Approfondimenti
Galatina: primo weekend orsiniano
“Santa Caterina d’Alessandria: dei segni e dei poteri” dal venerdì 21 a domenica 23 novembre
Tre giornate programmate dalla Città di Galatina, Assessorato alla Cultura, con il contributo della Regione Puglia, Assessorato Mediterraneo, Cultura e Turismo, e la collaborazione del Club UNESCO di Galatina, ricche di appuntamenti per promuovere interesse, studio e ricerca intorno all’unicità della Basilica di Santa Caterina d’Alessandria e del suo ciclo di affreschi.
Da venerdì 21 a domenica 23 novembre la Chiesa (per vastità dei suoi cicli pittorici seconda solo alla Basilica di San Francesco d’Assisi) e i suoi affreschi, che da tempo attirano l’attenzione di importanti critici e storici dell’arte, saranno al centro di una serie di azioni il cui obiettivo fondante, nelle intenzioni del Comune di Galatina e del locale Club UNESCO, è promuoverne non solo la conoscenza presso il più vasto pubblico, ma soprattutto promuoverne lo studio, primo passo del complesso iter necessario per ottenere il riconoscimento internazionale UNESCO e la sua iscrizione nella Lista dei Siti Patrimonio dell’Umanità. Non solo, le iniziative previste (mostra, installazione virtuale, lectio magistralis e ricostruzioni storiche) intendono agire a sostegno della prossima creazione di un Centro Studi sulla Basilica di Santa Caterina d’Alessandria presso il Polo Biblio-Museale Comunale.
La manifestazione avrà inizio venerdì 21 novembre, alle ore 18, con una tavola rotonda presso la Sala “Celestino Contaldo” del Palazzo della Cultura in Piazza Dante Alighieri. L’incontro avrà come oggetto lo studio della Basilica di Santa Caterina d’Alessandria, simbolo della forte presenza della famiglia Orsini nel nostro territorio. Al dibattito, moderato dall’Assessore alla Cultura di Galatina, Daniela Vantaggiato, partecipano Giancarlo Vallone, Benedetto Vetere e Loris Sturlese, docenti dell’Università del Salento, e Antonio Cassiano direttore emerito del Museo Provinciale di Lecce L’appuntamento, con la partecipazione di un’ospite d’onore, Maria Paola Azzario, Presidente della FICLU (Federazione Nazionale dei Centri UNESCO) e Membro della Commissione Nazionale UNESCO del Ministero degli Esteri, rappresenta una tappa del progetto di valorizzazione di S. Caterina, elaborato dal Comune di Galatina e sostenuto dalla Regione Puglia, che si è avviato negli ultimi mesi con la collaborazione di altri studiosi, della stessa Basilica e del Club UNESCO di Galatina.
Alle ore 20, sempre all’interno del Palazzo della Cultura verrà inaugurata “Di cieli e di mondi: tra Medioevo e Rinascimento in Terra d’Otranto“, mostra di documenti e libri rari a cura di dott. Luca Carbone, in collaborazione con Beatrice Chezzi ed Elisa Moro e con la partecipazione delle cooperative “Libermedia” e “Le pagine“. La mostra si articola su più livelli: come in un viaggio nel tempo, i volumi esposti, incunaboli e cinquecentine di uno dei più ricchi e preziosi repertori di Puglia, si propongono di riesplorare i territori di studio e d’interesse che sono maturati in lunghi secoli, nel Salento ed a Galatina in particolare, grazie alla confluenza di molteplici influenze: ebraiche, greco-bizantine, arabe e latine; da qui anche il titolo della mostra che rimanda alla molteplicità di visioni del cosmo e dell’uomo, che si sono confrontate, scontrate, amalgamate tra medioevo e rinascimento. All’esposizione dei volumi si affiancheranno, grazie alla collaborazione dello spin-off dell’Università del Salento AVR-MED (Augmented Virtual Reality for Medicine), due postazioni in cui viene utilizzato un prototipo sperimentale per sfogliare i volumi pregiati, e digitalizzati, senza usare supporti fisici. Sempre grazie a questa applicazione verranno per la prima volta offerti alla consultazione di un più vasto pubblico anche quaderni e registri dove lo studioso Pietro Cavoti ha raccolto relazioni, corrispondenze, mappature e disegni concernenti la Basilica di Santa Caterina. E poi ancora alcune delle pergamene originali di età orsiniana custodite dal Museo Cavoti, e per la consultazione, uno scaffale degli studi orsiniani e cateriniani sinora prodotti, disponibili nei Fondi della Biblioteca Siciliani, il tutto accompagnato da materiali illustrativi e didascalici; la mostra sarà visitabile fino al 6 dicembre.
