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Euro Agricoltura

Giulio Sparascio, presidente di Turismo Verde. Il Presidente di Turismo Verde: “Nel Salento crollo della produzione dell’olio: -80%! La Xylella Fastidiosa è un mostro, la peste del mondo vegetale. Multifunzionalità. Dalla prossima programmazione europea, però, grandi opportunità e ingenti finanziamenti per l’agricoltura multifunzionale”

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Com’era ampiamente prevedibile, non sarà una grande stagione per la raccolta delle olive. “Le previsioni”, conferma Giulio Sparascio, presidente nazionale di Turismo Verde e presidente provinciale della CIA (Confederazione Agricoltori Italiani) indicano un calo dell’80% rispetto allo scorso anno”.


xylellaXylella Fastidiosa e le altre patologie che interessano i nostri ulivi hanno provocato un’annata di scarica eccezionale. Il rischio concreto è che molti frantoi non avranno olive da macinare. Ovviamente l’indiziata numero uno è proprio la famigerata Xylella malattia sbarcata nel vecchio continente dopo aver fatto enormi danni in California, negli USA. Si calcola che la zona infestata abbia già superato i 40mila ettari e, dove c’è la Xylella, non c’è drupe e, quindi, niente olio. A questa va sommata la fisiologica riduzione della produzione. “La Xylella”, dice Sparascio, “è un mostro, la peste delle painte. Rischia di distruggere tutti i vegetali. In Florida (USA) ha attaccato la vite che non si può più coltivare. Da noi ci sono già altre piante “ospiti”, vere e proprie stazioni di rifornimento del batterio come oleandro, castagno, mandorlo, acacia e alcune piante ornamentali. Ormai tutta la Provincia, da Lecce in giù, è zona infetta. Amici dagli USA, esperti del settore e da noi interpellati, ci hanno… augurato buona fortuna! Non esiste una terapia, non c’è storico sulla mutazione del batterio che da noi si è riversato sull’ulivo, i ricercatori devono ricostruire tutto. Intanto il contagio avanza, impetuoso. Dipenderà molto anche dalle condizioni climatiche, quest’anno assai favorevoli al contagio, tanto che il focolaio, prima limitato alla zona di Gallipoli, in 12 mesi si è esteso praticamente in tutta la provincia. Magari nevicasse…”.


La Regione Puglia, per combattere la Xylella, ha stanziato in totale 6 milioni di euro e il Governo, su richiesta sempre della Regione, ha dichiarato lo stato di emergenza. Il decreto ministeriale individua ulteriori risorse per la ricerca, il monitoraggio e il contenimento della malattia e, soprattutto, esplicita un piano per sostenere gli agricoltori in difficoltà perché alle prese con questa epidemia.


Come va la vendemmia?


Come si evince dal Documento Ismea “Vino, Previsioni di Produzione 2014”, la produzione a livello nazionale per quest’anno è stimata attorno a 41 milioni di ettolitri, -15% rispetto ai 48,2 milioni del 2013 (lo scorso anno si è avuta una produzione particolarmente abbondante, +8% sulla media dei cinque anni precedenti). La situazione più problematica è al Sud; per la Puglia, in particolare, è previsto un calo di volume del 25%. Si legge nel rapporto Ismea: “Molta peronospora ha caratterizzato la zona del Salento, in particolare a Nord, con diffuse difficoltà nel combatterla. Gli ultimi giorni del mese di agosto, caratterizzati da piogge intense, in particolare nell’area salentina, potrebbero aver compromesso ulteriormente le partite di uve Negroamaro e Primitivo. Su queste aree, peraltro, incombe il pericolo muffe. Oltre ad una quantità nettamente inferiore rispetto allo scorso anno anche la gradazione delle uve è prevista in diminuzione”. Sparascio conferma: “Nel Salento calo del 25-30%. La qualità del vino sarà ancora buona ma forse non eccezionale come quella dell’anno scorso”.


