Attualità
Auto che si guida da sola: il 50% non si fida
È scattata una vera e propria gara tra i principali colossi e varie start up per realizzare modelli che si sfideranno per dimostrare che è possibile mettere su strada veicoli che si guideranno completamente da soli

L’ultima frontiera, ormai aperta da tempo da parte delle case automobilistiche è la guida autonoma dei veicoli. È scattata, infatti, una vera e propria gara tra i principali colossi e varie start up nate nel mondo per realizzare modelli che al più presto si sfideranno in concreto per dimostrare che è possibile mettere su strada veicoli che si guideranno completamente da soli. Un’idea impossibile sino a qualche tempo fa ma che sembra ormai alla portata e che ci fa pensare che manca veramente poco a veder sfrecciare automobili o altri mezzi sulle nostre strade in cui il conducente sarà il vero optional. Ecco perché anche le compagnie assicurative si sono poste il problema di comprendere cosa ne pensano i cittadini.
Il primo sondaggio è apparso in Svizzera ed è stato commissionato dalla società assicuratrice Axa Winterthur. Ovviamente la ricerca statistica in questione riguarda la popolazione svizzera, ma riteniamo che i risultati non si dovrebbero discostare molto se dovessero essere proposte le stesse domande anche in Italia. Un fatto è certo: la popolazione ad oggi rimane scettica nei confronti dei veicoli a guida autonoma. Il 50% degli interpellati dubita che un computer sia affidabile nella guida e sappia comportarsi correttamente nella circolazione. Il 33% ritiene invece che in futuro le nuove vetture saranno più sicure di quelle a guida umana. Le differenze fra i sessi sono però notevoli: mentre il 47% degli uomini nutre fiducia nella guida autonoma, il dato riferito alle donne è solamente del 22%.
Circa il 25% della popolazione utilizzerebbe in futuro volentieri o molto volentieri un veicolo automatizzato, mentre quasi il 50% è restio o addirittura contrario all’idea. I giovani sono più tentati di affidarsi ai computer: quasi il 50% degli intervistati di età compresa tra 18 e 34 anni riferisce che dedicherebbe volentieri il tempo trascorso alla guida ad altre attività come ad esempio il lavoro, la lettura o il sonno, mentre questa opinione è condivisa solamente dal 33% degli ultra 35enni. Vi è inoltre da considerare il piacere di guidare: il 60% del campione ha dichiarato di non volervi rinunciare e la quota è analoga sia per i maschi che per le femmine. Il sondaggio rivela inoltre che gli intervistati manifestano esigenze elevate in termini di sicurezza delle vetture a guida autonoma: circa il 40% ritiene che, per essere considerate sicure, dovrebbero non solo causare meno incidenti rispetto ai veicoli tradizionali, bensì non dovrebbero causarne affatto. Nell’ottica odierna, la visione di un futuro completamente privo di incidenti è tuttavia ancora utopica. “Le soluzioni basate su software sono fonte di nuovi rischi non ancora quantificabili, quali ad esempio difetti tecnici o attacchi di hacker, che aumenteranno con l’interconnessione dei veicoli“, spiega Bettina Zahnd, esperta di infortunistica di Axa Winterthur, citata nel comunicato diffuso in merito dalla compagnia.
Per illustrare le possibili conseguenze, l’assicuratore ha oggi eseguito a Dübendorf (ZH) tre crash test. L’obiettivo è mostrare che non tutti gli incidenti sono evitabili. Inoltre, sarà impossibile evitare anche rischi attuali, come ad esempio eventi naturali o i danni ai vetri. Gli specialisti della compagnia assicurativa sono comunque a favore del progresso tecnologico: a loro avviso già oggi è dimostrato che alcuni sistemi di assistenza alla guida aumentano notevolmente la sicurezza. Studi condotti dal reparto infortunistica dell’azienda confermano ad esempio che, a seconda del modello analizzato, le autovetture dotate di sistemi di assistenza alla frenata di emergenza causano tra il 30 e il 69% di tamponamenti in meno. Secondo AXA, inoltre, con l’ESP (Electronic Stability Program) – che per prevenire sbandate frena in modo mirato le singole ruote – si avrebbe oltre il 40% in meno di sbandamenti e perdite di controllo dei mezzi.