La seconda giornata del weekend Orsiniano, sabato 22, si aprirà con Philippe Daverio, insigne storico dell’arte, il quale a partire dalle 17,30 sarà a disposizione nella Sala del Sindaco a Palazzo Orsini per un incontro con i giornalisti (è richiesto l’accredito), studenti ed addetti ai lavori. A seguire, dalle 19, il Prof. Daverio terrà all’interno della Basilica, una Lectio Magistralis sulla Basilica di S.Caterina d’Alessandria a Galatina, “una meta leggendaria”.
A seguire, sempre all’interno della chiesa, si potrà fruire dell’installazione “Virtual Reality Experience” con la visita allo spazio Dune Cube del consorzio CETMA di Brindisi, per fare una singolare esperienza della Basilica e dei suoi affreschi; grazie alla collaborazione sinergica tra ingegneri, architetti, informatici, modellatori 3D e professionalità accademiche, come storici ed archeologi, il dispositivo Dune Cube permetterà di fare una esperienza di realtà virtuale in ambito culturale, grazie a scenari e soggetti 3D ad alto impatto visivo e scientificamente validati.
Si conclude domenica 23 con i festeggiamenti civili e religiosi: in Piazzetta Orsini, nelle Corti e nelle vie del Centro Storico i cantastorie di “Raccontami Sherazade” reciteranno racconti ed aneddoti del ‘300 e ‘400 galatinese; saranno inoltre disponibili visite guidate presso la Basilica. La manifestazione è patrocinata dal Ministero dei Beni Culturali , dalla Federazione Nazionale dei Centri UNESCO (FICLU), e dalla Federazione Europea dei Clubs e Centri UNESCO (FEACU), ed è stata organizzata in collaborazione con l’Università degli Studi del Salento, l’Accademia Belle Arti di Lecce, la Basilica di Santa Caterina d’Alessandria, il Club UNESCO di Galatina, la Sezione di Storia Patria di Galatina, iI Centro di Studi Orsiniani, il Centro Studi Salentini.
Info: Club UNESCO Galatina; clubunescogalatina@gmail.com, Segreteria cell.348.2746393, Ufficio Stampa cell. 338.83221161
PHILIPPE DAVERIO
Philippe Daverio è nato il 17 ottobre 1949 a Mulhouse, in Alsazia, e vive a Milano dove ha avuto inizio la sua attività di mercante d’arte. Quattro le gallerie d’arte moderna da lui inaugurate, di cui due a New York. Assessore alla Cultura a Milano dal 1993 al 1997, si è occupato del restauro e del rilancio di Palazzo Reale a Milano. Opinionista per “Panorama”, “Liberal”, “Vogue”, “Gente”, consulente per la casa editrice Skira, Philippe Daverio si è sempre definito uno storico dell’arte. Così infatti lo ha scoperto il pubblico televisivo di Raitre: nel 1999 in qualità di “inviato speciale” della trasmissione Art’è, nel 2000 come conduttore di Art.tù, poi autore e conduttore di Passepartout, programma d’arte e cultura che ha avuto grande successo e ha notevole riconoscimento di critica e di pubblico.
Si occupa inoltre di strategia ed organizzazione nei sistemi culturali pubblici e privati, e svolge attività di docente: è stato incaricato di un corso di Storia dell’arte presso lo IULM di Milano, e mantiene corsi di Storia del design presso il Politecnico di Milano. Dal 2006 Philippe Daverio è Professore Ordinario di “Sociologia dei processi artistici”, presso l’Università degli Studi di Palermo, facoltà di Architettura – dipartimento Design.
