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Cronaca

Scoperta shock dei carabinieri a Tricase: cibo avariato in negozio senza autorizzazioni

Il titolare deteneva per la successiva vendita al pubblico 18 kg di alimenti in cattivo stato di conservazione, completamente decongelati, ammuffiti, invasi da parassiti e insudiciati

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I Carabinieri di Tricase, insieme al NAS di Lecce, hanno ispezionato un negozio alimentare.


Riscontrate gravi violazioni delle normative sanitarie.


Scoperti 18 kg di alimenti in cattivo stato di conservazione, decongelati e contaminati.


L’attività era priva di autorizzazioni.


I Carabinieri della Stazione di Tricase, unitamente a personale specializzato dei Carabinieri del NAS di Lecce, hanno effettuato servizi di controllo del territorio, nel corso dei quali sono stati ispezionati anche vari esercizi commerciali.


Durante l’ispezione di un negozio alimentare è emersa una grave violazione delle normative sanitarie.


È stato accertato, che all’interno di un pozzetto congelatore spento, il titolare deteneva per la successiva vendita al pubblico 18 kg di alimenti in cattivo stato di conservazione, completamente decongelati, ammuffiti, invasi da parassiti e insudiciati.

Immediata è stata la segnalazione dei Carabinieri alla Procura della Repubblica del capoluogo salentino per il reato di

detenzione di alimenti in cattivo stato di conservazione.


In aggiunta, sono state elevate sanzioni amministrative per un totale di oltre 11mila euro, in quanto il titolare aveva avviato l’attività commerciale in modo totalmente abusivo, privo di qualsivoglia autorizzazione amministrativa e sanitaria, e senza aver adottato le procedure di autocontrollo previste dalla normativa vigente.


Gli alimenti sono stati sequestrati penalmente e affidati in custodia al NAS di Lecce, che ha disposto la diffida alla prosecuzione dell’attività commerciale.


Inoltre, le autorità amministrative e sanitarie

sono state informate per le necessarie azioni di competenza.


Appuntamenti

Corsano riabbraccia il magistrato Ilario Martella

Ospite del suo paese natio per presentare il volume sul caso Orlandi, che tanto sta facendo discutere per le scottanti rivelazioni, e ricevere le chiavi della Città

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 Corsano accoglie un suo cittadino illustre, il magistrato Ilario Salvatore Martella, con un doppio appuntamento di carattere istituzionale e culturale.

Domani, sabato 28 settembre, alle 17,30, l’amministrazione comunale ha organizzato nella Sala Consiliare la presentazione, in anteprima nazionale, del volume “Emanuela Orlandi, intrigo internazionale. La verità che nessuno ha ancora raccontato sul mistero più oscuro della storia italiana”, scritto proprio da Ilario Salvatore Martella.

Il libro origina dall’impegno professionale di altissimo livello svolto nel corso della sua brillante carriera conclusasi come Presidente aggiunto della Suprema Corte di Cassazione.

Lo sforzo storico-narrativo prende le mosse da una prospettiva privilegiata atteso che Martella è stato il Procuratore che si è occupato delle indagini sull’attentato a Papa Giovanni Paolo II e che, quindi, ha intrecciato la propria attività investigativa con il famigerato caso Orlandi.

La ricostruzione puntuale della vicenda storica, così come della intricata matassa che avviluppa il sequestro di Emanuela Orlandi, restituisce un filo narrativo che mette in sequenza tutte le piste investigative (anche le più ardite) che nel corso dei decenni sono state avviate anche a causa di non poche cortine fumogene create sull’argomento.

Lo sviluppo narrativo, però, ha un tratto di indubbia originalità, in quanto la riflessione dell’autore mette insieme il contenuto dei documenti provenienti dagli archivi della Stasi (il Servizio Segreto della Germania Est), tracciando i contorni di un vero intrigo internazionale, sviluppatosi sotto la cortina di ferro e che ha avuto quali vittime e strumenti Emanuela Orlandi e Mirella Gregori, l’altra adolescente romana rapita anch’essa nel medesimo periodo.

Un libro che con le sue rivelazioni ha fatto decisamente scalpore e continua a far discutere facendo del magistrato corsanese “l’uomo del giorno”. Proprio quest’oggi, infatti, in tarda mattinata (12,40 circa) il magistrato dal Salento sarà in diretta su Radio 2 per un’intervista alla Radio di Stato.

L’appuntamento di domani per la presentazione del libro, che è già in ristampa, invece, sarà introdotto da un intervento del sindaco di Corsano Biagio Raona, e dai saluti del senatore Rosario Giorgio Costa.

Il dialogo sul volume vedrà come protagonista, oltre all’autore, Giovanni Romano, già presidente di sezione della Corte d’Appello di Lecce, e sarà moderato dal giornalista del Nuovo Quotidiano di Puglia Giuseppe Martella.

