Approfondimenti
Gli imprenditori: “Le banche non ci sostengono più”
“Puntano solo al loro profitto”; “Non conoscono più il cliente”; “Ci penalizzano con troppe regole”; “Non guardano a idee e progetti”; “I direttori stan diventando dei passacarte”
Com’è cambiato il ruolo tra imprese e banche negli ultimi anni? Lo abbiamo chiesto agli imprenditori salentini.
SERGIO COSTANTINI, “VERGALLO MACCHINE”
Secondo Sergio Costantini della Vergallo Macchine di Corigliano d’Otranto, “per rispondere a questa domanda, bisogna guardare indietro, a quando le banche facevano solamente le banche. Cioè, quando raccoglievano il risparmio per metterlo al servizio dell’impresa affinché si sviluppasse e con lei il mercato economico. Oggi invece, sono diventate vere e proprie agenzie commerciali, che “vendono”, un’infinità di servizi finanziari e di investimento, con un’unica visione, quella di aumentare il loro profitto, spesso offrendo servizi non sempre vantaggiosi per l’impresa. Elementi necessari che occorrono oggi più che mai, nel rapporto impresa-banca sono correttezza e trasparenza che diventano sempre più una reale necessità operativa. Molto spesso le imprese non riescono a comprendere cosa vogliano le banche e queste, a loro volta non ottengono tutte le informazioni necessarie al fine di una corretta valutazione e conseguente decisione, in merito alla specifica richiesta di affidamento. Occorre, oggi ancor più che in passato, rimuovere tutte le reciproche difficoltà di comunicazione al fine di migliorare l’accesso al credito dell’impresa e la sua conoscenza da parte della banca, in quanto quest’ultime, svolgono anche un ruolo fondamentale di carattere economico-sociale per l’intero sistema, al pari di una qualsiasi impresa pubblica e/o privata, in quanto promotrici di investimenti e quindi di nuova ricchezza”.
Per Costantini “sono dunque importantissimi gli accorgimenti per aiutare sia l’impresa nel sviluppare meglio il suo mercato, sia la banca nel comprendere pienamente il business dell’impresa da finanziare. Per fare ciò”, conclude, “credo sia fondamentale aumentare il rapporto e il contatto personale, perché dietro ogni organizzazione sia essa piccola, media o grande, ci sono delle persone che la compongono e la animano”.
TOTO’ PICCINNI, “MAGAZZINI TOTO’ PICCINNI
Per Totò Piccinni degli omonimi Magazzini (Depressa di Tricase e Surano): “La politica di ristrettezze adottata dalle banche sta creando qualche problema e in taluni casi accentuando la situazione di stallo economico. Non c’è da farne una colpa a direttori e impiegati bancari del territorio perché loro hanno le mani legate. Non è più come una volta quando il direttore della banca alla quale ci si rivolgeva conosceva uno per uno i suoi clienti e sapeva quando un imprenditore era affidabile o meno. Oggi ci si basa sul famoso rating di Basilea 2 e le decisioni vengono prese altrove da persone che non conoscono neanche il nome del titolare della pratica che discutono”. Allo stesso modo Totò Piccinni sottolinea come anche “la stretta anche sul piccolo credito contribuisca ad ingessare l’economia”.
PAOLO VANTAGGIATO, “CARROZZERIA VANTAGGIATO”
Paolo Vantaggiato, dell’omonima carrozzeria di Tricase non ha dubbi: “Siamo tutti succubi di soprusi e vittime di prepotenze. Alla fine lavoriamo quasi esclusivamente per non andare sotto con la banca. Ed è anche colpa nostra perché spesso, quando ci concedono qualcosa, non siamo attenti a leggere clausole e codicilli che ci fanno firmare. C’è anche da dire però che se uno fa il carrozziere, l’edile o il macellaio, non può essere certo laureato in alta finanza… Cosa fare? Mbah… non saprei, anche perché oggi tutte le nostre energie sono assorbite dalla necessità di sopravvivere”.
