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Il Premio Civetta
La cerimonia si terrà sabato 13 settembre in Piazza Caduti a Castri di Lecce. Tutti i premiati

Il “Premio Civetta, Citta di Castri”, è una delle iniziative organizzate ogni anno dall’Amministrazione Comunale in collaborazione con l’Associazione culturale “La Civetta”. Il Premio patrocinato dall’Amministrazione Comunale riserva, come riconoscimento, una preziosa scultura personalizzata del maestro Ferruccio Zilli.
Il “Premio Civetta”, è divenuto per Castri di Lecce uno dei principali progetti culturali con cui il paese e le sue Istituzioni intendono parlare all’interno e all’esterno di sé e offrire al territorio un’alta occasione di riflessione e confronto sui temi culturali e sociali del nostro tempo. Il riconoscimento è attribuito a personalità ed Enti che si sono distinti per la loro attività di elevato impegno culturale, sociale e di solidarietà svolti con dedizione, generosità e in modo totalmente disinteressato.
Il Premio negli anni ha saputo affinare la propria struttura organizzativa ed è impegnato a stimolare il pensiero libero e critico dei cittadini e dei giovani in cui crediamo debba essere affidato il sempre più complesso compito di presenza e testimonianza attiva di veri valori umani che non devono essere mai dimenticati. Il “Premio Civetta” è un autentico esercizio di conoscenza e responsabilità, che impone di interrogarci sul presente e di confrontarci con le grandi questioni del nostro tempo. “Premio Civetta” come messaggio di speranza, simbolo del nostro impegno a essere paese del dialogo e dell’esempio che non si rassegna alla superficialità dei nostri giorni. E lo fa non in nome di uno spirito nostalgico e rassicurante, ma perché guarda al futuro e sente la responsabilità di misurarsi, di confrontarsi con le contraddizioni e dare il proprio contributo ai temi della cultura, della solidarietà, della legalità e dell’amore verso il prossimo.
Nel corso degli anni la manifestazione ha avuto l’onore di premiare numerosi concittadini, personalità illustri e Enti che, con il loro operato, si sono distinti per peculiari doti umane e professionali. I premi sono assegnati ad insindacabile giudizio di una Commissione, composta da Amministratori Comunali, soci dell’Associazione culturale “La Civetta” e rappresentanti della nostra comunità. L’Associazione e l’Amministrazione Comunale hanno ritenuto opportuno dedicare una sessione speciale (Borsa di studio) alla figura di Stefano Ingrosso che con le sue azioni e idee ha reso un servizio indispensabile e insostituibile alla nostra comunità.
Ecco i vincitori del Premio Civetta per ogni categoria.
Personalità: Francesco Canale (artista), Pietro Capone (docente presso l’Università di Firenze), Antonio Di Donfrancesco (imprenditore), Alfonso Pellè (artigiano)
Categoria Associazioni: “ANT” ONLUS.
Sessione speciale, Borsa di Studio “Stefano Ingrosso” allo studente che ha prodotto l’elaborato migliore sul tema assegnato.
Presenterà la cerimonia la giornalista Lucia Accoto.
La serata vedrà la presenza di artisti, esponenti del mondo della cultura e dello spettacolo che, con il loro qualificato e prezioso apporto, allieteranno la manifestazione.
La cerimonia si terrà sabato 13 settembre, alle ore 20,30 in Piazza Caduti a Castri di Lecce.
Brevi notizie sui premiati
FRANCESCO CANALE
Francesco Canale nasce a Napoli affetto da un grave problema: è totalmente privo di braccia e gambe. Dopo poche settimane una famiglia della provincia di Pavia lo adotta. Quest’ultima, riesce amorevolmente nel compito di spronarlo e di aiutarlo ad acquisire una buona immagine di sé. A 9 anni già vince il Premio Letterario “Il Giunco” con una fiaba e a 16 diventa caporedattore della rivista “l’Aquilone”.