Convinto del potenziale di tali sistemi l’assicuratore intende in futuro prendere in considerazione la dotazione di sicurezza di un veicolo in misura ancora maggiore di quanto faccia già oggi nello stabilire i premi. Come primo passo in questa direzione da gennaio a marzo 2018 sarà offerto un ribasso una tantum ai clienti in possesso di una vettura dotata di sistema di assistenza alla frenata di emergenza. “Circa il 90% degli incidenti ha tuttora cause umane. Sono certa che, grazie al progresso della tecnica e al perfezionamento di sensori e sistemi, la guida automatizzata determinerà un consistente incremento della sicurezza“, si dice convinta Zahnd. Un bilancio incidenti senza morti e feriti è però un’ipotesi ancora remota, anche perché le autovetture sono coinvolte solo in una parte dei sinistri e la guida automatizzata permetterebbe di prevenire esclusivamente questi ultimi. Altri incidenti, come quelli dovuti alla perdita di controllo del mezzo da parte di ciclisti o motociclisti, continueranno a gravare sul bilancio. È inoltre pensabile che, durante una fase transitoria in cui circolano contemporaneamente veicoli automatizzati, parzialmente automatizzati e tradizionali nonché altri utenti della strada, la quota di incidenti aumenti, poiché il traffico misto comporta nuove sfide. Intanto i veicoli di nuova fabbricazione registrano e trasmettono automaticamente al produttore diversi dati, di cui i conducenti ignorano però spesso la natura. La questione della sovranità dei dati non è ancora stata chiarita. Il sondaggio rivela che l’80% degli intervistati è del parere che i dati registrati dal veicolo appartengano al detentore della vettura o al rispettivo conducente. Anche la quota degli intervistati che acconsentono alla trasmissione automatica di dati quali l’attuale posizione GPS o la destinazione del navigatore al produttore è relativamente esigua. Un problema, quest’ultimo che già si pone in Italia e che diventerà un tema ricorrente anche nelle aule di giustizia, soprattutto alla luce della nuova normativa introdotta dalla Legge “concorrenza” L. 124/2017, in tema di prova per coloro che installeranno la cosiddetta “scatola nera” e che se da una parte consentirà di poter aderire alla scontistica che dovranno fornire le assicurazioni in caso di installazione, dall’altra i dati raccolti faranno piena prova ai fini dell’attribuzione della responsabilità in caso di sinistri stradali.
Il nuovissimo art. 145-bis, D.lgs. 209/2005 (Codice delle Assicurazioni Private), così come introdotto dall’art. 1, comma 20, L. 124/2017, dispone, infatti, che «le risultanze del dispositivo formano piena prova, nei procedimenti civili, dei fatti cui esse si riferiscono, salvo che la parte contro la quale sono state prodotte dimostri il mancato funzionamento o la manomissione del predetto dispositivo», con ciò rendendo certo il fatto che i dati rilevati dovranno essere sempre messi a disposizione ed anzi saranno sempre utilizzabili anche dalle compagnie assicurative. Significativi per i consumatori, invece, sono per Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, gli esiti dei testi effettuati sulla riduzione della sinistrosità per tutti i mezzi sui quali sono installati i nuovi e più evoluti sistemi di assistenza alla guida che ormai sono presenti anche su alcuni nuovi modelli di utilitarie e che è ipotizzabile che presto verranno estesi a tutti i veicoli di nuova immatricolazione. Un dato certo è che aumentano notevolmente la sicurezza e il rischio di collisione e, perciò dovrebbero portare naturalmente le compagnie assicurative italiane ad una riduzione delle tariffe dei premi assicurativi per i veicoli che ne sono dotati. Se è vero, infatti, che assistenza alla frenata d’emergenza e ESP (Electronic Stability Program che per prevenire sbandate frena in modo mirato le singole ruote) riducono in media del 50 % il numero di sinistri, allora le assicurazioni dovrebbero prenderne immediatamente atto, perché è notorio che i premi vengono elaborati sulla base del concetto di rischio e con la riduzione di quest’ultimo dovrebbe essere proporzionalmente ridotto anche il premio. Ci auguriamo, quindi, che le società assicurative ne prendano presto atto presto e valutino la dotazione di sicurezza dei veicoli al fine di stabilire l’ammontare delle tariffe applicate.
Attualità
Riqualificazione a Depressa, il Comune: “Invitiamo agli allacci prima dei lavori”
La nota indirizzata ai proprietari di immobili che insistono sulle strade interessate: “Richieste postume subiranno aggravio dei costi”

Sono in arrivo i lavori di riqualificazione nel centro storico di Depressa, nello specifico su via Brenta e via Fiume.
