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Miggiano

Miggiano maledice quel 20 febbraio!

Se n’è andato un ragazzo amato da chiunque lo conoscesse, volenteroso e solerte, capace d’interpretare il proprio ruolo nel migliore dei modi, in ogni occasione. Luca

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Se n’è andato un ragazzo amato da chiunque lo conoscesse, volenteroso e solerte, capace d’interpretare il proprio ruolo nel migliore dei modi, in ogni occasione. Luca Valente era un primo caporalmaggiore dell’Esercito. Era nato l’8 gennaio del 1984, faceva parte del 66° Reggimento Fanteria “Trieste”, di stanza a Forlì, ed ha perso la vita a Shindand (distretto della provincia di Herat) nella zona ovest dell’Afghanistan, data in presidio alle truppe italiane da parte della coalizione Nato. E’ morto assieme ad altri due commilitoni (i siciliani Francesco Currò e Francesco Paolo Messineo, mentre un quarto militare è stato ricoverato per ipotermia) la mattina di lunedì 20 febbraio, tutti vittime d’una crudele fatalità: mentre stavano andando a recuperare un’altra unità bloccata dalle condizioni meteo particolarmente avverse, il mezzo sul quale viaggiavano, un Lince del Task Force Center, si è ribaltato nell’attraversare un corso d’acqua, ingrossato dalla pioggia e che li ha intrappolati all’interno. Senza scampo. Erano circa le 7 del mattino ora afghana (le 4 in Italia). L’incidente ha fatto salire a 49 il numero dei nostri militari morti nella missione tutt’ora in corso nel Paese asiatico. Il Salento, invece, piange la sua terza vittima, dopo i decessi di Davide Ricchiuto e Marco Pedone, rispettivamente di Tiggiano e Patù. Luca, come i suoi compagni d’arma, è stato immediatamente promosso a caporalmaggiore scelto, con decreto del Ministro della Difesa.


Il dolore di familiari ed amici


E’ la mattina del 20 febbraio ed a Miggiano piove già da diverse ore, il cielo è gonfio di nuvoloni cupi ed il tran tran inaugura la nuova settimana. Chi va al lavoro, chi a scuola e chi al bar consuma il solito cappuccino. Prima che la tragica notizia lasci tutti di sasso, spezzando la monotonia d’una mattinata che sembrava come tante altre. Sembrava, appunto. Perchè la voce comincia a correre rapida e al ticchettìo continuo della pioggia si frappone il fragore di una di quelle notizie che mai si vorrebbe ricevere: c’è un militare miggianese morto in Afghanistan, è stato un incidente, è deceduto assieme ad altri due commilitoni. Ha 28 anni, è Luca Valente: una cortina di silenzio e di dolore cala immediatamente su tutto il piccolo paese ed in via Como, dove risiedono i genitori, è subito un pullulare di gente, mentre le strade circostanti vengono immediatamente transennate.


Lacrime e rabbia


Lacrime, commozione e rabbia e scattano subito le formalità di queste strazianti circostanze. Mamma Maria e papà Pasquale accolgono il feretro all’aeroporto romano di Ciampino la mattina di mercoledì 22, poi nel tardo pomeriggio, in attesa del C-130 dell’Aeronautica militare, parenti e amici si precipitano all’aeroporto militare “Cesari” di Galatina per accogliere la salma e condurla simbolicamente per mano in quello che sarà il definitivo ritorno a casa. Giovedì 23 è il giorno dell’ultimo saluto: gli occhi di Luca sono chiusi, il suo sorriso non c’è più e Miggiano si paralizza, la gente ha poca voglia di parlare. Anche il cielo non smette di piangere. La Chiesa Madre è stracolma, la partecipazione degli amici più intimi è massima: sono arrivati anche da Monza, da La Spezia, da Belluno, addirittura dalla Spagna. Ci sono proprio tutti perchè c’è un carissimo amico da salutare ed il loro striscione recita: “E’ raro trovare un amico, è difficile salutarlo, è impossibile dimenticarlo”. Poi gli applausi scroscianti, le lacrime e i brividi, una bara avvolta dal tricolore. Prima che tanti palloncini bianchi lascino le mani dei bambini per prendere la strada del cielo.