ROCCO TOMA, “TOMA CARBURANTI”
Per Rocco Toma, della Toma Carburanti di Ruffano, la situazione è “irrimediabilmente peggiorata con l’introduzione dell’accordo di Basilea e l’introduzione del rating con cui viene valutata l’affidabilità delle imprese. Troppe regole che spesso e volentieri penalizzano imprenditori che hanno sempre tenuto fede ai loro impegni mai venendo meno all’estinzione dei debiti. Una volta era il direttore della banca locale a farsi in qualche modo garante dell’imprenditore che aveva di fronte perché ne conosceva pregi e difetti oggi invece si decide secondo regole prestabilite e di solito lo si fa lontano dal luogo in cui opera l’imprenditore senza tenere conto di alcunché. Personalmente non ho ancora incontrato problemi simili, ma molti colleghi affidabilissimi mi hanno raccontato di essere stati in grande difficoltà per affidamenti ridotti, perentorie richieste di rientrare immediatamente dal debito e chiusura pressoché totale dei cordoni. E questo, dopo che per anni avevano sempre fatto le cose per bene. Basilea o no, non sarebbe male si ristabilisse un rapporto di fiducia tra banche e imprese che operano sullo stesso territorio”.
DAVIDE GAETANI, “SISA”
Davide Gaetani del Gruppo Sisa di Racale (con punti vendita anche a Gallipoli, Mancaversa, Felline, Taurisano, Taviano e di prossima apertura a Maglie) individua il problema nel fatto che “le banche non guardano i progetti, le idee ma solo il bilancio e il rating. In pratica finanziano solo quelle aziende di cui sono certe al 100% del rientro”. Per Gaetani “all’estero non fanno così, è un problema tutto italiano ed è un errore non premiare l’idea, così si ferma lo sviluppo e si ingabbia l’economia”. L’imprenditore racalino individua poi un’altra anomalia nelle differenze dei rating tra banca e banca. In pratica “se cambi istituto cambia anche il tuo livello di affidabilità… possibile mai? Con i rating voluti da Basilea 2 in pratica fanno come gli pare”. Infine Gaetani torna sulla necessità di una stretta connessione tra e imprese e banche che scommettano su di loro: “Un po’ come accaduto per il mio gruppo che si sta espandendo anche grazie alla cooperazione con due istituti come Banca Intesa e Monte dei Paschi di Siena che hanno compreso l’importanza di spalleggiare gli imprenditori e sostenerne le idee”.
ANTONIO GIANNUZZI, “CHATEAU D’AX”
Antonio Giannuzzi di Chateau d’Ax di Maglie, sottolinea come “le banche si nascondono dietro i famosi rating e anche i tassi non sono più quelli di una volta, sempre se e quando concedono qualcosa”. Per Giannuzzi “non solo la stretta alle imprese ma anche e soprattutto quella del credito immobiliaree ha rallentato l’economia. Anche se, pare, le cose stiano cambiando perché le banche avrebbero eccesso di liquidità da far girare. Concedono credito solo a chi da garanzie assolute di restituzione ma almeno girano un po’ di euro…”. Altro punto dolente secondo l’imprenditore magliese è che “i direttori di banca rischiano di passare per dei passacarte perché tutto viene deciso nei consigli direttivi che sono lontani anni luce dal territorio e dalle sue esigenze”.
FERDINANDO CATINO, “FEPA INFISSI”
Ferdinando Catino della Fepa Infissi di Ugento spiega di essere “correntista da più di trent’anni e di non aver mai avuto particolari problemi con le banche. Anzi ho sempre trovato disponibilità e quando ce n’è stato bisogno sono anche stato consigliato nel modo giusto. È vero però che le cose oggi sono un po’ cambiate. Mi è capitato per esempio che alcuni clienti anche con le giuste garanzie si sono visti rifiutare crediti anche di appena 2-3mila euro e questo ovviamente blocca l’economia”. Un atteggiamento maggiormente votato alla ristrettezza, secondo Catino “è anche comprensibile visto il momento particolare che stiamo vivendo. Penso però che sia anche conseguenza del comportamento poco limpido di alcuni imprenditori che ci hanno marciato. Se da una parte, quindi, le banche dovrebbero essere meno rigide, dall’altra taluni imprenditori dovrebbero essere più corretti”.
Approfondimenti
L’affascinante storia delle farmacie di Tricase
I miei sguardi erano attirati da un contenitore di vetro dove, in bella vista, c’erano dei cioccolatini, involti in carta stagnola di tanti colori, che mi facevano venire l’acquolina in bocca. Mia madre, con pazienza, mi doveva ogni volta ricordare che erano dei lassativi…
di Ercole Morciano
Le “storiche” farmacie di Tricase, antenate di quelle odierne, compresa l’ultima istituita in via Olimpica, erano entrambe ubicate nel centro antico del paese.
