Approfondimenti
Artemare: blues, poesia e racconti a Leuca
Musica, poesia, racconti che mettono a fuoco l’onore, la fatica e il senso del lavoro nell’undicesima edizione della rassegna
Dopo il successo dello scorso anno, quando il piazzale della Basilica di Santa Maria di Leuca si gremì di pubblico, Davide Rondoni tornerà martedì 2 agosto, alle 21, nel medesimo luogo con un format ideato da lui stesso, dal titolo “Il cuore a capo”.
Rondoni, infatti, aprirà l’undicesima edizione della Rassegna ArteMare con una serata di musica, poesia, racconti che mette a fuoco l’onore, la fatica e il senso del lavoro. Lo accompagneranno in questo viaggio il poeta salentino Matteo Greco, il cantautore Francesco Picciano e il Pietro Beltrani Blues Trio. “Sarà un’ora di ritmi e scoperte”, spiega Rondoni, “un percorso per viaggiare nel segreto di ogni lavoro e delle sue dure contraddizioni e della sua vera gloria e dignità umane. Perché senza il lavoro non c’è umanità, ma senza autentica umanità il lavoro perde il suo vero valore. Il lavoro ha un’anima blues”.
E sarà proprio il genere musicale padre di tutta la musica jazz e rock a essere il protagonista della serata grazie al tributo che il Pietro Beltrani Blues Trio darà al suo periodo d’oro, quello della prima epoca che va dagli anni ’20 agli anni ’50.
Il secondo appuntamento della Rassegna ArteMare si svolgerà venerdì 5, sempre alle 21, e vedrà, come di consueto, Valerio Capasa sul pontile del lungomare di Santa Maria di Leuca in una performance che mescola la grande tradizione letteraria con le voci dei cantautori. Da Orazio a Dante, da Cesare Pavese a Lucio Dalla, da Giorgio Gaber a Vasco Rossi, in un filo rosso che non assegna al lavoro solo la funzione di “guadagnarsi il pane”, ma anche il compito di dare gusto alla vita. Docente di materie letterarie nei licei, Capasa ha collaborato con il Dipartimento di Italianistica dell’Università di Bari e scrive di cultura e scuola per il quotidiano online ilsussidiario.net. Oltre che di diversi saggi su riviste letterarie, è autore di due libri su Cesare Pavese (“Un’esigenza permanente” e “Lo scopritore di una terra incognita”) e di altri due di critica: “Dante Petrarca Giotto Simone” e “Lo sguardo che incontra le cose. Mondi letterari del Novecento”.
Martedì 9, al terzo e ultimo appuntamento della Rassegna ArteMare 2016, sarà la volta dell’Origines Trio che si esibirà alle ore 21 sul piazzale della Basilica di Santa Maria di Leuca. Nato dall’incontro delle diverse esperienze dei musicisti che lo compongono, Valentina Oriani, Marco Squicciarini e Stefano Dall’Ora, il Trio oggi propone composizioni proprie a fianco di brani di vario genere provenienti da ambiti etnico-musicali disparati: dai canti delle comunità sefardite agli spiritual, dal folklore ispanico al canto popolare italiano, dalle sonorità irlandesi alla sensibilità sudamericana. Il repertorio del Trio include anche alcuni brani strumentali chitarristici, dal “sapore” popolare, riproposti attraverso una rispettosa rivisitazione con l’aggiunta dei toni profondi del contrabbasso che li arricchisce e valorizza con una nuova e coinvolgente forza musicale.
Per informazioni: Carmelo Greco 3392877436 – stampa@artemare.org
Approfondimenti
Mesciu Pippi, custode dell’arte edilizia
Al secolo Raimondo Giuseppe Marra, nato nel 1943 a Montesano Salentino, considerato un custode della lavorazione tradizionale e un vero e proprio maestro delle volte a stella, a squadro e a botte
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In nostro approfondimento sulla tradizione del costruire salentino si chiude con una figura storica dell’edilizia salentina.
