Approfondimenti
Regionali, i candidati: “Noi e il Salento”
Intervento dei papabili governatori sui temi “caldi” della provincia di Lecce

Con questa intervista abbiamo voluto conoscere la posizione dei candidati Presidente alla Regione Puglia in merito ad alcune questioni che riguardano da vicino il Salento: Lavoro e disoccupazione, turismo, i nostri ulivi messi a rischio dalla xylella, SS 275 Maglie-Leuca, impianti di compostaggio e isolamento della provincia di Lecce dal resto della regione. Ecco le risposte dei candidati Michele Emiliano (centrosinistra), Antonella Laricchia (MoVimento 5 Stelle) e Francesco Schittulli (I Ricostruttori di Fitto, NCD, Fratelli D’Italia).
Per questioni di tempistica non è stato possibile coinvolgere nel dibattito la quarta candidata (ancora incerta la sua candidatura al momento dell’intervista): Adriana Poli Bortone di Fratelli d’Italia, voluta da Forza Italia (quella ufficiale, facente capo al Commissario Luigi Vitali e quindi direttamente a Silvio Berlusconi), appoggiata da “Noi con Salvini”, ma mollata proprio dal suo partito che alla fine sosterrà Schittulli.
ULIVI A RISCHIO PER LA XYLELLA
Stato di salute dei nostri ulivi (e dei portafogli di tanti salentini) messi in pericolo dalla Xylella. E la Puglia rischia una sorta di embargo dagli altri Paesi e persino dalle altre regioni italiane. Qual è in proposito il suo orientamento?
MICHELE EMILIANO
“Chi è nato in Puglia considera l’ulivo alla pari di un essere umano. C’è una tale identificazione tra questi alberi e la nostra identità che la sola idea di vederli malati o tagliati è vissuta come la tragedia di una vita che si spezza.
La Xylella è una minaccia enorme per la nostra terra, ma è un problema che ci arriva da lontano e che deve riguardare a pieno titolo l’Italia e l’Unione Europea. Per prima cosa chiediamo con forza al Governo di spostare la sede di discussione sulla Xylella e sulle sue tremende conseguenze sociali ed economiche a Bruxelles, sollecitando, insieme ai nostri europarlamentari e al capo gruppo del PSE, un tavolo di discussione e negoziazione permanente sul tema. Chiediamo, inoltre, che il Governo acceleri le procedure necessarie per includere all’interno del D.Lgs n. 102/2004 in tema di “Esoneri per calamità alle aziende agricole” le Fitopatie. Il Decreto ha lo scopo di garantire le produzioni agricole e zootecniche, nonché le strutture ed infrastrutture aziendali, dai danni conseguenti a calamità naturali o ad eventi eccezionali, tramite azioni di prevenzione volte alla salvaguardia delle imprese agricole. L’inserimento tra le calamità delle fitopatie, come la Xylella, consentirebbe l’utilizzo degli strumenti previsti dal decreto, come la concessione di contributi pubblici, l’esonero parziale del pagamento dei contributi previdenziali ed assistenziali propri e per i lavoratori dipendenti, etc. Il riconoscimento dello stato di calamità consentirebbe, inoltre, di aprire tavoli di negoziazione con il sistema bancario per la rinegoziazione e/o la post-erogazione dei crediti delle imprese coinvolte.
Faccio inoltre mia la proposta che gli stessi salentini hanno lanciato dalla nostra “Sagra del Programma”: realizzare in Puglia, grazie alla ricerca, un grande distretto contro le fitopatologie e dunque provare a trasformare questa minaccia in un’opportunità, mantenendo un approccio che può rivelarsi fondamentale non solo per combattere la Xylella ma anche per affrontare altre gravi questioni che ci affliggono”.
ANTONELLA LARICCHIA
“Urge un piano olivicolo regionale che tenga conto delle caratteristiche delle nostre varietà di ulivo e che suggerisca le buone pratiche. Per risolvere il problema del disseccamento rapido, il M5S punterà sull’informazione delle buone pratiche agricole, sul finanziamento e sostegno alla ricerca affinché ci suggerisca al più presto le soluzioni e sulle compensazioni agli agricoltori che stanno subendo questo fenomeno.
Come affermato dall’ EFSA, e dallo stesso commissario Silletti, non è nota alcuna strategia precedente che abbia avuto successo nell’eradicazione della Xylella Fastidiosa, una volta insediatasi all’aperto. L’EFSA raccomanda pertanto che le strategie preventive per il controllo dei focolai si concentrino sulle due principali vie di infezione (piante da messa a dimora e insetti infetti presenti nelle partite di vegetali) e si fondino su un approccio basato su sistemi integrati. Quindi lo sradicamento degli alberi non garantisce il successo. Al momento, ci sono moltissimi suggerimenti che giungono dal mondo agricolo e scientifico che però Silletti non ha valutato, limitandosi ad affrontare il caso con la formazione di guardia forestale. Per questo occorreva ed occorre un coordinamento multidisciplinare, in fretta però”.