Molti della mia età le ricordano unitamente ai farmacisti che ne erano i proprietari: quella del dott. Spiridione Barbara, nella ex via Municipio, ora via Toma, dove vi è un’erboristeria e quella del dott. Salvatore Minerva, in piazza Vittorio Emanuele, ora Pisanelli, dove si vendono bevande.
Ai farmacisti si dava, all’antica, il “don” come segno di rispetto: così ci avevano insegnato e noi ragazzini – negli anni ’50 e ’60 – senza pensarci, continuavamo la tradizione.
Don Toto era altissimo – da piccolo lo vedevo così – sempre col camice bianco, col capo un po’ inclinato, il baffo curato e il volto in genere sorridente.
Don Spiridione lo ricordo più basso, anch’egli con la testa un po’ piegata e spesso corrucciato: così mi sembrava; anche la sua voce, la percepivo come stizzosa e – ricordo – mi incuteva un po’ di timore; ma don Spiridione era in fondo una persona buonissima.
Entrando nella sua farmacia, i miei sguardi erano attirati da un contenitore di vetro dove, in bella vista, c’erano dei cioccolatini, involti in carta stagnola di tanti colori, che mi facevano venire l’acquolina in bocca.
Mia madre, con pazienza, mi doveva ogni volta ricordare che erano dei lassativi – ed era vero – e questo metteva le cose a posto perché ti faceva passare la voglia.
NEL NOVECENTO
Erano tempi, per noi ragazzini, molto duri: ogni anno, a fine primavera, toccava a molti un purgante che poteva essere una orribile bevanda pungente ed effervescente, oppure olio di ricino (in entrambi i casi, se non ti chiudevi il naso non potevi ingoiare).
Per chiudere con i ricordi legati alle farmacie della mia fanciullezza, una curiosità: riguardo agli aiutanti dei farmacisti i temperamenti si invertivano. L’aiutante di don Spiridione, Vito Corciulo, indossava un camice nero e lo ricordo gentile, sorridente; a me sembrava timido e un po’ preoccupato; l’aiutante di don Toto, Vito Scorrano, indossava un camice bianco, e lo ricordo molto serio in volto; parlava con un eloquio chiaro e possente che sembrava non ammettere repliche.
Le due farmacie, Barbara e Minerva, esistevano sicuramente nel 1912: risulta che nel mese di dicembre i medicinali ai poveri di Tricase furono dati “dal chimico-farmacista Salvatore Minerva e dall’altro farmacista Spiridione Barbara”.
Originario di Alessano, Barbara si era laureato a Napoli nel 1910 e poco dopo aprì la farmacia a Tricase dove si trasferì e formò la sua famiglia.
Salvatore Minerva era di antica famiglia tricasina: anch’egli si era laureato presso l’Università di Napoli e, annesso alla farmacia, aveva un laboratorio di analisi chimiche, come vi era scritto con eleganti caratteri sul vetro della porta d’ingresso.
I farmacisti Barbara e Minerva si distinsero nei periodi della triste miseria quando si pagarono a prezzo di costo, o dilazionati nel tempo, i farmaci acquistati dalla Conferenza di S. Vincenzo de’ Paoli per i poveri.
Entrambi si impegnarono anche in ambito civile: il dott. Barbara fu eletto sindaco di Tricase più volte e il dott. Minerva fu, per parecchi lustri, ispettore onorario ai monumenti.
NEL CINQUECENTO
Le notizie più antiche riguardanti i farmacisti di Tricase risalgono alla fine del Cinquecento.
Il loro nome ufficiale era “aromatari” e, per legge, non potevano essere anche medici (fisici o cerusici) per evitare conflitti d’interesse; gli aromatari cinquecenteschi erano Domenico Musca e Francesco Mecchi.
Nelle loro botteghe, non solo si preparavano e si vendevano i medicinali ma, specie in quella del Musca, si rogavano atti notarili o si riuniva l’università, il consiglio comunale di allora.
Entrambi appartenevano a note famiglie tricasine: i Mecchi erano una famiglia storica, vi è un altare di loro patronato e col loro blasone nella chiesa di San Domenico, mentre ai Musca apparteneva Domenico, lo scultore che ha firmato il fonte battesimale della chiesa madre, suo capolavoro scolpito nel 1547.
NELL’OTTOCENTO
Dal bilancio del 1866 della Congregazione di Carità di Tricase apprendiamo che vi erano a Tricase due farmacie e i farmacisti erano Antonio Legari e Michele Aprile: “Per i medicinali somministrati ai vari poveri” ebbero rispettivamente £. 102 e £. 68.