L’Esercito il suo lavoro

L’Esercito era il suo lavoro, Luca era alla terza missione. La prima nel 2008 quando per sei mesi restò in Libano; poi nel 2009 andò per quattro mesi in Afghanistan, dove ci è tornato nel settembre scorso. Era rientrato a Miggiano agli inizi di quest’anno, anche per festeggiare con i suoi cari il compleanno, ed avrebbe del tutto terminato il suo compito intorno al 22 marzo prossimo. Invece vi ha trovato la morte in un corso d’acqua che ha inghiottito tutta la vitalità d’un giovane di 28 anni, che amava le canzoni di Ligabue e la pesca. Proprio come racconta uno dei due fratelli maggiori, Luigi, che fa il carabiniere a Maglie: “Quando tornava a casa, la prima cosa che facevamo insieme era andare a pesca. Era uno dei suoi hobby preferiti, ce ne stavamo per ore al mare, a Marina Serra ma alcune volte anche a Tricase Porto. Quando invece era in missione, il pensiero era fisso a lui, si tenevano d’occhio le notizie provenienti dall’Afghanistan, ma riuscivamo comunque a sentirci ed a vederci attraverso la web cam, ogni cinque/sei giorni. A volte andava fuori base per più tempo, ma non appena rientrava si faceva sentire”.


Il ricordo del fratello Luigi


Ricordare quanta passione ci metteva nel suo operato sembra quasi alleviare il dolore, ed il fratello Luigi spiega: “Un ragazzo splendido, che svolgeva la sua professione alla grande: era volenteroso e non si tirava mai indietro. Nonostante i rischi corsi nella precedente missione, aveva deciso di partire ugualmente: mai avrebbe abbandonato il resto del plotone, seppur conscio di quanto fosse pericoloso fare il militare in quelle zone. Come sono avvenuti precisamente i fatti in quella maledetta mattina? Noi familiari ne siamo a conoscenza, ma non possiamo dire nulla. C’è un’inchiesta in corso”. Poi Luigi ci tiene a ringraziare nuovamente tutti coloro che hanno manifestato profondo cordoglio in questi momenti terribili: “L’affetto è stato immenso, il funerale è andato oltre le aspettative in termini di partecipazione. Ho personalmente ringraziato il Sindaco per quanto è stato fatto, così come gli amici con cui Luca da sempre ne ha combinate di cotte e di crude. Lo strazio è tanto. Personalmente, forse, attutisco meglio il colpo facendo parte dell’Arma e comprendendo quali siano i rischi di questi mestieri, mentre spero che i miei genitori riescano a trovare la forza per andare avanti. Magari pensando a quanto Luca ci tenesse a far bene il proprio lavoro, a quanto ci tenesse ad indossare la divisa per fare ciò che più desiderava”.


Giorgio Coluccia


Attualità

Le scarpe con cui il Papa è stato sepolto vengono da Miggiano

Francesco ha voluto che fossero quelle che indossava tutti i giorni: al suo funerale, gli occhi del mondo su quel prodotto dell’artigianalità salentina

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Miggiano e tutto il Salento entrano nella storia di Papa Francesco, in uno dei momenti più solenni e commoventi della Chiesa cattolica.

Oggi, in occasione dei funerali del Santo Padre, il mondo intero ha posato lo sguardo su un dettaglio carico di significato: le scarpe con cui Papa Francesco ha scelto di essere sepolto.

Il Pontefice infatti ha espresso il desidero di portare con sé nell’aldilà le sue umili scarpe di tutti i giorni. Ecco infatti che nelle foto che hanno fatto il giro del mondo si scorge quel paio di scarpe nere, consumate dall’utilizzo.

Un dettaglio che per il Salento ha un valore enorme, perché quelle scarpe sono nate a Miggiano.

Ne dà notizia il Comune in una nota in cui spiega che sono state realizzate nell’aprile 2024 dal Laboratorio Ortopedico Bello srl. Opera dei fratelli Vittorio e Giuseppe Bello (che negli anni hanno sempre recapitato di persona al Santo Padre il loro prodotto), le calzature ortopediche sono testimonianza di dedizione e di mani esperte che, nel silenzio dei laboratori, hanno creato qualcosa di infinitamente prezioso.

Il Comune di Miggiano ha espresso con orgoglio questo sentimento in una nota ufficiale:

“Papa Francesco porta con sé un pezzo di Miggiano e così ci sentiamo a lui ancor più vicini. La Comunità di Miggiano è onorata di aver offerto al Pontefice il pregio del proprio artigianato locale.”

Non si tratta solo di un onore per Miggiano, ma di un vero tributo all’intero Salento, terra di saperi antichi, di mani sapienti, di tradizione artigiana che riesce ancora a parlare al mondo con la lingua della qualità e della cura.

