Attualità
Agricoltura salentina in ripresa
Aumentano gli operai agricoli e le aziende. La fascia d’età dove si concentra il maggiore numero di lavoratori agricoli (3.228) risulta essere quella fra i 50 e i 54 anni
In ripresa l’agricoltura salentina: aumentano gli operai agricoli e le aziende. È quanto emerge dal report sullo stato e sulle prospettive del settore primario, presentato stamattina, nella sede di Confagricoltura Lecce, da Rosario Centonze, presidente provinciale dell’Ordine dei dottori agronomi e dei dottori forestali, da Maurizio Cezzi e Diego Lazzari, rispettivamente presidente e direttore di Confagricoltura Lecce e da Davide Stasi, autore del lavoro di ricerca e di elaborazione dati.
Nel corso dell’incontro con i giornalisti è stato distribuito un report contenente i principali dati sugli occupati in agricoltura (suddivisi per tipologia e rapporto di lavoro, classe d’età, giornate lavorate, donne ed extracomunitari dipendenti), nonché sulle aziende agricole (ditte in economia, coltivatori diretti, coloni e mezzadri, consorzi di bonifica e cooperative).
In particolare, aumenta il numero degli operai agricoli dipendenti¹ in provincia di Lecce. Sono 22.023 contro i 21.753 del 2015. L’incremento è di 270 lavoratori in più, pari ad un tasso positivo dell’1,2 per cento, in controtendenza con il trend degli ultimi anni.
La fascia d’età dove si concentra il maggiore numero di lavoratori agricoli (3.228) risulta essere quella fra i 50 e i 54 anni. Rappresenta il 14,7 per cento del totale. Segue quella fra i 45-49 anni, con 3.132 dipendenti, pari al 14,2 per cento del dato complessivo.
Nella classe 55-59 sono 3.085 (14 per cento); in quella 40-44 anni si contano 2.842 operai (12,9 per cento); in quella 35-39 anni sono 2.242 (10,2 per cento); in quella 60-64 sono 1.943 (8,8 per cento); in quella 30-34 sono 1.824 (8,3 per cento); in quella 25-29 sono 1.540 (7 per cento); in quella 20-24 sono 1.230 (5,6 per cento); in quella degli ultra 65enni sono 670 (3 per cento) e in quella fino a 19 anni sono 287 (1,3 per cento).
In termini percentuali, rispetto all’anno prima, crescono di più le fasce estreme: quella degli ultra 65enni (+8,1 per cento), quella 55-59 (+3,9 per cento), quella 60-64 anni (+3,4 per cento) e quella fino a 19 anni (+2,9 per cento), mentre cala quella 35-39 anni (-5,1 per cento).
Gli operai a tempo indeterminato sono appena 242, pari all’1,1 per cento della totalità dei dipendenti (22.023). Rispetto all’anno prima sono diminuiti di 25 unità ovvero il 9,4 per cento.
Le donne impiegate in agricoltura sono 10.860, pari al 48,5 per cento della totalità dei dipendenti (22.023). Rispetto all’anno prima sono diminuite di 65 unità ovvero lo 0,6 per cento.
Gli extracomunitari impiegati in agricoltura sono complessivamente 1.071, pari al 3,3 per cento della totalità dei dipendenti (22.023). Nella classe d’età 30-34 anni si contano 200 extracomunitari, pari al 18,8 per cento.
¹ nota statistica
Operaio agricolo dipendente: lavoratore dipendente che presta la propria opera manuale, dietro corrispettivo, per la coltivazione di fondi o allevamento di bestiame e per attività connesse a favore di un’azienda agricola o di altro soggetto che svolge attività agricola. In particolare si distinguono in Operai a Tempo Determinato (OTD) e Operai a Tempo Indeterminato (OTI). Un OTD, detto anche bracciante agricolo o giornaliero di campagna, viene assunto per l’esecuzione di lavori di breve durata, a carattere saltuario per compiere una fase lavorativa o in sostituzione di operai per i quali esiste il diritto di conservazione del posto. Un OTI, detto anche salariato fisso, viene assunto con un contratto di lavoro senza scadenza.
Il numero di aziende² che occupano operai agricoli dipendenti è passato da 5.597 (2015) a 5.712 nel 2016. Dopo anni di flessione, si registra un’inversione di tendenza. La crescita, nell’ultimo anno, è di 115 unità, pari al 2,1 per cento. Dal 2010 (che contava 6.871 aziende) al 2016, il numero di aziende, però, è diminuito complessivamente di 1.159 unità, per una flessione del 16,9 per cento.