FRANCESCO SCHITTULLI
“Purtroppo gli ulivi interessati non sono solo più salentini. In questi giorni si stanno sradicando quelli nella zona al confine tra Lecce e Brindisi. E la speranza è che il Piano predisposto dal commissario Siletti possa fermare il contagio. Credo che vadano eseguiti determinati interventi per poter salvare gli ulivi sani. Espletata questa fase si potrà passare a quella dello studio scientifico: in questi giorni sento parlare di nuove ricerche e di utilizzo di droni. La verità è che non un solo euro è stato investito in questi anni nella ricerca da parte della Regione,unica colpevole di questo disastro quanto meno per aver sottovalutato il fenomeno che si era manifestato nell’autunno del 2011 e che poi ufficialmente certificato nell’autunno del 2013. Ma neppure di fronte a un decreto ministeriale del dicembre scorso la Regione si è resa conto di quello che stava accadendo. Tant’è che è stata commissariata.
Sono stato il primo a lanciare l’appello #iononcompromadeinfrance il cui messaggio aveva il sapore di attirare l’attenzione su quanto stava accadendo in Puglia. Insomma, una sorta di comunicazione pseudo provocatoria che attirasse l’attenzione del Governo nazionale e dell’Unione Europea”.
GIOVANI E LAVORO
Cresce il tasso di disoccupazione in Puglia e nel Salento ha raggiunto il 25,8% con aspettative pressoché uguali allo zero per i nostri giovani. Cosa potrebbe fare in merito la Regione?
ANTONELLA LARICCHIA
“Potrebbe smetterla di ostinarsi a puntare su modelli economici ottocenteschi e favorire attività che possano realizzare la vera vocazione territoriale della Puglia, il turismo ma in maniera sostenibile. Secondo uno studio del comitato d’indagine della Camera dei Deputati sulla Green Economy ad esempio, risulta che se una pubblica amministrazione sceglie di investire 1 miliardo di euro nelle grandi opere, sblocca appena 600 posti di lavoro. Se lo stesso miliardo di euro, lo investe invece nel settore dell’agricoltura biologica, sblocca 4.000 posti di lavoro. Se invece lo investe nel settore dell’efficientamento energetico degli edifici, ne sblocca addirittura 18.000.
Se volessimo trattenere i giovani, dovremmo investire in quei settori e non in altri. Ma per farlo, occorre una forza politica libera dalle grandi lobby e che non si lasci ammaliare dalle multinazionali: può farlo solo il MoVimento 5 Stelle”.
FRANCESCO SCHITTULLI
“Molto. Io non prometto posti di lavoro in campagna elettorale. Ma intendo offrire serie opportunità per chi intende crearlo. A cominciare proprio dai giovani, che se avranno voglia di “mettersi in proprio”, dovranno essere agevolati e aiutati sul territorio. Proprio il centrodestra in Regione Puglia aveva proposto di creare in ogni provincia un’Agenzia per lo Sviluppo del Territorio a costo zero che potesse a venire incontro alle esigenze dei giovani vede avviare una nuova attività commerciale o impresa. La proposta è stata inspiegabilmente bocciata e così i giovani pugliesi sono costretti a mettersi in viaggio al di fuori della Puglia. Alla fine molti si scoraggiano solo per questo e molti si affidano al politico regionale di turno per poter avere anche solo un appuntamento. Tutto questo non deve più accadere”.
MICHELE EMILIANO
“Stiamo scrivendo il nostro programma dal basso, attraverso degli eventi, le Sagre del Programma, che stanno coinvolgendo migliaia di persone. Tra i tanti spunti emersi sul tema sviluppo e occupazione c’è la valorizzazione della ricerca industriale, che sta già dando ottimi frutti. Sempre più le multinazionali stanno scegliendo la Puglia come punto di riferimento, perché qui trovano un elevato livello di competenze grazie a una rete universitaria e della ricerca ampiamente riconosciuta in ambito internazionale in numerosi settori. Dovremo insistere sulle azioni che possano incentivare le grandi aziende a scegliere la nostra regione per la ricerca e per le produzioni di qualità e a intensificare le delocalizzazioni in Puglia”.
TURISMO E INDOTTO: ULTIMO APPIGLIO?
Come si può valorizzare ulteriormente il settore senza metterne a rischio la sostenibilità?
FRANCESCO SCHITTULLI
MICHELE EMILIANO
“È mia intenzione far approvare una legge regionale sulla Bellezza (la cui proposta è stata già redatta insieme a Legambiente e sottoscritta da centinaia di sindaci italiani) al fine di tutelare il paesaggio anche attraverso forme innovative di premialità per quei privati che contribuiscano ad eliminare le brutture per ripristinare la bellezza autentica dei luoghi. Intitolerei una strada a tutti quegli amministratori che hanno custodito nel tempo l’integrità dei centri storici, dei tratti di costa, delle campagne, impedendo scempi urbanistici ed edilizi! Inoltre sarà fondamentale utilizzare la cultura come asset per migliorare l’offerta turistica, disponendo di un patrimonio di tradizioni, eventi e luoghi che tutto il mondo ci invidia. Dunque tutela dell’ambiente, marketing culturale e promozione turistica devono crescere insieme e in armonia”.
