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Il Presepe Francescano di Soleto

Nell’antico giardino del Convento Santuario “Santa Maria delle Grazie” rievocazione culturale, spirituale ed artistica che permette di immergersi nella significativa ed avvolgente atmosfera legata alla nascita di Betlemme

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Tutto pronto per la IX edizione del Presepe di San Francesco organizzato dai Frati minori del Convento Santuario “Santa Maria delle Grazie” di Soleto, con la collaborazione degli Amici del Presepio e con il patrocinio del Comune di Soleto. Unico nel suo genere, il Presepe francescano di Soleto è una rievocazione culturale, spirituale ed artistica che permette di immergersi nella significativa ed avvolgente atmosfera legata alla nascita di Betlemme. Un contesto paesaggistico che ricorda quello realizzato da San Francesco d’Assisi nella località di Greccio quando, nel 1223, chiamò il suo amico Giovanni Velita per allestire il primo Presepe vivente del mondo, al quale accorsero frati, uomini e donne festanti, pronti a partecipare attivamente all’evento, omaggiare Gesù Bambino, celebrare la semplicità evangelica, lodare la povertà, cantare le lodi al Signore e rivivere la Nascita.


Con il passare degli anni il Presepe soletano è diventato uno dei presepi tematici più visitati del Salento grazie alle sue particolarità, al suggestivo contesto ed ai numerosi appuntamenti che si snodano nei giorni più significativi del calendario natalizio e liturgico. Il presepe di San Francesco è allestito nella splendida ed intima cornice dell’antico giardino conventuale, sotto il cielo notturno ed accompagnato dall’effetto neve e nebbia. Tra le numerose novità di quest’anno emergono le Guide Virtuali che accompagneranno i visitatori tra i deliziosi e minuti angoli del caratteristico pergolato, dell’orto, delle piante mediterranee, dei secolari pozzi, delle costruzioni rurali e del Mulino con il mortaio. Ulteriore innovazione sarà la presenza, affianco alle preziose statue in cartapesta, di scene di lavoratori le cui statue saranno in movimento.


Il Presepe soletano, dedicato alla memoria di Alessio Miceli (maresciallo dell’Aeronautica militare presso l’aeroporto di Galatina e calciatore del Soleto, deceduto in campo durante una gara nel gennaio del 2013)  conosciuto per la sua umiltà e la sua coinvolgente allegria, verrà inaugurato da Maria De Giovanni, presidente dell’associazione culturale Sunrise insignita, dalle associazioni “Arte e Medicina” e “AION”, dell’onorificenza di Ambasciatrice nel Mondo di Arte e Medicina, e da Gaetano Fuso, assistente Capo della Polizia di Stato in quiescenza, fondatore del progetto “Io Posso” che promuove iniziative tese a consentire, a chi è affetto da disabilità, di migliorare la propria qualità di vita, soddisfare i propri bisogni, realizzare le proprie aspirazioni e desideri. Fuso è stato nominato dal Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, “Cavaliere della Repubblica” con la  seguente motivazione: “Per la determinazione e la forza d’animo con cui ha realizzato il progetto La Terrazza – Tutti al mare! per i malati di Sla e di altre patologie neurodegenerative”. Il Presepe verrà dunque da loro inaugurato  sabato 13 dicembre, alle ore 19, in occasione della festa di Santa Lucia tra fuochi d’artificio e degustazioni di alcune tipicità gastronomiche come pittule e pucce; il tutto accompagnato dalla musica natalizia degli Zampognari. Non mancano le novità anche in campo culinario: i visitatori potranno infatti deliziare il palato anche grazie alla presenza di un particolare peperoncino, rigorosamente “frutto” del Convento, denominato “Frate Focu”.


Infine, eccezionale novità di quest’anno, grazie all’abbattimento delle barriere architettoniche, i numerosi scenari naturali e le scene presenti, tra cui la grandissima e settecentesca Cisterna, sono stati resi accessibili a tutti.