Il territorio come destino


Giulio Sparascio, presidente nazionale di Turismo Verde

Giulio Sparascio, presidente nazionale di Turismo Verde


Nonostante le calamità naturali e batteriologiche, però, quello dell’agricoltura resta però un mondo in continua evoluzione e crescita. Su un milione e 200mila aziende che operano a livello nazionale, ne sono state censite circa 500mila, quelle di dimensione tale da poter fare statistica, come sottolinea Sparascio, “quasi 80mila svolgono una funzione multifunzionale (Masserie didattiche, Fattorie Sportive, Masserie Sociali, produzione di energie rinnovabili, ecc.) con un incremento enorme della tendenza”. Il Presidente di Turismo Verde parla poi del “Territorio come destino” con “rinnovati interesse e sensibilità nei confronti dell’ambiente che ci circonda, l’unico in grado di garantirci un futuro. In questo contesto l’agricoltura svolge un ruolo fondamentale facendo da trait d’union per tutti gli altri settori”.

Anche nella nostra provincia ha preso piede la multifunzionalità? “È aumentata di gran numero: le aziende agrituristiche sono quasi triplicate, lo stesso le attività delle masserie didattiche. Esponenziale anche l’aumento della vendita diretta e dei mercatini”. In un contesto italiano in cui la disoccupazione giovanile ha sfondato il tetto del 44%, diventa molto interessante il fatto che “tutta la programmazione comunitaria prevede una barca di soldi per la multifunzionalità, soprattutto per l’agricoltura sociale, quindi per quelle aziende che si attrezzano per inserire nel proprio organico lavorativo persone svantaggiate, per organizzare attività terapeutiche e creare servizi sociali come agri-asilo, agri-nido, pet-terapy, ecc. La Comunità europea ha praticamente previsto l’inserimento dell’agricoltura nel nuovo welfare”.

Cosa deve fare chi vuole intraprendere un’attività in questo campo? “Innanzitutto rivolgersi alla Regione o al GAL di riferimento o ad una delle organizzazioni professionali come la CIA. In provincia di Lecce abbiamo diecimila aziende: se si escludono le 3-4mila che vivono di rendita parassitaria senza produrre nulla, quelle attive sono circa 6mila, rappresentate da quattro organizzazioni professionali”.


Sparascio è convinto che il Salento “è il territorio ideale per la multifunzionalità. Se saremo in grado di riconoscere come valore principale il territorio, e non mi riferisco solo il suolo agricolo, possiamo ritagliarci un grande futuro. Si consideri che in tutta la Puglia ci sono 320 agriturismo (in provincia di Lecce meno di 150 di cui 40 solo nel territorio del Comune di Otranto), mentre in Friuli, che è grande come una provincia pugliese, sono 4.500”.


Nelle campagne di Giuggianello

Nelle campagne di Giuggianello


Quello che Turismo Verde cerca di fare è ampliare ulteriormente il raggio d’azione della multifunzionalità: “Se ne sta parlando col Ministro Dario Franceschini. Abbiamo una grande ricchezza di patrimonio archeologico nelle campagne, nelle masserie o nelle aziende private. Sono stato nelle campagne di Giuggianello, giusto per fare un esempio, dove ci sono dolmen, i “Massi della Vecchia” (sono grossi blocchi calcarei di epoca miocenica la cui composizione calcarenitica ha favorito, tramite l’azione degli agenti atmosferici, la produzione di curiose e strane forme che la fantasia popolare ha associato, sin dall’antichità, a bizzarri nomi e leggende. Sono situati sulla Collina dei Fanciulli e delle Ninfe, in due poderi denominati “Cisterna Longa” e “Tenenti”) e altri reperti archeologici che giacciono sui terreni di privati e sono lì seminascosti. È un patrimonio sommerso o comunque non valorizzato perché i proprietar temono eventuali vincoli. Stiamo cercando di stilare un protocollo di intesa con un centinaio di aziende, per presentare al Ministro un progetto che valorizzi questo patrimonio e che, oltre che consentire a tutti di goderne, invece di vincoli dia ai proprietari solo benefici e, quindi, ulteriore valore all’azienda. Non si sottovaluti che è diffusissimo quel turismo che vede archeologi di tutto il mondo alla ricerca di tali reperti e che, per studio o altro, sarebbero poi portati a sostare anche per mesi in quell’agriturismo”.