NEL SETTECENTO
La notizia più completa ci viene però dalle carte dei Domenicani di Tricase: essi nel 1730 avevano, nei locali del convento, una spezieria o spettiaria (speziale era il farmacista nel ’700) di medicinali che affittarono a Giovanni Andrea Longo di Andrano per l’importo annuo di 20 ducati.
Il contratto prevedeva che fossero date gratis tutte le medicine che i medici avessero prescritto “alli religiosi di famiglia di detto monastero”.
La stessa farmacia, nel triennio precedente, era stata affittata a Giovanni Battista Stendardo e, dall’atto di locazione, apprendiamo che vi erano 246 tipi di medicinali.
Dalla medesima fonte ci è pervenuto anche un parziale, ma interessante elenco di ordigni necessari alla preparazione delle medicine, che riporto integralmente nel linguaggio d’epoca: «2 bilance, due sedazzi (filtri) uno di seta e l’altro di pelo, una grattacaso (grattugia) piccola, fuselli e mezzi fuselli, lancelle, sottocoppe, mortai di diverse grandezze, una ciarla (contenitore) [di cristallo] di Boemia, storte di vetro, lambicchi di vetro e di rame, caraffoni (bottiglie col manico) grandi e piccoli, ecc.»
Approfondimenti
Il presidente Vadrucci della Camera di Commercio fra passato e futuro
Sono stati tre anni faticosi ma esaltanti. E soprattutto sono stati tre anni fatti insieme: io, il Segretario Generale, Francesco De Giorgio, la struttura camerale e, soprattutto, la Giunta e il Consiglio della Camera di Commercio di Lecce. Uscivamo da un periodo di pandemia che aveva provocato molti problemi al mondo produttivo salentino…
INTERVISTA ESCLUSIVA
di Giuseppe Cerfeda
Lei è presidente della Camera di Commercio di Lecce da tre anni. Vuole fare un primo bilancio di questa esperienza?
«Sono stati tre anni faticosi ma esaltanti. E soprattutto sono stati tre anni fatti insieme: io, il Segretario Generale, Francesco De Giorgio, la struttura camerale e, soprattutto, la Giunta e il Consiglio della Camera di Commercio di Lecce. Uscivamo da un periodo di pandemia che aveva provocato molti problemi al mondo produttivo salentino.
Le imprese della nostra provincia hanno avuto in questi tre anni la forza di credere nelle loro idee, di riprendere la produzione, di guardare avanti, cercando di utilizzare l’innovazione tecnologica e le possibilità che la Camera di Commercio, come casa delle imprese, ha messo loro a disposizione.
Insieme alle Associazioni di categoria che compongono gli organi camerali, abbiamo trovato la possibilità di sostenere questa volontà di ripartire. Vorrei ricordare una iniziativa per tutte: abbiamo trovato nelle pieghe del bilancio un milione di euro per aiutare le imprese salentine a far fronte agli aumenti del costo dell’energia, causa delle situazioni penalizzanti per la nostra economia e le nostre aziende.
In questo modo abbiamo aiutato il mondo produttivo salentino a ripartire senza troppi costi aggiuntivi che avrebbero potuto mettere a terra numerose attività».
Qual è lo stato attuale del tessuto economico e sociale della nostra provincia?
«Stiamo ancora lavorando con tutti gli imprenditori per cercare di emergere in un contesto che sconta un lungo momento negativo in campo nazionale e internazionale.
La globalizzazione ha lasciato uno strascico pesante per il nostro tessuto produttivo, perché le attività per le quali una volta eravamo in grande evidenza, tessile e abbigliamento, calzaturiero e manufatturiero di qualità, una volta portate in Paesi a più bassi costi, non sono ancora rientrate nel nostro ambito.
Ci siamo quindi dovuti reinventare le produzioni, puntando sui marchi e sulla qualità.
Per fortuna alcune aziende leader sono riuscite a ripartire con queste nuove direttrici di sviluppo, ma la condizione internazionale non è particolarmente favorevole.
Cominciamo a sentire l’affanno dei costi della transizione verso la sostenibilità, richiesta dalle norme europee.
I costi di guerra, in un Mediterraneo sempre più centrale come scacchiere senza pace, non aiutano lo sviluppo dei commerci e delle transazioni. Contemporaneamente i cambiamenti climatici stanno stressando la nostra agricoltura, che pure continua ad avere prodotti di grande pregio. La Xylella ha lasciato danni dappertutto.