In particolare, nell’ultimo anno, si contano 4.928 ditte in economia, 576 coltivatori diretti, 4 corpi forestali, 7 consorzi di bonifica, 314 cooperative e una cooperativa forestale. Ecco lo ‘storico’ delle aziende che occupano operai agricoli dal 2010 al 2016:
² nota statistica
Una stessa azienda può, nell’anno, avere svolto più tipologie di attività (in economia, coltivatori diretti, eccetera); di conseguenza, il numero delle aziende classificate secondo la tipologia di attività risulta superiore al complesso delle aziende attive.
In Puglia, le aziende agricole (attive e non), iscritte al Registro imprese delle cinque Camere di commercio, sono 79.225 (dati aggiornati al 30 settembre 2017). Più precisamente, 26.435 hanno sede legale nella provincia di Bari, 7.500 in quella di Brindisi, 25.470 in quella di Foggia, 9.089 in quella di Lecce e 10.731 in quella di Taranto.
Su base annua, rispetto al 30 settembre 2016, ce ne sono 217 in meno, pari ad un tasso negativo dello 0,3 per cento. La performance migliore si registra nella provincia di Brindisi: +47 unità ovvero lo 0,6 per cento in più (da 7.453 a 7.500). Seguono Lecce +0,3 per cento (da 9.064 a 9.089); Foggia +0,1 per cento (da 25.446 a 26.470). In flessione, invece, Bari -1,1 per cento (da 26.734 a 26.435) e Taranto -0,1 per cento (da 10.745 a 10.731).
Attualità
“Cari giovani, costruiamo libertà: non cediamo alla mafia”
Riceviamo e pubblichiamo una lettera di un nostro giovane lettore, Michele Cojocaru.
“L’impegno contro la mafia, non può concedersi pausa alcuna, il rischio è quello di ritrovarsi subito al punto di partenza”. Queste le parole di Paolo Borsellino, che tengo sempre a mente.
Se dovessi scrivere una lettera ai giovani al tempo di oggi, scriverei così:
Cari giovani del mio tempo, sono Michele, ho 20 anni, vengo dalla provincia di Lecce. Nel mio paese, tanti giovani come noi sono caduti nelle mani della malavita. Tanti fumano, molti spacciano, alcuni hanno addirittura pistole con loro.
Vedendo questo scrivo a voi, giovani della mia generazione, non abbiate paura di denunciare questi fatti: la società di oggi conta su di noi.
Vorrei tanto, insieme a tutti voi, richiamare lo Stato italiano, per ricordargli ancora una volta di stare dalla nostra parte.
Cari giovani e care giovani, costruiamo insieme la società la nostra società. Il futuro non deve essere la droga, non devono essere le armi. Ma un futuro di pace, in cui possiamo dire ai
nostri figli: tutto questo lo abbiamo fatto per voi.
La mafia distrugge, la mafia uccide, la mafia vieta di sognare.
Anche nel Salento c’è la mafia.
Anche nella provincia di Lecce c’è la mafia, ma è una mafia silenziosa, che agisce senza fare rumore.
Non diamogliela vinta, costruiamo libertà: coraggio, insieme ce la faremo.
Attualità
Porto Cesareo resta Area Specialmente Protetta di Interesse Mediterraneo
Confermata la certificazione che la inserisce tra le zone marine e costiere caratterizzate da un elevato grado di biodiversità, habitat di particolare rilevanza naturalistica, specie rare, minacciate o endemiche
L’Area Marina Protetta Porto Cesareo si conferma un’Area Specialmente Protetta di Interesse Mediterraneo (ASPIM), aggiudicandosi ancora una volta la certificazione che la inserisce tra le zone marine e costiere caratterizzate da un elevato grado di biodiversità, habitat di particolare rilevanza naturalistica, specie rare, minacciate o endemiche.
La conferma della certificazione ASPIM è giunta al termine di una tre giorni di lavori sul campo da parte della commissione internazionale composta da Leonardo Tunesi, rappresentante del Focal Point, Robert Turk e Rais Chedly esperti internazionali, Antonio Terlizzi, esperto nazionale e dal direttore dell’AMP Porto Cesareo Paolo D’Ambrosio.
L’iter per ottenere il riconoscimento come da regolamento è passato dall’attivazione di attività di studio scientifico sistematico e di monitoraggio degli habitat, che consentono di stilare gli elenchi delle specie di flora e fauna necessari per definire il grado di biodiversità del sito.
«Lo status viene mantenuto attraverso il costante monitoraggio e salvaguardia delle specie individuate negli elenchi, ed essere ASPIM aumenta la nostra responsabilità di controllo dell’ambiente, allo scopo di salvaguardare le specie e gli habitat in cui esse vivono e si riproducono», hanno affermato soddisfatti i massimi responsabili di AMP Porto Cesareo.