 


Ultimamente è molto richiesto il latte d'asina

Ultimamente è molto richiesto il latte d’asina


Allo stesso modo si punta sulle fattorie sportive, “fattorie attrezzate che offrono agli hobbisti o a chi vuole organizzare delle gare, una location naturale, coniugando la sana alimentazione allo sport”. Tutte articolazioni che possono dare un futuro radioso alla nostra agricoltura, senza dimenticare l’agricoltura sociale: “Con il Sindaco di Corsano stiamo valutando una fattoria su un terreno, molto esteso e di proprietà comunale, nella zona di Santa Maura. L’idea è quella di creare, con la prossima programmazione europea, un parco agricolo multifunzionale dove il Comune resta centrale ma coinvolge i privati nell’investimento. Si tratta di una masseria molto antica, dove poter realizzare un allevamento di asini per produrre latte (“Il latte d’asina oggi è richiestissimo”), per portare i turisti sulle vie del sale e, ancora, per la onoterapia (è un tipo di pet therapy diffusa in Francia, Stati Uniti e Svizzera, praticata utilizzando asini)”. Giulio Sparascio si dice convinto che “se riusciamo a mettere insieme tutte queste opportunità, dando vero valore al territorio, potremo realizzare una serie di opportunità e creare benessere”.


Mentre altrove si licenzia, e tanto, l’agricoltura è l’unico comparto a livello nazionale con il segno più alla voce occupazione (+6,5%). Che consiglio darebbe il Presidente di Turismo Verde ad un giovane che volesse intraprendere questo tipo di attività? “Intanto di guardarsi intorno per capire se il suo Comune è proprietario di terreni non sfruttati. La difficoltà più grossa è proprio quella di accesso alla terra, vista la mentalità patronale dei nostri latifondisti che ancora godono della rendita dei contributi comunitari e preferiscono tenere il terreno incolto piuttosto che venderlo o affittarlo. Se riesce ad ottenere accesso al terreno, può guardare alla programmazione 2014-2020 della Comunità europea cheprevede i fondi per i primi insediamenti in agricoltura (70mila euro a fondo perduto). Poi può presentare un piano di sviluppo e godere di una quota di oltre il 70%, agevolazioni nel credito bancario, ecc. La Regione Puglia, da parte sua, ha redatto una legge che spinge i Comuni a vendere o dare in affidamento i terreni abbandonati di proprietà pubblica”.Giuseppe Cerfeda


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Come rendere più attrattivo il Salento?

La fragilità del sistema di collegamento, sia aereo sia ferroviario rende necessario l’utilizzo dell’automobile, con rischi di incidenti su strade non adeguate

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di Hervé Cavallera

Il recente G7 tenuto a Borgo Egnazia, di là dai risultati politici, ha contribuito, come era prevedibile, a far scoprire a gran parte del mondo la bellezza del Salento.

In verità, già da tempo il “Tacco d’Italia” conosce una meritata fortuna turistica nella Penisola.

Ora l’evento politico l’ha per così dire lanciato sul piano internazionale, sì da non percepirci al momento, noi salentini, come i trascurati abitanti della periferia d’Italia.

Ovunque si parla dell’ottimo cibo, delle bellezze paesaggistiche, delle imponenti tracce di una storia plurimillenaria e così via.

è giusto e comprensibile godersi la meritata notorietà e, per gli addetti ai lavori, trarre i debiti vantaggi dal turismo.

Come è doveroso pensare ad un miglioramento della qualità delle offerte.

Tuttavia, proprio questo momento felice deve spingerci a considerare con maggiore attenzione tutto quello che non va… proprio bene, in modo da migliorarci non nel lusso o nel superfluo, bensì in primo luogo nell’essenziale.