Ma ci sono anche iniziative che guardano all’innovazione tecnologica. I giovani, prima di decidere di scappare in altri paesi, investono energie e voglia di fare, qui, sul territorio salentino.
La Camera di Commercio di Lecce cerca di cogliere ogni occasione per agevolare queste iniziative nuove, aiutando al contempo le aziende tradizionali ad evolversi verso traguardi internazionali, sfruttando le risorse che la Regione e Governo, con ZES Unica e Fondi di coesione e le norme europee del PNRR, mettono a disposizione.
Lavoriamo ogni giorno in questa direzione, contando anche sul favore che il brand “Salento” ha acquisito in campo nazionale e internazionale, supportato dall’appeal turistico e culturale. Siamo a disposizione, insieme alle altre Istituzioni locali, del mondo economico salentino.
Non dobbiamo rallentare e sono fiducioso che riusciremo a far aumentare la velocità all’economia del Salento».
Se dovesse indicare pregi e difetti del mondo economico salentino?
«Pregi e difetti non sono sempre uguali. Non sono tra quelli che dicono che ci sono difetti caratteriali nei nostri imprenditori. Ormai viviamo in un mondo globalizzato e sappiamo quello che possiamo e non possiamo fare.
Un fattore molto penalizzante è il decentramento geografico della nostra terra, rispetto ai mercati europei di riferimento. Scontiamo da sempre – in questo periodo ancora di più – una marginalità nei trasporti che rende più difficoltosa la nostra penetrazione sui mercati internazionali. Le strutture e le infrastrutture dovrebbero aiutarci a cambiare le cose, ma ci vuole anche una nuova politica industriale che faccia del Mediterraneo un punto di riferimento industriale e commerciale diverso, evitando che si “infiammi” in quelle guerre che ne stanno riducendo l’importanza geopolitica e commerciale.
Nel frattempo, la caparbietà, che è uno dei pregi della nostra classe imprenditoriale, deve essere ancora più efficace per resistere e trovare strade alternative per le produzioni del nostro territorio. Le Istituzioni, però, devono eliminare gli ostacoli che ancora si frappongono.
La Camera di Commercio diventa così anello di collegamento e cerniera con le Istituzioni, per mettere in pratica norme e percorsi al servizio dell’imprenditoria locale, riducendo la burocrazia e favorendo la spinta che gli imprenditori più avveduti cercano attraverso l’innovazione tecnologica e le nuove tecniche produttive.
Non è facile, ma ci impegniamo tutti in questa direzione».
Lei è del sud Salento e non ha mai nascosto la sua attenzione verso quella porzione di territorio, sforzandosi perché non venga snobbata com’è accaduto per tanti anni. L’adeguamento della SS. 275 ne è l’esempio lampante…
«Forse siamo arrivati al punto in cui, anche per la 275, non si possono fare più passi indietro. La strada che porta a Santa Maria di Leuca, fondamentale per lo sviluppo del sud Salento, dovrà presto essere una realtà.
E questo grazie all’impegno di tanta parte della comunità di quei territori, anche se abbiamo dovuto piangere troppi morti. Abbiamo aggiunto la nostra opera a quella di tante istituzioni, associazioni e cittadini del basso Salento.
Ma non dobbiamo fermarci perché altre infrastrutture hanno bisogno della nostra attenzione e del nostro impegno per proiettarci nel futuro».
Siamo a Natale. La Confartigianato ha fatto appello per comprare prodotti salentini: vuole aggiungere il suo di appello?
«La Confartigianato – di cui mi onoro di far parte – è sempre stata molto sensibile a questo problema. Impegnarci a privilegiare negli acquisti prodotti e oggetti che vengono dalle nostre aziende, è il modo più intelligente di sostenere la nostra economia e di fare un buon affare.
Anche perché i prodotti del lavoro delle nostre operaie e dei nostri artigiani, le eccellenze delle nostre terre non sono secondi a nessuno.
Lo sanno anche fuori dal Salento, tanto che le nostre aziende più attrezzate stanno rispondendo con l’e-commerce, alle richieste che vengono dagli acquirenti nazionali ed esteri.
Segno che abbiamo conquistato il cuore, la mente e… il palato di tanta gente».
Ancora due anni per terminare questo primo mandato. Pensa che ce ne sarà un secondo, per lei, come Presidente della Camera di Commercio di Lecce?