I più attempati si ricorderanno certamente di Mesciu Pippi.
Al secolo Raimondo Giuseppe Marra, nato nel 1943 a Montesano Salentino, anche se all’anagrafe risulta Miggiano, di cui il suo paese, all’epoca, era ancora frazione. A 15 anni iniziò a lavorare in cantiere e, da allora, l’arte edile è diventata la sua vita.
Tanto da essere considerato un custode della lavorazione tradizionale e un vero e proprio maestro delle volte a stella, a squadro e a botte.
La sua storia è riportata nel libro “Il cantiere edile come biografia e memoria”, scritto dall’architetto Venanzio Marra, figlio di Raimondo Giuseppe.
Mesciu Pippi cita il suo maestro: «È stato Donato De Matteis, un abile costruttore di Montesano. Poi ho avuto tanti altri maestri, tra cui Ippazio Morciano, mesciu Pati, di Tiggiano. Dopo aver lavorato con lui, nel 1973, ho dato vita alla mia attività».
Nonostante sul finire degli anni 70 stesse cambiando il modo di costruire passando dalle strutture interamente in muratura, con copertura a volta, ai sistemi in cemento armato, con le strutture puntiformi e i solai, Mesciu Pippi è rimasto legato alla tradizione: «Il passaggio dalle costruzioni tradizionali a quelle moderne non è stato indolore. Il cantiere tradizionale veniva sostituito da un cantiere in cui l’esecuzione delle opere diveniva più veloce, aumentava la standardizzazione della componentistica edile. Ma spesso si perdeva parte della sapienza costruttiva e le maestranze diventavano sempre più dequalificate. Sin dal 1975, quando capitava di demolire una volta (per esempio a stella) per costruire una struttura moderna con i solai piani, pensavo che i nuovi edifici non sarebbero durati così a lungo. Insomma, si demolivano strutture fatte ad arte per sostituirle con altre che non davano la stessa garanzia».
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Muretti a Secco e Pajare
Costruire salentino: Dario Damiano Profico di Gagliano del Capo “riporta in vita” le pietre
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Con Dario Damiano Profico di Gagliano del Capo siamo al quarto capitolo del nostro approfondimento sulla tradizione dell’edilizia salentina (dopo l’intervento del Conservatore-Restauratore Giuseppe Maria Costantini, il Coccio Pesto e le Cementine e le Volte a Stella)
Dario ha fatto della sua passione un lavoro.
Da quasi 25 anni la sua mission è restaurare muretti a secco e pajare che, ipse dixit, «ricostruisco com’erano all’origine».
Anche Dario conferma che la «richiesta di lavori tradizionali è alta sia perché il risultato è indubbiamente bello da vedere sia perché, per questo tipo di lavori, ci sono possibilità di accedere a specifici finanziamenti. Il ripristino dei muretti a secco, in modo particolare, è molto richiesto».
Qual è in particolare il tuo lavoro?
«Riportare il tutto com’era un tempo con lo stesso tipo di lavorazione. Da non confondere con ciò che fanno taluni, utilizzando metodi non indigeni che danno un risultato finale diverso rispetto a quello che erano i muretti a secco originali del Salento, rovinandone peraltro l’estetica».
In particolare, a cosa ti riferisci?
«All’utilizzo del calcestruzzo e al mancato utilizzo della terracotta. Sia per le pajare che per i muretti ci tengo farli “a secco”, proprio come si faceva una volta. Per questo chiedo che le pietre non mi arrivino spaccate, ma esattamente come sono state scavate. In modo che io possa dare consistenza al tutto con le pietre grosse, senza utilizzare il cemento».
Il cemento non lo utilizzi affatto?
