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Cronaca

Pescoluse: villaggio con evasione fiscale

L’impresa edile, al momento di emettere le fatture, aveva utilizzato l’aliquota IVA del 10 % consentita solo per le civili abitazioni, nonostante tutti i lavori eseguiti avessero interessato delle strutture turistico-alberghiere, come la sala ristorante, le cucine, la reception, i servizi igienici ed altro ancora.

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I militari della Tenenza della Guardia di Finanza di Leuca, a seguito di un controllo fiscale nei confronti di un’impresa edile del Capo di Leuca, hanno constatato che determinati lavori di costruzione e ristrutturazione effettuati all’interno di un villaggio turistico situato a Pescoluse, marina di Salve, erano stati fatturati con un’aliquota IVA inferiore a quella prevista, con un danno per l’Erario, in termini di IVA non applicata e versata, pari a complessivi 263.442,00.


In sostanza, l’impresa edile, al momento di emettere le fatture, aveva utilizzato l’aliquota IVA del 10 % consentita solo per le civili abitazioni, nonostante tutti i lavori eseguiti, iniziati nel 2007 e terminati nel 2009, avessero interessato delle strutture turistico-alberghiere, come la sala ristorante, le cucine, la reception, i servizi igienici ed altro ancora. Nella circostanza, trattandosi d’immobili strumentali impiegati nell’esercizio d’impresa, la normativa fiscale impone l’applicazione dell’aliquota IVA ordinaria, che all’epoca dei fatti era del 20%.


Inoltre, gli stessi Finanzieri hanno anche accertato che l’impresa commissionaria, proprietaria del villaggio turistico, non aveva proceduto a regolarizzare le fatture in questione, nei modi e nei termini stabiliti dalla norme tributarie, rendendosi responsabile, a sua volta, di una specifica violazione sanzionata in misura pari all’IVA dovuta.

Adesso saranno gli Uffici dell’Agenzia delle Entrate competenti, cui i verbali sono stati trasmessi, a completare l’attività intrapresa dalla Guardia di Finanza, attraverso l’azione di accertamento e riscossione dell’imposta evasa e delle relative sanzioni.


Cronaca

Arrestato corriere della droga

Sulla Brindisi Lecce fermato 50enne albanese a bordo di un’Alfa Romeo Giulietta. Trasportava 17 chili di cocaina che, una volta immessi sul mercato avrebbero consentito alle organizzazioni criminali destinatarie della droga profitti illeciti per 2 milioni di euro

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I finanzieri del Comando Provinciale di Lecce durante un servizio di controllo economico del territorio, nella tarda serata di ieri, hanno individuato e fermato un’autovettura che procedeva sulla statale 613 tra Brindisi e Lecce.

L’autovettura con a bordo solo il conducente, un 50enne di nazionalità albanese, è stata sottoposta ad un normale controllo di polizia, in quanto i militari insospettiti dalla velocità sostenuta alla quale viaggiava il mezzo, un’Alfa Romeo Giulietta, nonché da evidenti segni di irrequietezza del’uomo, inducevano gli stessi ad approfondire tale situazione sospetta.

Il controllo preliminare e l’atteggiamento elusivo del conducente facevano ritenere necessaria un’ispezione più accurata del mezzo presso gli uffici di piazzetta dei Peruzzi, anche attraverso l’ausilio delle unità cinofile del Gruppo di Lecce.

L’approfondita ispezione ha dato esito positivo e consentito di individuare quindici panetti di circa 1.100 grammi ciascuno, per un peso complessivo di circa 17 chilogrammi di cocaina.

Il corriere, con precedenti penali specifici in materia di stupefacenti, è stato tratto in arresto e condotto presso la casa di reclusione di Borgo Sannicola a Lecce, mentre il veicolo utilizzato per il trasporto illecito, unitamente al quantitativo dello stupefacente, sono stati sottoposti a sequestro.

La cocaina immessa sul mercato avrebbe consentito alle organizzazioni criminali destinatarie dello stupefacente di ottenere illeciti profitti per circa 2 milioni di euro.

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Cronaca

Bruciava letame in campagna, denunciato titolare azienda agricola

Odori nauseabondi e inquinamento, rinvenuti dai carabinieri 140 metri cubi di letame combusto

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A far scattare le indagini sono state le numerose segnalazioni da parte dei cittadini di Veglie.

Il titolare di un’azienda agricola è stato denunciato per illecita gestione di rifiuti speciali non pericolosi, depositati al suolo e smaltiti mediante combustione.

Gli odori nauseabondi che, negli ultimi giorni, hanno investito la cittadina vegliese hanno portato all’avvio delle indagini da parte dei militari della locale Stazione unitamente a quelli del Nucleo Carabinieri Forestali di Lecce che hanno ricondotto l’origine del fenomeno all’illecito trattamento di rifiuti da parte di un’azienda del territorio.

A seguito delle segnalazioni i carabinieri hanno effettuato diversi sopralluoghi e circoscritto l’area di origine fino ad individuare un’azienda agricola ricadente nel territorio di Salice Salentino.

L’ispezione ha consentito di accertare all’interno dell’area aziendale la presenza di numerosi cumuli di letame derivante da attività di allevamento zootecnico, sparsi su un’area di circa 450 metri quadri, per un volume di circa 140 metri cubi, per la maggior parte combusto.

Il titolare dell’azienda è stato quindi denunciato all’Autorità Giudiziaria per illecita gestione di rifiuti speciali non depositati al suolo e smaltiti mediante combustione.

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Cronaca

Lucugnano: «Sistemate quei semafori»

«Aspettiamo che qualcuno si faccia male per ripararli?». La segnalazione: all’ingresso della frazione, per chi proviene da Tricase, tre semafori che da fine settembre non funzionano

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Se ad un incrocio vi è un semaforo vuol dire che qualcuno, a monte, lo ha ritenuto importante per la sicurezza di tutti i passanti, in auto, moto, bici o a piedi che sia.

A Lucugnano, all’ingresso per chi proviene da Tricase, da oltre due mesi, tre semafori sono lampeggianti, non funzionano!

«La funzionalità dei semafori per la viabilità che regola il traffico sulla provinciale è inefficace», ci ha segnalato Elisa C., una nostra lettrice della frazione tricasina.

Che risale anche alla causa e alle origini del guasto: «Il loro funzionamento si è interrotto durante un temporale a fine settembre, sono lampeggianti da allora e, nonostante le sollecitazioni, nessuno è mai intervenuto».

«Aspettiamo che qualcuno si faccia male per ripararli?» si chiede Elisa, che evidenzia come questo non sia «un piccolo inconveniente ma un potenziale pericolo che richiede attenzione immediata per la sicurezza di tutti».

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