Da marzo 2008 è il nuovo direttore della prestigiosa rivista d’arte Art e Dossier, della casa editrice fiorentina Giunti
Da dicembre 2010 è anche autore e conduttore di Emporio Daverio su RaiCinque, una proposta di invito al viaggio attraverso le città d’Italia e le unità minori del Belpaese, una introduzione al museo diffuso e uno stimolo a risvegliare le coscienze sulla necessità d’un vasto piano di salvaguardia.
Da gennaio 2012 il programma d’arte e cultura Passepartout è stato sostituito dal programma Il Capitale, sempre in onda su Raitre (la domenica alle 13.20) .
Tra le ultime pubblicazioni, nel 2011 è uscito il volume “Il Museo Immaginato”, edito da Rizzoli, nel 2012 il volume “Il Secolo lungo della Modernità”, sempre edito dalla stessa casa editrice, con cui nel 2013 ha pubblicato “Guardar lontano veder vicino. Esercizi di curiosità e storia dell’arte”, e nel 2014 il volume “Il Secolo spezzato delle Avanguardie”.
Da settembre 2014, Philippe Daverio è il nuovo Direttore Artistico del Grande Museo del Duomo di Milano.
LA BASILICA DI SANTA CATERINA D’ALESSANDRIA
Uno dei più insigni monumenti dell’arte romanica e gotica in Puglia, è un edificio del centro storico di Galatina. La basilica fu realizzata tra il 1369 e il 1391, per volontà di Raimondello Orsini del Balzo. Questi, in uno dei suoi numerosi viaggi, di ritorno dalle crociate, si spinse sino alla sommità del Monte Sinai per rendere omaggio al corpo di santa Caterina; secondo la leggenda, nel ripartire, baciò la mano della santa, strappandole il dito con i denti. Tornato in Italia portò con sé la reliquia che, incastonata in un reliquiario d’argento, tuttora si conserva nel tesoro della chiesa. L’edificio, alla morte di Raimondello avvenuta nel 1405, sarà completato dalla moglie, la principessa Maria d’Enghien, e poi dal figlio, Giovanni Antonio Orsini Del Balzo. L’edificio fu costruito su una preesistente chiesa bizantina di rito greco risalente al IX-X secolo le cui tracce sono ben visibili nel muro esterno della navata destra in cui è stata inglobata, forse per risparmiare materiale edilizio, l’abside.
“DI CIELI E DI MONDI: TRA MEDIOEVO E RINASCIMENTO IN TERRA D’OTRANTO”: LA MOSTRA
La mostra prevede l’esposizione di incunaboli e cinquecentine di uno dei più ricchi e preziosi repertori di Puglia. La selezione dei volumi esposti si propone di riesplorare, come in un viaggio nel tempo, i territori di studio e d’interesse che sono maturati in lunghi secoli, nel Salento ed a Galatina in particolare, grazie alla confluenza di molteplici influenze: ebraiche, greco-bizantine, arabe e naturalmente latine. Il titolo dell’esposizione rimanda alla molteplicità di visioni del cosmo e dell’uomo che si sono confrontate, scontrate, amalgamate tra medioevo e rinascimento; delle quali possediamo ampie, e sia pur lacunose, tracce documentarie. Tali visioni sono in parte radicate nei saperi medioevali ed in parte si aprono ai nuovi sviluppi dell’umanesimo: la “scienza” del tempo oltre alla medicina, in cui si distinsero i medici orsiniani, e poi molti galatenisi nel Cinquecento, comprendeva anche l’historia animalium, l’alchimia ed un intreccio di astrologia ed astronomia, che ha radici antichissime, e che noi ritroviamo ancora in un Galilei e persino in un Newton [“Nondimeno è noto quanta parte della sua vita abbia occupato lo studio dell’alchimia: i suoi numerosi scritti su questo argomento, secondo i contabili della sua opera, constano di ben 650.000 parole. Siccome egli utilizza gli ideogrammi planetari per i suoi riferimenti ai metalli, si può ben dire che in questo senso la materia stessa lo portava ad “impregnarsi” del pensiero astrologico. Ma vi è dell’altro: Wilhelm Knappich ci ricorda che nella sua vecchiaia Newton si era molto interessato al simbolismo astrale dell’Apocalisse di San Giovanni. Una ragione in più per non giungere a conclusioni definitive e che induce Lord Keynes, a celebrare Newton, in occasione del suo terzo centenario alla Società Reale, come “l’ultimo dei Maghi”].