Ma l’arte alla quale Francesco ha dedicato più tempo, è quella della pittura. Tenendo il pennello con la bocca, realizza acquerelli e acrilici che sono esposti in tutta Italia. Alcune sue opere fanno parte delle collezioni dell’ex Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi e del compianto Pontefice Giovanni Paolo II. Oggi Francesco è sposato e vive a Lecce ed è un noto pittore, scrittore, compositore teatrale e musicale. Spesso viene invitato a raccontare la sua storia a convegni e trasmissioni televisive. I suoi interventi verbali non sono mai banali nè testimonianze di disagi o problematiche esistenziali: sono un vero e proprio “Inno alla vita”.
Egli afferma : “Non voglio essere vittima e prigioniero di me stesso, e della mia condizione fisica” ed è orgoglioso di “Esser riuscito a trasformare una Vita considerata persa in partenza in un’esistenza unica e meravigliosa”.
PIETRO CAPONE
Laureato nel 1992 in Ingegneria Civile, nel 2000 supera il concorso per Ricercatore ed entra di ruolo nel Dipartimento di Ingegneria Civile e Ambientale di Firenze. Nel 2007 vince il concorso come Professore Associato di “Produzione Edilizia”.
Il taglio internazionale della sua attività accademica lo ha portato negli Stati Uniti, in Svezia, Germania, Grecia, Spagna, Gran Bretagna, Irlanda, Svizzera, Albania e recentemente in Australia come unico italiano invitato a presentare una relazione e a coordinare i lavori di una intera sessione di un congresso mondiale.
Dal prossimo anno accademico sarà docente anche presso l’Università Nostra Signora del Buon Consiglio di Tirana. E’ stato tra l’altro relatore di oltre 200 tesi di laurea, di dottorato e di master. L’attività di ricerca ha prodotto numerose pubblicazioni scientifiche, in forma di articoli, interventi a congresso e libri monografici.
Ha raggiunto risultati professionali e di ricerca di particolare prestigio, nell’ambito della sicurezza nei lavori di restauro delle opere d’arte, settore nel quale è riconosciuto essere uno dei pochissimi esperti a livello internazionale. Dal 1998 per l’Opificio delle Pietre Dure di Firenze ha progettato cantieri di restauro nei principali musei e chiese fiorentine e non solo. Ha coordinato ricerche con i laboratori di restauro del Louvre e del castello di Versailles a Parigi. Ultimo in ordine di tempo per Expo2015 il progetto del cantiere di restauro degli affreschi di Leonardo da Vinci nel Castello Sforzesco di Milano.
ANTONIO DI DONFRANCESCO
Antonio Di Donfrancesco nasce a Castri di Lecce, ha intrapreso la sua carriera da pasticcere giovanissimo. Nel 1954, quando aveva soli dieci anni, ha iniziato a lavorare come barista presso il bar Imperiale di Castri di Lecce. Nel 1957, ha lavorato a Lecce, dapprima presso il bar Moulin Rouge (Piazza delle Poste) di Don Alfonso Napoletano, poi, qualche anno dopo presso la storica caffetteria Alvino.
Nel 1967 ha aperto la sua pasticceria a Castri di Lecce in Via Vernazza n°12 e qualche anno dopo trasferisce la stessa, in via Grassi. Dopo il successo riscontrato, nel 1982 ampia la pasticceria Di Donfrancesco trasferendosi nella sede attuale in Via Pertini.
Una nuova azienda Tried E20, nata dall’esperienza quarantennale di Di Donfrancesco completa l’offerta con il servizio di catering e banqueting.
Dal 1967 il laboratorio artigianale della famiglia Di Donfrancesco è un punto di riferimento per la pasticceria salentina. La cura nella scelta di ingredienti genuini, rende ogni dolce unico nel rispetto dell’antica tradizione dolciaria. La pasticceria Di Donfrancesco entra di diritto tra le storiche pasticcerie del Salento.
Enorme il contributo dato da Di Donfrancesco nel far conoscere il piccolo paese di Castri di Lecce oltre i confini provinciali e regionali.