ANTONELLA LARICCHIA
“Promuovendo il diritto alla mobilità sostenibile, e quindi il trasporto su ferro e su biciclette, destagionalizzando l’offerta attraverso una promozione non soltanto del nostro splendido mare ma anche di centri storici, architetture e paesaggi e dei nostri riti religiosi, ormai fonti attrattive per i turisti. Aumentando i siti protetti in modo da incrementare l’attrattività del territorio e contestualmente la sua difesa. Favorendo il recupero dell’edilizia esistente piuttosto che la costruzione del nuovo ed infine con grandi campagne di sensibilizzazione ed educazione all’accoglienza e al rispetto delle regole”.
SS 275 MAGLIE-LEUCA: UTILE O DANNOSA?
Da trent’anni si discute di raddoppio della Maglie-Leuca (SS 275). L’opinione pubblica era e resta divisa sulla sua utilità e sulle modalità da seguire. Lei cosa ne pensa?
FRANCESCO SCHITTULLI
“E’ un’opera che è utile sia sotto il profilo della sicurezza , visto che sono tanti gli automobilisti che hanno perso la vita, sia per lo sviluppo del territorio, per non escludere un bacino di utenze aziendali che soffrono delle arterie viarie, e quello turistico, per tutti coloro che vogliono visitare l’entroterra leccese, addentrandosi in paesini unici per la loro bellezza. Chiaramente i lavori devono rispettare il paesaggio e l’ambiente”.
MICHELE EMILIANO
“Subito una premessa generale: non sempre la “velocità” si coniuga con la vocazione turistica di un luogo. A volte la lentezza, l’equilibrio fra tempi di percorrenza e ambiente circostante, rappresentano un valore aggiunto che viene ricercato a peso d’oro dai turisti. Nel caso della 275 bisogna fare lo sforzo di trovare la soluzione ottimale che garantisca condizioni di viabilità sicure, tempi di percorrenza ragionevoli, ma senza andare ad impattare in maniera pesante sull’ambiente, in particolare nell’ultimo tratto in prossimità della costa. Ascoltare le popolazioni che in quei luoghi ci vivono, consultarle, rispettare le loro indicazioni è comunque sempre una buona regola per evitare errori specie quando si tratta di avviare opere di grande impatto ambientale”.
ANTONELLA LARICCHIA
” Siamo contrari alla sua realizzazione tant’è vero che a febbraio, in Parlamento, abbiamo proposto una risoluzione che impegni il Governo a spostare i fondi stanziati per il progetto di raddoppio stradale sulla SS275, per mettere in sicurezza l’esistente e potenziare la linea ferroviaria che da Martina Franca porta a Gagliano del Capo, elettrificandone il tracciato. Siamo a favore della mobilità sostenibile non solo su ferro e tramite biciclette ma anche promuovendo il car sharing e il car pooling, riducendo la mobilità privata soprattutto su gomma”.
IMPIANTI DI COMPOSTAGGIO
Tricase, Soleto e Cavallino saranno dotati di impianto di compostaggio dei rifiuti. Anche qui l’opinione pubblica pare divisa temendo a fronte dei vantaggi, ripercussioni ambientali e rischi per la salute. Lei è favorevole o contrario?
MICHELE EMILIANO
“Per prima cosa la regione deve pianificare l’intero ciclo dei rifiuti, che in Puglia non è ancora chiuso. Il compostaggio ha senso se si prevede la chiusura del ciclo. Il cambiamento del modello di gestione del rifiuto deve perseguire l’obiettivo del rifiuto zero. Trasformare i rifiuti in risorse, ovviamente nel pieno rispetto dell’ambiente e della tutela della salute delle persone, deve diventare un obiettivo delle istituzioni pubbliche che, in materia, dovranno giocare un ruolo ancor più di primo piano rispetto a quanto accaduto sino ad oggi”.
ANTONELLA LARICCHIA
“Senza una seria pianificazione della gestione dei rifiuti, nessun impianto di Compostaggio avrà mai senso. Bisogna analizzare e verificare quale sia l’apporto di organico che si potrebbe recuperare tramite compostaggio domestico e quello di quartiere, che nel Salento per via di molti piccoli Comuni, potrebbero togliere una parte consistente di organico da conferire in grandi impianti di compostaggio. Inoltre si dovrebbe procedere alla riconversione, con l’aumento delle percentuali di raccolta differenziata, degli attuali impianti di Trattamento Meccanico Biologico che trattano il residuo delle raccolte differenziate, in impianti di compostaggio che recuperano l’umido. Infine, se risultassero comunque necessari gli impianti di compostaggio, sarebbero sicuramente da preferire quelli a proprietà pubblica e aerobici, per togliere ai privati la possibilità di speculare sull’organico con impianti anaerobici per ottenere gli incentivi per la produzione di energia elettrica con il biogas. Inoltre le dimensioni degli eventuali impianti devono essere direttamente proporzionate al territorio servito senza permettere che rifiuti/risorse girino per tutta la Puglia in cerca dell’impianto idoneo. Come da altre parti in Puglia, ma soprattutto nel Salento, bisogna sottrarre ai soliti privati il business dell’indifferenziato che troppo spesso condiziona la politica a non attuare correttamente le direttive europee e le norme italiane sulla corretta gestione dei rifiuti che ricordo, mettono come priorità ed in sequenza la riduzione a monte dei rifiuti prodotti, la preparazione al riciclo, il riciclo e il recupero lasciando solo in fase residuale lo smaltimento in discariche ed inceneritori. Purtroppo in Puglia questa sequenza viene completamente invertita a danno dell’ambiente, della salute e delle tasche dei cittadini”.
