Casarano
Casarano, solo vile denaro! Altro che discriminazione gay…
“Città di bifolchi”, per un’estate è stata l’etichetta di Casarano. Tutto per colpa di una fake news diventata subito virale. Abbiamo ricostruito la storia e ascoltato i protagonisti. Ecco come è andata per davvero…
Su Twitter gira una fra le tante battute che dice: “Almeno arredateli bene ‘sti luoghi comuni”! Siamo italiani ed in quanto tali, appena nasciamo, oltre al debito pubblico riceviamo in dono la propensione al luogo comune.
L’ultimo nel quale mi sono (mio malgrado) imbattuto riguarda il “i gay discriminati” e per questo fatto i ben pensanti, quelli politicamente sempre corretti, affermano che vanno tutelati, sempre e comunque, a prescindere dai fatti (senza accorgersi che sono proprio questi atteggiamenti a discriminarli trattandoli da esseri “inferiori”).
Sociologia a parte, entriamo nel cuore del fatto, andando ad analizzare quanto accaduto e solo anticipato tempo fa via web (con tutta una sequela di polemiche che mi son valse vari appellativi tra i quali, in ordine di banalità: “esibizionista”, “omofobo” e l’immancabile “fascista”).
Prima però di narrare i fatti è indispensabile fare alcune doverose (anche se scontate) premesse. La prima, la più ovvia, è quella che in questo articolo non pretenderemo di essere i custodi della verità. Un giornalista si limita a raccontare i fatti, cercando di farlo nel modo più asettico, riportando ciò che ha ascoltato e lasciando poi al lettore la possibilità di farsi da solo un’idea sull’accaduto. Non me ne vogliano i politicamente corretti, io l’ho fatto con entrambi i protagonisti e, siccome sono intimamente convinto dell’uguaglianza fra le persone, ho messo sempre tutti i medesimi protagonisti sullo stesso piano, senza alcuna preferenza.
La notizia che è stata data in pasto all’opinione pubblica nazionale (complice la superficialità, ci si augura disinteressata, di qualche collega) la si può riassumere così: a Casarano, quel paese dove l’omosessualità la si cura con l’esorcismo, c’è gente bifolca che non affitta le proprie case ai gay. Questo fatto, in grado ovviamente di dare parola a tutti coloro che Dino Basili definisce “laureati in scienze del luogo comune all’Università dell’insipienza”, ha una sua storia ed ovviamente dei protagonisti che vi vado a presentare.
Partiamo da Andrea e Raffaele, due ragazzi innamorati e con la voglia di vivere insieme la propria vita; sono gentili, affabili, con i quali è stato bellissimo confrontarsi e chiacchierare. Vivono già insieme (e questo vuol dire che qualche casaranese bifolco casa gliel’ha già affittata senza problemi); hanno voglia di sistemarsi meglio e si mettono alla ricerca di un alloggio più grande. Fra i tanti appartamenti sfitti che ci sono a Casarano, ce n’è uno di proprietà di una coppia di vecchietti che, troppo anziani per poter gestire da soli i propri affari, hanno delegato qualcuno a tale scopo. Questo qualcuno cerca di affittare l’appartamento ma, reduce da una locazione precedente, pluridecennale, che è finita in tribunale per questioni di canoni non pagati e che è terminata con tutta una serie di danni all’immobile e con un fegato intossicato dalla rabbia, ha l’obbiettivo di non cadere nella stessa trappola e di scegliere bene i futuri inquilini. Per ciò incarica un suo conoscente, titolare (a suo dire) di un’agenzia immobiliare specializzata in affitti. Il personaggio è anche un frequentatore abituale del luogo di lavoro di uno dei due ragazzi (anche lui al corrente del fatto che costui lavori nel campo immobiliare) e quindi si propone subito quale intermediario.
Il terzo personaggio, lo avrete capito, è proprio lui: sedicente agente immobiliare (si scoprirà solo dopo non essere iscritto in nessun registro e per tale motivo è stato denunciato da un agente immobiliare vero), traffichino, con precedenti, la macchina bruciata per ritorsione, espedienti insomma per sbarcare il lunario.
