Attualità
«Aziende agricole nella morsa dei rincari energetici, a rischio tenuta del sistema»
Raffaele Carrabba, presidente di Cia Puglia: «Imprese pugliesi costrette a interrogarsi se continuare, riconvertire o chiudere. Tutto aumenta, tranne i prezzi riconosciuti agli agricoltori per le loro produzioni. Siamo arrivati al punto di non ritorno»

«I costi energetici fuori controllo stanno già mietendo vittime. Tra queste, ci sono centinaia di aziende agricole e realtà cooperativistiche della filiera corta (coltivazione, raccolto e prima trasformazione dei prodotti) costretti dall’aumento incontrollato dei costi di produzione a porsi una domanda fatale: continuare l’attività, riconvertire o chiudere? La questione è molto più importante di quanto non emerga dalle sfibranti discussioni su vax e novax e dai tatticismi in cui si sono incartate le forze politiche per l’elezione del prossimo Presidente della Repubblica. Forse non si è ben capito che, se non si affrontano con misure concrete i rincari folli della bolletta energetica, nel giro del primo trimestre economico del 2022 andranno in fumo migliaia di posti di lavoro e chiuderanno centinaia di aziende agricole».
Raffaele Carrabba, presidente di CIA Puglia, esprime tutta la preoccupazione dell’organizzazione sindacale degli agricoltori per le dinamiche perverse innestate dal rincaro forsennato dei costi di produzione: bolletta energetica, materie prime, concimi, tutto sta aumentando in maniera vertiginosa.
«Si sta delineando un quadro inquietante e drammatico, rispetto al quale CIA Agricoltori Italiani ha già espresso le proprie preoccupazioni e avanzato una serie di proposte al Governo e all’Unione Europea per interventi di sostegno vero al comparto primario», ha aggiunto Carrabba.
Molte aziende agricole stanno pensando di dismettere le coltivazioni e trasformare i propri terreni in enormi distese di pannelli fotovoltaici, fa rilevare l’organizzazione sindacale degli agricoltori. Si tratta di una dinamica che suscita preoccupazioni e interrogativi, oltre a chiamare in causa i decisori italiani ed europei.

Raffaele Carrabba, presidente di CIA Puglia
Ancora Carrabba: «Bisogna intervenire subito e dare risposte che affrontino questi problemi in modo strutturale, senza soluzioni tampone. Ne va del futuro dell’intero sistema-Italia, all’interno del quale l’agricoltura e più in generale tutto il settore alimentare rappresentano la spina dorsale di economia, occupazione e sviluppo».
L’aumento sconsiderato dei costi energetici e di produzione sta colpendo le aziende agricole di tutta la Puglia e di ogni singolo settore del comparto primario. Ai rialzi vertiginosi subiti dagli agricoltori, si aggiunge la questione dei prezzi da fame riconosciuti ai produttori.
CIA Puglia ha già più volte fatto rilevare come, negli ultimi 20 anni, siano aumentati i prezzi di tutti i prodotti con un’unica eccezione che riguarda il valore riconosciuto a quanto coltivato e raccolto dai produttori agricoli di ogni settore.
La principale e più importante battaglia del mondo agricolo, anche per il 2022 e per gli anni a venire, sarà questa: riequilibrare i rapporti di forza con la Grande Distribuzione Organizzata e con la parte industriale.
Il prezzo del caffè al bar è aumentato di 20 centesimi. Hanno dovuto e potuto aumentare i prezzi del loro servizio i barbieri, i gestori delle palestre e, più in generale, chiunque fornisca una prestazione o realizzi un prodotto avendo a che fare con l’incremento della bolletta energetica e il rialzo dei costi delle materie prime.
Tutto questo, però, sembra non valere per gli agricoltori.
«Energia elettrica, gasolio, materiali di confezionamento, il costo di ogni singolo elemento per azionare le filiere e produrre è aumentato in misura rilevante», ha concluso Raffaele Carrabba, «tutto aumenta, tranne i prezzi riconosciuti agli agricoltori per le loro produzioni. Siamo ormai arrivati al punto di non ritorno, con tante aziende poste di fronte al dilemma sul se e come continuare a produrre. Su questa drammatica problematica, è necessario che le istituzioni si attivino a tutti i livelli, a partire da quello europeo e nazionale, fino a coinvolgere le Regioni».
Attualità
Incendio d’auto: distrutta una Clio, si indaga

In fiamme nella notte un’auto di proprietà di una società intestata ad un uomo di 64 anni.
E’ l’ennesimo incendio notturno di autovetture in Salento e si è verificato alle ore 02:34 circa della nottata tra sabato e domenica a Cavallino.
Nel rione Castromediano è intervenuta una squadra dei Vigili del Fuoco del Comando Provinciale di Lecce, in via Alberto Bertoli.
La macchina distrutta dalle lingue di fuoco è una Renault Clio grigia che era ferma in sosta sulla sede stradale.
Il lavoro del personale dei vigili del fuoco ha scongiurato il propagarsi dell’incendio e ulteriori danni a persone, cose o pericoli per la pubblica e privata incolumità.
Sul posto erano presenti i carabinieri della stazione di Cavallino. Le cause dell’evento sono in fase di accertamento.
Attualità
Svolta in vista per la festa patronale di Taurisano
Una lettera al Vescovo segnala uno “stato d’agitazione” tra i cittadini per una decisione, a suo modo, storica: quella del parroco di escludere, dopo ben 148 anni, la ditta Parisi dall’allestimento delle luminarie per Santo Stefano

