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Cutrofiano

Li Ucci Festival a Cutrofiano

In ricordo del grande cantore Uccio Aloisi, a Cutrofiano: mostre, convegni, incontri, workshops, arte, bike tour e un concerto-evento finale.

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Il 21 ottobre 2010 si spegneva nella sua casa di Cutrofiano, il grande aedo Uccio Aloisi. La sua storia è narrata dai mille concerti tenuti in tutte le piazze del sud, in ogni sagra o festa paesana, quando si presentava l’occasione di cantare le gesta non dei grandi eroi, ma delle fatiche inenarrabili dei contadini, della povera gente che si sforzava di sopravvivere e che trovava solo nel ritmo irrefrenabile, cadenzato delle canzoni, la vaghezza di perdersi, quel sollievo necessario a sopportare le sofferenze, la rudezza tipica della vita popolare. Ma non di meno colpivano anche, nelle espressioni e nelle immagini dei suoi testi, il calore e la passione di uno sguardo, di un amore fugace, così come l’invito a danzare ritmi forsennati, il piroettamento senza fine delle tarantate, portate alla cronaca antropologica da Ernesto De Martino nel suo celebre saggio “Sud e magia” del 1952. Nel suo nome Uccio, diminutivo di Antonio o Raffaele, divenuto esso stesso tipico nome salentino, e nel cognome dalla vaga discendenza grecanica così come nel suo volto squadrato, essenziale, acuto, come fosse il contenitore di una voce non melodiosa ma cantilenante, quasi imitasse la metrica antica, c’era tutto il personaggio. Uccio, giunto all’ultimo viaggio all’età di 82 anni, era vegliato dai suoi eredi musicali, quei giovani che lo ricordano per la leggerezza ironica, la prontezza di spirito,  la battuta sempre pronta e salace, ma soprattutto per il vocalizzo e il gorgheggio della voce. Ecco perché la sua fine ha lasciato tutti un po’ più soli, orfani dell’ultimo grande cantore che insieme a Uccio Bandello e a Uccio Melissano aveva costituito il grande complesso di musica folk degli “Ucci”. Con le loro potenti espressioni del canto e il ritmo sostenuto della fisarmonica, le note stridenti del violino e le percussioni potenti dei tamburelli accompagnavano la tarantata, ridotta in trance dal ri/morso del ragno. Solo il ritmo indiavolato della pizzica, che provocava la danza taumaturgica, riusciva ad espellere il veleno inoculato dal ragno e a liberare la vittima, risanandola. Quel canto che assume nelle cadenze il ritmo stesso del lavoro nei campi, quello dei contadini e dei cavatori, quella durezza dell’esistenza che si scioglieva solamente nell’armonia musicale, un pulsare interiore che ha forgiato le esistenze e ne ha costituito la migliore testimonianza e il più grande esempio. Di un maestro che non ha mai avuto la pretesa di insegnare, di un uomo che ha dedicato una vita intera alla canzone popolare della pizzica, un Omero moderno cantore delle genti diseredate del sud, che sanno dare il meglio di sé nell’arte, nella musica e nel canto. Rimasto legato a quel cantare popolare, aveva raccolto le sue canzoni in quel memorabile cd dal titolo “Robba de smuju”, titolo intraducibile in italiano, ma che all’incirca ha il significato di canto che fa ribollire il sangue.


A Cutrofiano fino al 5 ottobre la III edizione de “Li Ucci Festival”: per rendere omaggio a  Uccio Aloisi si esibiranno musicisti, cantanti, danzatrici, artiste e fotografi, partecipando a questo evento organizzato da Sud Ethnic con la direzione artistica e organizzativa di Antonio Melegari che si chiuderà con un concerto-evento.  Accanto agli eventi musicali le mostre “L’Arte nel Piatto”, alcune mostre fotografiche, il Bar-Cultura a cura di Kurumuny, la presentazione de Le Salentine, una mostra di tamburi da tutto il mondo (circa 200 pezzi). Tutte le sere musica in diverse piazze e locali di Cutrofiano prima del concerto finale (sabato 5 ottobre in Piazza Municipio).

