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Cronaca

Sonia Marra: l’ora della verità

Il 16 novembre 2006, a Perugia, scomparve nel nulla la studentessa di Specchia Sonia Marra. Tra pochi giorni la sentenza. La sorella Anna: “Vogliamo la verità e un corpo da piangere”

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Sono esattamente 10 anni che di Sonia Marra non si hanno più notizie. Era il 16 novembre 2006 quando la studentessa universitaria,  scomparve nel nulla. La giovane specchiese, all’epoca neanche 25enne, studiava all’Università di Perugia per diventare Tecnico di Laboratorio. Al 16 novembre del 2006 risale la sua ultima telefonata alla madre. Erano le 15,30, poi nulla più. Il suo telefono risulta spento da allora.


Da subito la famiglia si è mossa e ha pensato che quel silenzio potesse essere legato a qualcosa di spiacevole che poteva esserle accaduto, visto che Sonia era una ragazza abitudinaria e telefonava sempre per la buonanotte.


L’allarme è quindi scattato immediatamente, e apparve chiaro fin dal principio che alla ragazza fosse successo qualcosa di grave. Il giorno seguente i vigili del fuoco hanno fatto irruzione nel suo appartamento perugino, dove qualcuno aveva lasciato il gas aperto. La casa era vuota, e le prime testimonianze raccolte dai vicini lasciarono subito pensare al peggio: la sera della scomparsa, infatti, un uomo è stato visto entrare chiavi in mano, con fare furtivo, in casa della ragazza.


Della scomparsa se ne occuparono subito i maggiori programmi televisivi, da Chi l’ha visto? a La vita in diretta, programmi che più volte hanno ospitato i familiari e i loro appelli per non far cadere nel dimenticatoio la storia.


La famiglia dedusse fin da subito che qualcuno avesse potuto far del male a Sonia e le indagini paiono confermare i loro sospetti. Tra false piste, omertà e troppi silenzi, si arriva dopo tre anni, nel 2009, alla pista passionale: viene indagato per omicidio e occultamento di cadavere il fidanzato o comunque il ragazzo con cui Sonia pare avesse una relazione all’epoca dei fatti: Umberto Bindella, che si è sempre professato innocente, viene  rinviato a giudizio il 7 febbraio 2011. Il processo è ancora in corso, ma è ormai arrivato alle fasi finali. Dopo l’arringa dei legali del finanziere Dario Galluccio, accusato di favoreggiamento, tenutasi lo scorso 17 novembre, giovedì 24 è toccato agli avvocati difensori di Bindella; il primo dicembre sarà il giorno dedicato alle eventuali repliche, al termine delle quali la Corte si ritirerà in camera di consiglio per la sentenza.


Sonia Marra

Sonia Marra


A 10 anni dalla scomparsa di Sonia e ad un passo dal verdetto dei giudici, a parlare è sua sorella Anna, che ha seguito in prima persona la vicenda e le indagini fin dal primo giorno, arrivando anche a trasferirsi a Perugia per fare qualsiasi cosa in suo potere per arrivare alla verità.


Quello che mi sconcerta e che le due persone indagate, parlo dell’imputato Bindella, che secondo il PM avrebbe assassinato Sonia e dell’amico che l’avrebbe aiutato ad occultare il cadavere e ad avere un alibi, continuino a dichiararsi innocenti. Lo stesso Bindella ha raccontato, salvo poi ritrattare, che all’epoca parcheggiava la sua auto sempre in un posto, lo stesso dov’era la sera del 16 novembre 2006, quando una persona incappucciata salì le scale e si introdusse in casa… La stessa persona inizialmente disse di non conoscere Sonia, poi ammette di conoscerla e, infine, di avere avuto una relazione con lei. Cosa tra l’altro di cui io ero già a conoscenza prima di quella maledetta sera. Bindella pare abbia portato un test di gravidanza a Sonia il giorno prima della scomparsa… e aveva addirittura dichiarato di non conoscere mia sorella! Aggiungo che, quando gli ho chiesto un appuntamento in centro a Perugia, Umberto Bindella si è presentato con il padre e mi ha portato a parlare nello studio del suo legale. Mi sono sempre chiesta perché avere un avvocato, quando eravamo ancora all’inizio della vicenda e lui non era ancora indagato né si parlava ancora di delitto. Volevo solo farci una chiacchierata, visto che mia sorella mi aveva detto che lo frequentava… Allo stesso modo Galluccio, prima di cambiare versione, avrebbe ammesso di aver voluto fornire un alibi all’amico. Se davvero sono innocenti, perché mentire? Se non hanno nulla da nascondere perché dire prima una cosa e poi l’altra?”.