Tale personaggio prende subito la palla al balzo e, con la classica scusa del “ci sono già altri che lo vogliono” intasca 300 euro di caparra per bloccare l’appartamento e quindi dando conferma dell’avvenuta transazione. Contemporanea- mente avvisa il “proprietario” e gli dice di aver trovato una coppia interessata all’abitazione. Secondo la versione di costui, è solo in un secondo momento che comunica il dettaglio che si tratti di una coppia gay ma questo al “proprietario” non interessa, tant’è che chiede un appuntamento per far vedere la casa ai ragazzi e definire insieme i dettagli tecnici ed incarica il sedicente agente di raccogliere i documenti propedeutici alla stesura del contratto.
La chiave per capire l’accaduto potrebbe risiedere proprio qui e più precisamente nella busta paga presentata a garanzia della propria solvibilità. Il contratto doveva essere infatti intestato ad uno dei due ragazzi (ancorché avessero chiesto la cointestazione ma evidentemente l’agente non era in grado di farla) e, non essendo in regime di unione civile, non è stato possibile fare il cumulo delle buste paga (ed è anche intuibile perché, altrimenti, a chiunque basterebbe trovare un po’ di amici con una busta paga ed affittare anche un castello). In considerazione del fatto che la busta paga del potenziale affittuario risulta essere appena il doppio del canone d’affitto richiesto, quanti di voi, a prescindere che i ragazzi siano gay, neri, bassi o tifino per la Lazio, avrebbero affittato loro il proprio appartamento? Soprattutto dopo 12 anni di tribolazioni già vissuti in precedenza?
Infatti il “proprietario” decide di non procedere più alla finalizzazione del contratto. Ora però la palla passa al sedicente agente che, nonostante abbia dato garanzie ed abbia già intascato la caparra, deve trovare il modo di dire ai ragazzi che non se ne fa più nulla. E quale scusa migliore se non quella del bifolco che non vuole i gay? La notizia viene comunicata loro con una frase secca detta nell’esercizio commerciale (in quel momento affollato e chiassoso) dove Andrea lavora ed ovviamente, a rimanerci malissimo sono proprio i ragazzi che sfogano con gli astanti il loro rammarico.
A questo punto scende in campo l’esercito dei difensori dei diritti ad ogni costo che, armato di tastiera e di una bella dose di acredine, imbraccia la vanga e sui social comincia a gettare fango su Casarano e tutti i suoi abitanti.
Potrebbe chiudersi qui la cosa ma un articolo sul Quotidiano di Lecce (che si chiude appunto con “ma questo è il paese dove c’è un Parroco che guarisce l’omosessualità con l’esorcismo, ed è tutto dire”) dà rilevanza mediatica all’accaduto e, siccome in estate una bella notizia di discriminazione sui gay, insieme a quelle sugli sbarchi, sui neri e sui cani maltrattati, va sempre bene, viene ripresa dal “Messaggero” e dal “il Giornale” e diviene di rilevanza nazionale.
Le attestazioni di stima si sprecano (e aggiungo anche giustamente perché la notizia, così confezionata, dovrebbe far vergognare ed arrabbiare chiunque), così come i commenti smielati in difesa degli indifesi (involontariamente più discriminatori delle accuse esplicite) e di accusa nei confronti della meschinità di un intero territorio e dei suoi abitanti. In 24 ore un vero e proprio ciclone mediatico.
Alla fine i ragazzi, glielo auguro, troveranno il loro nido d’amore (offerte sono giunte già sui social), ai proprietari, prima o poi, passerà la rabbia e l’agitazione accumulata per un’accusa che sembra proprio ingiusta. Al sedicente agente penserà la giustizia ordinaria. E Casarano? Beh, rimarrà per sempre, nelle banche dati di internet, quanto nel 2018 fossero bifolchi i suoi abitanti…
Antonio Memmi
Casarano
Coppa Italia, prima sconfitta stagionale per il Casarano. Ora testa al Campionato
Si interrompe a Martina la striscia positiva dei rossoazzurri. La Coppa Italia non da sbocchi alla promozione e, a lungo andare, rischia di essere dannosa per la cosa in campionato
MARTINA-CASARANO 1-0
Rete: 4′ Resouf, (M)
Note: espulso al 50′ Pinto (C)
Si ferma in Valle d’Itria la striscia positiva di risultati senza sconfitte in questa stagione per il Casarano.
Come spesso accaduto in campionato, la squadra di mister Laterza regala”ad inizio gara una rete agli avversari, ma stavolta non si realizza poi la necessaria rimonta.
Così i rossoazzurri abbandonano il percorso di Coppa Italia ai sedicesimi, mentre il Martina di mister Pizzulli gongola in attesa di affrontare negli ottavi (con andata e ritorno) la Scafatese.