Il comune invita i proprietari di immobili che insistono sulle strade interessate a procedere all’allaccio alle pubbliche utenze prima del rifacimento della pavimentazione pubblica.
La nota redatta dal sindaco Antonio De Donno: “L’Amministrazione Comunale informa la cittadinanza che, con delibera n. 284 del 05/12/2024, è stato approvato il progetto per i lavori di manutenzione straordinaria finalizzati al rifacimento dei marciapiedi e alla realizzazione del basolato su Via Brenta, nella frazione di Depressa. L’intervento, attualmente in fase di affidamento, interesserà le aree indicate nella planimetria allegata. Per garantire la corretta esecuzione dell’opera e evitare future manomissioni della nuova pavimentazione, si invitano i proprietari degli immobili affacciati su Via Brenta e Via Fiume a presentare, entro 30 giorni dalla data del presente avviso, eventuali domande di allaccio alle reti cittadine (acqua, fogna, gas, luce, telefonia, ecc.).
Le richieste dovranno essere comunicate all’Ufficio Tecnico Comunale: mediante nota protocollata oppure via e-mail a: protocollo.comune.tricase@pec.rupar.puglia.it.
Attenzione: eventuali manomissioni successive al completamento dei lavori comporteranno un significativo aumento dei costi di allaccio a carico dei richiedenti”.
Attualità
L’altra Galatina: “Il sindaco crea alibi per nascondere fallimenti”
Al giro di boa, l’intervista alla consigliera di minoranza Loredana Tundo: “Molte feste, poco bene comune”

Mentre due Comuni della nostra provincia si preparano ad un maggio alle urne (Corsano e Taviano), altre esperienze amministrative sono invece a metà percorso. È il caso di Galatina. Alla guida della Città c’è il sindaco Fabio Vergine, che abbiamo avuto il piacere di ospitare sulle nostre colonne per approfondire l’operato della maggiornaza. Per il giro di boa, abbiamo invece incontrato la consigliera di minoranza Loredana Tundo, per fare il punto su questi 30 mesi dalla sua prospettiva.
Come vede la Città due anni e mezzo dopo le urne?
“Osservando l’attuale amministrazione dall’opposizione, devo dire che di tutta la programmazione annunciata ho visto ben poco: progetti bloccati, risorse restituite, varianti ai progetti già finanziati che hanno probabilmente rallentato la loro realizzazione, molte feste, ma poco per il bene comune. Ho fatto parte dell’amministrazione Amante dal 2017 al 2022, con deleghe ai lavori pubblici, urbanistica e pari opportunità. Conosco bene ciò che abbiamo lasciato in eredità e sono convinta che, se fosse stato portato avanti con continuità, avrebbe già dato molto alla Città. Parlo in particolare di rigenerazione urbana (i lavori relativi ai finanziamenti ottenuti sono o bloccati o procedono a rilento); mitigazione del rischio idrogeologico (finanziamenti fermi); restauro della Torre dell’Orologio (progetto bloccato da due anni con impalcatura deteriorata); Quartiere fieristico (in stato di abbandono); finanziamenti rifiutati (3 milioni di euro per l’eliminazione di tre passaggi a livello); edilizia scolastica (solo l’Istituto di via Corigliano completato). La mancanza di continuità amministrativa ha penalizzato fortemente Galatina. Nel complesso, non posso assolutamente dirmi soddisfatta da un’amministrazione che accusava la nostra di aver svolto il compitino (ricordo a tutti che quando iniziamo ad amministrare eravamo sull’orlo del fallimento e abbiamo lasciato una città con i conti in ordine), mentre non riesce neanche a svolgere i più semplici compiti che ha ricevuto in eredità”.
Intanto con nomi importanti (da Nek per la festa patronale a McDonald’s che sbarca in provincia) e 20 milioni di euro di finanziamenti (di cui 2,2 per la nuova Fiera) la maggioranza vede una Galatina al top della sua attrattività.
“Gli ospiti di rilievo per le feste patronali non sono una novità. L’organizzazione di eventi è certamente positiva, ma non può essere considerata un indicatore esclusivo dell’attrattività della città. Per quanto riguarda il McDonald’s si tratta di un insediamento commerciale come tanti altri. Ben venga se l’azienda decide di investire nel nostro territorio, ma non lo avrei presentato come un grande successo amministrativo. L’entusiasmo mostrato dal Sindaco e dall’Assessore sembra più orientato a lanciare messaggi che vanno oltre il semplice insediamento commerciale.