All’esposizione dei volumi si affiancheranno, grazie alla collaborazione dello spin-off dell’università del salento AVR-MED (Augmented Virtual Reality for Medicine) sotto la guida del Prof. Lucio De Paolis due postazioni dove viene utilizzato un prototipo sperimentale per sfogliare i volumi pregiati, e digitalizzati, senza usare suporti fisici. In occasione delle celebrazioni orsiniane, grazie anche
alla collaborazione della cooperativa Imago che ha digitalizzato i quaderni e registri dove Pietro Cavoti ha raccolto relazioni, corrispondenze, mappature disegni concernenti la Basilica di Santa Caterina, questi materiali cavotiani, lungamente e meritatamente studiati da Luigi Galante ed altri studiosi, che per la prima volta sono offerti alla consultazione di un più vasto pubblico; attraverso l’applicazione sviluppata da AVR MED.
Il curatore Luca Carbone è dottore di ricerca, ha collaborato lungamente con l’Università del Salento ed altri Enti pubblici e privati, in progetti europei (del quale è stato co-estensore) e ricerche interdisciplinari, è uno studioso dei mutamenti socioculturali.
Consorzio CETMA e Dune Cube, tecnologie per la fruizione immersiva ed interattiva di beni culturali
Il consorzio CETMA, capofila del Progetto IT@CHA – “Tecnologie italiane per applicazioni avanzate nei Beni Culturali”, nell’ambito del Programma Operativo Nazionale Ricerca e Competitività 2007-2013, ha sviluppato delle soluzioni tecnologiche sempre più innovative in grado di supportare tecnici, operatori ed Enti nel complesso processo di valorizzazione di un sito archeologico nonché di un bene museale, monumentale e culturale. Nell’ambito del progetto sono stati svolti lo studio, la progettazione e lo sviluppo del framework software per la gestione e la creazione di scenari 3D atti a consentire una fruizione immersiva da parte dell’utente, nonché la progettazione e lo sviluppo di una struttura di visualizzazione immersiva trasportabile, denominata Dune Cube, dove i visitatori hanno la possibilità di vivere un’esperienza multisensoriale diventando parte integrante dell’ambientazione ricostruita.
Lo spazio interattivo Dune Cube, nasce dall’esigenza di progettare e ideare un luogo fisico tecnologicamente avanzato, nel quale interagire con contenuti digitali 3D ad alto impatto visivo e in differenti modalità. Oltre ad offrire un’esperienza unica nel genere grazie all’integrazione di un sistema di realtà virtuale, Dune Cube si presenta come una struttura modulare collocabile presso musei, fiere, convegni, luoghi della cultura e smart cities.
Grazie ad una collaborazione sinergica tra ingegneri, architetti, informatici, modellatori 3D e professionalità accademiche, come storici ed archeologi, sono stati prodotti scenari e soggetti 3D ad alto impatto visivo e scientificamente validati.
Le demo prodotte e fruibili nello spazio interattivo sono le seguenti:
- Ricostruzione di una capanna dell’abitato dell’età del Bronzo i cui resti sono stati rinvenuti in località Scogli di Apani. I materiali, le tecniche costruttive e l’organizzazione dello spazio interno alla capanna sono ricavati dall’elaborazione della documentazione di scavo del 2008-2009
- Ricostruzione di un’imbarcazione mercantile di età romana per il trasporto di prodotti salentini al porto di Brindisi. Le derrate venivano invasate nelle anfore prodotte negli impianti produttivi del Brindisino, come quello di Apani, che si trovava presso l’insenatura di Guaceto. E’ presumibile pensare, anche in base ai rinvenimenti subacquei, che l’approdo di Torre Guaceto fungesse da caricatore per le imbarcazioni che trasportavano le merci al porto principale di Brindisi, dove erano trasbordate sulle grandi navi mercantili dirette in particolare nel Mediterraneo orientale.
