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Attualità

“70 milioni di euro? No grazie!”

NARDÒ. Alison Deighton moglie del sottosegretario al Tesoro britannico voleva realizzare un resort per clienti di fascia alta. Ma ora scappa via, scacciata dall’indolenza e dalla burocrazia. Vendola intanto va al contrattacco: “Consegneremo un dossier alla Procura”

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“Bisogna fare in modo di attrarre investimenti sul nostro territorio”: è il refrain più o meno solito di ogni politico in ogni campagna elettorale, in ogni comparsata tv o in ogni intervista sui giornali. Peccato che spesso e volentieri alle parole non corrispondano le azioni.


Oasi PiantaHa fatto molto rumore il caso sollevato dal Corriere della Sera che ha intervistato Alison Deighton, americana che vive a Londra ed ha anche una casa a Città della Pieve in Umbria. Moglie di Lord Paul Deighton, sottosegretario al Tesoro britannico, ex top manager della Goldman Sachs, l’uomo che ha organizzato e costruito le Olimpiadi di Londra, aveva deciso per un investimento di 70 milioni di euro nel Salento, zona Nardò, ma nonostante la sua pazienza e dopo sei anni di lotta con la burocrazia, ha dovuto mollare.


Per avere le idee chiare, però è bene ripercorrere la vicenda sin dai suoi albori. La stessa Deighton ha spiegato che il progetto Oasi Sarparea, resort a 5 stelle, è nato una decina di anni fa dopo alcuni “viaggi di picesere. Mi sono innamorata del Salento. Era ancora in parte da scoprire a livello internazionale. Abbiamo cercato il posto giusto, e abbiamo comprato. Sei anni fa. C’era tutto. Mare, terra, ulivi. Mal tenuti devo Però”. Già maltenuti perché come la donna d’affari spiega “abbiamo dovuto curarli. Poi ho speso una fortuna per costruire i fossi anti-incendio. Era una zona semi abbandonata, con la spazzatura in giro. L’abbiamo resa di nuovo produttiva. Adesso c’è un’azienda agricola locale, produciamo olio. Credo di aver dimostrato che non voglio distruggere ma preservare”. La Regione Puglia che ha dato il via libera alla Valutazione Ambientale Strategica, però, ha bocciato il progetto dal punto di vista paesaggistico per impedire che ulivi centenari fossero abbattuti. Su questo punto l’immobiliarista angloamericana però ha spazzato via ogni dubbio: Abbiamo comprato quel terreno proprio perché c’erano gli ulivi! Alberi meravigliosi, opere d’arte. Non c’è mai stata discussione: ovvio fin dall’inizio che gli alberi dovevano restare lì. Invece nella proprietà accanto alla nostra stanno costruendo un albergo. Andate a vedere dove sono finiti gli ulivi. Al loro posto ci sono le ruspe (testuale dal corriere.it, Ndr). Io non sono una speculatrice. Adoro l’Italia, adoro il Salento. Sono più interessata all’estetica che ai mattoni. A Nardò volevo solo fare qualcosa di bello da cui guadagnassero tutti…”.


oasiMa c’è dell’altro ed è clamoroso. Dopo aver acquistato il terreno di 30 ettari per 5,3 milioni di euro, Deighton e Taylor nel gennaio 2009 cominciano a chiedere le autorizzazioni necessarie per avviare il progetto, che prevede di lasciare intatto l’uliveto e utilizzarlo per la produzione di olio extravergine. Le ambizioni sono altissime, al punto che l’ideazione viene affidata a un avanzato studio di architettura di San Francisco che nel 2010 ottiene proprio con l’Oasi Sarparea il primo premio all’American Architecture Awards, il riconoscimento più prestigioso per l’innovazione architettonica e del design.


A Città della Pieve la Deighton ha costruito un albergo con 30 stanze e 20 persone che ci lavorano a tempo pieno. Ma in Umbria forse sono stati più scaltri e non hanno creato intoppi burocratici:  Abbiamo avuto l’attenzione delle autorità e della comunità, mi hanno ascoltato. In Puglia non c’è solo la mancanza di certezze nell’iter burocratico, che per un imprenditore è la morte. Un’altra cosa frustrante è la mancanza di interesse. Come se un progetto di ecoturismo da 70 milioni non interessasse alla regione. I gruppi ambientalisti, a livello nazionale, l’hanno definito stellare”. La Moglie del sottosegretario al Tesoro britannico ha spiegato anche come l’area fosse “ “edificabile” e che il suo progetto avrebbe “valorizzato l’ambiente” attirando “una clientela alta, in modo da creare anche sviluppo, con una scuola di cucina, un centro legato a Slow Food Italia. Il Comune di Nardò era entusiasta. Poi è cambiata l’Amministrazione, abbiamo perso gli interlocutori, ci siamo rivolti alla Regione, ci siamo impantanati”.