Il Sindaco ha parlato di 20 milioni di euro di finanziamenti durante un consiglio comunale, ma è necessario fare chiarezza su cosa realmente sia stato ottenuto: 6 milioni di euro per la condotta idrica (opera direttamente realizzata da Acquedotto Pugliese); 7 milioni per l’abbattimento dei passaggi a livello (nella prima ipotesi erano disponibili 12 milioni ai quali l’Amministrazione ha rinunciato con proprio atto: il saldo è negativo); 2,2 milioni per la nuova Fiera (fondi prelevati direttamente dalle casse comunali)”.
Recentemente, alla presenza di Paolo Mieli, è stata riaperta la biblioteca “Pietro Siciliani”, ed in questi giorni è arrivato l’annuncio della candidatura di “Galatina Capitale della Cultura”. È la strada giusta in ambito culturale?
“Quale impatto concreto ha avuto questo evento rispetto ai 500 volumi acquistati? È questa la domanda. La riqualificazione della biblioteca è stata resa possibile grazie al primo finanziamento ottenuto dalla nostra amministrazione. Galatina possiede un patrimonio culturale straordinario che meriterebbe di essere valorizzato pienamente. La candidatura a “Capitale Italiana della Cultura” potrebbe rappresentare una strada giusta per rafforzare l’identità culturale e attrarre nuove opportunità. Tuttavia, mi sembra che manchi una visione chiara e un percorso ben definito per raggiungere questo obiettivo”.
Riverbera spesso il tema del rapporto con le frazioni, i cui cittadini qualcuno sostiene siano considerati di Serie B. Se ne è riparlato in seguito alla temporanea chiusura degli uffici comunali di Noha e Collemeto. Qual è il suo punto di vista a riguardo?
“È evidente che i presidi nelle frazioni sono fondamentali e che i servizi comunali devono essere erogati direttamente ai cittadini per garantire una vera prossimità. Tuttavia, la chiusura di questi uffici contraddice questo principio.
Inoltre, Collemeto ha subito anche la perdita del medico di base, ma su questo tema non abbiamo sentito alcuna dichiarazione da parte del Sindaco, se non dopo le nostre sollecitazioni. Le recenti riaperture degli uffici comunali a partire dal 14 aprile 2025 sono un passo positivo, ma è fondamentale che ci sia un piano strutturato”.
Di recente ha pubblicamente incalzato il sindaco sulla visita, condita da critiche, di Paolo Pagliaro all’ospedale “Santa Caterina Novella”. Lo giudica uno scivolone del consigliere regionale o un corto circuito politico?
“La vedo come una strumentalizzazione della sanità per fini elettorali. Pagliaro si presenta con le sue telecamere non per affrontare realmente i problemi, ma per mettersi in evidenza. Questo comportamento riflette un corto circuito politico, poiché il Sindaco ha scelto di ignorare la situazione, sperando che passasse inosservata. E non è la prima volta, perché lo ha fatto già all’inizio della sua amministrazione: dare la presidenza della Commissione Sanità ad un altro consigliere significa non assumersi la responsabilità del risultato che la sua amministrazione sarà in grado di ottenere. Questo modo di fare mi sembra simbolico di un primo cittadino che è in prima fila quando si tratta di eventi, ma è defilato quando si tratta di prendere posizioni politiche. A proposito di Pagliaro, dove sarà il sindaco Vergine alle elezioni regionali? Qual è la sua posizione?”
Si parla molto in paese dell’aumento delle tariffe cimiteriali. A 12 anni dall’ultimo intervento, l’adeguamento è fisiologico?
“L’aumento delle tariffe cimiteriali, che raggiunge l’80%, non può essere considerato fisiologico, soprattutto senza una chiara spiegazione dei motivi nella delibera. È importante sottolineare che nella documentazione ufficiale sembra mancare il paragrafo dedicato alle motivazioni. La situazione è aggravata dal problema dell’ampliamento dell’area cimiteriale. Attualmente, molte salme sono in attesa di tumulazione poiché i loculi disponibili sono esauriti”.
Vergine afferma che alle sue spalle si tifi per una Galatina perdente. È la verità?
“Assolutamente no! E’ un alibi creato dal Sindaco per giustificare i suoi fallimenti. Io amo profondamente la mia Città e le sue frazioni; il mio attaccamento è viscerale. La vittoria di Galatina deve essere l’obiettivo comune di tutti noi”.