«Per adesso c’è tanto lavoro da fare per cercare di raccogliere i frutti delle idee e del lavoro che, con la Giunta e il Consiglio camerale, abbiamo introdotto per aiutare la transizione del mondo produttivo salentino.
Ci sono veramente tante idee, che cerchiamo di arricchire di risorse per poterle realizzare.
È questo il nostro primo obiettivo, da raggiungere anche attraverso le relazioni che ho incominciato ad intraprendere con il resto del mondo produttivo italiano, grazie al mio ruolo di vice presidente nazionale di Unioncamere.
Il resto lo decideranno soprattutto i rappresentanti delle varie categorie produttive.
Io sono al servizio, insieme alle strutture camerali, delle imprese del nostro territorio».
Approfondimenti
AQP: anche a Natale offre un servizio che fa acqua da tutte le parti
Questa notte anche casa mia è venuto Babbo Natale. A dire il vero non l’ho visto, ma mi ha fatto trovare, nella buca delle lettere, verso le 18, una lettera dell’AQP che non conteneva gli auguri di Natale.
Questa notte anche casa mia è venuto Babbo Natale.
A dire il vero non l’ho visto, ma mi ha fatto trovare, nella buca delle lettere, verso le 18, una lettera dell’AQP che non conteneva gli auguri di Natale.
Tutti noi sappiamo quanto sia importante preservare e non sprecare l’acqua, in questo periodo poi, in cui ce la menano in tutte le salse che “siamo in riserva”, bisognerebbe essere più accorti e attenti. E va bene!
Ebbene, dicevo, Babbo Natale Aqp, che non so se viaggia con le renne, con la scia luminosa o con gli elfi al seguito, è comparso di persona, personalmente, con un corriere privato e personale e mi ha fatto regalo (recapitato) di un plico contenete una fattura in cui mi si intima di pagarla entro il 24 novembre 2024!!!
Ci ho riflettuto un attimo prima di imbarcarmi sulla mia DMC12”, la famosa DeLorean, del film “Ritorno al Futuro”, poi convinto di non poter rivaleggiare con la proverbiale correttezza e precisione dei vertici e affini dell’AQP, ho lottato, insistito, battagliato, sono salito sull’auto, fino a quando non mi sono reso conto che la macchina non partiva: Marty con un ghigno beffardo mi sorrideva e lo scienziato matto mi ripeteva stare tranquillo che il pazzo non ero io.
E’ vero i servizi dell’Aqp, da quando ne ho memoria, non hanno mai brillato, ricordo ancora quando d’estate lamentai lo scarso getto d’acqua che non ci permetteva di fare nulla in casa: si presentarono dei dipendenti AQP, alle 7 del mattino, per verificare che il flusso raggiungesse la portata minima obbligatoria per contratto, e vennero coscienti all’alba quando a quell’ora il mondo intero dormiva e… indovinate un po’? La portata minima era garantita. Geniali.
Oggi mi chiedono, con garbo, la notte di Natale, quando siamo tutti più buoni ed inclini al perdono, di tornare indietro nel tempo, anche solo di un mese per pagare una bolletta sputata fuori da chissà quale pazzo e incontrollato sistema; con creanza, in questa Magica notte, mi postulano, che potrebbero esserci delle correzioni di prezzo, per eccesso, per ritardo nel momento del pagamento; mi mendicano, con grazia, legata alla notte dell’avvento, che “i pagamenti delle bollette precedenti sono regolari, salvo ulteriori verifiche (!)”.
Non so se questa mia raggiungerà mai i vertici o colori i quali vengono da noi profumatamente pagati per fornirci un servizio (chiamiamolo tale) che, a proposito di liquidi, fa acqua da tutte le parti.
Non so se e quando dovremo aspettare per ricevere un minimo di attenzione e quando potremo difenderci adegutamente da queste assurdità che, complice il Natale, spesso vengono perdonate.
Io mi sono portato avanti: poiché ero ancora in tempo, mancavano poche ore al Natale, ho affidato nelle mani sicure del vero Babbo Natale la mia letterina indirizzata ai responsabili dell’acquedotto pugliese, hai visto mai che magari proprio nell’aprire e leggere le letterine nella Santa Notte possano esaudire i miei sogni?
Quali sono? Quelli di ricevere un servizio degno di questo nome e vedere recapitate le fatture almeno qualche giorno prima che scadano! A Natale puoi…
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