Il riconoscimento dello status di ASPIM viene rilasciato dal Regional Activity Centre for Specially Protected Area (RAC-SPA), con sede a Tunisi, organismo creato nel 1995 fra i Paesi che hannostipulato nel 1976 la Convenzione di Barcellona per la protezione del Mediterraneo dall’inquinamento.
È questo centro che definisce e mantiene la lista delle ASPIM, vagliando nuove domande e promuovendo le aree protette meritevoli del riconoscimento.
Le aree marine protette italiane che detengono lo status di ASPIM sono attualmente 10.
Quattro in Sardegna tra cui Capo Carbonara, Capo Caccia-Isola Piana, Penisola del Sinis-Isola di Mal di Ventre e Tavolara-Punta Coda Cavallo.
A livello nazionale figurano poi Portofino (prima AMP italiana ad aver ottenuto il riconoscimento, nel 2005), Miramare, Plemmirio, Punta Campanella.
Per il Salento, Porto Cesareo e Torre Guaceto.
Direttore e Presidente dell’AMP esprimono la loro soddisfazione per questo «ulteriore traguardo raggiunto, a conclusione di quest’anno, che conferma le altissime performance dell’AMP Porto Cesareo, la quale si posiziona non solo tra le prime a livello Nazionale, ma anche nell’élite delle Aree Specialmente Protette di Importanza Mediterranea»
Attualità
Fitto vicepresidente Commissione Ue, arriva il via libera
La situazione si è sbloccata ieri sera con il voto favorevole di Popolari, Socialisti, Liberali, Conservatori e Sovranisti. Ma i Verdi non ci stanno e i Socialisti si spaccano. Il presidente della Camera del Commercio di Lecce, Mario Vadrucci: «Sappiamo che l’On. Fitto non dimenticherà le sue origini e aiuterà le espressioni dell’impresa e del lavoro del Salento e della Puglia ad affermarsi in un contesto continentale nel il quale i nostri operatori vogliono recitare da protagonisti»
Alla fine, Raffaele Fitto ce l’ha fatta.
Dopo lunghi giorni di attesa, polemiche a non finire e qualche ironia social, dopo il suo intervento in un inglese non proprio fluente, è arrivato il via libera alla nomina del politico salentino.
I coordinatori delle commissioni Affari regionali dell’Eurocamera, con il quorum dei due terzi, hanno dato l’ok alla nomina di Raffaele Fitto a vicepresidente esecutivo della Commissione con delega alla Coesione.
Allo stesso tempo le commissioni Affari Economici, Industria e Ambiente hanno dato l’ok definitivo alla nomina della spagnola Teresa Ribera.
Il voto finale previsto mercoledì 27 novembre, in seno alla plenaria della Commissione europea.
L’accordo, formalizzato nella serata di ieri, ha sbloccato il voto favorevole di Popolari, Socialisti, Liberali, Conservatori e Sovranisti su Fitto, mentre Ribera ha ricevuto il sostegno anche di Verdi e Sinistra.
Non sono mancate, però, le critiche: i Verdi hanno accusato il PPE di minare la trasparenza e i principi democratici, mentre il gruppo Socialista si è spaccato, con delegazioni di paesi come Germania e Francia contrarie all’intesa.
Per molti la nomina di Fitto è inopportuna perché «rappresenta un partito contro lo Stato di diritto, l’ambiente e l’integrazione europea».
Il presidente della Camera del Commercio di Lecce Mario Vadrucci si compolimenta: «Da Italiani e soprattutto da salentini siamo particolarmente soddisfatti di come si è conclusa la vicenda connessa con il completamento della Commissione Europea, che vede Raffaele Fitto meritatamente nominato nel prestigioso incarico di vicepresidente esecutivo dell’organismo che regge politicamente e concretamente le sorti dell’Unione Europea».
«Le attestazioni di stima che, in questi giorni, da più parti politiche, sono state espresse sulla figura di Raffaele Fitto, èprosegue il presidente della Cammera del Commercio leccese, «ci fanno ben sperare in vista di un lavoro nei settori delicati cui è stato chiamato, quelli delle Riforme e della Coesione, che guardano al futuro ed alla crescita della parte meno sviluppata dei Paesi Europei».
«Sappiamo che l’On. Fitto non dimenticherà le sue origini salentine e, nel suo impegno politico per favorire la coesione europea», conclude Mario Vadrucci, «cercherà di fare gli interessi dell’Italia, aiutando anche le espressioni dell’impresa e del lavoro del Salento e della Puglia ad affermarsi in un contesto continentale nel il quale i nostri operatori vogliono recitare da protagonisti».
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