- Ricostruzione della Tomba dei Demoni Azzuri al suo stato originario. Rinvenuta nel 1985, sotto la strada che oggi porta all’ingresso della necropoli di Monterozzi (Viterbo), la tomba risale alla seconda metà del V secolo a.C. (430-400 a.C. circa). L’eccezionalità di questo monumento funerario sta nelle scelte iconografiche del pittore che realizzò gli affreschi parietali: fanno infatti la loro comparsa, per la prima volta, figure demoniache dell’aldilà.
- Ricostruzione della sala delle travi lignee del XIV secolo a copertura della volta presbiteriale della Cattedrale della S.S. Assunta di Nardò. Le coperture del vasto edificio furono in origine costituite da travature lignee a vista, a due spioventi la navata centrale, ad uno quelle laterali. Le incavallature lignee della prima, “tra le più svariate ed originali forse in tutta Italia”, furono poi dipinte nel tempo di Roberto d’ Angiò, principe di Taranto, con vivacità coloristica forse ideata in funzione della ricchezza cromatica delle pareti interne, dove probabilmente era già stato realizzato il ciclo di affreschi.
- Ricostruzione della Cripta dei SS. Stefani di Vaste (Le), di età bizantina interamente ricavato nel banco tufaceo. Con l’ausilio di un distanziometro laser sono stati effettuati dei rilievi col metodo delle triangolazioni in loco: tali dati sono stati poi integrati al rilievo tradizionale, permettendo la ricostruzione 3D dell’intera struttura. La cripta è stata rilevata fotograficamente con fotocamere digitali ad alta risoluzione e mediante laser scanner. Il risultato di tale scansione è una nuvola di punti che, attraverso uno specifico software, ne permette la ricostruzione in formato digitale, sia dal punto di vista delle coordinate spaziali che delle caratteristiche cromatiche. Le coperture del vasto edificio furono in origine costituite da travature lignee a vista, a due spioventi la navata centrale, ad uno quelle laterali. Le incavallature lignee della prima, “tra le più svariate ed originali forse in tutta Italia”, furono poi dipinte nel tempo di Roberto d’ Angiò, principe di Taranto, con vivacità coloristica forse ideata in funzione della ricchezza cromatica delle pareti interne, dove probabilmente era già stato realizzato il ciclo di affreschi.
Approfondimenti
Mesciu Pippi, custode dell’arte edilizia
Al secolo Raimondo Giuseppe Marra, nato nel 1943 a Montesano Salentino, considerato un custode della lavorazione tradizionale e un vero e proprio maestro delle volte a stella, a squadro e a botte
📍 Segui il GalloLive News su WhatsApp 👉 clicca qui
In nostro approfondimento sulla tradizione del costruire salentino si chiude con una figura storica dell’edilizia salentina.
I più attempati si ricorderanno certamente di Mesciu Pippi.
Al secolo Raimondo Giuseppe Marra, nato nel 1943 a Montesano Salentino, anche se all’anagrafe risulta Miggiano, di cui il suo paese, all’epoca, era ancora frazione. A 15 anni iniziò a lavorare in cantiere e, da allora, l’arte edile è diventata la sua vita.
Tanto da essere considerato un custode della lavorazione tradizionale e un vero e proprio maestro delle volte a stella, a squadro e a botte.
La sua storia è riportata nel libro “Il cantiere edile come biografia e memoria”, scritto dall’architetto Venanzio Marra, figlio di Raimondo Giuseppe.
Mesciu Pippi cita il suo maestro: «È stato Donato De Matteis, un abile costruttore di Montesano. Poi ho avuto tanti altri maestri, tra cui Ippazio Morciano, mesciu Pati, di Tiggiano. Dopo aver lavorato con lui, nel 1973, ho dato vita alla mia attività».
