Attualità
In ricordo di Vittorio Aymone
Presto sarà svelato il manufatto artistico da collocare sulla facciata del palazzo di famiglia in Largo Sant’Angelo a Tricase, dove l’avvocato era nato nel dicembre 1920

di Hervé Cavallera
È certamente una buona usanza quella di ricordare attraverso epigrafi o altri manufatti, presso la casa di nascita o di famiglia, personaggi illustri della propria città.
Ciò non solo costituisce un segno d’affetto e rispetto nei confronti di illustri concittadini, ma al tempo stesso stimola l’interesse delle giovani generazioni.
Viviamo del resto in un tempo in cui sembra prevalere, attraverso i social e tant’altro, una “distrazione di massa”, favorita dallo sviluppo della comunicazione tecnologica che indubbiamente ha i suoi pregi, ma che tende più ad insistere sull’immediato, lasciando molte volte alla corrosione del tempo i nomi e le opere di coloro che hanno contribuito positivamente alla affermazione di una comunità o di un territorio.
Di qui il bisogno della memoria per così dire “materiale” dei personaggi del passato in modo che essi possano continuare ad essere di sprone per i più giovani.
Il ricordo delle persone che si sono illustrate positivamente nei vari campi del sapere e che sono state determinanti per la crescita culturale e morale è, infatti, insostituibile per lo sviluppo di una civiltà.
E tra i tanti suoi personaggi illustri Tricase può vantare la figura dell’avv. Vittorio Aymone (15 dicembre 1920- 22 gennaio 2010), di antica famiglia più volte segnalatasi nel tempo.
A Tricase egli trascorse la fanciullezza e come ebbe a dire, nel marzo 2005 a Lecce, in occasione del conferimento della cittadinanza onoraria, «Tricase mi ha inculcato la passione per la giustizia e l’oratoria forense.
Perché Tricase è la patria di Giuseppe Pisanelli, un miracolo di scienza e di virtù civiche – Amor di Patria e Religione della Libertà – che, in una vita segnata dalle persecuzioni politiche e dall’esilio, seppe integrare le doti elargitegli dalla natura con una preparazione eccezionale atta a consentirgli di dominare tutti i vari campi in cui si articola ciò che comunemente è inteso con l’espressione “diritto”».
Dopo aver conseguito la maturità classica al liceo “Palmieri” di Lecce, Aymone si iscrisse alla Facoltà di Giurisprudenza di Roma.
All’Università di Roma Vittorio Aymone ebbe tra i suoi maestri i grandi giuristi del tempo come Arturo Rocco, Pietro De Francisci e Santi Romano e si laureò con Filippo Vassalli nel 1942.
Di formazione liberale, fu eletto nel 1951, nel collegio di Tricase, consigliere provinciale e divenne assessore alla cultura sino al 1956, favorendo sia la realizzazione della litoranea da Tricase a Leuca sia la nascita dell’Università di Lecce.
LA GRANDE TRADIZIONE FORENSE LECCESE
A Lecce, che vantava con Francesco Rubichi, Michele De Pietro, Leonida Flascassovitti, Antonio Dell’Abate, Oronzo Massari e tanti altri una grande tradizione forense, si segnalò da subito tra i grandi avvocati e ricoprì numerose e importanti cariche nell’Ordine, ricevendo in tutta Italia la stima di grandi colleghi come Giovanni Leone e Alfredo De Marsico oltre che rilevanti premi.
Per un profilo della sua complessa attività rinvio in questa sede alla “voce” che ne ho fatto in Avvocati e Giuristi illustri salentini dal XVI al XX secolo, a cura di A. Conte, S. Limoncelli, S. Vinci, Lecce 2014, pp. 33-35, e per i suoi scritti a Vittorio Aymone prestigioso erede e originale protagonista degli avvocati di Lecce, a cura di P. Corleto e V. Messa, Milano 2007.
Pur abitando a Lecce, i rapporti con Tricase non cessarono e chi scrive gli conferì, nel 1987, il “Premio Città di Tricase”.
Nel 1999 Aymone ricevette la cittadinanza onoraria dal Comune di Tricase e nel 2005 quella di Lecce.
Negli ultimi anni della sua vita più volte, in incontri a Lecce, lo invitai a scrivere una autobiografia e finalmente egli decise che più che scriverla, avendo ormai un’età avanzata e poco tempo disponibile, avrebbe risposto alle domande da me preparate sì da ottenere una ricostruzione della sua vita e del contesto in cui era vissuto.
