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Cronaca

Comunali Ruffano: Antonio Cavallo ricorre al Consiglio di Stato

Sentenza ingiusta, lo stesso Tar ha ridotto lo scarto tra i due candidati ad un solo voto

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Quella emessa dal Tar è una sentenza pilatesca, che decide di non decidere e di scaricare sugli elettori di Ruffano le responsabilità che invece gravano su coloro i quali dovrebbero garantire il libero esercizio del diritto di voto, dalla Prefettura fino ai Presidenti dei seggi elettorali interessati”. Con queste motivazioni Antonio Cavallo, candidato Sindaco per la lista “Democrazia è Sviluppo” alle scorse comunali di maggio, quando venne superato nei consensi da Carlo Russo per soli tre voti, ha deciso di ricorrere al Consiglio di Stato. “Rispetto la decisione del Tar, ma non ne condivido le motivazioni. E’ una sentenza scritta tutta su base ipotetica, soltanto per giustificare la scelta, ingiusta e sbagliata, di non voler aprire il vaso di Pandora delle buste contenenti le schede”, continua Antonio Cavallo, “tanto più ingiusta se si considera che è stato lo stesso Tar a ridurre, nei modi un po’ eccentrici che abbiamo spiegato, lo scarto tra i due candidati ad un solo voto”. Cavallo contesta, in particolare, la mancata attribuzione di voti espressi in suo favore su schede elettorali senza la stampigliatura dei simboli. “Si tratterebbe, qualora fosse accertata, di una lesione molto grave dei diritti democratici dei cittadini ruffanesi”, conclude Cavallo, “che si troverebbero così a dover pagare ingiustamente e in toto le inefficienze della Prefettura, per aver consegnato alcune schede non valide per l’espressione del voto, e soprattutto dei Presidenti di Seggio, per non aver svolto alcuna attività di verifica delle schede prima di consegnarle agli elettori, condizionando in maniera decisiva l’esito delle elezioni a Ruffano. Perché a pagare deve essere sempre e soltanto il cittadino? Io mi sento perciò in dovere di continuare la mia battaglia fino alla fine, nei modi e nei termini che la legge mi riconosce”.

Cronaca

Arrestato corriere della droga

Sulla Brindisi Lecce fermato 50enne albanese a bordo di un’Alfa Romeo Giulietta. Trasportava 17 chili di cocaina che, una volta immessi sul mercato avrebbero consentito alle organizzazioni criminali destinatarie della droga profitti illeciti per 2 milioni di euro

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I finanzieri del Comando Provinciale di Lecce durante un servizio di controllo economico del territorio, nella tarda serata di ieri, hanno individuato e fermato un’autovettura che procedeva sulla statale 613 tra Brindisi e Lecce.

L’autovettura con a bordo solo il conducente, un 50enne di nazionalità albanese, è stata sottoposta ad un normale controllo di polizia, in quanto i militari insospettiti dalla velocità sostenuta alla quale viaggiava il mezzo, un’Alfa Romeo Giulietta, nonché da evidenti segni di irrequietezza del’uomo, inducevano gli stessi ad approfondire tale situazione sospetta.

Il controllo preliminare e l’atteggiamento elusivo del conducente facevano ritenere necessaria un’ispezione più accurata del mezzo presso gli uffici di piazzetta dei Peruzzi, anche attraverso l’ausilio delle unità cinofile del Gruppo di Lecce.

L’approfondita ispezione ha dato esito positivo e consentito di individuare quindici panetti di circa 1.100 grammi ciascuno, per un peso complessivo di circa 17 chilogrammi di cocaina.

Il corriere, con precedenti penali specifici in materia di stupefacenti, è stato tratto in arresto e condotto presso la casa di reclusione di Borgo Sannicola a Lecce, mentre il veicolo utilizzato per il trasporto illecito, unitamente al quantitativo dello stupefacente, sono stati sottoposti a sequestro.

La cocaina immessa sul mercato avrebbe consentito alle organizzazioni criminali destinatarie dello stupefacente di ottenere illeciti profitti per circa 2 milioni di euro.

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Cronaca

Bruciava letame in campagna, denunciato titolare azienda agricola

Odori nauseabondi e inquinamento, rinvenuti dai carabinieri 140 metri cubi di letame combusto

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A far scattare le indagini sono state le numerose segnalazioni da parte dei cittadini di Veglie.

Il titolare di un’azienda agricola è stato denunciato per illecita gestione di rifiuti speciali non pericolosi, depositati al suolo e smaltiti mediante combustione.

Gli odori nauseabondi che, negli ultimi giorni, hanno investito la cittadina vegliese hanno portato all’avvio delle indagini da parte dei militari della locale Stazione unitamente a quelli del Nucleo Carabinieri Forestali di Lecce che hanno ricondotto l’origine del fenomeno all’illecito trattamento di rifiuti da parte di un’azienda del territorio.

A seguito delle segnalazioni i carabinieri hanno effettuato diversi sopralluoghi e circoscritto l’area di origine fino ad individuare un’azienda agricola ricadente nel territorio di Salice Salentino.

L’ispezione ha consentito di accertare all’interno dell’area aziendale la presenza di numerosi cumuli di letame derivante da attività di allevamento zootecnico, sparsi su un’area di circa 450 metri quadri, per un volume di circa 140 metri cubi, per la maggior parte combusto.

Il titolare dell’azienda è stato quindi denunciato all’Autorità Giudiziaria per illecita gestione di rifiuti speciali non depositati al suolo e smaltiti mediante combustione.

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Cronaca

Lucugnano: «Sistemate quei semafori»

«Aspettiamo che qualcuno si faccia male per ripararli?». La segnalazione: all’ingresso della frazione, per chi proviene da Tricase, tre semafori che da fine settembre non funzionano

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Se ad un incrocio vi è un semaforo vuol dire che qualcuno, a monte, lo ha ritenuto importante per la sicurezza di tutti i passanti, in auto, moto, bici o a piedi che sia.

A Lucugnano, all’ingresso per chi proviene da Tricase, da oltre due mesi, tre semafori sono lampeggianti, non funzionano!

«La funzionalità dei semafori per la viabilità che regola il traffico sulla provinciale è inefficace», ci ha segnalato Elisa C., una nostra lettrice della frazione tricasina.

Che risale anche alla causa e alle origini del guasto: «Il loro funzionamento si è interrotto durante un temporale a fine settembre, sono lampeggianti da allora e, nonostante le sollecitazioni, nessuno è mai intervenuto».

«Aspettiamo che qualcuno si faccia male per ripararli?» si chiede Elisa, che evidenzia come questo non sia «un piccolo inconveniente ma un potenziale pericolo che richiede attenzione immediata per la sicurezza di tutti».

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