FRANCESCO SCHITTULLI
“Anche qui analoga considerazione: i pugliesi non devono scegliere fra infrastrutture o ambiente o salute. Oggi esistono tutte le condizioni per coniugarle. E comunque non imponendo delle scelte dall’alto, ma concordandole con i territori che devono ospitare la struttura. E’ chiaro che gli impianti di compostaggio servono a chiudere il ciclo dei rifiuti. In questo caso bisogna garantire un sistema di compostaggio che si adegui al territorio e lo salvaguardi. E quindi non una mega centrale, ma un sistema a capacità ridotte”.
PUGLIA…BARICENTRICA
Tre candidati presidente sono del barese. Il Salento ha sempre lamentato di essere considerato una sorta di periferia della Puglia. Si sente di garantire che con lei non correrà questo rischio?
ANTONELLA LARICCHIA
“La periferia la creano gli altri partiti, invece per il M5S tutto il territorio è centrale perchè quando un cittadino diventa portavoce, lo diventa di tutto il territorio servito, proprio come afferma la Costituzione. Inoltre la rappresentanza di ben 4 portavoce salentini del M5S tra Camera e Senato dimostra che il salento è un territorio importante che consideriamo prioritario al pari di tutta la Puglia. Siamo dei portavoce e quindi obbligati dalle nostre regole ad ascoltare e rispondere alle richieste dei cittadini, ovunque essi abitino. “Uno vale uno” sia che sia barese sia che sia leccese”.
FRANCESCO SCHITTULLI
“Tutte le cinque province pugliesi e la città metropolitana non dovranno più soffrire di una accentuata baricentricità. Anzi proprio perché la Città metropolitana di Bari avrà un canale diretto con l’Unione Europea per quanto riguarda il recupero di fondi strutturali, sarà mia premura prendermi maggiormente “cura” di quelle realtà che sono in maggiore difficoltà e si sentono più emarginate”.
MICHELE EMILIANO
“Il Sindaco di Puglia” per me non è un semplice slogan elettorale, ma il modo con il quale interpreterò il ruolo di presidente in caso di vittoria: vicino alle persone, ai sindaci, a contatto con tutte le città e i territori. È mia intenzione far approvare dal prossimo Consiglio regionale una modifica statutaria che decentri la sede della presidenza della Regione Puglia. Non più solo a Bari, ma una in ciascun capoluogo di provincia, utilizzando magari proprio gli edifici delle Province come sede. In questa maniera sarà possibile dal Gargano al Salento avere un rapporto di prossimità con la futura giunta regionale, discutere di problemi e proposte specifiche direttamente nei luoghi interessati, far terminare i continui viaggi di delegazioni e amministratori verso Bari per incontrare i loro rappresentanti regionali. Per me la candidatura alla regione ha senso solo nella misura in cui potrò risolvere problemi concreti e trovare soluzioni insieme ai pugliesi”.
Alessano
Maglie – Leuca, zoom sul secondo lotto
Una passeggiata immaginaria lungo il secondo lotto del tratto sud della nuova Maglie -Leuca, pensato per uscire dai centri abitati di Montesano , Lucugnano, Alessano, Montesardo e Gagliano

di Lorenzo Zito
Corridoio plurimodale adriatico.
Tecnicamente, viene chiamata così la nuova Strada Statale 275 che, come abbiamo avuto modo di raccontarvi sugli scorsi numeri, sta iniziando a snodarsi, da nord verso sud, con il primo lotto (da Maglie a Montesano) che è già a tutti gli effetti un cantiere aperto.
Oggi faremo uno zoom sul secondo lotto, quello tra Andrano/Montesano e Santa Maria di Leuca.
L’ultimo passaggio burocratico di dominio pubblico a riguardo, poche settimane fa, ha visto i sindaci di Alessano, Corsano, Gagliano del Capo, Miggiano, Montesano Salentino, Specchia, Tiggiano e Tricase (i centri che saranno interessati dai lavori del secondo lotto) incontrarsi, assieme ad alcuni tecnici Anas, presso Palazzo Adorno a Lecce.
Un tavolo promosso dal presidente della Provincia, Stefano Minerva, per fare il punto sulle delibere di approvazione del progetto di fattibilità tecnico economica da parte dei singoli consigli comunali, in attesa di passare dalla progettazione esecutiva dell’opera al bando per l’assegnazione dei lavori.
L’idea, quindi, è quella di accompagnarvi in una passeggiata immaginaria lungo il nuovo tragitto lungo circa 19km che, secondo le previsioni, dal giorno in cui verrà cantierizzato (non prima di un anno e mezzo/due), richiederà circa 1350 giorni per essere portato a termine (poco più di 3 anni e mezzo).
Per una spesa, riferita ai soli lavori, di 140 milioni di euro.
CIÒ CHE NON È STATO
Brevemente ricordiamo che, dopo l’annullamento in autotutela da parte di Anas (nel 2016) della precedente gara (indetta nel 2009), furono prese in considerazione tre possibili alternative.