Numerose e prestigiose le partecipazioni a eventi speciali: Cena di gala del Presidente Gorbaciov, Ministero degli Interni, Coca Cola Company, Mercedes-Benz, Porche, Fiat, Continental e ultima in ordine di tempo la partecipazione, come unica pasticceria italiana, al maestoso matrimonio di Ritika Agarwal, figlia del magnate indiano Pramod, e Rohan Mehta svoltosi a Fasano,
ALFONSO PELLÈ
Nasce a Castri di Lecce nel 1929 e, sin da piccolo inizia, insieme ai suoi fratelli a produrre canestri, aiutando il padre. Poco alla volta impara il mestiere che, col passare degli anni, è divenuto il suo lavoro. La materia prima è costituita da canne sezionate per lungo e da rami cresciuti in estate sui tronchi degli ulivi, sottili, resistenti e flessibili. Alfonso, intrecciando pazientemente questi materiali, realizza cestini e “panari” di qualsiasi grandezza. I suoi strumenti sono la “forfica” (cesoia), un falcetto e un coltello.
Alfonso è un uomo cordiale, umile con una passione straordinaria per le sue “opere “ senza confini. Il suo incontro è un tuffo nel passato, fatto di vecchi ricordi ancora vivi e lucidi. Viene spesso invitato a varie mostre sull’artigianato locale. Ha collaborato in diversi progetti scolastici per la salvaguardia di antichi mestieri.
Alfonso è una delle ultime memorie storiche del nostro tempo che dedica il suo impegno alla valorizzazione e tutela del patrimonio culturale del nostro territorio.
ANT, ASSOCIAZIONE NAZIONALE TUMORI
La Fondazione ANT da oltre trent’anni garantisce assistenza socio-sanitaria gratuita a domicilio ai Sofferenti di tumore in 9 regioni d’Italia e, in base alle risorse reperite sul territorio, offre progetti di prevenzione oncologica gratuita. Il credo di ANT è sintetizzato dal termine “Eubiosia” (dal greco, “la buona vita”) intesa come insieme di qualità che conferiscono dignità alla vita. La Fondazione ANT rappresenta la più ampia esperienza al mondo di assistenza socio-sanitaria domiciliare gratuita ai Sofferenti di tumore. ANT opera in Italia attraverso un centinaio di Delegazioni, dove la presenza di volontari è molto attiva.
La delegazione ANT di Lecce nasce il 18 giugno 2004 grazie all’impegno civico e morale di Natalia Basile Reale, Titti Arnesano e il Dott Elia Fernando.
La dedizione costante dei Volontari, l’aiuto economico dei Sostenitori ed Enti pubblici e privati, di associazioni amiche e di altri elementi della collettività, hanno permesso alla Delegazione di Lecce di attivare, in pochi anni, l’assistenza presso i distretti AUSL di Lecce, Campi Salentina, Martano, Nardò e Maglie.
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I Percorsi del Sacro a Melpignano
Un viaggio emozionante tra arte, fede e folklore, per riscoprire il senso profondo della tradizione pasquale

Risuonano ancora una volta i canti di passione nella quiete senza tempo di Melpignano, scrigno d’arte e di storia nel cuore della Grecìa Salentina.
Un richiamo antico, un’eco di devozione che attraversa i secoli e torna a vibrare nei vicoli silenziosi del borgo, tra la pietra leccese e le memorie di un tempo in cui il sacro era linfa vitale della comunità.
Il 19 aprile, alla vigilia della Santa Pasqua, prende vita un nuovo capitolo de I Percorsi del Sacro, un viaggio emozionante tra arte, fede e folklore, per riscoprire il senso profondo della tradizione pasquale.
Un’esperienza che trascina indietro nel tempo, tra riti e racconti, aprendo le porte di antiche cappelle che custodiscono storie di devozione e speranza.
Un cammino guidato da Paola Russo, con partenza alle ore 16 dall’Info Point di via Roma 16 (prenotazione obbligatoria al 3277128024), che si snoda tra la Cappella dell’Assunzione della Vergine (la cui facciata del 1678 occulta in parte l’originaria cinquecentesca); la Cappella di San Rocco del 1760 con all’interno una tela che raffigura San Rocco, San Sebastiano, San Michele Arcangelo e S. Andrea d’Avellino; la Cappella di San Michele Arcangelo, che risale al 1741 e ha un altare sormontato dalla statua del Santo che uccide il drago e la Cappella della Madonna di Costantinopoli del 1735 con altare in pietra leccese e sopra la tela della Vergine invocata a protezione dall’invasione dei Turchi.