Il presepe di San Francesco sarà aperto dalle ore 16alle ore 21nei giorni : 17, 25, 26 e 31 dicembre e 1e 6 gennaio.


Sabato 6 gennaio, in occasione dell’Epifania, il Presepe diventerà “Vivente”. Dalle ore 16,30, partendo dalla storica Porta San Vito, ci sarà l’arrivo dei Re Magi in corteo e si potranno gustare, nuovamente, le tipiche pucce e pittule con la musica natalizia degli Zampognari a far da colonna sonora.


 


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Squarci Expo, dalle ferite all’apertura verso il mondo

Al Circolo cittadino la mostra di Sara Sgrò per ricordare la forza delle donne

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Intitolata emblematicamente Squarci, la mostra dell’artista Sara Sgrò, promossa e organizzata dalla consigliera di Parità Antonella Pappadà, con il patrocinio e la collaborazione della Provincia di Lecce, in occasione della Giornata internazionale dei diritti delle donne.

 L’esposizione artistica sarà inaugurata sabato 22 marzo alle ore 19, presso il Circolo Cittadino, in via Rubichi a Lecce e resterà aperta al pubblico, con ingresso gratuito, fino a sabato 29 marzo (dalle 10 alle 13; dalle 16 alle 19).

Ho voluto ricordare l’8 marzo promuovendo e organizzando questa mostra di Sara Sgrò, per rendere omaggio alle donne che vivono intensamente e che, quando cadono, sono capaci di trovare dentro di sé la forza di ricomporsi, di far uscire fuori tutta l’angoscia e ricominciare ad amarsi. Si rimane catturati dalla bellezza e dal messaggio delle donne rappresentate di questa bravissima artista. Invito tutte e tutti a venire a vedere le sue emozionanti opere”, dichiara Antonella Pappadà, consigliera di Parità della Provincia di Lecce.

PERCHÉ SQUARCI?

Nel dizionario della lingua italiana, questo termine significa letteralmente «larga e profonda fenditura, provocata da un urto o da una recisione, o prodotta sì per separazione o per moto divergente di parti», oppure, in senso figurato, «brano o passo particolarmente interessante di un’opera letteraria o musicale; breve spazio o intervallo di tempo in mezzo ad altre occupazioni».

Spiegare come nascono i gesti artistici è praticamente impossibile. Meno male. Sia perché questa impossibilità mantiene la magia, o l’illusione di una magia che ti attraversa, sia perché è una buona scusa per non spifferare i propri segreti agli altri. E per mille altre ragioni che non dirò”, afferma Sara Sgrò, pittrice e disegnatrice di origini toscane e calabresi.

Squarci è venuto un giorno che ero in strada. Si è fatto strada, a sua volta, entrando nel mio foglio, sorgendo dalla mia matita, spuntando dai disegni che componevo. È saltato fuori come una sorpresa. Di cosa parli, squarci, però posso dirlo, o accennarlo. Di quelle fessure dove sono entrate e uscite presenze e mancanze, luoghi, disfunzioni, patologie, ossessioni, pensieri. Delle aperture per mostrarsi e liberarsi. Delle ferite che gettano fuori tutto, per richiudersi in pace.  Degli affacci sul nuovo. Dei solchi che restano. Dei varchi nel chissà. Dello stare né dentro né fuori, o dentro e fuori, ma sempre insieme. Di aria che circola, di vento e di fresco, di luce che gioca con l’ombra, della forza a cui cedi ma a cui regali la forma”, aggiunge ancora l’artista.

Sbucano gli uccelli, dai miei squarci, scodinzolano pesci, si innalzano piantine, si arrampicano fiori, si elevano canti e urla, si avvertono i sussurri degli amanti, si imbiancano pareti, si infilano foglietti e con un colpo sono di là, brulicano vite, avanzano nugoli di foglie e farfalle, grappoli di coriandoli, schiere di bolle evanescenti, soffiano musiche tiepide, i sorrisi lanciano l’assedio, si sgretolano muri, i colori si raccolgono; si fa la conta dei danni per ripartire”, conclude Sara Sgrò che, fin da piccola, ha sviluppato la passione per il disegno, in forma privata, come una sorta di mondo dove rifugiarsi.