Paolo Rausa


Attualità

L’esperienza USA di tre studenti di medicina di Unisalento

Francesca Laudisa di Lecce, Francesca Miccoli di Galatina e Paolo Vantaggiato di Cutrofiano partecipano al prestigioso programma Mazzotti Anatomy Conferences sull’anatomia umana negli Stati Uniti

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Un’opportunità straordinaria ha visto protagonisti tre promettenti studenti del Corso di Medicina dell’Università del Salento: Francesca Laudisa di LecceFrancesca Miccoli di GalatinaPaolo Vantaggiato di Cutrofiano.

I tre giovani, allievi della Scuola Superiore ISUFI (Istituto Superiore Universitario di Formazione Interdisciplinare) di UniSalento, hanno partecipato con grande entusiasmo alla prestigiosa Mazzotti Anatomy Conferences (MAC), facendo un’esperienza formativa unica nel suo genere che supera i confini delle tradizionali lezioni universitarie.

La Mazzotti Anatomy Conferences, promossa da Chartered Professors LLC, una comunità di docenti universitari statunitensi dedita alla formazione di eccellenza a livello globale, è da 15 anni un evento di riferimento per gli studenti di medicina.

Ogni estate, la MAC riunisce a Buffalo, nello stato di New York, i migliori studenti italiani selezionati in base al merito. Quest’anno, il Comitato Scientifico dell’Organizzazione ha accolto le candidature dei tre talenti salentini, riconoscendone l’elevato profilo accademico.

Durante le due settimane del corso, i partecipanti hanno avuto l’opportunità di prendere parte a laboratori di dissezione su corpi umani donati alla scienza, un’esperienza che ha permesso loro di affinare le competenze pratiche e identificare le diverse strutture anatomiche. Questi laboratori pratici sono stati affiancati da sessioni teoriche che hanno consolidato le conoscenze attraverso lezioni, seminari e discussioni guidate da professori universitari e specialisti di settore.

Le attività di studio non si sono limitate alla semplice anatomia, ma hanno incluso l’analisi anatomo-patologica finalizzata all’identificazione delle cause di morte e alle correlazioni cliniche con le patologie osservate.

Particolarmente significative sono state le esercitazioni pratiche sulle suture, che hanno arricchito ulteriormente il bagaglio tecnico degli studenti.

La partecipazione alla MAC è stata un’importante occasione di confronto e scambio per gli studenti italiani, che hanno potuto instaurare una rete di contatti con futuri colleghi e scienziati da diverse università del Paese.

Tra i partecipanti, Paolo Vantaggiato ha ottenuto un punteggio eccezionale nel test finale, guadagnandosi una borsa di studio interna che gli ha permesso di prolungare il soggiorno negli Stati Uniti come studente-tutor.

Durante la sessione di settembre 2024 presso la Jacobs School of Medicine and Biomedical Sciences dell’Università di Buffalo, ha collaborato con i docenti approfondendo ulteriori aspetti anatomo-patologici e clinici.

L’iniziativa è stata resa possibile grazie alla sensibilità e al supporto delle associazioni no profit Tria Corda e Angela Serra Odv – Per la ricerca sul cancro, entrambe con sede a Lecce e con filiali anche in altre città italiane ed estere.

Queste associazioni hanno creduto nel progetto e lo hanno sostenuto finanziariamente, diventandone gli sponsor ufficiali.

Gli studenti Laudisa, Miccoli e Vantaggiato hanno espresso unanime gratitudine alle Associazioni Tria Corda e Angela Serra per la loro generosità, sottolineando come il loro contributo abbia reso possibile un’esperienza di inestimabile valore formativo.

«La lungimiranza scientifica di queste associazioni rappresenta un faro di speranza per tutti coloro che credono nel valore della formazione e dell’eccellenza», hanno dichiarato i giovani protagonisti.