La Puglia, si sa, è una lunga regione e per chi si sposta con l’auto da Leuca al confinante Molise ha l’impressione di effettuare un viaggio senza fine.

E qui si tocca il centro nevralgico del discorso. Il viaggio, la comodità dello spostarsi.

Lo sapevano già gli antichi Romani che furono maestri nella realizzazione di strade extraurbane che consentivano un rapido spostamento, per i tempi, nelle diverse parti dell’impero.

E a Brindisi, ad esempio, terminava la via Appia, determinante per coloro che volevano imbarcarsi per l’Oriente.

Oggi, oltre alle strade tradizionali e alle superstrade e autostrade, vi sono aeroporti, treni ad alta velocità.

Ci sono o ci dovrebbero essere? Ecco il punto.

Se il Salento costituisce una attrazione seducente è pur vero che raggiungerlo si può, ma con qualche difficoltà. Sarebbe auspicabile una maggiore presenza di aeroporti, a prescindere da quelli prevalentemente militari; il sistema aeroportuale di Brindisi, che collega il Salento col resto d’Italia, ha subìto vari tagli di voli.

Che dire poi dell’alta velocità ferroviaria che si ferma a Bari?

Proprio in questi giorni il Movimento Regione Salento (insieme al sindaco di Lecce) è tornato ad insistere sull’annosa questione.

Né sono sempre lodevoli i trasporti su strada.

Così nei primi di luglio si è dato l’avvio per i lavori del primo stralcio per il primo lotto per l’ampliamento della strada statale 275, che dai dintorni di Maglie dovrebbe condurre sino a Leuca, ampliamento che si aspettava da almeno trent’anni e che non si sa quando effettivamente verrà portato a pieno compimento (il primo lotto, però, come riportiamo da pagina 11 dovrà essere completato entro tre anni).

Né le cose vanno meglio per la linea ferroviaria locale e, anche in questo caso, da vari decenni nelle diverse campagne elettorali si ascoltano candidati regionali o nazionali che asseriscono di voler trasformare, una volta eletti, le Ferrovie del Sud Est in una metropolitana di superficie.

Parole, parole, parole… come in un nota canzone di tanti anni fa.

Il lato debole del nostro Salento su cui si deve intervenire in modo oculato è pertanto questo: la fragilità del sistema di collegamento, sia aereo sia ferroviario che rende necessario l’utilizzo dell’automobile, con seri rischi di incidenti su strade non sempre adeguate.

Non è per nulla una questione da sottovalutare, come si fa praticamente da sempre, poiché i diversi governi regionali non hanno mirato ad una effettiva valorizzazione di Terra d’Otranto, che invece avrebbe giovato all’intera Puglia, che tutta infatti avrebbe guadagnato in ogni senso di fronte ad uno stimolante percorso verso il Salento.

Inoltre, la corretta efficienza di mezzi pubblici di comunicazione (aerei e treni) avrebbe consentito una riduzione dei mezzi privati, con conseguente risparmio economico, minore inquinamento, netta riduzione degli incidenti stradali, talvolta mortali. Il problema della facilitazione degli spostamenti è essenziale per una regione, consentendo una crescita di benessere e sicurezza.

Se assistiamo al boom della presenza di turisti nel Salento è perché questa terra, che pur vanta dei porti storici come Taranto e Brindisi, non ha ricevuto negli anni passati una soddisfacente visibilità nella strategia dei politici che hanno retto la vita pubblica.

In questo millennio il Salento è apparso come uno splendido fiore inatteso, pur avendo una storia che si perde nella notte dei tempi.

Diventa allora importante, oggi più che mai, il che fare?

Le risposte sono evidenti e si concentrano in primo luogo nel miglioramento dei servizi stradali, ferroviari, aerei.

Geograficamente è il Salento che si affaccia sul Mediterraneo e collega con la Grecia e l’Oriente, non il Foggiano e il Barese, ed è evidente che la sua valorizzazione deve essere vista non solo nell’ottica turistica, ma anche per le potenzialità di collegamento con il bacino del Mediterraneo.