L’ARTISTA

Nata nel 1983, Sara Sgrò si è diplomata in grafica pubblicitaria e ha seguito poi una formazione in illustrazione e fumetto.

Nel 2013 decide di trasferirsi in Francia dove rimarrà 6 anni: qui lavora come fotografa di palco per alcuni concerti e segue corsi di pittura dal vivo presso l’accademia della Grande Chaumiere di Parigi.

Comincia a organizzare diverse mostre personali tra la Francia e l’Italia.

LE OPERE

Il primo progetto è Tratti & Tratte, pensieri emigrati a nord, fotografie e disegni che parlano della giovane emigrazione dal Sud Italia, esposto a Parigi nel 2015.

Seguito poi da La MaDonna oggi, dal sacro al mondano, che vuole riportare l’immagine della Madonna in chiave moderna; lo presenta tra Parigi e l’Italia nel 2017.

Un anno dopo nasce Malincromia, una collezione di opere che, come suggerisce il titolo, rappresentano i colori e gli strascichi della malinconia.

A fine 2018 decide di trasferirsi a Napoli, dove lavora come artista di strada.

Sviluppa qui il progetto Orgasmicosmo, trasferendo con l’acquerello le sensazioni, i bisogni e gli stati che l’essere umano ha a contatto con la natura.

Nel 2023 espone a Roma Anni d’amore alla follia, una mostra di acquerelli.

Dopo #statodamore, diventato un hashtag, un lavoro sulle sensazioni, dall’euforia ai silenzi, dell’innamoramento, il suo ultimo progetto è Squarci, sulle lacerazioni in ogni risvolto del termine, dalle ferite all’apertura verso il mondo.

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Blue Stories, Storie di Fumo e Sogni Bugiardi

Musica e teatro protagonisti a Maglie

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Continua la rassegna Eventi 2025 organizzata dall’Associazione Culturale Jazz Bud Powell di Maglie, con un ricco calendario di concerti e spettacoli teatrali che porteranno sul palco artisti straordinari e proposte culturali di altissimo livello.

Dal 16 febbraio al 27 aprile, Maglie diventerà il centro della cultura e della musica dal vivo, grazie a un programma che intreccia le atmosfere del jazz contemporaneo con narrazioni teatrali suggestive.

La rassegna si svolgerà presso la sede dell’Associazione Jazz Bud Powell, situata in Largo Stazione 5, una location che da anni si distingue come punto di riferimento per gli amanti della musica e delle arti performative.

Prossimo appuntamento della sezione Teatro sarà domenica 23 marzo, con sipario alle ore 19, con spettacolo BLUE STORIES Storie di Fumo e Sogni Bugiardi con Salvatore Della Villa, voce Serena Serra, chitarre Franco Chirivì, pianoforte Francesco Negro, contrabasso Mattia Marchello.

Viaggiare deve comportare il sacrificio di un programma ordinario a favore del caso, la rinuncia del quotidiano per lo straordinario“, scriveva Hermann Hesse; quindi, non ci sarà un luogo preciso dal quale salpare, né tantomeno un itinerario prestabilito o una meta.

Spettacoli per abbandonarsi allo straordinario, dimenticare lo spazio ed il tempo, e per magia ritrovarsi al Blue Note, al Cotton Club, forse per qualche istante anche a Woodstock, e ascoltare delle storie molto, molto insolite.

Insetti di kafkiana memoria che si interrogano sulla vita, chitarre con una loro morale ben precisa, musicisti tenaci e coraggiosi, anche di fronte alle minacce dei gangster.

