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Ospedale di Casarano: cosa direbbe Ferrari?

Lettera al Senatore: “Lei ha lasciato un ospedale che era il fiore all’occhiello di questa terra, si ingrandiva ed acquisiva sempre nuove competenze. Ora, invece, di colpo, il suo ospedale non serve più!”

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Caro Senatore Francesco Ferrari, lei è andato andato via ormai da qualche decennio; un tuo amico, uno di quelli che ti hanno assistito sino all’ultimo, mi ha raccontato che, pochi giorni prima di morire, hai chiesto informazioni sul reparto di nefrologia che, proprio in quel periodo, stava per essere ultimato. È andato via contento, con la legittima convinzione di aver fatto qualcosa di buono: un ospedale di eccellenza in una terra che, in tutti i modi, cercava il suo riscatto. Vede caro Senatore, molte cose sono cambiate da quel periodo: la sua Casarano non è più quel grande centro industriale in cui essere operaio era garanzia di stabilità economica, i casaranesi poi non sono stati nemmeno in grado di trovare un qualche esponente politico in grado di rappresentarli né al Senato, né alla Camera ma nemmeno a livello regionale (non che non ce ne fossero stati ma, lei conosce i casaranesi, sono sempre così pronti a farsi la guerra in casa e così poco avvezzi ad unirsi per uno scopo comune, che hanno preferito “regalare” i propri voti a questo o a quel politico di qualche paese vicino).


Lei ha lasciato un ospedale che era il fiore all’occhiello di questa terra, che si ingrandiva ed acquisiva sempre nuove competenze. Ora invece, di colpo, il suo ospedale non serve più! Le spiego: in realtà non è così ma c’è un sistema complesso di interessi (ovviamente economici oltre che politici) che ha stabilito a tavolino che l’ospedale a Casarano non serve più.


A Bari, nel ruolo che adesso hanno ribattezzato di Governatore, c’è un Magistrato che a Bari è nato ed è cresciuto e che il nostro territorio lo conosce per sentito dire; dice di essere addirittura di sinistra (pensa te) e fra i primi obbiettivi che si è posto di raggiungere durante il suo mandato, c’è la riforma della sanità. Ci tiene così tanto a questo obbiettivo che, pur di non sbagliare, ha mantenuto per sé anche la delega alla sanità stessa. In poche parole, oltre a fare il Governatore (che ad occhio e croce una giornata già te la riempie) lui ha deciso di fare anche l’assessore in quella branca che da sola assorbe quasi la maggior parte dell’intero bilancio regionale.


Oltre a queste due cose semplici semplici, ha cominciato una propria ed intensa attività nell’ambito del suo stesso partito dove ha dapprima cercato un’improbabile scalata alla segreteria nazionale e poi comunque giocato in essa un ruolo di spicco. Lei si starà quindi chiedendo dove mai possa trovare il tempo per dedicarsi ad un piano di riordino di un settore così delicato come la sanità… ebbene, ce lo chiediamo anche noi e forse una risposta l’abbiamo trovata: si avvale di collaboratori. L’unico problema è che i suoi collaboratori hanno la stessa personalità di quei cagnolini di plastica che, ai suoi tempi, erano dietro i sedili delle 127 e che, ad ogni sussulto, annuivano e basta. Deve vederlo, caro Senatore, quant’è bravo da Bruno Vespa a parlare di un qualcosa che non conosce direttamente ma solo perché riferitogli appunto dai suoi fedeli amici da riporto. Insieme quindi hanno deciso che, per risparmiare soldi, non sarebbe bastato trovare il modo di far smettere di rubare nella sanità e magari di rendere efficiente ciò che non lo era ma sarebbe stato sufficiente chiudere gli ospedali. Poi non fa niente se, contemporaneamente hanno pensato di costruire (dal nulla) un polo ospedaliero a Maglie (con centinaia di milioni di euro da spendere); non fa niente se hanno finanziato la costruzione di un nuovo padiglione a Casarano (per circa 4 milioni di euro) mentre ne firmavano la chiusura; non fa niente se decine di ambulanze portano in giro pazienti su e giù per la provincia a fare anche una stupida gastroscopia (e qualche volta ci rimettono la pelle perché aumentano esponenzialmente i rischi di incidenti stradali oltre che le spese di esercizio per ambulanze e operatori in gita continua).