Piccoli scrigni di arte sacra che, per un giorno, si svelano agli occhi dei visitatori, illuminati dalla luce calda del pomeriggio salentino.
Ad accompagnare il cammino, le struggenti note del Centro di Cultura Popolare di Melpignano, con i cantori Salvatore Gervasi, Mariella Salierno e Letizia Gervasi.
Il viaggio musicale inizia con il toccante “Lamento di Maria”, prosegue con una serenata e il suggestivo “Tu Passiuna”in lingua grika, per poi culminare con una tarantella devozionale che celebra la fusione tra sacro e popolare.L’ultima tappa è nel suggestivo Palazzo Marchesale, dove la tradizione incontra il gusto: qui si racconta la preparazione della cuddhura, il dolce pasquale della rinascita, a base di farina, zucchero e uova sode preparato per il Sabato Santo, come fine del digiuno della Quaresima, realizzato dal forno Fior di Pane e offerto ai partecipanti. Un gesto simbolico che suggella un pomeriggio fatto di emozioni autentiche, di suoni e di sapori che parlano di un Salento profondo, custode di un’eredità culturale inestimabile.
I Percorsi del Sacro rientrano nel progetto “Melpignano promuove cultura”, voluto dall’Amministrazione Comunale guidata dalla sindaca Valentina Avantaggiato e realizzato in collaborazione con Vivarch, Associazione di Promozione Sociale pugliese, per valorizzare il borgo in ogni stagione dell’anno. Una Melpignano che, oltre il celebre Concertone della Notte della Taranta, si rivela nella sua essenza più intima e spirituale, conquistando il cuore di chi la vive e la scopre.
Un invito a perdersi tra pietre antiche e canti senza tempo, a lasciarsi avvolgere dalla magia di un rito che si rinnova, a riscoprire la bellezza della lentezza e della memoria.
I Percorsi del Sacro (19/4, h.16-19): passeggiata con guida e musicisti e una cuddhura da portare a casa. Costo 15 €; costo ridotto 10 € per minori di 14 anni, gratuito sotto i 6 anni.
Info Point Melpignano, via Roma 16, Melpignano (Le), tel. 3277128024, melpignanoinfopoint@gmail.com
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Tutto pronto per la Cuccagna della tradizione di Pasquale
Parteciperanno al torneo anche le compagini della squadra “I Matti” di Gubbio e “I Ghétt” di Colloro…

Oggi a Lecce, si terrà la presentazione della IV edizione del torneo “Salento in Cima alla Cuccagna”, organizzato dalle Associazioni “Madonna di San Fili” di Monteroni, Pro Loco San Donato e Galugnano, “Rioni Collepassesi A.P.S.” di Collepasso, “Associazione Genitori Insieme” di Cocumola e Parrocchia Maria SS. Assunta di Sternatia.
Interverranno ad illustrare i dettagli dell’iniziativa, che ripropone un antico rito tipico della tradizione pasquale, il presidente della Provincia, Stefano Minerva, il sindaco di Monteroni, Mariolina Pizzuto con il presidente dell’Associazione “Madonna di San Fili”, Antonio Quarta, il sindaco di Collepasso Laura Manta con Luigi Piscopo dell’Associazione “Rioni Collepassesi”, il sindaco di Minervino Antonio Marte con il rappresentante dell’Associazione “Genitori Insieme” di Cocumola Roberto Pagliaro, il sindaco di San Donato, Alessandro Quarta con il presidente della locale Pro Loco, Tommaso Grande ed il parroco della Chiesa Maria SS. Assunta di Sternatia, Don Vito Mangia.
Proposta per la prima volta nel 2019, la manifestazione “Salento in Cima alla Cuccagna” quest’anno vedrà il coinvolgimento di cinque Comuni.