Nel programma della rassegna, i prossimi appuntamenti prevedono: due concerti per domenica 13 aprile, con Gabriele di Franco, Francesco Negro feat. Vanesa Diaz Gil, un trio che fonde voce, piano e chitarra per un viaggio emozionale unico, e per domenica 11 maggio, con Diario di un viaggiatore solitario, un progetto che intreccia sax, loops e voce narrante con Marcello Allulli e Salvatore Della Villa; uno spettacolo di teatro per domenica 27 aprile con Uno, Nessuno e Pirandello, un viaggio tra teatro e novelle di Luigi Pirandello.

Info e prenotazioni: 3780825277 | 3899768558

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Cattedrali, opere di Gino De Rinaldis

La mostra, una selezione di una quarantina di opere, è curata da Massimo Guastella al Castello Aragonese di Otranto, visitabile da sabato 22 marzo

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Il Castello Aragonese di Otranto ospiterà la mostra Cattedrali di Gino De Rinaldis, curata da Massimo Guastalla.

L’allestimento, che comprende un’accurata selezione di una quarantina di opere, sarà visitabile fino a tutto il mese di aprile, a seguito dell’inaugurazione prevista per sabato 22 marzo alle 17,30.

Fonte di prima ispirazione per l’artista è la Cattedrale di Otranto, da dove è partito tutto.

La scorsa estate la mostra è stata esposta alla Off Gallery del MUST, Museo Storico della Città di Lecce.

Le Cattedrali sono identificabili attraverso le forme costituite dai fili verticali svettanti verso il cielo nella ricerca di avvicinarsi al Divino.

Altre forme sono riconducibili a particolari architettonici delle stesse, come le aperture verticali quali le finestre a bifora o trifora, o anche ai rosoni, ossia le finestre circolari poste solitamente nella facciata principale delle chiese.

A colpire l’attenzione è la tecnica di realizzazione: il colore appare materico, privo di lucentezza, quasi secco e la trama della tela è sapientemente privata di alcune porzioni dei fili posti in orizzontale, che danno forma e forza all’immagine caratterizzata solo da quelli posti in verticale e dal contrasto ottenuto dalla sistemazione di un tessuto nero dietro la tela.

Gino De Rinaldis è nato a Lecce nel 1954 dove attualmente vive e lavora.

Parallelamente alla professione di medico, sua prima attività, coltiva da oltre quarant’anni la propria indole artistica in modo autodidatta.

La prima produzione segue, seppur per un tempo limitato, la via tradizionale della figurazione.

Dipingo sul retro, con un lavoro che richiede molta energia”, dice Gino De Rinaldis. “Il ritmo della pennellata dipende molto dal mio stato d’animo, dal livello di concentrazione, che deve essere molto intenso. Devo essere rapidissimo. Non dipingo mai sul fronte della tela, sempre da dietro”.

Gli anni Ottanta sono scanditi da sperimentazioni atte a ricercare un linguaggio tanto originale quanto autentico, dalle “essudazioni”, opere generate dall’interazione dello stesso artista con il colore e il supporto ora di carta ora di tela, e sino alle “carte fossili” degli anni Novanta.

Gino De Rinaldis conduce una doppia carriera e, come ricorda Massimo Guastella nel suo contributo critico, “sin dagli inizi espone gli esiti delle sue indagini estetiche alla Galleria Osanna prima e al Telamone poi, gli accreditati spazi salentini diretti da Riccardo Leuzzi”.

Agli inizi del Nuovo Millennio fa proprio il procedimento essudativo, che assume valore semantico, e approda alle “sfilature”.

Con minuzia quasi chirurgica, che rende evidente ai più la sua propensione alla continua ricerca, detesse il supporto, perdendo così la consistenza originaria della tela.

Ottiene lavori che risentono dell’ormai storicizzato legame arti e medicina, opere “che non somigliano ad altre ricerche coeve, come sovente accade ai neofiti”.

Inedito è il trattamento che De Rinaldis riserva al colore, raccontato nel volume Cattedrali edito da Mario Congedo di Galatina.

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