L’Università del Salento, con il proprio Corso di Studi in Medicina e Chirurgia, continua a distinguersi per l’impegno nella formazione di futuri medici capaci di eccellere e contribuire alla crescita della comunità medica e scientifica.

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Approfondimenti

Costruire salentino, come eravamo

Giuseppe Maria Costantini, Conservatore-Restauratore di Beni Culturali: dalle coperture ai soffitti interni, dagli intonaci ai pavimenti interni ed esterni, dalla “suppinna” alla “loggia”: i caratteri tradizionali tipizzanti dell’edilizia salentina

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di Giuseppe Maria Costantini

(Conservatore-Restauratore di Beni Culturali)

Mi si chiede: «Se qualcuno volesse costruire un’abitazione secondo i canoni della tradizione salentina cosa dovrebbe fare? Quali sono gli aspetti più caratteristici e tipizzanti?».

Le abitazioni del Salento sono sempre state alquanto eterogenee in relazione alla condizione socio-economica e culturale dei loro abitanti, così caratterizzando i vari paesi e quartieri urbani, anche vicinissimi tra loro, inoltre, sono molto cambiate nel corso dei secoli, anche in breve tempo quando ce ne fosse un’importante condizionamento esterno.

Basti considerare che nel Salento, almeno fino al sedicesimo secolo, tutte le coperture degli edifici erano costituite da tetti spioventi e tegole in terracotta, come nel resto d’Italia.

Tra l’altro, la copertura esterna a spioventi corrispondeva largamente a soffitti interni in legno, sia lasciati a vista sia nascosti da incannucciate ricoperte da intonaci a stucco, come nel resto d’Italia.

Tale lunghissima “stagione dei tetti” vedeva anche pavimenti interni che, dove non fossero un umile battuto di terra, erano frequentemente in legno, nudo o variamente rifinito, oppure in terracotta, nuda o financo maiolicata; l’impiantito in pietra era destinato in prevalenza agli spazi esterni, o aperti, nonché a rimesse e opifici.

Tornando alla questione posta: come e più del resto d’Italia, nel Salento il consumo del suolo, dal secondo dopoguerra del Novecento a oggi, è stato enormemente maggiore che dalla preistoria allo stesso secondo dopoguerra; pertanto, non si dovrebbe più consumare neppure un metro-quadrato di terreno agricolo o naturale per costruire checchessia.

Ciò detto, innumerevoli edifici dell’ultimo secolo, privi di particolari valenze storiche o artistiche, necessiterebbero di importanti interventi “di costruzione”.

Si tratta di edifici variamente inefficaci in fatto di materiali di cui sono costituiti, di caratteri strutturali-statici, oppure affatto indecenti in termini di funzionalità, e/o di forma e di aspetto.

In altre parole, le tante costruzioni inadeguate e brutte che ci circondano dovrebbero essere radicalmente demolite e, ove necessario, ricostruite in termini idonei, o, se possibile e opportuno, parzialmente manomesse, recuperandone quanto già idoneo e sostituendone quanto inidoneo.

Che siano totali o parziali, è essenziale che tali auspicabili rigenerazioni tengano nella massima considerazione i caratteri tradizionali e tipizzanti del Salento, anzi, in particolare, che siano armoniche al centro abitato, o alla località di campagna, cui appartengono.

Il nostro grande intellettuale e poeta Vittorio Bodini, in Foglie di tabacco (1945-47), tipizza fantasticamente un carattere cardinale delle abitazioni pugliesi e salentine: « le case di calce da cui uscivamo al sole come numeri dalla faccia di un dado».

Tuttavia, neppure l’imbiancatura in bianco vale per ogni località: molti centri abitati, costieri e no, erano caratterizzati da prevalenti imbiancature di calce addizionata a pigmento, fino a ottenerne colori pastello, rosa, ocra gialla, azzurro, turchese, verde, ne era un esempio emblematico Gallipoli.

Perchè spellare le case?