Ma il tempo mancò e ricordo con malinconia una sua telefonata pochi giorni prima della sua scomparsa.
IL RICONOSCIMENTO DI LECCE
Lecce poco dopo il suo decesso intitolò a suo nome la piazza ove è la dimora che egli abitava e l’Università ha istituito la Scuola di Specializzazione per le Professioni Legali «Vittorio Aymone»; sempre all’illustre tricasino è stata intitolata l’Aula magna della Corte d’Appello di Lecce e nel 2016 è stata inaugurata la Fondazione dell’Avvocatura Leccese Vittorio Aymone.
E TRICASE?
Rispetto a Lecce, Tricase ha fatto non molto.
E di tale carenza non pochi cittadini hanno sentito il peso.
Così nel marzo del 2023 si è costituito un comitato promotore composto da vari tricasini, con l’intento di procedere alla realizzazione di un manufatto artistico su Aymone da collocare sulla facciata del palazzo di famiglia dove l’avvocato era nato, palazzo sito in Largo Sant’Angelo. È stato subito eletto un consiglio direttivo nelle persone di Hervé Cavallera, presidente; Ercole Morciano, vicepresidente; Francesco Colangiulo, segretario; Antonio Chiuri, tesoriere.
Successivamente è stato incaricato il pittore e scultore Vito Antonio Guglielmo, che ha già realizzato a Tricase l’epigrafe per l’on. avv. Antonio Dell’Abate, di eseguire il manufatto.
Umani casi dell’esistenza hanno rallentato l’esecuzione del progetto, finalmente però giunto a termine, e si avvicina il momento in cui si conta di portare a termine quanto auspicato e di questo si intende avvisare per tempo i concittadini.
Celebrare i grandi del passato, più o meno recente, è in verità un dovere a cui non bisogna mai sottrarsi ed è anche un modo per conoscere la propria terra, divenendo consapevoli che occorre essere dei buoni “allievi” di tanti illustri maestri.
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Attualità
Il Venerdì Santo e il Coro delle Pie Donne a Ruffano

A Ruffano, i Riti della Settimana Santa hanno origini antichissime e rappresentano un intreccio di fede, storia e tradizione che raggiunge il suo apice nel Venerdì Santo con la Solenne Processione. I confratelli incappucciati, coronati di spine, scalzi e con i simboli della penitenza: le discipline e le pisare. Lungo le strade del paese risuonano degli antichi Inni composti per le Confraternite ruffanesi. Il più struggente e solenne è “O genti che passate”, un lamento che accompagna la processione di Gesù Morto e che scuote gli animi di chi lo ascolta.
A intonarlo insieme alla banda è il grande “Coro delle Pie Donne”, oltre 100 voci femminili che custodiscono e tramandano una tradizione secolare. Vestite di nero, con il capo velato in segno di lutto, non solo narrano la Passione di Cristo, ma si fanno eco di un dolore universale, dando voce alle sofferenze del mondo. In origine, ogni Confraternita aveva il proprio coro, poi unificato per rendere questa esecuzione ancora più potente e corale.
Per molti anni, queste donne non hanno avuto piena consapevolezza di essere le custodi di un’antichissima tradizione orale. Cantavano perché così si era sempre fatto, senza sapere di tramandare un patrimonio culturale unico. È un’usanza antica, autentica, che ha resistito ai cambiamenti e oggi si rinnova grazie alla partecipazione sempre più sentita delle nuove generazioni. Ancora oggi, infatti, il coro è un simbolo identitario di Ruffano, unico nella sua storicità e profondamente radicato nella comunità. Qui non si tratta di una semplice esecuzione, ma di un canto dell’anima, tramandato di madre in figlia, che continua a rendere il Venerdì Santo un momento di intensa e irripetibile suggestione.
Il coro delle donne è il protagonista soprattutto dell’inizio e della conclusione della processione, quando l’Addolorata ritrova il figlio morto e quando dovrà dara l’ultimo saluto. Un momento struggente e di grande preghiera grazie al canto eseguito insieme alla banda.
Venerdi Santo – 18 aprile
ore 21:30 partenza dell’Addolorata dalla Chiesa di San Francesco in Piazza Libertà.
Accoglienza del CRISTO MORTO in Piazza Nazario Sauro. Esecuzione dell’Inno dalle Pie Donne e inizio della Solenne Processione.