Da “Il Gallo” cartaceo n.07 del 2025
a cura di Lor. Z.
La continuità nel segno della tradizione o il cambiamento in nome di una equa rotazione? È il bivio dinanzi al quale, a Taurisano, si pone la festa patronale di Santo Stefano. Una ricorrenza che si rinnova di anno in anno in nome di una fede lunga un millennio.
A sollevare oggi il dubbio è Antonio Montonato, presidente dell’Associazione Onlus “Idee Valori e Solidarietà”, che scrive al vescovo Mons. Vito Angiuli per attenzionare quella che, a suo dire, è “una situazione che sta agitando gli animi dei miei concittadini”.
Oggetto della missiva è la scelta, per la festa del prossimo agosto, di non incaricare la ditta Parisi dell’allestimento delle luminarie.
“Quest’anno”, scrive Montonato a sua Eccellenza, “Don Gionatan (parroco della parrocchia della Trasfigurazione di N.S.G.C., NdR) ha escluso in modo dittatoriale la ditta Parisi, un’eccellenza locale che ha portato alla ribalta il nome della nostra Città a livello internazionale. La ditta Parisi”, continua la lettera, “dal 1876 (ossia per 148 anni) ha all’allestito nella nostra Città le strade e piazze del borgo, in onore del Santo Patrono Stefano, con devozione, lealtà e calore. Durante questi anni la ditta Parisi è stata più volte onorata di prestigiosi premi nazionali ed internazionali tra cui quello a Montecitorio”.
Una tradizione che, secondo Montonato, andrebbe rinnovata ad occhi chiusi, ma che “il parroco”, scrive, “vuole sconvolgere senza rispettare la storia secolare”.
L’argomento, rimbalzato anche sui social, è già oggetto di discussione in paese e, con tutta probabilità, è giunto alle porte della Diocesi già prima che Montonato mettesse mano al calamaio.
Ad ogni modo, il presidente di “Idee Valori e Solidarietà” adduce altre motivazioni a sostegno della sua tesi: “La festa patronale viene organizzata con le offerte libere dei cittadini, con gli sponsor offerti da attività commerciali ed artigianali locali e, da ultimo, con l’importante contributo economico, solitamente pari a 10mila euro, elargito dal Comune. Appare quindi insolito e discutibile il fatto che un parroco subentri nella gestione ed organizzazione della festa patronale, sostituendosi ai comitati costituiti ad hoc, arrivando a stravolgere le tradizioni locali, quelle tradizioni che si tramandavano di generazione in generazione”.
Ebbene è proprio qui che la matassa trova il suo bandolo: nelle funzioni del parroco in seno alle celebrazioni della festa patronale.
Tant’è che la Diocesi, cui abbiamo richiesto le ragioni di questa la scelta a suo modo storica, nel non ribattere a quanto sostenuto dal signor Montonato, risponde senza dare risposta. Ossia, rimanda al Regolamento diocesano per il Comitato Feste Religiose.
Il documento recita: “Presidente del Comitato è sempre il Parroco, che si avvale della consulenza del consiglio pastorale parrocchiale nel determinare quali feste celebrare, e nel dare gli orientamenti generali per lo svolgimento dei festeggiamenti esterni”. Allo stesso parroco spettano anche la nomina del presidente delegato; l’accoglimento della lista dei componenti il Comitato ed il compito di dare indirizzo circa il programma della festa.
Il ruolo assunto, nel caso specifico, da don Gionatan, quindi, appare tutt’altro che arbitrario, come la missiva inviata al vescovo vuol far intendere.
C’è tuttavia un passaggio che tiene aperta la discussione. Lo stesso regolamento diocesano specifica, al primo punto sull’argomento, che “il Comitato Feste è espressione della comunità parrocchiale”. Quanto sta accadendo a Taurisano porta a chiederci se questo assunto, attorno alla festa di Santo Stefano, sia ancora osservato. Chiediamo a voi, quindi, di esprimervi, raccontandoci il vostro punto di vista. Scriveteci su WA al 371 37 37 310.
Attualità
Caro biglietti: tornare in Salento ad aprile è un salasso
Per chi parte da Milano, treni sopra i 300 euro ed aerei oltre i 600

Tanti ponti, tanti soldi. Un salasso le festività di questo mese di aprile per chi si vuole spostare. In particolar modo per coloro che vogliono fare rientro in Salento dal nord Italia.
Lo si evince da uno studio di Assoutenti sulle tariffe di aerei, treni e pullman, un report da cui emergono dati incredibili come quelli che seguono.
Imbarcandosi da Linate venerdì 18 aprile e tornando martedì 22 aprile, un biglietto per Brindisi costa oggi un minimo di 619 euro, più di un volo di andata e ritorno per New York nelle stesse date (da 571 euro con uno scalo). Servono poi almeno 518 euro per volare da Linate a Catania e ritorno, 499 euro per Palermo, 460 euro per Cagliari. Il volo di andata e ritorno da Genova a Catania, nelle stesse date, parte oggi da un minimo di 401 euro, e si spende più o meno lo stesso (398 euro) da Torino a Lamezia Terme.
Non va meglio a chi sta acquistando in questi giorni un biglietto del treno: per la tratta Milano-Reggio Calabria la spesa va da 104,4 (scegliendo collegamenti lenti) a 345 euro per quelli più veloci. Partendo invece da Torino (solo andata), si spende da un minimo di 195 euro, se si scelgono orari scomodi e soluzioni con lunghi tempi di percorrenza, a 360 euro per i collegamenti migliori. Si sfiorano 340 euro per andare da Genova a Lecce, 320 euro da Milano a Lecce, 311 euro da Torino a Lecce, 310 euro da Milano a Salerno.
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