Ne derivano alcune riflessioni o quesiti che dir si voglia.
Pur costituendo un prestigioso titolo, ma senza sbocchi alla risalita di categoria, sarebbe convenuto per il Casarano continuare a sobbarcarsi tali impegni infrasettimanali, allorquando Nocerina, Virtus Francavilla, Andria, Gravina, Palmese, avversarie di testa in campionato, se ne sono sbarazzate?
Anche con una panchina lunga, al netto degli infortuni o squalifiche dietro l’angolo, non conviene destinare forze fisiche e mentali all’impegno nel progetto primario?
Almeno così lascia intendere mister Laterza nelle dichiarazioni post-gara: “Non è un bene uscire da questa Coppa, ma è chiaro che in questo punto della stagione, se dobbiamo fare delle scelte, cerchiamo di preservare giocatori per la prossima di campionato”.
Domenica, difficile trasferta a Manfredonia, con l’imperativo di conservare il posto di capolista tanto faticato.
Nella foto in alto, Martina e Casarano (in maglia gialla) a centrocampo.
Giuseppe Lagna
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Attualità
Ospedale di Casarano, «eterna emergenza»
Carenza di personale al “Ferrari”: «Sette reparti in affanno. Difficoltà a programmare i turni, rischio burnout e incapacità di gestire il paziente». Fp Cgil chiede «Subito una Commissione Sanità ad hoc»
«Rischio burnout, disservizi, paralisi della struttura: subito una riunione monotematica della Commissione Regionale sulle sofferenze dell’ospedale di Casarano».
Sono giorni complicati in molti reparti del “Ferrari”, che vive una delle più gravi carenze di personale della sua storia.
La Fp Cgil Lecce ha scritto alla Regione (al presidente della terza Commissione e al responsabile del Dipartimento Salute) ed ai dirigenti di Asl e presidio per denunciare tutti i disagi vissuti da pazienti e lavoratori: «Il fabbisogno è talmente alto da non riuscire a garantire, in molti casi, neppure la normale turnazione».
«Dopo un’attenta ricognizione», il sindacato segnala «ben sette unità operative in sofferenza e ai limiti della capacità di gestire la salute del malato, oltre alla vicenda delle squadre antincendio».
REPARTO PER REPARTO
«In Medicina e chirurgia d’accettazione e d’urgenza per coprire i turni si ricorre alle attività aggiuntive.
Nel reparto di Anestesia e rianimazione e nel Blocco Operatorio mancano anestesisti, infermieri e operatori sociosanitari (Oss).
L’unità operativa di Patologia clinica non dispone di un numero sufficiente di biologi e tecnici di laboratorio.
Particolarmente grave la situazione in Radiologia, dove i tecnici sono costretti a saltare il giorno di riposo e la programmazione dei turni mensili è diventata un’impresa impossibile da realizzare.
A Neurologia mancano infermieri ed Oss: qui addirittura di recente è stato richiesto al personale smontante di garantire anche il turno successivo di notte.
Nel reparto di Geriatria il turno è composto un Oss e due infermieri, ma è evidente che un solo Oss non può riuscire a soddisfare l’assistenza diretta al paziente.
Infine, nell’unità di Cardiologia mancano medici, infermieri e Oss».
SANITASERVICE E ANTINCENDIO
«Ci sono appena quattro persone nell’organico della squadra antincendio e tra queste, una si trova in aspettativa lunga. Per garantire la copertura dei turni, si attinge al personale di Sanitaservice, che però in caso di necessità può garantire l’intervento solo al mattino. Una situazione che costringe le 3 persone in organico a lavorare costantemente di pomeriggio, di notte e nei festivi. Solo l’abnegazione e la dedizione del personale, davvero innamorato della propria professione e fedele al dovere nei confronti del paziente, garantisce l’attività in un ospedale importante come quello di Casarano», dicono Floriano Polimeno, segretario generale della Fp Cgil Lecce, e Cosimo Malorgio, coordinatore provinciale per la Fp Cgil.
«Proseguire oltre», aggiungono, «non è possibile. Il rischio burnout, ossia dello stress da lavoro-correlato, è concreto. Continuando così, poi, si va dritti verso la paralisi dell’ospedale, incapace di erogare prestazioni sanitarie. Spiace constatare che nonostante gli interventi politici e le audizioni alla Commissione regionale Sanità, nulla sta cambiando».