Nonostante sul finire degli anni 70 stesse cambiando il modo di costruire passando dalle strutture interamente in muratura, con copertura a volta, ai sistemi in cemento armato, con le strutture puntiformi e i solai, Mesciu Pippi è rimasto legato alla tradizione: «Il passaggio dalle costruzioni tradizionali a quelle moderne non è stato indolore. Il cantiere tradizionale veniva sostituito da un cantiere in cui l’esecuzione delle opere diveniva più veloce, aumentava la standardizzazione della componentistica edile. Ma spesso si perdeva parte della sapienza costruttiva e le maestranze diventavano sempre più dequalificate. Sin dal 1975, quando capitava di demolire una volta (per esempio a stella) per costruire una struttura moderna con i solai piani, pensavo che i nuovi edifici non sarebbero durati così a lungo. Insomma, si demolivano strutture fatte ad arte per sostituirle con altre che non davano la stessa garanzia».
PER L’INTERVENTO DEL CONSERVATORE – RESTAURATORE GIUSEPPE MARIA COSTANTINI CLICCA QUI
PER APPROFONDIRE SU COCCIO PESTO E CEMENTINE CLICCA QUI
PER APPROFONDIRE SULLE VOLTE A STELLA CLICCA QUI
PER APPROFONDIRE SU MURETTI A SECCO E PAJARE CLICCA QUI
Approfondimenti
Muretti a Secco e Pajare
Costruire salentino: Dario Damiano Profico di Gagliano del Capo “riporta in vita” le pietre
📍 Segui il GalloLive News su WhatsApp 👉 clicca qui
Con Dario Damiano Profico di Gagliano del Capo siamo al quarto capitolo del nostro approfondimento sulla tradizione dell’edilizia salentina (dopo l’intervento del Conservatore-Restauratore Giuseppe Maria Costantini, il Coccio Pesto e le Cementine e le Volte a Stella)
Dario ha fatto della sua passione un lavoro.
Da quasi 25 anni la sua mission è restaurare muretti a secco e pajare che, ipse dixit, «ricostruisco com’erano all’origine».
Anche Dario conferma che la «richiesta di lavori tradizionali è alta sia perché il risultato è indubbiamente bello da vedere sia perché, per questo tipo di lavori, ci sono possibilità di accedere a specifici finanziamenti. Il ripristino dei muretti a secco, in modo particolare, è molto richiesto».
Qual è in particolare il tuo lavoro?
«Riportare il tutto com’era un tempo con lo stesso tipo di lavorazione. Da non confondere con ciò che fanno taluni, utilizzando metodi non indigeni che danno un risultato finale diverso rispetto a quello che erano i muretti a secco originali del Salento, rovinandone peraltro l’estetica».
In particolare, a cosa ti riferisci?
«All’utilizzo del calcestruzzo e al mancato utilizzo della terracotta. Sia per le pajare che per i muretti ci tengo farli “a secco”, proprio come si faceva una volta. Per questo chiedo che le pietre non mi arrivino spaccate, ma esattamente come sono state scavate. In modo che io possa dare consistenza al tutto con le pietre grosse, senza utilizzare il cemento».
Il cemento non lo utilizzi affatto?
«Tendo a farne a meno. In qualche occasione sono costretto a farlo perché il committente vuol farci passare la corrente elettrica. Così, per evitare i crolli e cautelare i tubi, uso il calcestruzzo in tre strati: base, centrale e superiore perché ci metto il cordone finale a forma di “A”, per scaricare il peso al centro del muro e dare solidità a tutta la struttura».
Veniamo ai costi. Per un muretto a secco qual è il costo medio?
«Si parte da 35 euro fino ad arrivare a 90 euro a metro lineare. Dipende dalla richiesta. C’è chi vuole un muretto praticamente liscio, a fuga chiusa: in questo caso, la lavorazione richiede maggiori tempi e maggiori costi. Se uno vuole un muro che sia “uno specchio”, senza fughe, vuol dire che la pietra andrà lavorata nel minimo dettaglio e quindi il prezzo sarà più alto. Se, invece, si preferisce il metodo originale, con il minimo utilizzo del martello sulla pietra grezza locale, il costo scende».