La tappa inaugurale del tour si terrà a San Donato lunedì 21 aprile, cui seguirà l’appuntamento con la festa della Madonna di San Fili, che si celebra martedì 22 aprile a Monteroni. Quindi, spazio agli altri appuntamenti di Sternatia (giovedì 24 aprile), Collepasso (venerdì 25 aprile) e Cocumola (sabato 26 aprile).
Parteciperanno al torneo anche le compagini della squadra “I Matti” di Gubbio e “I Ghétt” di Colloro.
Infine, prevista la partecipazione dei più piccoli, che potranno cimentarsi con la scalata del “Palo della cuccagna per bambini e ragazzi”.
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A Ruffano aprile è devozione
Dal secolare Coro delle Pie Donne per il Venerdì Santo alle celebrazioni per la Madonna del Buon Consiglio, passando per l’attesissima Fiera di San Marco

Aria di primavera, aria di festa. Ogni anno a Ruffano aprile fa rima con grande devozione. Nell’arco di pochi giorni si susseguono infatti le celebrazioni per San Marco, per la Madonna del Buon Consiglio anticipate quest’anno di appena pochi giorni, con la Santa Pasqua che ricorre ad aprile, da una ricorrenza speciale e secolare, quella del Coro delle Pie Donne del Venerdì Santo.
San Marco
Frutti di stagione, strumenti da lavoro, prodotti d’artigianato locale, bestiame e tanto altro. Questi i prodotti storicamente associati alla secolare Fiera di San Marco a Ruffano. Una delle più datate (probabilmente la più antica) fiere primaverili del basso Salento.
Venerdì 25 aprile anche quest’anno sarà il tanto atteso giorno della Fiera, che da sempre convoglia da tutta la provincia migliaia di fedeli, mossi anche dalla forte devozione verso il santo protettore dell’udito.
Il pellegrinaggio alla cripta ed al Santuario di San Marco, nel centro storico di Ruffano, è un passaggio imprescindibile prima di lasciarsi cullare da colori, odori e sapori dei numerosissimi stand che abbracciano per centinaia e centinaia di metri il centro abitato ruffanese.
Ma la festa di San Marco non è solo nella fiera. L’Arciconfraternita SS. Trinità e Carmine della Parrocchia di San Francesco d’Assisi cura il programma religioso che si apre con il triduo di preparazione, martedì 22 aprile, presso la chiesa di San Francesco. Gli orari: alle 18 il Rosario, alle 18e30 la santa messa e la preghiera al Santo.
Il giorno della vigilia, giovedì 24, a margine del Rosario e della funzione, la traslazione dell’immagine del Santo martire ed evangelista in processione dalla chiesa di San Francesco alla chiesa del Carmine. Per l’occasione, la chiesa del Carmine (che si colloca sulla cripta di San Marco) sarà aperta ai visitatori: ricordiamo che nel 2023, nel corso di lavori di restauro tuttora in fase di realizzazione, vi sono stati scoperti degli affreschi secolari, di cui si era persa memoria.
Le celebrazioni religiose prevedono poi per il giorno del santo, venerdì 25, le messe all’aperto (meteo permettendo) nell’area antistante il Santuario di San Marco. Gli orari: alle 8, alle 9, alle 10, alle 11, alle 17e30. Chiude la solenne celebrazione con predicazione alle 19.
La Madonna del Buon Consiglio
Il legame di Ruffano alla Madonna del Buon Consiglio è frutto di un miracolo, ed anche delle celebrazioni in onore di San Marco. Era il 1467 quando, durante il vespro in onore proprio del Santo Evangelista, su una parete della chiesa all’epoca in via di costruzione, apparve la Madonna conosciuta anche come la Signora di Scutari, o Signora degli Albanesi, che aveva lasciato la sua terra invasa dai Turchi. La tela presente oggi nella chiesa del Buon Consiglio raffigura proprio il prodigio del viaggio, compiuto dall’icona della Madonna portata in volo dagli Angeli.