Scartate le prime due (dette Alternativa Est e Alternativa Ovest, con riferimento al lato da cui circumnavigare Tricase), fu scelta la cosiddetta Alternativa 3, che è quella che andiamo qui a illustrare, descritta dagli studi come quella con performance migliori dal punto di vista ambientale e funzionale, nonché per la sostenibilità dell’opera.
Va ricordato, inoltre, come il progetto inizialmente proposto da Anas prevedesse una statale a due corsie per senso di marcia (quindi quattro corsie) da Maglie sino a Leuca.
Soluzione che è stata conservata per il solo lotto nord e scartata per quello a sud, non solo per ridurne l’impatto ambientale ma anche per rispondere adeguatamente alla vera priorità dell’opera in questo tratto: portare il traffico verso il Capo di Leuca fuori dai centri abitati di Montesano, Lucugnano, Alessano, Montesardo e Gagliano, tutt’oggi tagliati in due dalla SS275.
Ultimo (ma non ultimo) l’elemento rifiuti: il nuovo progetto toglie Anas dall’imbarazzo delle discariche abusive emerse lungo il vecchio percorso tra Alessano e Tricase.
La scelta di allontanarsi da quelle aree ha un duplice effetto: da un lato scongiura il rischio di un sequestro dell’opera da parte della magistratura, dall’altro ha del tutto distolto i riflettori dal tema bonifica.
CIÒ CHE SARÀ
Eccoci allora al tracciato stradale che partirà, in direzione sud, dallo svincolo di Montesano-Andrano (nella mappa in basso in rosso).
Una lingua di asfalto con una carreggiata a due corsie, una per senso di marcia, costituita per il 71% circa da tratti in rilevato, per il 24,5% da tratti in trincea e per la restante parte, da opere in sottopasso (3.5%) e in sovrappasso con viadotti e ponti (0.4%).
22 curve, 28 rettifili, 9 intersezioni e 6 immissioni/diversioni per un percorso tecnicamente suddiviso in cinque tratti (che, come sta accadendo col primo lotto, non saranno realizzati all’unisono, ma con cantierizzazioni indipendenti, uno dopo l’altro).
Un dato interessante per gli amanti dei numeri, e non solo, ci arriva dallo studio dei volumi di traffico effettuato in fase di progettazione su alcuni punti nevralgici per la viabilità locale.
Eclatante il tratto di 275 tra Botrugno e San Cassiano, che in un totale di due ore (la somma dell’ora di punta mattutina e di quella serale) conta il transito di ben 2.300 mezzi. Interessante anche il rilievo della tangenziale di Tricase (“Cosimina”) dove nei 120 minuti più intensi passano più di 1.200 veicoli.
DA DOVE PASSA
Il rischio di appesantimento dei flussi sulla “Cosimina” è uno degli elementi che fecero cadere l’ipotesi dell’Alternativa Est (che avrebbe utilizzato proprio questa strada per il passaggio della nuova statale).
Ad oggi tuttavia, pur non inglobando il nuovo tracciato, è previsto che la tangenziale di Tricase venga raggiunta dalla Maglie-Leuca.
Va detto che la nuova opera smetterà, innanzitutto, di correre lungo quattro corsie già nel tratto finale del primo lotto.
A nord di Montesano, in prossimità di DFV, la strada si staccherà dal tracciato esistente, si ridurrà ad una corsia per senso di marcia ed eviterà l’abitato montesanese passandovi ad est, tra le campagne di Castiglione d’Otranto (vicino al campo sportivo) per arrivare ad un bivio.
Da un lato si continuerà a viaggiare per Leuca (lungo il secondo lotto), dall’altro partirà un braccio, anch’esso del tutto nuovo, destinata al traffico per e da Tricase.
Questa lingua di strada condurrà nella zona industriale tricasina, lasciandoci in località Serrafica, proprio alle porte della tangenziale Cosimina.
L’ultimo lembo del primo lotto, insomma, che porterà anche all’abitato di Montesano, sarà a lingua di serpente.
Ma questa è un’altra storia, chiamata “Lotto 1”.
SVINCOLO 1: LA ROTATORIA DI LUCUGNANO TORNA UTILE
Il secondo lotto conta 9 svincoli (numerati sulla mappa in alto) ed inizia ad est della stazione di Montesano-Miggiano-Specchia.
Si riallaccia subito al vecchio percorso, ricalcandolo fino alla mega rotatoria di Lucugnano.
Qui lo svincolo 1 (pianta in basso) sarà in adeguamento alle uscite esistenti: permetterà di entrare a Miggiano da via Padre Pio (A) e di raccordarsi alla viabilità della zona industriale tramite la famigerata (per dimensioni) rotatoria (B).
SVINCOLO 2: TRA LUCUGNANO E SPECCHIA
A questo punto il nuovo tracciato si discosta dal precedente: la 275 non prosegue più in direzione dell’area artigianale lucugnanese, ma si addentra nelle campagne.
La circumnavigazione della frazione avviene dal lato ovest, avvicinandosi ai capannoni calzaturieri della famiglia Sergio, in strada comunale Rivola, ed incrociando la Specchia-Tricase.
Proprio qui, in prossimità de “La Caiaffa”, sorge il secondo svincolo: “Lucugnano ovest”.
SVINCOLO 3: TRA L’AUDITORIUM E FILOGRANA
Lasciatasi alle spalle la terra di Girolamo Comi, la nuova 275 torna a calcare il vecchio tracciato prima di arrivare sul suolo di Alessano.