E per le pajare? Se, ad esempio, dovessi rimetterne in piedi una di 50 metri quadri?
«Per una pajara di 50 mq, compresi gli esterni (si calcola così, NdR), occorreranno in media 8mila euro, sempre ricostruendola esattamente come era una volta, ovviamente tutta a secco».
Pajare riportate all’origine tranne che per un particolare: «Nel ricostruirla alzo l’apertura fino a due metri, due metri e 15 centimetri, perché in origine l’ingresso alla pajara era molto basso e quindi scomodo»
Qualche tempo fa Dario Profico ha fatto capolino su Rai 3:
«Erano affascinati dalla nostra storia, anche abitativa. Qualche volta è necessario che arrivino da fuori Salento per ricordarci ciò che abbiamo. Non sarebbe male stessimo più attenti a quelle che sono le nostre tradizioni».
PER MESCIU PIPPI, CUSTODE DELL’ARTE EDILIZIA CLICCA QUI
Approfondimenti
Volte a Stella
Costruire salentino: Donato Marra di Tricase specialista del sistema di copertura a volta
📍 Segui il GalloLive News su WhatsApp 👉 clicca qui
Dopo l’introduzione storica del Conservatore-Restauratore Giuseppe Maria Costantini e il capitolo dedicato a Coccio Pesto e Cementine, (seguirà quello sul Muretti a Secco e Pajare) il nostro approfondimento prosegue con Donato Marra, imprenditore edile, 59 anni di Tricase, specialista in Volte a Stella.
Da quanti anni fa questo mestiere?
«L’azienda personale esiste da circa trent’anni, ma la prima esperienza risale a quando, adolescente, ho iniziato a lavorare con mio padre, presso la sua impresa di costruzioni. Mio padre è stato il mio mentore e maestro, un gran maestro. È lui che mi ha “iniziato” e insegnato a creare l’arte delle antiche costruzioni, delle volte antiche, quelle storiche che si possono ammirare in Salento in tante costruzioni nobiliari».
È un dato di fatto: lo stile “salentino”, volte a stella, muretti, ecc.. è sempre più richiesto. Le risulta?
«È vero, le volte, le costruzioni tipiche salentine sono sempre più richieste. Per parte mia, una volta appresa la bellezza dell’arte salentina, ho voluto metterla a frutto: tutto quello che mi avevano insegnato l’ho restituito creando e consegnando bellezza nelle mani dei clienti. Vorrei aggiungere, però, che spesso l’eccessivo costo di queste costruzioni non è alla portata e per la tasca di tutti. Inoltre, la terra del Capo di Leuca è piena di vincoli e questo non permette di costruire molte case tipiche in campagna».
Considerata la sua esperienza, cosa le chiede maggiormente la sua clientela?
«Devo dire che sono tante le ristrutturazioni che effettuiamo, anche grazie all’arrivo dei tanti stranieri che comprano in Salento. Loro, per fortuna, sono molto attenti al recupero ed alla ristrutturazione di case, masserie o ville antiche: desiderano soprattutto che i lavori vengano eseguiti con una fedeltà all’antico maniacale e che sempre sia più vicina alla costruzione che è stata, e, aggiungo, questo è un bene per noi e per il nostro Salento».
PER MESCIU PIPPI, CUSTODE DELL’ARTE EDILIZIA CLICCA QUI
-
Cronaca3 settimane fa
Appuntamento-trappola: 12enne violentata e rapinata
-
Cronaca3 giorni fa
Incidente a Surano sulla SS275: un decesso
-
Cronaca2 settimane fa
Influencer a Lucugnano fomenta la rabbia contro un indagato: allontanato
-
Appuntamenti4 settimane fa
Terapie trapiantologiche innovative: Gitmo Mille Miglia a Tricase
-
Cronaca1 settimana fa
Folgorato in casa, muore 37enne a Gagliano del Capo
-
Cronaca3 settimane fa
Violento incidente a Miggiano: grave una donna
-
Cronaca3 settimane fa
Incidente in bici a Milano: grave 35enne di Lucugnano
-
Attualità3 giorni fa
Surano: “grattati” 500mila euro!