Attualità
Studenti in piazza a Casarano, parla la dirigente scolastica
La Ds del Liceo Montalcini, Monia Casarano: «È del tutto ovvio e comprensibile che il rispetto delle regole fissate risulti scomodo e, a tratti, ingiusto, in particolar modo nei casi in cui, evidentemente, il processo di maturazione della coscienza civica, che include anche la conoscenza e il rispetto delle regole, oltre ai diritti, risulti ancora in fase di sviluppo»
Dopo la manifestazione in piazza degli studenti del “Montalcini”, che dal nostro sito hanno spiegato i motivi che li hanno portati alla mobilitazione, arriva anche la voce della dirigenza scolastica del Liceo casaranese.
In particolare, è stata emessa una circolare con la quale dirigente scolastica Monia Casarano illustra la sua posizione e che pubblichiamo di seguito.
«Con riferimento alla manifestazione studentesca, che ha visto come protagonista un gruppo di studenti e studentesse dell’Istituto, si informa che le lezioni si sono tenute regolarmente, in quanto la maggioranza è stata presente a scuola.
Entrando nel merito delle modalità e dei messaggi che sono veicolati anche in rete, è necessario precisare che le lamentele, a tratti calunniose e diffamanti nei confronti di questa istituzione scolastica, esternate anche attraverso la cartellonistica ben evidente nelle immagini e nei video diffusi in rete, non sono state mai previamente portate all’attenzione dell’Istituto, né formalmente, né attraverso i rappresentanti degli studenti del consiglio di istituto, né, tantomeno, attraverso gli organismi di partecipazione previsti dalla legge, quali: assemblee di classe, assemblee di istituto, comitato studentesco, consiglio d’istituto.
Come già precisato con Circolare n. 153 del 18/11/2024, in nessuna delle predette circostanze, regolarmente assicurate, risultano mai emerse problematiche tali da legittimare un’azione di “protesta”; tanto meno l’Istituto è stato preliminarmente informato, nei modi e nei termini di legge, dei motivi oggetto della “protesta”, né dai Rappresentanti d’Istituto, né dal Comitato studentesco.
Men che meno è stato mai richiesto, dall’inizio dell’anno scolastico ad oggi, un incontro con la dirigenza scolastica, fatto, anche questo, inconfutabile!
A tal proposito è doveroso informare che, sebbene l’organizzazione dell’iniziativa fosse in atto da diversi giorni, soltanto ieri la scrivente è stata “invitata” (peraltro non dalla figura legittimata a farlo, ovvero dal presidente del comitato) a partecipare ad una riunione del comitato studentesco, già autorizzata da diverse settimane, che si sarebbe tenuta dopo poche ore, alla quale la scrivente non ha potuto partecipare per concomitanti impegni con i docenti già programmati: è ulteriormente evidente come non ci sia stata la volontà di confronto proprio da parte di coloro che hanno portato in piazza una protesta sostanzialmente incentrata su slogan che contestavano la mancanza di dialogo e di ascolto!
Tralasciando le modalità con le quali i promotori della protesta hanno operato (ovvero bypassando figure preposte e sedi opportune!), è doveroso, altresì, rammentare che la scuola organizza, ogni anno, a inizio anno scolastico, incontri tra dirigenza, docenti, genitori, studenti e studentesse, al fine di illustrare Regolamenti, norme e disposizioni dirigenziali vigenti, i quali vengono riproposti, altresì, in occasione delle assemblee con i genitori per l’elezione dei Rappresentanti di classe (alle quali tutti i genitori vengono puntualmente invitati a partecipare!) e sono messi a disposizione di tutti sia sul sito web scolastico che sul registro elettronico.
Coloro che si sono sentiti lesi nel loro diritto di essere ascoltati hanno avuto varie e numerose occasioni per esternare le problematiche percepite e, considerato che la scrivente, al contrario dei messaggi che sono stati veicolati, è sempre presente e disponibile, si deve, con rammarico, prendere atto che, evidentemente, sono state tutte occasioni vane, poiché non sfruttate.
Peraltro, è opportuno rammentare che l’istituzione scolastica si fonda su un organigramma che, oltre al dirigente scolastico, prevede ruoli e compiti specifici (anch’essi resi pubblici sul registro elettronico e sul sito web scolastico!) e che anche i collaboratori del dirigente, così come i coordinatori di classe, sono espressamente delegati ad accogliere istanze, esigenze, osservazioni da sottoporre alla dirigenza, fermo restando che tutte le situazioni vengono comunque sempre prese in carico dalla scrivente!