Caro Senatore, abbia benevolenza nei confronti di questa generazione di politicanti e di funzionari (strapagati) che non hanno nemmeno il coraggio delle proprie azioni, lasciando scegliere ai due sindaci chi dovesse ospitare l’ospedale di primo livello, innescando ovviamente una guerra fra poveri dove a vincere non è il più meritevole ma solo chi è l’amico dell’arbitro. Per motivare queste scelte ne hanno inventate delle belle come ad esempio quella che, al posto di Casarano, bisognava scegliere Gallipoli perché è più centrale! Le assicuro che la cartina del Salento non è cambiata, la supponenza di chi ci governa sì.


Per farle poi comprendere la capacità amministrativa di questi manager super pagati dalla personalità un livello sotto a quella di Topo Gigio, le racconto di come abbiano avuto il coraggio di presentare ad un giudice un documento pateticamente falso, in cui c’era scritto che il sindaco di Casarano era d’accordo con quello di Gallipoli (l’amico dell’arbitro che sta a Bari) sul fatto che fosse giusta la decisione di rendere di primo livello il solo nosocomio gallipolino, un documento così grossolanamente falso da far forse sorridere il giudice stesso prima che il medesimo invitasse ad una più serena riflessione.

Praticamente un po’ come quando il maestro delle elementari si accorge immediatamente che la firma su un quaderno non è del genitore ma dello scolaro.


I casaranesi, pur di difendere il suo ospedale, hanno (finalmente) deciso di mobilitarsi: hanno bloccato fisicamente le operazioni di trasloco delle incubatrici di chirurgia pediatrica ed hanno organizzato un presidio permanente con la richiesta di dividersi le competenze con Gallipoli o, quantomeno, di attendere la decisione definitiva del TAR circa il ricorso presentato dal sindaco di Casarano. Hanno organizzato una manifestazione in cui c’erano, in maniera trasversale, tutti gli altri sindaci del comprensorio così come alcuni parlamentari anche dello stesso Pd (certo, i casaranesi, alla manifestazione sarebbero potuti essere più numerosi ma… li conosce,  sono sempre stati degli accesi contestatori da salotto).


Adesso aspettiamo, cercando di trovare quella fiducia che in realtà non c’è e facendo finta di credere al fatto che tutta questa operazione sia dovuta ad un efficientamento della sanità pubblica (anche se tutti abbiamo capito che lo si sta facendo per agevolare quella privata).


Quando c’era Carosello in TV, e Jo Condor faceva le sue malefatte, arrivava sempre il gigante buono per cui… “Cantone, pensaci tuuu!”.


Antonio Memmi


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Santa Caterina, strada intitolata al Giudice Sodo

L’amministrazione comunale ha deliberato l’intestazione di una strada della marina di Nardò al compianto “Pretore d’assalto”

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L’amministrazione comunale ha deliberato l’intestazione di una strada di Nardò, precisamente nella marina di Santa Caterina, al compianto giudice Angelo Sodo.

L’iniziativa è stata proposta da Carlo de Bartolomeis, diciassettenne, studente del Liceo Scientifico Banzi di Lecce e nipote del giudice Angelo Sodo.

Il giudice Sodo è ricordato per quanto si spese in favore della comunità neretina e non solo, tutelando beni paesaggistici dalle speculazioni edilizie.

Pretore di Nardò per 42 anni, Consigliere di Cassazione, Presidente della Commissione Tributaria di II grado della Puglia, sez. di Lecce e docente universitario presso l’Università di Bari.

Per i tempi furono innovative le sue sentenze, come il sequestro dei volatili al di sopra del Parco Naturale di Porto Selvaggio affinché i bracconieri, se colti in flagranza di reato con la selvaggina, sarebbero stati punibili o arrestati per Legge.

Tante le altre sue sentenze conosciute, adottate negli anni a cavallo tra il 70 e il 90.

Inoltre, fu il “Pretore d’assalto” a preoccuparsi e a far porre il limite di velocità sulla strada che collega Nardò alle marine, teatro di numerosi incidenti mortali.

L’idea iniziale era, come di prassi, porre il limite di 50 km/h lungo il tratto di strada (attuale via Benedetto Leuzzi e Str. Santa Caterina) e, così, assieme al sindaco di Nardò di quegli anni, si recarono ad acquistare i paletti con sopra il limite di velocità.