La Confraternita della Madonna del Buon Consiglio e SS. Sacramento, della Parrocchia Natività Beata Maria Vergine, ha previsto anche quest’anno celebrazioni sia di natura religiosa che civile.
Da martedì 22 a giovedì 24 aprile triduo e solenni quarantore eucaristiche. Alle 7e30 lodi, santa messa ed esposizione del SS. Sacramento. Alle 12 ora media e reposizione. Alle 15 nuova esposizione e alle 18e15 santo rosario. Alle 18e45 vespri e benedizione eucaristica. Alle 19 la santa messa.
Sabato 26 giorno della festa si apre alle 7e30 con la prima della messe in Confraternita. La successiva è alle 9. Alle 18e30 la solenne processione accompagnata dal concerto bandistico “Città di Francavilla Fontana”. Al rientro, celebrazione eucaristica in Chiesa Madre presieduta da Mons. Bruno Musarò, emerito Nunzio Apostolico. Lunedì 28 la traslazione del Simulacro (sin qui rimasto in Chiesa Madre) presso la Confraternita, con santa messa di ringraziamento.
Il programma civile invece si concentra in due giornate.
Venerdì 25 alle ore 21, in piazza del Popolo, il concerto dei “Black out”. Sabato 26 dopo la santa messa spettacolo pirotecnico e, alle 21, in piazza del Popolo, il concerto musicale municipale “Città di Francavilla Fontana”, diretto da Ermir Krantja, Maestro cittadino onorario francavillese e originario di Tirana (a suggellare il ponte tra Italia e Albania aperto dalla Vergine).
Il Coro delle Pie Donne
A Ruffano i riti della Settimana Santa hanno origini antichissime e rappresentano un intreccio di fede, storia e tradizione che raggiunge il suo apice nel Venerdì Santo, con la Solenne Processione. I confratelli incappucciati, coronati di spine, scalzi e con i simboli della penitenza: le discipline e le pisare. Lungo le strade del paese risuonano gli antichi inni, composti per le Confraternite ruffanesi. Il più struggente e solenne è “O genti che passate”, un lamento che accompagna la processione di Gesù Morto e che scuote gli animi di chi lo ascolta.
A intonarlo insieme alla banda è il grande “Coro delle Pie Donne”, oltre 100 voci femminili che custodiscono e tramandano una tradizione secolare. Vestite di nero, con il capo velato in segno di lutto, non solo narrano la Passione di Cristo, ma si fanno eco di un dolore universale, dando voce alle sofferenze del mondo. In origine, ogni Confraternita aveva il proprio coro, poi unificato per rendere questa esecuzione ancora più potente e corale.
Per molti anni, queste donne non hanno avuto piena consapevolezza di essere le custodi di un’antichissima tradizione orale. Cantavano perché così si era sempre fatto, incoscienti di tramandare un patrimonio culturale unico. È un’usanza antica, autentica, che ha resistito ai cambiamenti e oggi si rinnova grazie alla partecipazione sempre più sentita delle nuove generazioni. Ancora oggi, infatti, il coro è un simbolo identitario di Ruffano, unico nella sua storicità e profondamente radicato nella comunità. Non si tratta di una semplice esecuzione, ma di un canto dell’anima, tramandato di madre in figlia, che continua a rendere il Venerdì Santo un momento di intensa e irripetibile suggestione.
Il coro delle donne è il protagonista soprattutto dell’inizio e della conclusione della processione, quando l’Addolorata ritrova il figlio morto e quando dovrà darne l’ultimo saluto. Un momento struggente e di grande preghiera grazie al canto eseguito insieme alla banda.
Venerdì 18 aprile alle 21:30 ci sarà la partenza dell’Addolorata dalla Chiesa di San Francesco, in Piazza Libertà.
In Piazza Nazario Sauro l’accoglienza del Cristo Morto, con esecuzione dell’Inno dalle Pie Donne e inizio della Solenne Processione. Al rientro (attorno alla mezzanotte), sosta in Chiesa Madre con predicazione e Benedizione Solenne. Segue il tradizionale “Saluto” tra il Cristo e la Vergine e rientro dei simulacri nelle proprie Confraternite.
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