Al rientro (mezzanotte circa), sosta in Chiesa Madre con predicazione e Benedizione Solenne. Segue il tradizionale “Saluto” tra il Cristo e la Vergine e rientro dei simulacri nelle proprie Confraternite.
Attualità
Cimitero di Tuglie, scoppia la polemica
Il consigliere Lorenzo Longo attacca l’amministrazione sull’ampliamento. Dopo il Consiglio Comunale il Movimento 5 Stelle denuncia: «Gravissimo l’atteggiamento del Segretario». La sindaca Silvia Romano: «Riflessioni da Azzeccacarbugli. Il Segretario ha solo rimarcato la contraddittorietà delle affermazioni del consigliere»

di Giuseppe Cerfeda
Dopo il consiglio comunale infuocato del 4 aprile scorso e il comizio in Piazza Garibaldi, il Movimento 5 Stelle e il gruppo consiliare Viviamo Tuglie denunciano «quanto accaduto nell’ultima assise», con particolare riferimento alla vicenda del cimitero comunale.
«Durante la discussione sull’ampliamento del cimitero», ha spiegato il capogruppo del M5S, Lorenzo Longo, «abbiamo segnalato che il nuovo campo di inumazione è stato realizzato a soli 20-25 metri dalle abitazioni, contrariamente ai pareri espressi dall’ASL sia nel 2013 che nel 2016, in cui si imponeva una distanza minima di 50 metri dal centro abitato. Ci siamo limitati a chiedere la verifica della legittimità delle delibere approvate, ma il Segretario comunale, invece di mantenere un atteggiamento tecnico e super partes, si è inspiegabilmente alterato, arrivando a pronunciare una frase tanto sconcertante quanto grave: “Ah, quindi state cercando di coprire qualcuno?”».
«Una frase», continua Longo, «che ci ha profondamente colpiti e che riteniamo del tutto inaccettabile. Non solo perché infondata ma soprattutto, perché detta da chi dovrebbe garantire il corretto svolgimento dei lavori consiliari in maniera neutrale e istituzionale. Siamo stati offesi e delegittimati davanti all’intero consiglio comunale e alla cittadinanza, e per questo motivo ci vediamo costretti a scrivere formalmente alle autorità preposte per segnalare quanto accaduto e chiedere verifiche approfondite su tutta la vicenda».
Nel corso del comizio pubblico in Piazza Garibaldi, il consigliere regionale del M5S, Cristian Casili ha inoltre evidenziato «gravi responsabilità dell’amministrazione comunale in merito al Piano Generale di Bonifica», sottolineando come il Comune non abbia «adottato gli atti necessari per richiedere l’esclusione delle particelle non servite dal tributo 630. Una grave mancanza che ha comportato, per molti cittadini, l’obbligo di pagare un contributo ingiusto, a differenza di quanto già ottenuto da altri Comuni della provincia di Lecce».
«Da mesi denunciamo l’inerzia del Comune su questo fronte», hanno concluso i consiglieri del gruppo ViviAmo Tuglie, «e non accettiamo che si provi ancora a scaricare la responsabilità sul Movimento 5 Stelle Regionale. La verità è che l’amministrazione, dal 2012 a oggi, non ha mai fatto nulla di concreto, e oggi i cittadini ne pagano le conseguenze».
Il Gruppo Consiliare insieme al Consigliere regionale Casili annunciano nuove iniziative nelle prossime settimane e garantiscono che non abbasseranno la guardia: «Continueremo a fare opposizione seria e costruttiva, senza sconti a nessuno. Dalla parte dei cittadini, sempre».
LA SINDACA: «COMMEDIA DEGLI EQUIVOCI»
Da noi sollecitata non tarda ad arrivare la replica della sindaca Silvia Romano.
«Longo non perde l’abitudine di inciampare, e farsi male, sulla realtà dei fatti», attacca la prima cittadina, «ancora una volta cade nelle sue riflessioni da “Azzecagarbugli” scagliate contro l’amministrazione comunale».
La sindaca passa poi ad elencare la sua versione dei fatti: «All’inizio della seduta del consiglio comunale del 4 aprile esordisce con la pretestuosa ed infondata denuncia di una fantasiosa illegittimità della convocazione della seduta consiliare in quanto effettuata, a suo dire, oltre il limite massimo di tre mesi, invocando una norma del Tuel che nulla c’entrava con la sua accusa. Forse turbato e risentito dalla figuraccia appena rimediata, non contento, con la sua tipica teatralità da novecentesco avanspettacolo, pronuncia in sede di consiglio: la cosa più grave è che il campo di inumazione è stato realizzato dentro una fascia di rispetto cimiteriale, violando il limite dei 50 metri dal centro abitato! Poi invita il segretario comunale a verificare la legittimità degli atti».