Che ti aspetti dalla sentenza? “Aspetto una condanna ma, soprattutto, voglio la verità e il corpo di mia sorella. Questa storia non finirà fino a quando non avremo un corpo, un luogo in cui andare a trovare Sonia, a Specchia, a casa. Stiamo parlando di una ragazza uccisa ad appena 25 anni, una ragazza innocente. Il fatto che Sonia possa essere stata ammazzata, strangolata, in un modo così brutale da una persona che conosceva e forse amava mi fa stare ancora peggio”. Hai detto strangolata. Perché? “Secondo la tesi del Pubblico Ministero sarebbe stata un’azione d’impeto, non premeditata”.

Seguendo il processo e leggendo le carte che ricostruzione hai fatto di come sia andata quella sera? “Verso le 19, quindi col favore del buio, una persona è stata vista entrare in casa di Sonia. La testimonianza di una giovane, all’epoca dei fatti ancora una ragazzina, racconta di un uomo che si è nascosto quando si sono accese le luci delle scale, salvo risalire non appena queste si sono spente. La stessa persona poi ha aperto la porta con le chiavi di cui era in possesso. Dopo qualche minuto è stato visto uscire, salire nell’auto, parcheggiata come dicevamo prima dove era solito lasciarla Bindella, ed è andato via. Il giorno dopo (in quel periodo vivevo a Roma) il mio compagno dell’epoca è salito a Perugia per capire come mai Sonia non rispondesse più alle nostre telefonate: ha avvertito un forte odore di gas e ha dovuto chiamare i vigili del fuoco, che, entrati, hanno trovato l’appartamento vuoto e il gas aperto”.


Sonia però non l’ha vista nessuno… “No, nessun testimone ha visto mia sorella. Ma ci sono fatti concreti, chiari, che ci fanno davvero escludere che si sia allontanata volontariamente. La procura, poi, con le sue indagini, è arrivata all’accusa, chiara, di omicidio ed occultamento di cadavere”.


Gli imputati, però, continuano a dichiararsi innocenti… “La cosa che più mi ha ferito è che, dopo aver tanto cercato e indagato, ero anche pronta a perdonare e a capire. Avevo detto che se qualcuno avesse avuto qualcosa da dire, poteva benissimo chiamarmi per valutare insieme come risolvere la situazione. Benché mi sia dimostrata disponibile, e abbia dato l’occasione a qualcuno anche di liberarsi la coscienza, questo non è successo. Sono passati 10 anni e io ancora non so cosa è accaduto quella sera a mia sorella”.


Ovviamente la tragedia ha gettato nello sconforto tutta la famiglia…


Una situazione del genere non la auguro a nessuno, è come se ti mancasse una parte di te stessa. Non sapere ti lascia solo angoscia e, senza una risposta, non ci si può neanche rassegnare. La nostra per 10 anni è stata, e continua ad essere, una vita sospesa, in attesa della verità e di un corpo sui cui piangere e pregare”.


All’epoca dei fatti avevi 31 anni e hai messo tutto da parte dedicandoti anima e cuore alla ricerca della verità. “Lo dovevo a mia sorella. La forza me l’ha data l’amore per Sonia. A spingermi è sempre stata la voglia di ritrovare il suo corpo e soprattutto il pensiero della paura, delle sofferenze e dell’orrore che deve aver provato in quei momenti, quando stava per morire. Ora per favore datemi la verità, io e la mia famiglia ne abbiamo bisogno”.


Giuseppe Cerfeda


Cronaca

Telecamere incastrano incendiario. Denunciato per incendio doloso e boschivo

Si tratta di un agricoltore che, nel tentativo di eliminare col fuoco la vegetazione erbacea ai lati di una strada poderale, incurante del vento sostenuto, provocava un incendio dell’ estensione di circa 7 ettari, investendo un vigneto ed altri terreni di proprietà altrui….

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CONTROLLI A TUTTO CAMPO CONTRO I PIROMANI: LE TELECAMERE INCASTRANO INCENDIARIO DENUNCIATO DAI CARABINIERI FORESTALI

Dopo accertamenti effettuati sul campo con l’ ausilio delle telecamere, i Carabinieri Forestali di Gallipoli sono pervenuti all’ identificazione del presunto autore dell’ incendio sviluppatosi il 27 luglio scorso in contrada Bernardini in agro di Nardò, deferendolo, in stato di libertà, alla Procura di Lecce.

Si tratta di un agricoltore che, nel tentativo di eliminare col fuoco la vegetazione erbacea ai lati di una strada poderale, incurante del vento sostenuto, provocava un incendio dell’ estensione di circa 7 ettari, investendo un vigneto ed altri terreni di proprietà altrui.

Condotto in caserma per ulteriori accertamenti, l’agricoltore ha ammesso, davanti ai Militari ed assistito da un difensore, di essere l’autore anche di un altro incendio, che aveva interessato la vegetazione boschiva a macchia mediterranea, in data 9 luglio, con un’ estensione ancora maggiore (25 ettari totali, di cui 13 di bosco e 12 di terreni seminativi e uliveti).