La statale si ricongiunge con la strada esistente, a poco più di cento metri dall’Auditorium Benedetto XVI, scavalca la strada vicinale Santa Caterina e ci conduce allo svincolo 3: sul già esistente incrocio con la SP 184, la strada del Gonfalone, lungo la quale si incontra anche il nuovo stabilimento calzaturiero di Antonio Sergio Filograna.
SVINCOLO 4: TRA LE CAVE IN DIREZIONE TIGGIANO
La nuova 275 cambia di nuovo rotta.
Stavolta, rispetto al vecchio tracciato, si spinge ad est, addentrandosi in zona Matine per non entrare più negli abitati di Alessano e Montesardo.
Lo svincolo 4 è quello di Tiggiano.
Sorgerà in zona Tagliate, lungo l’arco che la statale andrà a comporre con una carreggiata del tutto nuova.
L’uscita si collocherà a poche centinaia di metri in linea d’aria dalla stazione ferroviaria tiggianese.
SVINCOLO 5: ALESSANO – CORSANO E LA FERROVIA
Tra il quarto ed il quinto svincolo si snoda una trama stradale alquanto articolata, che conta anche la presenza dei binari ferroviari. Torna utile un ulteriore zoom sulla zona: pubblichiamo (in basso) il progetto dello svincolo 5, cui si arriva uscendo dal territorio di Tiggiano.
Qui la statale incrocerà la provinciale 80 Alessano-Corsano (C).
Per scongiurare l’intersezione coi binari verrà realizzato un sottopasso (D).
Per le uscite, quindi, sorgerà una viabilità ai lati della carreggiata.
Come mostra la mappa (la prima in alto), ci saranno due nuove rotatorie sulla Alessano-Corsano.
Quella ad est dell’attuale dosso convoglierà il traffico anche lungo la provinciale 188, la strada con cui il Capo di Leuca ha preso confidenza nel periodo del senso unico di marcia lungo via Regina Elena a Corsano.
Alla rotatoria ad ovest invece, lato Alessano, si aggancerà anche una nuova bretella (E), una lingua di asfalto che la metterà in comunicazione con il precedente svincolo, quello di Tiggiano.
SVINCOLO 6: CI PORTA DA DON TONINO
Rotolando verso sud, tangendo ma non toccando l’abitato corsanese, la nuova Maglie-Leuca entra in contatto con la provinciale 210.
È la strada che gli alessanesi percorrono per raggiungere la splendida Marina di Novaglie.
Lo svincolo 6, da cui inizia il quarto tratto di questo stralcio, si collocherà in aperta campagna ma molto vicino al cimitero di Alessano (quindi alla tomba di Don Tonino Bello, meta di considerevole turismo religioso); in prossimità della strada che si arrampica su Montesardo ed a pochi metri dall’incrocio con la Corsano-Gagliano, che sarà servito da una nuova e più sicura rotatoria.
SVINCOLO 7: TRA LA SUD SALENTO E LA STAZIONE DI GAGLIANO
Il percorso continua sinuoso attorno ai centri abitati, evitando San Dana (frazione di Gagliano) ed andando a ricalcare un pezzo del già esistente tracciato della sp81 tra Corsano e Gagliano.
In prossimità del curvone prima del distributore Apron, la provinciale diventerà per alcune centinaia di metri la nuova 275.
Salvo poi dividersi nuovamente con una virata ad ovest prima di Gagliano: la nuova carreggiata incrocerà ancora i binari, sfiorerà il calzaturificio Sud Salento e, avvicinandosi alla stazione di Gagliano, taglierà la vecchia 275.
Proprio da questo incrocio tra vecchio e nuovo prenderà vita lo svincolo 7 “Gagliano del Capo nord”.
SVINCOLO 8: CASTRIGNANO DEL CAPO (E PATÙ)
A questo punto la strada correrà tra l’abitato gaglianese e quello di castrignanese.
Sarà permesso uscire allo svincolo 8 “Castrignano del Capo”. Ci troveremo, in pratica, sulla sp 351: da un lato ci dirigeremo a Castrignano del Capo (o a Patù), dall’altro entreremo a Gagliano da sud (cimitero e nuovo Eurospin).
SVINCOLO 9: DE FINIBUS TERRAE
Non è finita: c’è il quinto ed ultimo tratto che, costeggiando Salignano con un’opera del tutto nuova e viaggiando a sinistra (ad ovest) del vecchio tracciato, ci condurrà all’ultimo svincolo, il numero 9: “Gagliano del Capo – sud”.
Siamo alle porte di Santa Maria di Leuca, il punto in cui già oggi la 275 si passa il testimone con un’altra statale, la 274 Gallipoli-Leuca.
È qui, con un adeguamento dell’intersezione esistente, ai confini della terra, che è attesa una delle opere più discusse della storia del Salento.
È qui che, si spera presto, termineremo di fantasticare su questo tracciato che immaginiamo da oltre 30 anni.
Approfondimenti
Ulivi e vigneti: secoli di storia che non devono finire con la xylella

di Hervé Cavallera
Chi nel corso della storia visitava il Salento rimaneva colpito dalla distesa di olivi e dalla qualità dell’olio, su cui nel Settecento ben si intratteneva il gallipolino Giovanni Presta (1720-1797), del quale nel 1988 e nel 1989 ho ripubblicato le opere.