Ne parlo al passato perché negli ultimi decenni è invalsa la deleteria moda di spellare le nostre abitazioni, fino a mostrarne l’orditura muraria in pietra, come si trattasse di un edificio non terminato.

Infatti, restando ai caratteri tradizionali tipizzanti: le abitazioni salentine, dalla più umile al palazzo nobiliare, quando edificate fino a conclusione, all’esterno e all’interno, erano immancabilmente intonacate o, comunque, rifinite con uno strato superficiale, quale rivestimento tradizionale del materiale lapideo costruttivo, con valenze funzionali ed estetiche, e ciò riguardava persino cantine e stalle.

Oltre alle coperture esterne a terrazza, destinate a convogliare le acque piovane nelle cisterne, un altro carattere tipizzante delle nostre abitazioni era la presenza di spazi interni aperti: ortali, giardini, cortili al piano terreno; al piano superiore: terrazze complanari, terrazze soprastanti, spesso dotate di suppinna o attico, nonché verande, balconi e balconcini.

In particolare, le facciate, anche quando di dimensioni contenute, tendevano ad avere uno spazio aperto protetto: portico, loggia, o loggetta a serliana.

Il colore degli infissi

Similmente alle murature, che dovrebbero mostrarsi sempre vestite, anche gli infissi, secondo tradizione, non mostrano mai il loro legno a vista, neppure quando pregiato.

Il colore degli infissi, come quello delle imbiancature tradizionali, era largamente condizionato dalla tradizione della località.

Certamente per le porte e i portoni, o le persiane, il colore più tipizzante era il verde (in infinite tonalità locali, più o meno scure), o, soprattutto per le località costiere, l’azzurro; seguono le tonalità del bruno-grigio.

A ogni modo, lontano dall’avere svolto questo interessante e poliedrico tema, spero di avere stimolato la vostra attenzione e rispetto per la conservazione e il recupero delle nostre tradizioni costruttive e del nostro bel paesaggio.

GIUSEPPE MARIA COSTANTINI

Conservatore-Restauratore di Beni Culturali.

Possiede numerose specializzazioni, tra cui superfici dell’architettura.

Lungamente ricercatore e docente di Restauro per l’Università di Bologna, oltreché per altri prestigiosi enti nazionali.

Su diretto invito del dirigente Arch. Piero Cavalcoli (Urbanista), ha partecipato all’elaborazione del DRAG della Regione Puglia (Schema di Documento Regionale di Assetto Generale).

*Nella foto in alto, Specchia da “I Borghi più belli d’Italia”

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Cronaca

Sequestrata discarica abusiva a imprenditore edile

I materiali depositati ed abbandonati illecitamente sono rifiuti speciali, tra cui materiale di risulta da attività di demolizione edile, rifiuti legnosi e ferrosi, contenitori in plastica, materassi, tappeti, mobilio in disuso…

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GDF LECCE: SEQUESTRATA UNA DISCARICA ABUSIVA E DENUNCIA DI UN SOGGETTO

La Guardia di Finanza di Maglie,  ha individuato, nel comune di Cutrofiano, un’area all’interno della quale erano disseminati numerosi cumuli di rifiuti a contatto diretto con il terreno non impermeabilizzato.

In particolare, i controlli condotti hanno preso avvio da una mirata analisi di rischio, da elementi informativi raccolti sul territorio nonché dalle risultanze delle banche dati in uso al Corpo, che hanno permesso di individuare un terreno di circa 1.300 m2 di proprietà di una società attiva nel settore edile.

I materiali depositati ed abbandonati illecitamente sono rifiuti speciali, tra cui materiale di risulta da attività di demolizione edile, rifiuti legnosi e ferrosi, contenitori in plastica, materassi, tappeti, mobilio in disuso.

L’attività è culminata con il sequestro dell’area e con la denuncia alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Lecce del soggetto utilizzatore del terreno sequestrato, nonché con la segnalazione della citata società ai fini della responsabilità amministrativa degli enti.

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