«Il segretario fa notare che la sua affermazione conteneva una contraddizione in termini», prosegue la sindaca, «poiché i campi di inumazione stanno all’interno dell’area cimiteriale, mentre la fascia di rispetto è sempre esterna al cimitero determinando un vincolo di inedificabilità assoluta».
«Longo», prosegue non risparmiando un certo sarcasmo, «in stato confusionale, riafferma: “il campo di inumazione sta attaccato ai terreni ed alle case di privati”, facendo intendere che ci potessero essere costruzioni all’interno della fascia di rispetto di contorno al cimitero, con possibile violazione di legge. Invita, ulteriormente, invocando il buon senso, il segretario a mettersi “nei panni di chi abita lì”, virando su un piano diverso dalla legalità. A tali illazioni il segretario chiede: “Ah quindi sta cercando di coprire, forse, qualche…”. In tal modo il segretario con fermezza rimarca la contraddittorietà delle affermazioni del consigliere Longo e, soprattutto, la prevalenza dell’interesse pubblico alla realizzazione del campo di inumazione rispetto ad eventuali interessi di privati».
Secondo la sindaca Romano «il consigliere Longo trafitto da tutti si perde nelle sue infinite contraddizioni di natura politica e giuridica. In un suo post parla di una “distanza del campo di inumazione a soli 20 – 25 metri dalle abitazioni”, dichiarazione mai pronunciata durante la seduta del consiglio comunale! Altra confusione derivante da una scarsa conoscenza dell’aritmetica e della geometria».
«Delle due l’una», tira le somme, «chi dice bugie? Stiano attenti i cittadini delle acrobazie di verità del consigliere Longo e dalle sue pretese di ergersi sempre a mo’ di paladino della verità».
«A questo punto», conclude Silvia Romano, «non ci resta che invitare tutti i cittadini, qualora ce ne fosse ancora bisogno, a leggere il resoconto della registrazione riguardante l’argomento».
Attualità
Poste finalmente pronte a ricostruire la sede centrale di Tricase
Un anno dopo la bomba, la comunicazione al sindaco De Donno: “Terminate le operazioni propedeutiche. I lavori richiederanno cento giorni”

di Lor. Zito
Il prossimo giovedì sarà trascorso un intero anno dal furto con esplosione messo in atto presso l’ufficio postale centrale di Tricase, in piazza Cappuccini.
Da allora, quasi 365 giorni dopo, l’edificio appare ancora transennato e pericolante, ed i lavori per il suo recupero non sono partiti.
Abbiamo sollecitato Poste Italiane, richiedendo informazioni a riguardo. Informazioni che la cittadinanza, a sua volta, reclama a gran voce (anche bussando alla porta della nostra Redazione), nella spasmodica attesa di un ritorno alla normalità.
La scorsa estate su piazza Cappuccini, proprio alle spalle della sede oggetto di furto, Poste Italiane ha collocato un container mobile, quale sede temporanea utile a garantire la continuità del servizio dopo il danno patito.
Va da sé che, sino al ritorno in funzione dell’edificio originario, si tratta di una soluzione tampone, che spesso porta in dote disagi per l’utenza che vi si interfaccia.
E’ il sindaco di Tricase Antonio De Donno a restituirci informazioni sugli sviluppi in corso, alla luce di una comunicazione in queste ore giuntagli direttamente dal direttore della filiale: anche da Palazzo Gallone erano pervenute sollecitazioni sul tema.
“Poste Italiane ci ha comunicato la conclusione delle procedure propedeutiche all’avvio dei lavori, scusandosi per la loro procrastinazione“, spiega il primo cittadino. “Il ritardo, ci viene spiegato, è dovuto al fatto che le attività di verifica statica dell’edificio da recuperare sono state complesse e delicate, ed hanno richiesto molto tempo“.
“Non c’è ancora una data certa per la riapertura della sede“, aggiunge De Donno, “ma Poste Italiane ci ha indicato la durata prevista per l’intervento: dal giorno del loro inizio, i lavori richiederanno circa cento giorni per essere portati a termine“.
Non viene specificata una data di apertura del cantiere. Alla luce di quanto sin qui descritto, è lecito attendersela a stretto giro.
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