Tale precisazione è doverosa, stante il fatto che si lamenta una “mancanza di ascolto” e che il dirigente scolastico è investito di numerose altre incombenze e adempimenti necessari per la realizzazione di tutte le attività didattiche, curricolari ed extracurricolari, previste, potendo, di conseguenza, contare sulla collaborazione di altre figure istituzionali all’uopo designate.
Ogni richiesta pervenuta, nelle forme e nei modi istituzionalmente previsti, è stata puntualmente soddisfatta, non ultimo il riscontro puntualmente fornito alla “Richiesta chiarimenti/revisione inerente a circolare n. 502 del 09/05/2024”, pervenuta in forma scritta nel mese di maggio dello scorso anno scolastico, al quale si fa riferimento per fondare l’azione di protesta attuata.
È del tutto ovvio e comprensibile che il rispetto delle regole fissate (ben note a tutti!) risulti scomodo e, a tratti, ingiusto, in particolar modo nei casi in cui, evidentemente, il processo di maturazione della coscienza civica (che include anche la conoscenza e il rispetto delle regole, oltre ai diritti) risulti ancora in fase di sviluppo. E questo percorso di crescita dovrebbe essere supportato con azioni proattive e costruttive e non contrastato con mezzi e modi che inaspriscono situazioni e relazioni, a danno dei ragazzi.
Per quanto sopra riportato, si ritiene doveroso confermare il punto di vista di questa dirigenza rispetto all’iniziativa portata in strada, senza una previa discussione nelle sedi opportune e sopra enucleate, la quale, ancorché caratterizzarsi come libera espressione democratica, non solo ha confermato la sua totale infondatezza ma ha finito per assumere la connotazione di un’azione a tratti calunniosa e lesiva dell’immagine dell’istituzione scolastica, con particolare riferimento ad alcune espressioni utilizzate e pubblicate in rete (per citarne una: abuso di potere). Peraltro, le modalità con le quali la manifestazione è stata organizzata sono tra le cause principali della mancata adesione della maggioranza degli studenti e delle studentesse, risultati regolarmente presenti a scuola, certamente non “per timore di ripercussioni” (come emerge da dichiarazioni rilasciate e pubblicate in rete) ma per scelta ben ponderata e meditata.
A tal proposito, è ulteriormente doveroso precisare che, con la nota disciplinare comminata a diversi/e alunni/e assenti oggi, non si è assolutamente “punita” la partecipazione alla manifestazione studentesca ma registrata l’assenza collettiva arbitraria ingiustificata, così come previsto dalla Tabella A del Regolamento disciplina alunni (e non dalla scrivente), che la qualifica come “infrazione disciplinare”.
Inoltre, a proposito una presunta violazione della privacy in una non meglio precisata Circolare emessa, si evidenzia che non vi è alcuna violazione nel trattamento di qualsivoglia dato inerente gli alunni (inclusi quelli presenti su documenti che vengono consegnati dai genitori per giustificare ingressi posticipati o uscite anticipate), essendo il personale tutto “autorizzato al trattamento dei dati personali”, ai sensi degli artt. 4 e 29 del Regolamento europeo 679/2016; inoltre, viene espressamente chiesto di consegnare esclusivamente documenti con dati sensibili oscurati!
È doveroso evidenziare, altresì, che le regole scolastiche così tanto contestate oggi dal gruppo di studenti e studentesse manifestanti non sono certo il frutto di un esercizio autoritario e arbitrario di chi la scuola la rappresenta, ma vengono fissate dagli organi collegiali competenti, ferme restando le competenze precipue del dirigente scolastico, anch’esse fissate e sancite da norme di legge.
L’applicazione puntuale e rigorosa delle stesse costituisce un obbligo e un impegno per tutti, nel rispetto delle prerogative specifiche legate al proprio ruolo e nell’esercizio della corresponsabilità educativa che investe docenti, alunni/e/ genitori, dirigenza scolastica.
La comunità scolastica tutta è chiamata (e certamente disponibile) a dare il proprio contributo fattivo e costruttivo al percorso di crescita dei nostri studenti e delle nostre studentesse, senza mai dimenticare che gli studenti e le studentesse che la scuola concorre a formare oggi saranno i futuri cittadini, professionisti, lavoratori, chiamati, parimenti, a rispettare norme, ruoli e regolamenti di qualsiasi contesto in cui si troveranno ad agire ed interagire!».
La dirigente scolastica Monia Casarano
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