Accanto all’olio ecco aggiungersi la produzione del vino, tra cui di particolare pregio è il “primitivo”, il cui nome risale a don Francesco Filippo Indellicati (1767-1831) di Gioia del Colle, il quale ritenne che un particolare vigneto della sua terra si potesse già vendemmiare ad agosto.
La distesa degli oliveti e dei vigneti è stata da sempre un grande spettacolo di bellezza, spettacolo che, al tempo stesso, veniva a simboleggiare due elementi fondamentali nella nostra vita: l’olivo, rappresentando il rinnovamento e la forza vitale; la vite, il benessere e l’abbondanza.
L’olivo, inoltre, è stato sempre inteso come simbolo di pace.
Da tempo la distesa di olivi non è più tale. A partire dal 2013 la Xylella ha distrutto migliaia e migliaia di alberi d’olivo e l’infezione, che ha in primo luogo investito il Salento, si è col tempo estesa sino alla Terra barese.
Così chi percorre le nostre campagne non può che constatare la tristezza degli oliveti in rovina e moltissimi alberi sono stati sradicati. Si è avuto pertanto un eccezionale danno sia ambientale e socio-economico sia storico-paesaggistico.
Alberi plurisecolari sono stati distrutti e la produzione di olio ne ha pagato le conseguenze, non solo con l’aumento del prezzo per quello esistente, ma anche con l’importazione di olio proveniente da altre parti del mondo.
Non è questa la sede per soffermarsi sulla provenienza del batterio e sul modo su cui l’epidemia è stata affrontata, sicuramente sottovalutandola e intendendola come un fenomeno locale, con devastanti conseguenze soprattutto per il Salento ma anche – di conseguenza – per la Puglia in generale.
E la questione non è del tutto chiusa, nonostante qualche studioso sostenga che il peggio è passato e che si può andare incontro alla graduale ripresa, che comunque comporterà non poco tempo data la qualità e quantità del disastro.
E non è finita. Mentre ancora non si riesce a uscire dal malanno, ecco che si annunzia un altro. Un ceppo della Xylella fastidiosa tende a colpire non solo alberi come le querce, i mandorli e gli oleandri, ma anche le viti e pare che nel Barese alcuni vigneti di uva da tavola siano risultati infettati dal batterio, aprendo un altro drammatico scenario.
Sembra di assistere allo sfasciarsi di una tradizione millenaria: la forza vitale (l’olivo) viene meno e dilegua il benessere (i vitigni).
È la realtà di un presente frantumato che non riesce a far fronte con lucidità alle novità che irrompono e devastano e rendono incerta quella che era una garanzia plurisecolare.
La pace come gli olivi viene meno e si estende la violenza sotto forme diverse, mentre si è incapaci di ogni saggio controllo. Tale potrebbe essere una metafora del nostro tempo, una trasposizione simbolica di immagini che rappresentano la situazione dell’esistente.
NON E’ TEMPO DI CONTRAPPOSIZIONI
Al di là di questa considerazione sul mondo che viviamo, resta, prosaicamente si potrebbe forse dire, il problema dell’immediato, che è quello di un’epidemia che ha colpito gli olivi e che rischia di estendersi con altrettanta pericolosità sui vitigni.
E l’affrontare la battaglia spetta ai politici, agli studiosi, agli esperti. E tutti devono agire in una comune simbiosi, ben sapendo che in gioco sono più cose: la bellezza delle campagne, la qualità (dei prodotti), l’economia (il guadagno che si ricava dall’olio e dal vino).
Ma sono anche in gioco l’avvedutezza di coloro che gestiscono la cosa pubblica e le conoscenze tecniche e scientifiche di tanti specialisti.
E devono venir meno le contrapposizioni, soprattutto quelle che impediscono dei piani organici aperti però a continua verifica. Non si deve dimenticare che nel passato non lontano si è considerata la diffusione della Xylella fastidiosa un mero fenomeno locale, trascurando peraltro il fatto che, se anche così fosse stato, il danno non sarebbe stato comunque insignificante.
Come accade che ci siano tuttora pareri diversi intorno all’abbattimento delle piante. Per questo bisogna non solo studiare come arginare e bloccare la diffusione del batterio, ma occorre valutare continuamente gli interventi e modificarli secondo la bisogna.
E non sono sufficienti, per quanto necessarie, unità operative provinciali e regionali. È opportuno che la questione sia portata a livello più alto e superi le barriere di ogni tipo che possono sorgere allorché si manifestano interventi pubblici. Occorre effettivamente un coinvolgimento generale, che al tempo stesso sappia articolarsi secondo le diverse competenze e con opportune strategie oculatamente dirette.
Nell’operare insieme, politici, tecnici, studiosi, proprietari terrieri e così via, si riscopre inoltre il senso di una comunità, il ricompattarsi della stessa.