Si spera che non ci si trovi ancora una volta dinanzi ad un’occasione perduta.

La qualità del futuro dipende infatti da ciò che riusciamo con intelligenza e attenzione a costruire nel proprio territorio rapportandosi correttamente con gli altri.

Certo, si sa che è più facile pensare il bene che realizzarlo, ma ciò non esime dall’impegno coloro che si dedicano alla vita pubblica.

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L’eterna Danza delle Onde

Il Salento, con il suo mare cristallino, la sua ricca storia e cultura, si eleva come fonte d’ispirazione per un emozionante progetto musicale delle FeminaeMaris che abbraccia anche l’Albania

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Nasce FeminaeMaris, il trio formato dalle musiciste salentine Silvia Boccadamo e Antonella Napoli, unite alla talentuosa cantante albanese Hersi Matmuja.

Il mare, forza dominante e collante culturale delle nazioni del Mediterraneo, è il filo conduttore del loro progetto.

Silvia e Antonella, animate dalla passione per la loro terra, hanno trovato in Hersi una compagna di viaggio altrettanto legata alla sua amata Albania. Le tre musiciste, tutte di formazione classica, daranno così vita a “L’eterna Danza delle Onde”.

VIAGGIO MUSICALE TRA STORIA E CULTURA

L’eterna Danza delle Onde” è un progetto musicale che invita l’ascoltatore a un viaggio sonoro attraverso il Salento, territorio ricco di storia e cultura.

Questo lavoro raccoglie brani inediti che descrivono luoghi specifici e le loro peculiarità, intrecciando storie e tradizioni con quelle degli antichi popoli che si insediarono nel Salento.

Il repertorio del progetto varia da pezzi a voce e tamburo, a melodie affascinanti, danze dai ritmi misti e brani strumentali evocativi.

Ogni composizione è pensata per trasportare il pubblico in una dimensione sognante, dove passato e presente si fondono in un’armonia unica.

Attraverso melodie emozionali e arrangiamenti classici, il Salento viene raccontato in modo originale, in modo diverso, rispetto ai capisaldi della Pizzica e della Taranta, con un omaggio musicale alla poesia di questo eccezionale territorio, che risuona in ogni nota e ritmo.
L’eterna Danza delle Onde” promette di regalare un’esperienza sensoriale completa, evocando l’anima del Salento e le sue mille sfaccettature attraverso una narrazione musicale senza tempo.

IL PROGETTO DISCOGRAFICO

Il trio sta collaborando con Corrado Production per la realizzazione del primo CD del progetto. La produzione prevede registrazione, editing, missaggi e mastering, pubblicazione su piattaforme digitali e la realizzazione di videoclip.

I BRANI DEL PROGETTO

PALASCIA (Otranto) – Immersa nella magia di un luogo simbolo del Salento, Palascia è la punta più orientale d’Italia, evocando intense sensazioni legate all’anima salentina.

1481 LA RECONQUISTA (Otranto) – Il brano rievoca la battaglia di Otranto del 1480-1481, una tragica pagina di storia in cui l’esercito ottomano attaccò la città, allora parte del Regno di Napoli.

FLORILANDA – (Torre Sabea Gallipoli) – La leggenda di Flavio e la sua amata che scompaiono verso l’orizzonte, rappresenta un eterno destino d’amore, simboleggiato dai gabbiani che danzano nel cielo di Gallipoli.

LACRIME D’ARGENTO – Una terra ferita, dove prima c’era l’oro del Salento adesso c’è solo un paesaggio lunare. Il dramma della xylella che ha provocato dolore e danni, raccontato con la sensibilità di chi non si arrende mai alle avversità. Questo è un brano dedicato all’ulivo, simbolo eterno del Salento; il brano celebra la resilienza e la bellezza di questo albero secolare e la forza di un territorio mai domo, pronto a rialzarsi sempre, dopo ogni caduta.