Per sfortuna da un lato, ma per fortuna dal lato che riguarda la sicurezza stradale, il giudice Sodo ed il sindaco, non trovando divieti di oltrepasso di 50 km/h, furono costretti a porre il limite di 30 km/h.

La perseveranza da cui era accompagnato Sodo, costrinse ad applicare quei limiti, che tutt’oggi sono presenti lungo la strada.

Tante sono le sentenze emanate dal dott. Sodo, ad esempio il sequestro del tratto di mare ove era affondata una nave romana con all’interno varie anfore e suppellettili dell’epoca.

Il tutto al fine di consentire il recupero di questi oggetti, il successivo restauro ed infine l’esposizione al pubblico presso il museo provinciale.

Inoltre, una celebrazione della strada intestata al compianto dott. Sodo, la già via Monte Alto di Santa Caterina, sarà programmata prossimamente in accordo con l’amministrazione comunale di Nardò.

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Donne all’Opera: il 1 Polo contro la violenza sulle donne e i bambini

Seguiranno le testimonianze di otto donne del nostro territorio, professioniste e appartenenti a diverse categorie, che si sono distinte nella lotta contro le discriminazioni e gli stereotipi di genere…

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In occasione della giornata mondiale contro la violenza sulle donne e i minori, il Polo 1 di Galatina, in collaborazione la Commissione Pari Opportunità, d’intesa con l’Assessorato alle Pari Opportunità di Galatina, organizzano l’evento “Donne all’Opera” che si svolgerà lunedì 25 novembre, a partire dalle 9:30, presso il teatro Cavallino Bianco di Galatina.

Dopo i saluti istituzionali ci sarà un concerto a cura della Salent’Opera, orchestra Sinfonica Giovanile diretta dal M° Tommaso REHO.

Seguiranno le testimonianze di otto donne del nostro territorio, professioniste e appartenenti a diverse categorie, che si sono distinte nella lotta contro le discriminazioni e gli stereotipi di genere.

Di grande pregio la presenza del Cav. Malala Yousafzai dell’Ambito Territoriale Sociale di Galatina, nella persona della dr.ssa Paola GABRIELI, che da dieci anni coordina l’unico centro antiviolenza pubblico a gestione pubblica della Regione Puglia, lavorando sul territorio dell’Ambito di Galatina accanto alle donne e ai figli minori con la presa in carico, nella difesa dei loro diritti, oltre alle attività di sensibilizzazione e formazione, al fine di favorire l’emersione del fenomeno e il contrasto alla violenza di genere.

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“Cari giovani, costruiamo libertà: non cediamo alla mafia”

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Riceviamo e pubblichiamo una lettera di un nostro giovane lettore, Michele Cojocaru.

“L’impegno contro la mafia, non può concedersi pausa alcuna, il rischio è quello di ritrovarsi subito al punto di partenza”. Queste le parole di Paolo Borsellino, che tengo sempre a mente.
Se dovessi scrivere una lettera ai giovani al tempo di oggi, scriverei così:

Cari giovani del mio tempo, sono Michele, ho 20 anni, vengo dalla provincia di Lecce. Nel mio paese, tanti giovani come noi sono caduti nelle mani della malavita. Tanti fumano, molti spacciano, alcuni hanno addirittura pistole con loro.

Vedendo questo scrivo a voi, giovani della mia generazione, non abbiate paura di denunciare questi fatti: la società di oggi conta su di noi.
Vorrei tanto, insieme a tutti voi, richiamare lo Stato italiano, per ricordargli ancora una volta di stare dalla nostra parte.

Cari giovani e care giovani, costruiamo insieme la società la nostra società. Il futuro non deve essere la droga, non devono essere le armi. Ma un futuro di pace, in cui possiamo dire ai
nostri figli: tutto questo lo abbiamo fatto per voi.

La mafia distrugge, la mafia uccide, la mafia vieta di sognare.

Anche nel Salento c’è la mafia.
Anche nella provincia di Lecce c’è la mafia, ma è una mafia silenziosa, che agisce senza fare rumore.

Non diamogliela vinta, costruiamo libertà: coraggio, insieme ce la faremo.

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