Con un’espressione latina (ed ecco il rinvio a un mondo – quello dell’antica Roma – che non deve svanire in quanto ne siamo figli) Iam proximus ardet Ucalegon (già brucia il vicino palazzo di Ucalegonte) e le parole di Virgilio (Eneide, libro II, versi 311/312) spiegano molto bene che il danno non riguarda solo gli altri, ma anche noi stessi in quanto, come le fiamme del palazzo attiguo investono il nostro, la rovina della terra in cui viviamo, pur senza esserne proprietari, ci investe tutti.
E il bene pubblico va oltre ogni divisione paesana, territoriale, politica.
Approfondimenti
La cappella e la cavalla devota che scoprì la tela della Madonna
Nel rione di Caprarica. Con i fondi dell’8 per mille recuperata la chiesa nella sua interezza: ogni elemento originario (mensa, tabernacolo, tele) è stato oggetto di attente operazioni di restauro…

di Luigi Zito
Era il 1651, in una uggiosa giornata di novembre, i frantoi di Tricase giravano a tempo pieno, si dovevano molire le olive, spremerle e produrre quello che per secoli è stato l’oro del Salento: l’olio.
Una stanca cavalla, legata e bardata di tutto punto, faceva girare le macine che servivano alla spremitura delle olive.
Alcuni contadini, che vegliavano il logorio dell’animale, si resero conto che, ogni qualvolta percorreva un determinato tratto del frantoio ipogeo, la cavalla aveva un sussulto, come zoppa si inchinava davanti a qualcosa.
Intrigati da quel fenomeno, i nachiri, decisero di scavare in quel punto indicato dall’animale e, come per miracolo, rinvennero una tela della Madonna di Cassiobe.
Fu così che si decise di costruire in quel luogo preciso una cappella dedicata alla venerazione della Madonna. Oggi, dopo 4 secoli, possiamo asserire che in parte quella leggenda rispecchiava la realtà.
Infatti, durante i recenti lavori di rifacimento della pavimentazione interna della cappella, è stata rinvenuta l’imboccatura di un frantoio (in parte crollato) collocato proprio sotto la chiesa.
La Chiesa dell’Immacolata e del SS. Sacramento, oggi sede della Congregazione dell’Immacolata Concezione (priore Claudio Ruberto, oggi conta 130 iscritti), è sita nel rione di Caprarica di Tricase, persa tra le viuzze del centro storico, inglobata nel tessuto edilizio circostante.
È una chiesa a unica navata, edificata presumibilmente attorno alla metà del XVII secolo, come attesta il libro dei defunti della parrocchia, che fa risalire la prima inumazione al 4 aprile 1654.
LA CAPPELLA NEGLI ANNI
È frutto di due interventi edilizi di ampliamento: il primo nel 1922 quando venne costruita una sagrestia; il secondo nel 1967 vide la demolizione e ricostruzione della stessa, una sala riunioni e un campanile a torre (completato nel 1973).
Fino al 1967, nella chiesa era presente un unico altare a muro con il tabernacolo e al di sopra, posti in successione, la tela della Madonna di Cassiobe e quella della Vergine Immacolata con i quattro Santi protettori della Confraternita.
Tra il 1967-1970, con i lavori di ampliamento, si attuò lo smembramento di tutto l’apparato dell’altare a muro, dislocando gli elementi costitutivi (mensa, tabernacolo e tele) in posizioni differenti all’interno della chiesa.
L’ultima funzione religiosa fu celebrata il 24 marzo 2013, da don Eugenio Licchetta. Successivamente, gravi problemi strutturali portarono a interdire il culto e a chiudere la chiesa.
Il parroco di allora, don William Del Vecchio, in accordo con la Confraternita dell’Immacolata, nel 2015 intraprese l’iter per il recupero e il restauro della chiesa e affidarono i lavori agli architetti Agnese Piscopiello e Francesco Pala.
La Conferenza Episcopale Italiana, con i fondi dell’8 per mille, finanziò il progetto e si procedette a recuperare la chiesa nella sua interezza.
Il 22 maggio 2020 iniziarono i lavori di restauro, portati a compimento anche grazie alla generosità dei fedeli.
Nell’avvicendarsi di parroci nella parrocchia di Sant’Andrea, è doveroso citare anche l’impegno dapprima di don Luigi Stendardo che diede il via ai lavori, e poi quello di don Salvatore Chiarello, l’attuale parroco, che ha seguito e partecipato alle varie fasi di realizzazione delle opere fino alla loro conclusione.
Durante la fase di rimozione della pavimentazione, sono venute alla luce strutture di antica origine, in particolare: un antico pavimento in cocciopesto, nelle prime due campate della chiesa; la presenza di un ossario murato con lastre di pietra; la fondazione in pietrame della muratura di fondo della chiesa (prima che venisse eseguito l’ampliamento del 1922); la presenza di un frantoio ipogeo scavato nella roccia che si sviluppa al di sotto della chiesa, la cui imboccatura è stata segnalata mediante la realizzazione di una botola nell’attuale pavimentazione.
Ogni elemento originario (mensa, tabernacolo, tele) è stato oggetto di attente operazioni di restauro a cura dei restauratori Ludovico Accogli e Alessandra Muci, che hanno riportato alla luce le decorazioni e le cromie originarie ricoperte e dimenticate.
Il 5 dicembre 2024, alla presenza del vescovo mons. Vito Angiuli, del sindaco Antonio De Donno e di tutta la comunità, la chiesa è stata riaperta al culto.
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