Quali sono gli aspetti trascurati da questa amministrazione su cui lei lavorerebbe se oggi fosse prima cittadina?
“Mi concentrerei su diversi aspetti trascurati dall’attuale amministrazione, in particolare sul tema del lavoro. Un progetto che porterei avanti è quello di sviluppare un hub ITS Academy. Inoltre, migliorerei le infrastrutture a supporto delle aziende locali. Investire in strade, trasporti e servizi è cruciale per stimolare l’economia e attrarre nuovi investimenti. Ma in ogni caso, se parliamo di tematiche trascurate dall’attuale amministrazione, temo che non mi basterebbe tutto il suo giornale per risponderle”.
Attualità
Tricase torna al centro del Mediterraneo
A dieci anni dall’inaugurazione dell’avamposto del “Centro internazionale di alti studi agronomici mediterranei”, Tricase Porto recupera il suo storico ruolo di ponte tra culture e di luogo d’incontro tra popoli lavorando allo sviluppo sostenibile

di Lorenzo Zito
Tre bandiere che sventolano alte tra le correnti del Canale d’Otranto, un avamposto affacciato sul mare ed un acronimo importante. Siamo a Tricase Porto, il luogo scelto dal CIHEAM Bari quale posto ideale per declinare in modo concreto la sua missione: promuovere la cooperazione e lo sviluppo sostenibile (con un orizzonte che in principio era sui territori costieri e rurali del Mediterraneo e che oggi va ben oltre).
Parliamo del Centro internazionale di alti studi agronomici Mediterranei, organizzazione intergovernativa composta da 13 stati membri (oltre all’Italia, ne fanno parte Albania, Algeria, Egitto, Spagna, Francia, Grecia, Libano, Malta, Marocco, Portogallo, Tunisia e Turchia), con sede centrale a Parigi (l’acronimo va interpretato proprio in lingua francese).
L’esperienza di Tricase Porto viene avviata già nel 2006, quando tra CIHEAM Bari e la locale Associazione Magna Grecia Mare iniziano dialogo e collaborazione sugli obiettivi da ciascuna perseguiti, con l’orizzonte di portare anche oltre confine la visione e l’esperienza di Magna Grecia Mare, già condivisa con e dalla Città di Tricase.
È il 2015, invece, quando viene inaugurato il primo nucleo della sede di Tricase del CIHEAM Bari, grazie alla ristrutturazione e rifunzionalizzazione di alcuni immobili concessi dal Comune di Tricase in comodato.
I dieci anni trascorsi dal giorno in cui è stata (simbolicamente) piantata questa bandierina che, attraverso il mare, guarda al mondo, ci offrono una prospettiva che racconta come, nel lavorare ai macro-obiettivi dell’organizzazione, questo presidio stia recuperando uno dei più grandi valori storici di questo lembo di terra: la sua centralità nel Mediterraneo.
LA PERIFERIA CHE DIVENTA CENTRO
La scelta di Tricase (in qualità di sede operativa del CIHEAM Bari) non è casuale, né frutto di una semplice opportunità logistica. Al contrario, è una scelta strategica e profondamente radicata nella storia, nella cultura e nella visione del Mediterraneo come spazio di incontro e cooperazione tra popoli e territori.
Tricase, con il suo porto e la sua comunità, incarna perfettamente il concetto di “periferia che diventa centro”. Una cittadina che, pur trovandosi al confine sud-orientale d’Italia, si proietta al centro del Mediterraneo, diventando un ponte naturale tra Nord e Sud, tra Europa, Balcani, Nord Africa e Medio Oriente.
Da sempre, in verità, Tricase Porto rappresenta un punto di snodo tra mare e terra, tra Oriente e Occidente, tra tradizione e innovazione. La sua storia millenaria di approdo di genti, saperi e commerci ne ha fatto uno dei cuori pulsanti della cultura marinara del Salento. Qui il mare non è mai stato solo confine o barriera, ma strada di comunicazione e di scambio, fonte di vita, lavoro e cultura.
