchieri. Ma restano stime sono indicative, se si deve guidare meglio non bere proprio
Le nuove norme del Codice della Strada, in vigore da sabato scorso, stanno facendo molto discutere.
Anche perché tra le principali novità spiccano il ritiro immediato della patente per chi guida in stato di ebbrezza o sotto l’effetto di sostanze stupefacenti. E le sanzioni per guida in stato di ebbrezza sono state inasprite.
Il dubbio e la paura sono che anche un solo bicchiere di vino consumato a pranzo dai parenti possa costare coro.
In molti si chiedono quanti bicchieri di vino si possono bere per non sforare i limiti?
Innanzitutto, dipende da vari fattori personali, come peso corporeo, sesso, metabolismo e presenza di cibo nello stomaco.
Un uomo di circa 80 chilogrammi potrebbe rimanere sotto il limite legale con 3-4 bicchieri di vino da 125 ml, a patto che abbia mangiato.
Una donna di 60 chili, invece, potrebbe raggiungere il limite con soli 2-3 bicchieri.
Bere a stomaco vuoto accelera l’assorbimento dell’alcol e aumenta rapidamente il tasso alcolemico, rendendo più facile superare i limiti.
È importante considerare anche la gradazione alcolica: un vino rosso corposo con contenuto alcolico superiore ai 12 gradi, aumenta il rischio di superare il limite anche con un solo bicchiere.
Stime, queste, solo indicative.
In generale un bicchiere di vino o una lattina di birra potrebbero non superare il limite, soprattutto se consumati a stomaco pieno.
È importante sapere che anche mantenendosi sotto il limite, i rischi alla guida possono permanere, come dimostrato da studi recenti.
Bere e mettersi alla guida comporta rischi significativi, anche se si è sotto i limiti legali.
Già a 0,8 g/L, si osservano difficoltà motorie, rallentamenti nei riflessi e una visione alterata, aumentando il rischio di incidenti.
Con un tasso alcolemico superiore a 1,5 g/L, si possono verificare confusione, perdita di equilibrio e, nei casi più gravi, perdita di coscienza.
Se il tasso alcolemico supera i 2,5 g/L, il rischio di avvelenamento del sangue può portare a coma e arresto cardio-respiratorio.
Inoltre, non tutti gli alcolici hanno lo stesso effetto.
Un bicchiere di vino rosso, come detto, può contenere tra i 10 e i 12 grammi di alcol, mentre una birra da 330 ml arriva a circa 13 grammi e i superalcolici possono superare queste quantità in una singola dose.
La metabolizzazione dell’alcol varia da persona a persona e, per chi ha una bassa tolleranza o pesa poco, anche un singolo bicchiere potrebbe essere eccessivo.
Anche il tempo necessario per smaltire l’alcol varia in base a numerosi fattori, come il peso, il sesso, il metabolismo e la quantità di alcol consumato.
In media, il corpo elimina circa 0,1-0,2 g/L di alcol ogni ora.
Quindi, ad esempio, un bicchiere di vino (125 ml) richiede circa 1-1,5 ore per essere metabolizzato.
Per una birra o un bicchierino di superalcolico, invece, potrebbero essere necessarie 1,5-2 ore.
Se il tasso alcolemico è più alto, ad esempio 0,8 g/L, potrebbero essere necessarie 4-8 ore per tornare a un livello di zero.
La regola più sicura, quindi resta solo una: se guidi, non bere.
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Attualità
Mattarella a Lecce per i 70 anni dell’Università
Pollice: «Lo attendiamo con gioia a Lecce per condividere il percorso storico di un ateneo che è nato grazie alla spinta delle istituzioni locali e delle singole famiglie, famiglie che nel 1955 si tassarono per consentire attraverso un investimento collettivo la realizzazione di un modello di sviluppo
Università del Salento: il Capo dello Stato alla cerimonia del 70° anno accademico
Siamo lieti di comunicare che il Presidente della Repubblica Italiana, Sergio Mattarella, onorerà l’Università del Salento della sua presenza partecipando alla cerimonia di inaugurazione del 70° anno accademico dell’Università del Salento, che si terrà il 17 gennaio 2025 al Centro Congressi di Ecotekne (via Monteroni 165, Lecce).
«È con immenso piacere che apprendiamo dal Quirinale che il Presidente della Repubblica ha accolto l’invito a presenziare alla nostra inaugurazione», ha dichiarato Fabio Pollice, Rettore dell’Università del Salento. «Lo attendiamo con gioia a Lecce per condividere il percorso storico di un ateneo che è nato grazie alla spinta delle istituzioni locali e delle singole famiglie, famiglie che nel 1955 si tassarono per consentire attraverso un investimento collettivo la realizzazione di un modello di sviluppo assolutamente lungimirante, incentrato sulla cultura e sulla conoscenza. Oggi possiamo contare su un ateneo dinamico e innovativo in grado di contribuire allo sviluppo del territorio, di cui alimentiamo la crescita collaborando con reciproco beneficio con attori pubblici e privati, con il costante apporto di competenze, professionalità e tecnologie. L’Università del Salento è anche diventata dispositivo di connessione tra la scala locale e quella globale, a beneficio dell’internazionalizzazione dell’intero sistema territoriale e della sua proiezione mediterranea. La visita del Presidente Mattarella ci onora e ci riempie di orgoglio, e avviene in un momento di alto valore simbolico e molto significativo per la storia della nostra università».
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