In un’epoca di globalizzazione e produzione industriale di massa, il fatto che il Papa abbia scelto — per il momento più intimo e sacro della sua esistenza terrena — delle scarpe fatte a mano in un piccolo comune salentino, ha un significato immenso. È la consacrazione di un modo di lavorare autentico, umano, profondamente radicato nella nostra identità.

Oggi le immagini del Santo Padre, vestito con la semplicità che l’ha sempre contraddistinto, e calzato con quelle scarpe di Miggiano, hanno fatto il giro del mondo.

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Cronaca

Miggiano, il ricordo di Abdoulay

A un anno dalla sua morte, i ragazzi della scuola media protagonisti di una cerimonia commemorativa in onore del giovane migrante proveniente dalla Costa d’Avorio, deceduto tragicamente un anno fa, nel giorno del suo quindicesimo compleanno, nel porto di Tricase. Un omaggio alla bontà e alla gentilezza

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Un momento di grande commozione e partecipazione ha unito  studenti e insegnanti della scuola media di Miggiano in una cerimonia commemorativa in onore di Abdoulay Sountura, giovane migrante proveniente dalla Costa d’Avorio, deceduto tragicamente un anno fa nel giorno del suo quindicesimo compleanno, annegando nel porto di Tricase.

Arrivato in Italia con il sogno di trovare fortuna, pace e serenità, Abdoulay ha affrontato il viaggio con coraggio e determinazione.

La sua bontà, la sua gentilezza e la sua contagiosa gioia di vivere hanno lasciato un’impronta indelebile nei cuori di chi ha avuto la fortuna di conoscerlo.

Anche nei momenti più difficili, il suo sguardo e i suoi sorrisi trasmettevano gratitudine verso chi lo aveva accolto e amato.

La comunità scolastica ha dimostrato di essere unita nel ricordarlo.

In un tributo caratterizzato da semplicità e partecipazione sincera, gli studenti hanno condiviso pensieri profondi e ricordi preziosi, rendendo vividi i momenti di gioia vissuti insieme a lui.

La commozione era palpabile sui volti dei presenti, segno di un legame che trascende il tempo e la morte.

«La memoria di Abdoulay vive in noi, ispirandoci a essere più gentili, più grati e a vedere la bellezza nelle piccole cose della vita», ha dichiarato una delle insegnanti, «eri un ragazzo di una bontà rara, capace di illuminare le giornate di chi ti stava accanto, la tua gioia di vivere era contagiosa, riuscivi ad esprimere gratitudine per ogni gesto d’amore e di accoglienza  che ti veniva rivolto, ricambiando con una generosità che andava oltre la tua giovane età. Sei stato un esempio per tutti questi ragazzi che oggi sono qui a testimoniare il loro affetto e la loro amicizia, costruita tra i banchi di scuola, hai insegnato loro il coraggio, la determinazione e la forza di superare ogni ostacolo che la vita ci presenta».

«La commemorazione è stata una testimonianza dell’affetto e della forza dei legami che la scuola media di Miggiano sa mantenere», aggiunge la professoressa, «dimostrando quanto sia importante celebrare la vita e l’eredità di chi, anche se giovane, ha saputo lasciare un segno indelebile. Il ricordo di Abdoulay continuerà a essere un faro di speranza e amore per tutta la comunità».

Abdoulay Sountura, «un giovane il cui cuore grande e il sorriso indimenticabile vivranno per sempre nei cuori di chi lo ha conosciuto».

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Cronaca

A fuoco nella notte furgone in officina

Era fermo in sosta a Miggiano dinanzi ai locali dell’attività dove era stato portato per una riparazione. Il rogo ha interessato anche un’altra vettura e le pareti degli immobili nelle vicinanze

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Mezzo in fiamme nella notte a Miggiano (immagine di repertorio).

All’ 01:30 circa una squadra del Comando dei Vigili del Fuoco, dal Distaccamento di Tricase, è intervenuta nel Comune di Miggiano in via Giuseppe Mazzini per l’incendio di un Citroen Belingo.

Il mezzo, affidato a un’autofficina per riparazioni, è stato completamente distrutto dalle fiamme. Era parcheggiato di fronte all’ingresso dell’officina stessa.

Le fiamme hanno inoltre provocato danni alla facciata dell’edificio e a un portoncino. Per irraggiamento, si sono verificati lievi danni anche a un’autovettura marca Dacia Logan, parcheggiata nelle immediate vicinanze.

L’intervento della squadra dei VV.F. è valso ad impedire l’ulteriore propagarsi delle fiamme, limitando i danni ad altre strutture ed automezzi e scongiurando pericolo per la pubblica e privata incolumità.

Sul posto sono intervenuti i Carabinieri della Stazione di Alessano.

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