Dopo il primo stop al progetto, il Tar ha dato ragione agli investitori. Poi è arrivato l’appello ed ora tocca al Consiglio di Stato. L’udienza potrebbe arrivare anche tra due anni se non di più e tutto questo potrebbe far volare lontano quell’investimento da 70 milioni di euro perché “quando l’incertezza si prolunga, per un investitore è meglio cambiare. Il mondo è grande”.


Dopo aver spiegato come in Regione “ci hanno concesso mezz’ora. Mezz’ora per rispondere a una sola domanda: “Possiamo parlarne? Cosa dobbiamo fare?”. La risposta è stata: “Forse”. E dire che per quell’appuntamento avevo fatto venire di proposito dall’Africa il mio partner nel progetto, Ian Taylor, broker del petrolio…”.

L’amarezza dell’imprenditrice è condensata nell’aneddoto che ha raccontato ai colleghi del Corriere: “Mio marito era contrario. Il suo lavoro è attirare investitori in Gran Bretagna. Mi ha detto: “Non vogliono fare niente”. E adesso lo so anch’io, investire in Italia mette paura”.


Ricordate il refrain dei politici: “Bisogna fare in modo di attrarre investimenti sul nostro territorio”. Già…


 Vendola “Intervenga la Magistratura”


“La vicenda è opaca consegnero un dossier alla Procura!”. Così il Presidente della Regione Puglia Nichi Vendola dopo l’attacco mediatico alla “elefantiaca burocrazia pugliese. Il presidente ha indetto una conferenza stampa e ha detto: “Vogliamo la veritrà su una lottizzazione di 150 metri cubi di cemento in un uliveto quattrocentesco, in un’area che è sempre stata guardata come una preda da parte dei cacciatori di territorio, dai cementificatori”. Il progetto prevede, infatti, che su 13 ettari vengano innalzati 130.868,85 mc di costruzione e 41.023,15 mq di superficie coperta, per realizzare 63 villette e di 61 camere d’albergo capaci di ospitare complessivamente 500 persone, nonché piscine, ristoranti, centro benessere e congressi, campi da tennis, strade, parcheggi e impianti di ogni genere. Il tutto dentro quell’uliveto secolare che  –  a detta dei progettisti  –  non verrebbe toccato, ma che secondo la Regione e il Comitato per l’ambiente di Nardò sarebbe irrimediabilmente deturpato.


Giuseppe Cerfeda


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Il Venerdì Santo e il Coro delle Pie Donne a Ruffano

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A Ruffano, i Riti della Settimana Santa hanno origini antichissime e rappresentano un intreccio di fede, storia e tradizione che raggiunge il suo apice nel Venerdì Santo con la Solenne Processione. I confratelli incappucciati, coronati di spine, scalzi e con i simboli della penitenza: le discipline e le pisare. Lungo le strade del paese risuonano degli antichi Inni composti per le Confraternite ruffanesi. Il più struggente e solenne è “O genti che passate”, un lamento che accompagna la processione di Gesù Morto e che scuote gli animi di chi lo ascolta.


A intonarlo insieme alla banda è il grande “
Coro delle Pie Donne”, oltre 100 voci femminili che custodiscono e tramandano una tradizione secolare. Vestite di nero, con il capo velato in segno di lutto, non solo narrano la Passione di Cristo, ma si fanno eco di un dolore universale, dando voce alle sofferenze del mondo. In origine, ogni Confraternita aveva il proprio coro, poi unificato per rendere questa esecuzione ancora più potente e corale.
Per molti anni, queste donne non hanno avuto piena consapevolezza di essere le custodi di un’antichissima tradizione orale. Cantavano perché così si era sempre fatto, senza sapere di tramandare un patrimonio culturale unico. È un’usanza antica, autentica, che ha resistito ai cambiamenti e oggi si rinnova grazie alla partecipazione sempre più sentita delle nuove generazioni. Ancora oggi, infatti, il coro è un simbolo identitario di Ruffano, unico nella sua storicità e profondamente radicato nella comunità. Qui non si tratta di una semplice esecuzione, ma di un canto dell’anima, tramandato di madre in figlia, che continua a rendere il Venerdì Santo un momento di intensa e irripetibile suggestione.
Il coro delle donne è il protagonista soprattutto dell’inizio e della conclusione della processione, quando l’Addolorata ritrova il figlio morto e quando dovrà dara l’ultimo saluto. Un momento struggente e di grande preghiera grazie al canto eseguito insieme alla banda.