SINERGIE LOCALI
In questo contesto, fatto non solo di territorialità e storicità ma anche di preziose sinergie, il CIHEAM Bari ha trovato il quadro ideale per sviluppare una delle sue missioni più importanti: la crescita sostenibile delle comunità costiere attraverso la cooperazione internazionale. Un’area, questa, che ha saputo conservare e rinnovare la propria memoria marinaresca, grazie anche all’impegno dell’Associazione Magna Grecia Mare, una locale realtà culturale no profit impegnata nella valorizzazione dei patrimoni territoriali costieri mediterranei. Partendo dal porto di Tricase, dal 2003 l’associazione si occupa della salvaguardia e della diffusione della marineria tradizionale da lavoro e della pratica di mare e delle sue documentate e tradizionali interazioni con l’entroterra, tipiche di una penisola proiettata in “un mare tra le terre”. Il lavoro paziente e appassionato dei suoi associati ha svolto un ruolo fondamentale nel recuperare e valorizzare la cultura del mare di Tricase e del Capo di Leuca: attraverso il restauro di antiche imbarcazioni in legno, la trasmissione dei saperi dei maestri d’ascia e l’organizzazione di eventi e laboratori dedicati alla tradizione marinara, Magna Grecia Mare ha riacceso l’orgoglio e il senso di appartenenza della comunità locale verso la propria identità marinara.
C’è poi il Comune di Tricase che, già coinvolto nell’iniziativa, con attenzione costante e attraverso proficua collaborazione, ha contribuito fortemente alla realizzazione di questo percorso, riconoscendo il valore strategico della cultura del mare per il rilancio economico, sociale e culturale del territorio. L’amministrazione comunale ha sostenuto nel tempo azioni e progetti mirati a trasformare il porto in uno spazio pubblico condiviso, un vero Porto Museo (riconosciuto di interesse regionale), luogo di memoria ma anche di innovazione e progettazione del futuro senza dimenticare il passato.
LABORATORIO DI SVILUPPO COSTIERO
Se il terreno è fertile, i germogli sono tanti. La presenza del CIHEAM Bari a Tricase ha contribuito innanzitutto a rafforzare un concetto innovativo: quello di “comunità costiere”. Non più semplici località di mare o territori da valorizzare solo per il turismo, ma comunità vive e complesse, fatte di persone, mestieri, tradizioni e nuove sfide da affrontare insieme.
Le comunità costiere sono oggi in prima linea di fronte ai cambiamenti climatici, alla crisi della pesca artigianale, alla necessità di proteggere la biodiversità marina e costiera, alla gestione sostenibile delle risorse. La sede di Tricase del CIHEAM Bari ha lavorato e lavora proprio al rafforzamento di queste comunità, promuovendo la formazione dei giovani, la valorizzazione delle competenze tradizionali, l’innovazione nei settori legati tanto al mare quanto alla terra e la cooperazione tra territori che condividono gli stessi bisogni e le stesse opportunità.
Tricase è diventata così un laboratorio di sviluppo costiero sostenibile, un luogo dove si sperimentano nuove strategie per valorizzare la cultura del mare e trasformarla in opportunità di crescita e benessere per la popolazione.
DIMENSIONE LOCALE E VISIONE INTERNAZIONALE
È così che, nel cuore del Salento, si è creata una vera e propria piattaforma per il dialogo tra comunità costiere di Paesi diversi, che condividono sfide comuni e cercano insieme soluzioni per uno sviluppo sostenibile, rispettoso delle identità culturali e delle tradizioni. Non a caso, numerose e continue sono le visite di rappresentati di importanti enti ed istituzioni internazionali o, ancora, di portavoce di diversi Paesi del mondo. Ospiti che si recano alle pendici della scogliera tricasina per raggiungere questo avamposto che, attraverso monitoraggio e ricerca scientifica, corsi di alta formazione sullo “Sviluppo Sostenibile delle Comunità Costiere”, laboratori di comunità ed una lunga serie di buone pratiche ed attività orientate alla cooperazione internazionale ed allo sviluppo sostenibile, è diventato un luogo dove la dimensione locale incontra la visione internazionale. Un posto in cui la piccola scala diventa spazio di sperimentazione di modelli replicabili su scala più ampia.
Da Tricase partono progetti di cooperazione che parlano a tutte le comunità costiere del Mediterraneo e del mondo, valorizzando il capitale umano, sociale ed economico delle persone che vivono e lavorano sul mare. Tricase, con la Terra d’Otranto tutta, oggi come un tempo si fa ponte tra culture, luogo di transito e di incontro tra civiltà, snodo di crescita del Mare Nostrum.
È un viaggio verso un futuro diverso che passa attraverso il recupero di una centralità che appartiene al passato. Se sapremo comprenderne il valore, potremo esserne partecipi tutti.
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