LA DANNATA (Torre dell’Alto, Nardò) – La tragica storia di una giovane fanciulla che, per sfuggire all’ingiustizia dello jus primae noctis, si getta dalla rupe, diventando leggenda nelle notti di luna piena.

ANI MORI HANAOh Mia Luna (Albania-Salento) – Una danza popolare del nord Albania si intreccia con i dialetti albanese e salentino, creando una preghiera alla luna per guidare verso l’amore.

KALÀ (Albania) – Ispirato alla leggenda della Fortezza di Rozafat in Albania e alla principessa di Acaia, il brano narra di sacrifici e magie, di una madre murata viva e di una principessa trasformata in pietra.

LA DANZA DEI DUE MARI – Una terra magica, il Salento, descritta dal detto “lu sule, lu mare, lu ientu”, viene celebrata per le sue limpide acque, giornate soleggiate e il vento che mitiga il caldo. Questo brano è un inno alla bellezza con punte liriche piene di vita e di speranza.

IL POZZO DEI MIRACOLI (Galatina) – Un brano ispirato alla leggenda del miracolo dell’acqua di Galatina, capace di guarire dalla puntura delle tarante.

LE SECCHE DI PIRO (Ugento) – Dedicato alla leggenda di Pirro e alle temutissime secche ugentine che ostacolarono il suo soccorso a Taranto.

PRESENTAZIONE DEL PROGETTO – La presentazione del progetto è in programma domenica 21 luglio alle ore 21, presso il Teatro Cavallino Bianco di Galatina, con ingresso gratuito per invito.

 

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Specchia: vai piano, anche per loro

Un passo avanti nella tutela degli animali e della sicurezza stradale

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Specchia si distingue per un’iniziativa di rilevanza nazionale volta alla protezione degli animali e alla sicurezza stradale.

È stata avviata una significativa campagna per sensibilizzare i cittadini sull’importanza di una guida prudente, specialmente nelle zone frequentate da animali randagi.

SICUREZZA E RISPETTO

Alcuni cartelli sono stati installati strategicamente in vari punti del comune.

Questi segnali non solo avvisano i conducenti sull’importanza di una guida attenta per prevenire incidenti, ma rappresentano anche un chiaro impegno verso il benessere degli animali che abitano le strade cittadine.

I nuovi cartelli, posizionati lungo le strade più trafficate e potenzialmente pericolose, presentano l’immagine di quattro animali accompagnati da un breve ma potente messaggio: «Vai Piano anche noi abbiamo famiglia (proprio come te)»

«CIVILTÀ E SENSIBILITÀ»

La sindaca di Specchia Anna Laura Remigi ha espresso il suo orgoglio riguardo a questa iniziativa innovativa: «Sono orgogliosa di questa nuova iniziativa che non solo migliora la sicurezza stradale, ma dimostra anche il nostro impegno a proteggere e rispettare tutte le forme di vita che condividono il nostro ambiente urbano. Questi cartelli non sono solo segni di progresso per la nostra città, ma testimoniano la nostra civiltà e sensibilità verso gli animali».

UN PASSO SIGNIFICATIVO

Concludendo, l’introduzione di questi cartelli rappresenta un passo significativo per Specchia, che si pone come esempio di buone pratiche nella tutela degli animali e nella promozione di una convivenza urbana sicura e responsabile.

Il paese in questo modo non solo si distingue per la rinomata bellezza del borgo ma anche per l’attenzione e il rispetto verso la fauna che la abita.

Quest’iniziativa non è soltanto un segno di progresso, ma un impegno tangibile verso un futuro in cui umani e animali possano convivere armoniosamente, con rispetto reciproco e consapevolezza ambientale.

Un’iniziativa che ci ricorda l’importanza di proteggere e preservare il mondo naturale che ci circonda, anche nelle sue forme più vulnerabili e spesso dimenticate.

Un esempio da seguire per altre comunità, dimostrando che è possibile conciliare sviluppo urbano e tutela dell’ambiente.

 

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