 

Venerdi Santo – 18 aprile
ore 21:30 partenza dell’Addolorata dalla Chiesa di San Francesco in Piazza Libertà.
Accoglienza del CRISTO MORTO in Piazza Nazario Sauro. Esecuzione dell’Inno dalle Pie Donne e inizio della Solenne Processione.

Al rientro (mezzanotte circa), sosta in Chiesa Madre con predicazione e Benedizione Solenne. Segue il tradizionale “Saluto” tra il Cristo e la Vergine e rientro dei simulacri nelle proprie Confraternite.

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Cimitero di Tuglie, scoppia la polemica

Il consigliere Lorenzo Longo attacca l’amministrazione sull’ampliamento. Dopo il Consiglio Comunale il Movimento 5 Stelle denuncia: «Gravissimo l’atteggiamento del Segretario». La sindaca Silvia Romano: «Riflessioni da Azzeccacarbugli. Il Segretario ha solo rimarcato la contraddittorietà delle affermazioni del consigliere»

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di Giuseppe Cerfeda

Dopo il consiglio comunale infuocato del 4 aprile scorso e il comizio in Piazza Garibaldi, il Movimento 5 Stelle e il gruppo consiliare Viviamo Tuglie denunciano «quanto accaduto nell’ultima assise», con particolare riferimento alla vicenda del cimitero comunale.

Il consigliere Lorenzo Longo

«Durante la discussione sull’ampliamento del cimitero», ha spiegato il capogruppo del M5S, Lorenzo Longo, «abbiamo segnalato che il nuovo campo di inumazione è stato realizzato a soli 20-25 metri dalle abitazioni, contrariamente ai pareri espressi dall’ASL sia nel 2013 che nel 2016, in cui si imponeva una distanza minima di 50 metri dal centro abitato. Ci siamo limitati a chiedere la verifica della legittimità delle delibere approvate, ma il Segretario comunale, invece di mantenere un atteggiamento tecnico e super partes, si è inspiegabilmente alterato, arrivando a pronunciare una frase tanto sconcertante quanto grave: “Ah, quindi state cercando di coprire qualcuno?”».

«Una frase», continua Longo, «che ci ha profondamente colpiti e che riteniamo del tutto inaccettabile. Non solo perché infondata ma soprattutto, perché detta da chi dovrebbe garantire il corretto svolgimento dei lavori consiliari in maniera neutrale e istituzionale. Siamo stati offesi e delegittimati davanti all’intero consiglio comunale e alla cittadinanza, e per questo motivo ci vediamo costretti a scrivere formalmente alle autorità preposte per segnalare quanto accaduto e chiedere verifiche approfondite su tutta la vicenda».

Nel corso del comizio pubblico in Piazza Garibaldi, il consigliere regionale del M5S, Cristian Casili ha inoltre evidenziato «gravi responsabilità dell’amministrazione comunale in merito al Piano Generale di Bonifica», sottolineando come il Comune non abbia «adottato gli atti necessari per richiedere l’esclusione delle particelle non servite dal tributo 630. Una grave mancanza che ha comportato, per molti cittadini, l’obbligo di pagare un contributo ingiusto, a differenza di quanto già ottenuto da altri Comuni della provincia di Lecce».

«Da mesi denunciamo l’inerzia del Comune su questo fronte», hanno concluso i consiglieri del gruppo ViviAmo Tuglie, «e non accettiamo che si provi ancora a scaricare la responsabilità sul Movimento 5 Stelle Regionale. La verità è che l’amministrazione, dal 2012 a oggi, non ha mai fatto nulla di concreto, e oggi i cittadini ne pagano le conseguenze».

Il Gruppo Consiliare insieme al Consigliere regionale Casili annunciano nuove iniziative nelle prossime settimane e garantiscono che non abbasseranno la guardia: «Continueremo a fare opposizione seria e costruttiva, senza sconti a nessuno. Dalla parte dei cittadini, sempre».

LA SINDACA: «COMMEDIA DEGLI EQUIVOCI»

Da noi sollecitata non tarda ad arrivare la replica della sindaca Silvia Romano.

La sindaca Silvia Romano

«Longo non perde l’abitudine di inciampare, e farsi male, sulla realtà dei fatti», attacca la prima cittadina, «ancora una volta cade nelle sue riflessioni da “Azzecagarbugli” scagliate contro l’amministrazione comunale».