«Tendo a farne a meno. In qualche occasione sono costretto a farlo perché il committente vuol farci passare la corrente elettrica. Così, per evitare i crolli e cautelare i tubi, uso il calcestruzzo in tre strati: base, centrale e superiore perché ci metto il cordone finale a forma di “A”, per scaricare il peso al centro del muro e dare solidità a tutta la struttura».
Veniamo ai costi. Per un muretto a secco qual è il costo medio?
«Si parte da 35 euro fino ad arrivare a 90 euro a metro lineare. Dipende dalla richiesta. C’è chi vuole un muretto praticamente liscio, a fuga chiusa: in questo caso, la lavorazione richiede maggiori tempi e maggiori costi. Se uno vuole un muro che sia “uno specchio”, senza fughe, vuol dire che la pietra andrà lavorata nel minimo dettaglio e quindi il prezzo sarà più alto. Se, invece, si preferisce il metodo originale, con il minimo utilizzo del martello sulla pietra grezza locale, il costo scende».
E per le pajare? Se, ad esempio, dovessi rimetterne in piedi una di 50 metri quadri?
«Per una pajara di 50 mq, compresi gli esterni (si calcola così, NdR), occorreranno in media 8mila euro, sempre ricostruendola esattamente come era una volta, ovviamente tutta a secco».
Pajare riportate all’origine tranne che per un particolare: «Nel ricostruirla alzo l’apertura fino a due metri, due metri e 15 centimetri, perché in origine l’ingresso alla pajara era molto basso e quindi scomodo»
Qualche tempo fa Dario Profico ha fatto capolino su Rai 3:
«Erano affascinati dalla nostra storia, anche abitativa. Qualche volta è necessario che arrivino da fuori Salento per ricordarci ciò che abbiamo. Non sarebbe male stessimo più attenti a quelle che sono le nostre tradizioni».
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Approfondimenti
Volte a Stella
Costruire salentino: Donato Marra di Tricase specialista del sistema di copertura a volta
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Dopo l’introduzione storica del Conservatore-Restauratore Giuseppe Maria Costantini e il capitolo dedicato a Coccio Pesto e Cementine, (seguirà quello sul Muretti a Secco e Pajare) il nostro approfondimento prosegue con Donato Marra, imprenditore edile, 59 anni di Tricase, specialista in Volte a Stella.
Da quanti anni fa questo mestiere?
«L’azienda personale esiste da circa trent’anni, ma la prima esperienza risale a quando, adolescente, ho iniziato a lavorare con mio padre, presso la sua impresa di costruzioni. Mio padre è stato il mio mentore e maestro, un gran maestro. È lui che mi ha “iniziato” e insegnato a creare l’arte delle antiche costruzioni, delle volte antiche, quelle storiche che si possono ammirare in Salento in tante costruzioni nobiliari».
È un dato di fatto: lo stile “salentino”, volte a stella, muretti, ecc.. è sempre più richiesto. Le risulta?
«È vero, le volte, le costruzioni tipiche salentine sono sempre più richieste. Per parte mia, una volta appresa la bellezza dell’arte salentina, ho voluto metterla a frutto: tutto quello che mi avevano insegnato l’ho restituito creando e consegnando bellezza nelle mani dei clienti. Vorrei aggiungere, però, che spesso l’eccessivo costo di queste costruzioni non è alla portata e per la tasca di tutti. Inoltre, la terra del Capo di Leuca è piena di vincoli e questo non permette di costruire molte case tipiche in campagna».
Considerata la sua esperienza, cosa le chiede maggiormente la sua clientela?
«Devo dire che sono tante le ristrutturazioni che effettuiamo, anche grazie all’arrivo dei tanti stranieri che comprano in Salento. Loro, per fortuna, sono molto attenti al recupero ed alla ristrutturazione di case, masserie o ville antiche: desiderano soprattutto che i lavori vengano eseguiti con una fedeltà all’antico maniacale e che sempre sia più vicina alla costruzione che è stata, e, aggiungo, questo è un bene per noi e per il nostro Salento».
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