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Cronaca

Ugento: in manette piromane

Carabinieri di Ugento, sabato 19 maggio hanno fatto scattare le manette intorno ai polsi di di Cosimo Congedi, 46enne, già noto alle forze dell’ordine

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I carabinieri di Ugento, sabato 19 maggio hanno fatto scattare le manette intorno ai polsi di di Cosimo Congedi, 46enne, già noto alle forze dell’ordine e in quel momento ricoverato presso il reparto psichiatrico del Vito Fazzi di Lecce.


Il Congedi nello scorso mese di marzo aveva dato alle fiamme nel giro di pochi giorni un’abitazione disabitata ed un veicolo parcheggiato in pieno centro. Sia l’abitazione che l’auto erano di proprietà di una nota famiglia di Ugento, professionisti affermati, attivi peraltro nel sociale e in politica.


L’arresto del Congedi fu il risultato di una prolungata ed ininterrotta attività d’indagine condotta dai Carabinieri a seguito del secondo episodio incendiario che, durante la notte del 10 marzo, aveva coinvolto una Citroen Saxo, di proprietà di V. M.,  nota professionista  di Ugento, in Piazza San Vincenzo, zona centrale della Città. L’episodio da subito insospettì i Carabinieri accorsi sul posto perché, proprio alcuni giorni prima, si era verificato un altro incendio presso l’abitazione di via Massimo Colosso, oramai disabitata, sempre di proprietà della stessa professionista.

La svolta nelle indagini dall’acquisizione delle immagini di una telecamera di video sorveglianza del Comune di Ugento. Le successive immediate ricerche tra Ugento, Torre San Giovanni, Racale e Taviano hanno consentito ai carabinieri di individuare  Congedi a bordo della stessa ape utilizzata per recarsi sul luogo del delitto. La successiva perquisizione permetteva di rintracciare proprio la tanica utilizzata per appiccare l’incendio con ancora all’interno del liquido infiammabile e di un accendino.


Dell’intera attività di Polizia Giudiziaria e dell’arresto del Congedi è stata data nota al PM di turno presso la Procura della Repubblica di Lecce, che ha infine confermato l’arresto del piromane ugentino.


Cronaca

Arrestato corriere della droga

Sulla Brindisi Lecce fermato 50enne albanese a bordo di un’Alfa Romeo Giulietta. Trasportava 17 chili di cocaina che, una volta immessi sul mercato avrebbero consentito alle organizzazioni criminali destinatarie della droga profitti illeciti per 2 milioni di euro

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I finanzieri del Comando Provinciale di Lecce durante un servizio di controllo economico del territorio, nella tarda serata di ieri, hanno individuato e fermato un’autovettura che procedeva sulla statale 613 tra Brindisi e Lecce.

L’autovettura con a bordo solo il conducente, un 50enne di nazionalità albanese, è stata sottoposta ad un normale controllo di polizia, in quanto i militari insospettiti dalla velocità sostenuta alla quale viaggiava il mezzo, un’Alfa Romeo Giulietta, nonché da evidenti segni di irrequietezza del’uomo, inducevano gli stessi ad approfondire tale situazione sospetta.

Il controllo preliminare e l’atteggiamento elusivo del conducente facevano ritenere necessaria un’ispezione più accurata del mezzo presso gli uffici di piazzetta dei Peruzzi, anche attraverso l’ausilio delle unità cinofile del Gruppo di Lecce.

L’approfondita ispezione ha dato esito positivo e consentito di individuare quindici panetti di circa 1.100 grammi ciascuno, per un peso complessivo di circa 17 chilogrammi di cocaina.

Il corriere, con precedenti penali specifici in materia di stupefacenti, è stato tratto in arresto e condotto presso la casa di reclusione di Borgo Sannicola a Lecce, mentre il veicolo utilizzato per il trasporto illecito, unitamente al quantitativo dello stupefacente, sono stati sottoposti a sequestro.

La cocaina immessa sul mercato avrebbe consentito alle organizzazioni criminali destinatarie dello stupefacente di ottenere illeciti profitti per circa 2 milioni di euro.

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Cronaca

Bruciava letame in campagna, denunciato titolare azienda agricola

Odori nauseabondi e inquinamento, rinvenuti dai carabinieri 140 metri cubi di letame combusto

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A far scattare le indagini sono state le numerose segnalazioni da parte dei cittadini di Veglie.

Il titolare di un’azienda agricola è stato denunciato per illecita gestione di rifiuti speciali non pericolosi, depositati al suolo e smaltiti mediante combustione.

Gli odori nauseabondi che, negli ultimi giorni, hanno investito la cittadina vegliese hanno portato all’avvio delle indagini da parte dei militari della locale Stazione unitamente a quelli del Nucleo Carabinieri Forestali di Lecce che hanno ricondotto l’origine del fenomeno all’illecito trattamento di rifiuti da parte di un’azienda del territorio.

A seguito delle segnalazioni i carabinieri hanno effettuato diversi sopralluoghi e circoscritto l’area di origine fino ad individuare un’azienda agricola ricadente nel territorio di Salice Salentino.

L’ispezione ha consentito di accertare all’interno dell’area aziendale la presenza di numerosi cumuli di letame derivante da attività di allevamento zootecnico, sparsi su un’area di circa 450 metri quadri, per un volume di circa 140 metri cubi, per la maggior parte combusto.

Il titolare dell’azienda è stato quindi denunciato all’Autorità Giudiziaria per illecita gestione di rifiuti speciali non depositati al suolo e smaltiti mediante combustione.

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Cronaca

Lucugnano: «Sistemate quei semafori»

«Aspettiamo che qualcuno si faccia male per ripararli?». La segnalazione: all’ingresso della frazione, per chi proviene da Tricase, tre semafori che da fine settembre non funzionano

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Se ad un incrocio vi è un semaforo vuol dire che qualcuno, a monte, lo ha ritenuto importante per la sicurezza di tutti i passanti, in auto, moto, bici o a piedi che sia.

A Lucugnano, all’ingresso per chi proviene da Tricase, da oltre due mesi, tre semafori sono lampeggianti, non funzionano!

«La funzionalità dei semafori per la viabilità che regola il traffico sulla provinciale è inefficace», ci ha segnalato Elisa C., una nostra lettrice della frazione tricasina.

Che risale anche alla causa e alle origini del guasto: «Il loro funzionamento si è interrotto durante un temporale a fine settembre, sono lampeggianti da allora e, nonostante le sollecitazioni, nessuno è mai intervenuto».

«Aspettiamo che qualcuno si faccia male per ripararli?» si chiede Elisa, che evidenzia come questo non sia «un piccolo inconveniente ma un potenziale pericolo che richiede attenzione immediata per la sicurezza di tutti».

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