Al termine dell’incontro, si svolgerà poi una seduta del Consiglio Comunale che avrà come unico punto all’ordine del giorno il riconoscimento onorifico della consegna delle chiavi della Città a Ilario Salvatore Martella in ragione della sua brillante carriera, che lo ha impegnato oltre che nelle indagini già menzionate, anche in ulteriori attività di contrasto al terrorismo, alla criminalità organizzata ed ai reati contro la pubblica amministrazione come il famoso “Scandalo Lockheed”, alla quale ha affiancato un tratto umano di ineguagliabile valore.

«Abbiamo fortemente voluto riabbracciare un concittadino che ha dato lustro alla nostra comunità», dichiara il sindaco Biagio Raona, «realizzando, nella medesima serata, un approfondimento culturale di altro profilo, essendo una anteprima di caratura nazionale, ad un altrettanto importante momento istituzionale quale è la consegna delle chiavi della Città. Davanti alla figura del dott. Martella», conclude il sindaco Raona, «la comunità corsanese può dichiararsi orgogliosa tributando il giusto riconoscimento ad un magistrato che è specchio di competenza giuridica e cristallina limpidezza umana».

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Cronaca

Ladri d’auto colti in flagrante in centro città

Si tratta di due surbini, rispettivamente di 34 e 44 anni, che armati di cacciavite stavano portando via un’utilitaria parcheggiata. Una segnalazione al 112 ha allertato i carabinieri che li hanno individuati e fermati

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Due uomini sono stati arrestati in flagranza di reato dai Carabinieri della Compagnia di Lecce, colti sul fatto mentre cercavano di rubare un automobile.

Si tratta di un 44enne e di un 34enne, entrambi di Surbo e già noti alle forze dell’ordine, sorpresi mentre cercavano di portare via una piccola utilitaria che era parcheggiata su una del centro di Lecce.

Ad allertare i militari dell’Arma erano stati alcuni passanti che, dopo aver sorpreso i due a sfondare il finestrino dell’utilitaria, hanno chiamato i Carabinieri attraverso il numero unico di emergenza 112.

Nel corso della telefonata hanno fornito una esatta e dettagliata descrizione dei ladri, dotati di cacciaviti presumibilmente utilizzati per far avviare il motore della vettura.

Giunti immediatamente sul luogo dell’evento, i carabinieri sono riusciti ad intercettare e bloccare subito il 34enne dopo che questi ha cercato, invano, di far perdere le proprie tracce dandosi alla fuga per le vie cittadine.

Al momento del fermo l’uomo è stato sottoposto a perquisizione personale nel corso della quale sono stati trovati i due cacciaviti riportati nella segnalazione.

Subito dopo i carabinieri sono riusciti a risalire anche all’identità del secondo ladro che, nel frattempo, era riuscito a raggiungere la propria abitazione.

Nel tentativo di eludere gli investigatori, il 44enne si è presentato ai carabinieri con abiti diversi da quelli descritti. Nel corso della perquisizione domiciliare però, i militari hanno rinvenuto all’interno dell’abitazione, gli indumenti corrispondenti alla descrizione fornita.

Al termine delle operazioni, i due sono stati arrestati e, come disposto dal P.M. di turno presso la Procura della Repubblica di Lecce, condotti presso la casa Circondariale del capoluogo salentino.

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Cronaca

«Stop al dumping contrattuale»

Il fenomeno dilaga nel Salento a scapito di lavoratori e aziende virtuose. Dopo i casi Supermonte e Cds e di tante piccole aziende artigianali, del turismo e del terziario, la Cgil denuncia: «Condizioni peggiorative su diritti e salari. Danno alla contrattazione collettiva»

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Il dumping contrattuale è l’applicazione di contratti di lavoro firmati da organizzazioni datoriali e sindacali scarsamente rappresentative del settore, sottoscritti con una precisa finalità: fare concorrenza alle aziende più virtuose e rispettose delle regole, attraverso la riduzione dei costi e il peggioramento delle condizioni di lavoro.

Una vera e propria contrattazione “pirata”, che genera fenomeni dannosi di concorrenza sleale tra le imprese, a danno degli imprenditori che giustamente, ricercano e favoriscono lo sviluppo delle migliori professionalità.

Il fenomeno interessa principalmente quei settori contraddistinti da attività di lavoro molto intense, dove le pressioni competitive sul costo del lavoro sono maggiori; per questo è particolarmente esteso nel settore dei pubblici esercizi.

La Cgil Lecce chiede una levata di scudi da parte di lavoratori, imprese, associazioni datoriali, consulenti e politica a tutela del contratto collettivo sottoscritto dai sindacati maggiormente rappresentativi, ossia le federazioni aderenti a Cgil, Cisl e Uil.

Contratti che garantiscono, dopo decenni di lotte, un miglior trattamento economico a favore dei lavoratori ed una migliore tutela sul fronte dei diritti.

Mirko Moscaggiuri

«I tre giorni consecutivi di sciopero alla Supermonte e la vicenda di una grande catena alberghiera come Cds devono far riflettere sul terremoto sul piano economico, dei diritti acquisiti e della disparità di trattamento, che sta creando il dumping contrattuale», dice Mirko Moscaggiuri, segretario confederale della Cgil Lecce con delega alle Politiche per il lavoro.