La sindaca passa poi ad elencare la sua versione dei fatti: «All’inizio della seduta del consiglio comunale del 4 aprile esordisce con la pretestuosa ed infondata denuncia di una fantasiosa illegittimità della convocazione della seduta consiliare in quanto effettuata, a suo dire, oltre il limite massimo di tre mesi, invocando una norma del Tuel che nulla c’entrava con la sua accusa. Forse turbato e risentito dalla figuraccia appena rimediata, non contento, con la sua tipica teatralità da novecentesco avanspettacolo, pronuncia in sede di consiglio: la cosa più grave è che il campo di inumazione è stato realizzato dentro una fascia di rispetto cimiteriale, violando il limite dei 50 metri dal centro abitato! Poi invita il segretario comunale a verificare la legittimità degli atti».

«Il segretario fa notare che la sua affermazione conteneva una contraddizione in termini», prosegue la sindaca, «poiché i campi di inumazione stanno all’interno dell’area cimiteriale, mentre la fascia di rispetto è sempre esterna al cimitero determinando un vincolo di inedificabilità assoluta».

«Longo», prosegue non risparmiando un certo sarcasmo, «in stato confusionale, riafferma: “il campo di inumazione sta attaccato ai terreni ed alle case di privati”, facendo intendere che ci potessero essere costruzioni all’interno della fascia di rispetto di contorno al cimitero, con possibile violazione di legge.  Invita, ulteriormente, invocando il buon senso, il segretario a mettersi nei panni di chi abita lì”, virando su un piano diverso dalla legalità. A tali illazioni il segretario chiede: “Ah quindi sta cercando di coprire, forse, qualche…”. In tal modo il segretario con fermezza rimarca la contraddittorietà delle affermazioni del consigliere Longo e, soprattutto, la prevalenza dell’interesse pubblico alla realizzazione del campo di inumazione rispetto ad eventuali interessi di privati».

Secondo la sindaca Romano «il consigliere Longo trafitto da tutti si perde nelle sue infinite contraddizioni di natura politica e giuridica. In un suo post parla di una “distanza del campo di inumazione a soli 20 – 25 metri dalle abitazioni”, dichiarazione mai pronunciata durante la seduta del consiglio comunale! Altra confusione derivante da una scarsa conoscenza dell’aritmetica e della geometria».

«Delle due l’una», tira le somme, «chi dice bugie? Stiano attenti i cittadini delle acrobazie di verità del consigliere Longo e dalle sue pretese di ergersi sempre a mo’ di paladino della verità».

«A questo punto», conclude Silvia Romano, «non ci resta che invitare tutti i cittadini, qualora ce ne fosse ancora bisogno, a leggere il resoconto della registrazione riguardante l’argomento».

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Poste finalmente pronte a ricostruire la sede centrale di Tricase

Un anno dopo la bomba, la comunicazione al sindaco De Donno: “Terminate le operazioni propedeutiche. I lavori richiederanno cento giorni”

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di Lor. Zito

Il prossimo giovedì sarà trascorso un intero anno dal furto con esplosione messo in atto presso l’ufficio postale centrale di Tricase, in piazza Cappuccini.

Da allora, quasi 365 giorni dopo, l’edificio appare ancora transennato e pericolante, ed i lavori per il suo recupero non sono partiti.

Abbiamo sollecitato Poste Italiane, richiedendo informazioni a riguardo. Informazioni che la cittadinanza, a sua volta, reclama a gran voce (anche bussando alla porta della nostra Redazione), nella spasmodica attesa di un ritorno alla normalità.

La scorsa estate su piazza Cappuccini, proprio alle spalle della sede oggetto di furto, Poste Italiane ha collocato un container mobile, quale sede temporanea utile a garantire la continuità del servizio dopo il danno patito.

Va da sé che, sino al ritorno in funzione dell’edificio originario, si tratta di una soluzione tampone, che spesso porta in dote disagi per l’utenza che vi si interfaccia.

E’ il sindaco di Tricase Antonio De Donno a restituirci informazioni sugli sviluppi in corso, alla luce di una comunicazione in queste ore giuntagli direttamente dal direttore della filiale: anche da Palazzo Gallone erano pervenute sollecitazioni sul tema.

Poste Italiane ci ha comunicato la conclusione delle procedure propedeutiche all’avvio dei lavori, scusandosi per la loro procrastinazione“, spiega il primo cittadino. “Il ritardo, ci viene spiegato, è dovuto al fatto che le attività di verifica statica dell’edificio da recuperare sono state complesse e delicate, ed hanno richiesto molto tempo“.

Non c’è ancora una data certa per la riapertura della sede“, aggiunge De Donno, “ma Poste Italiane ci ha indicato la durata prevista per l’intervento: dal giorno del loro inizio, i lavori richiederanno circa cento giorni per essere portati a termine“.

Non viene specificata una data di apertura del cantiere. Alla luce di quanto sin qui descritto, è lecito attendersela a stretto giro.

 

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