Pertanto, al soggetto sono stati attribuiti sia il reato di incendio doloso di vegetazione, sia di quello di incendio boschivo, per l’ ipotesi del rogo di macchia mediterranea.

Dall’ inizio della stagione estiva una persona è stata tratta in arresto a Racale, mentre altre 4 sono state denunciate, “a piede libero”, in diverse zone della provincia di Lecce.

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Alezio

Violento incendio distrugge tre auto in struttura ricettiva

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Incendio ad Alezio nella notte con tre auto distrutte dalle fiamme.

Il rogo è esploso in una struttura ricettiva dove, attorno alle ore 4:00, sono dovuti intervenire i vigili del fuoco.

Nello specifico, sono state coinvolte tre auto in sosta all’interno del parcheggio della struttura: una Mercedes GLB180, una DR6 e una Peugeot 2008.

L’intervento dei vigili del fuoco è valso a mettere in sicurezza le auto vicine e la struttura attigua.

I mezzi tuttavia sono andati completamente distrutti dalle fiamme. Per fortuna nessun danno a persone.

Le cause dell’incendio sono attualmente oggetto di indagine.

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Castrignano del Capo

Intimidazioni, estorsioni, minacce, ricatti: quattro arresti della Polizia

Il tutto nasce dalle operazioni di sequestro preventivo svolto alle prime ore del 26 luglio scorso u.s., quando la Polizia, ha dato esecuzione all’ordine emesso dal GIP del Tribunale di Lecce, su richiesta del P.M. della Procura della Repubblica di Lecce, di sequestro preventivo del bene…

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GALLIPOLI: CONTRASTO PER LA GESTIONE DEL BOX DEL MERCATO ITTICO: 4 ARRESTI

La Polizia ha dato esecuzione all’ordinanza di applicazione di misure cautelari personali emessa dal Gip del Tribunale di Lecce, su richiesta del P.M. della Procura di Lecce, a carico di 4 persone di Gallipoli tutte legate da un rapporto familiare.

Le indagini dei poliziotti del Commissariato di Gallipoli hanno accertato che gli arrestati hanno tenuto condotte gravemente intimidatorie nei confronti di 3 persone, sempre del posto, per farsi consegnare la somma di 100.000 euro ed un locale nella disponibilità di uno di questi ultimi.

Il tutto nasce dalle operazioni di sequestro preventivo svolto alle prime ore del 26 luglio scorso u.s., quando la Polizia, ha dato esecuzione all’ordine emesso dal GIP del Tribunale di Lecce, su richiesta del P.M. della Procura della Repubblica di Lecce, di sequestro preventivo del bene demaniale formato dai nr. 8 box in muratura, presenti nell’area del mercato ittico di Gallipoli, dopo aver riscontrato e documentato per anni reiterate e svariate violazioni di carattere penale, amministrativo e sanitario.

Le minacce, che hanno riguardato anche minori, hanno avuto un’escalation di violenza, tanto da culminare con l’incendio di un mezzo utilizzato per fini commerciali ed intestato proprio ad una delle vittime della tentata estorsione.

Tutti questi episodi hanno fatto registrare, nel giro di pochi giorni, un crescente livello di pericolosità sociale dei soggetti coinvolti. 

Per tale motivo, i ritmi delle indagini da parte degli investigatori della Polizia sono stati serrati e certosini tanto da raggiungere in breve tempo determinanti risultati operativi. 

L’A.G. ha disposto la misura coercitiva della custodia cautelare in carcere nei confronti del 29enne e del 54enne e la misura degli arresti domiciliari a carico delle due ulteriori componenti familiari, per aver incitato i propri familiari a tenere la condotta minatoria ed a pretendere la somma di denaro richiesta, oltre a proferire anche loro frasi minatorie. 

Le operazioni di esecuzione dell’ordinanza svoltesi nei confronti del 54enne hanno visto il fattivo contribuito della Guardia di Finanza.

Infatti, i poliziotti, non potendo raggiungere in piena notte uno degli indagati, che al momento dell’esecuzione era imbarcato su un peschereccio nelle acque di Santa Maria di Leuca, grazie all’impiego di personale e di un mezzo navale della Guardia di Finanza, disposto d’urgenza e per indifferibili esigenze di polizia giudiziaria sono stati trasbordati sul natante e così hanno potuto raggiungere il peschereccio e assicurare alla giustizia il 54enne del posto destinatario di misura di custodia cautelare in carcere. 

All’operazione di polizia è stato dato il nome di “mercato libero” per un duplice motivo: “libero” perché fino a qualche settimana fa nell’area mercatale vi era la percezione di poter essere slegati dal rispetto ogni tipo di regola e “libero” perché dopo le recenti attività di polizia e dopo l’esecuzione di questa notte delle ordinanze di custodia cautelare si è ripristinato quel livello di legalità e percezione della sicurezza, fondamentale per un ordinato vivere civile. 

 

Il video dell’operazione di Polizia

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