 Lavoro al ribasso

«Quel che sta avvenendo in moltissime aziende salentine ci preoccupa», dice il sindacalista, «l’applicazione di contratti collettivi peggiorativi per i lavoratori rischia di indebolire un tessuto occupazionale già fragile. Sono infatti sempre di più le aziende che intendono competere applicando accordi collettivi che tagliano i salari e riducono i diritti dei lavoratori».

L’ultimo caso è quello della Supermonte di Leverano, che dal 1° settembre applica un contratto collettivo diverso da quello sottoscritto da Fiom, Fim e Uilm: fatto che ha convinto i lavoratori a scioperare in massa (per quattro volte, con tre giornate consecutive e adesione al 90%).

Non è un caso isolato: tempo fa anche una grande azienda del turismo, la Cds Hotel, ha scelto di tagliare sul costo del lavoro.

Esistono poi centinaia di micro e piccole imprese che applicano contratti collettivi di questo tipo, molto diffusi ormai soprattutto nel turismo e nel terziario (ma nessun settore è completamente immune dal fenomeno).

«Accordi», sottolineano dai sindacati, «che si configurano come vera e propria concorrenza sleale tra imprese e tra lavoratori, che inquinano il mercato del lavoro colpendo le buste paga e rendendo il lavoro sempre più povero.

Addirittura, in molti casi, si lega l’andamento di alcuni elementi della retribuzione agli indici Istat regionali: un vero e proprio ritorno al passato ed alle gabbie salariali, che crea intollerabili differenze tra i lavoratori italiani e che svilisce la contrattazione aziendale e territoriale».

 Concorrenza sleale

Alcuni esempi per comprendere gli effetti sui lavoratori che spesso inconsapevolmente firmano questo tipo di contratti di lavoro. Innanzitutto, ratificano un pesante sotto-inquadramento in varie mansioni; le retribuzioni tabellari e di primo ingresso sono sensibilmente più basse (anche per centinaia di euro in meno al mese).

Laddove è prevista per i contratti Cgil, Cisl e Uil, spesso il contratto “alternativo” elimina la quattordicesima e prevede deroghe peggiorative per diversi istituti previsti dalla legge, finanche su lavoro straordinario, turni, riposi settimanali, ferie.

In caso di malattia, si taglia il pagamento parziale a carico delle aziende nei primi tre giorni; in alcuni casi si procede addirittura alla visita di controllo in caso di infortunio sul lavoro.

C’è poi un altro nodo centrale, quello della flessibilità contrattuale: i contratti “minori” allargano le maglie su lavoro intermittente, part-time e interinale.

Mortificano il diritto allo sciopero (le aziende possono sostituire i lavoratori scioperanti con addetti a termine o intermittenti) e depotenziano la clausola sociale nei cambi di appalti.

Tutto ciò, oltre che deteriorare il sistema dei diritti e delle retribuzioni, si configura come un dumping contrattuale, cioè l’applicazione di contratti di lavoro firmati da organizzazioni datoriali e sindacali scarsamente rappresentative del settore, sottoscritti con la precisa finalità di fare concorrenza alle aziende più virtuose e rispettose delle regole, attraverso la riduzione dei costi e il peggioramento delle condizioni di lavoro.

Numeri

Al Consiglio nazionale economia e lavoro (Cnel) sono depositati 992 contratti collettivi nazionali di lavoro nel settore privato, che tutelano 13.362.921 dipendenti (dati aggiornati al 31 dicembre 2023, riportati negli allegati). I contratti sottoscritti dalle organizzazioni maggiormente rappresentative (aderenti a Cgil, Cisl e Uil) sono 210 e “coprono” il 96,5% dei lavoratori con contratto collettivo noto.

«Bisogna stare attenti, perché a lungo andare il lavoro cattivo rischia di scacciare quello buono. Questa deriva va fermata al più presto», dice Moscaggiuri, «come si può evincere dai report del Cnel decine di contratti sono applicati spesso a pochissimi lavoratori, molto spesso meno di 10 a livello nazionale. Una proliferazione che svilisce i lavoratori ed il ruolo della contrattazione collettiva, visto che chiunque può inventarsi un’associazione datoriale e trovare un sindacato minore pronto a firmare qualsiasi tipo di accordo. Un fenomeno che sta creando intollerabili disparità di trattamento. Serve al più presto una legge sulla rappresentanza per rendere efficaci nei confronti di tutti i lavoratori le migliori condizioni garantite dai contratti firmati dai sindacati maggiormente rappresentativi. Su questa richiesta serve una convergenza tra imprese, lavoratori, associazioni datoriali e sindacali e politica. Sarebbe interessante, per esempio, sapere che cosa pensano i rappresentanti dei cittadini del trattamento peggiorativo riservato da molte imprese ai lavoratori salentini», conclude il segretario confederale.

 

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