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Attualità

La giornata internazionale della donna

Dalla storia alla mimosa: curiosità che spesso ignoriamo sulla ricorrenza dell’8 marzo

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Ogni anno, l’8 marzo ricorre la Giornata Internazionale della Donna: perché si celebra? Comunemente chiamata Festa della Donna, questa ricorrenza internazionale è l’occasione per ricordare le conquiste sociali, politiche ed economiche e riflettere sui passi ancora da compiere per raggiungere la completa parità di genere.


La Festa della Donna è infatti un’occasione per rafforzare la lotta contro le violenze e le discriminazioni di cui le donne sono ancora oggetto in molte parti del mondo. È molto diffusa l’idea che la Giornata Internazionale della Donna sia nata in memoria delle operaie morte nel rogo della fantomatica fabbrica Cotton di New York: si tratta in realtà di una leggenda divulgata nel dopoguerra e basata su un fatto realmente accaduto, l’incendio della fabbrica di camicie Triangle del 1911 in cui morirono 123 donne.


La vera storia della Festa della Donna


La Festa della Donna ha però origini diverse: l’iniziativa di celebrare una giornata internazionale della donna venne presa per la prima volta nel febbraio del 1909 negli Stati Uniti dal Partito Socialista americano, in occasione di una grande manifestazione in favore del diritto delle donne al voto. L’anno seguente, nel 1910, l’iniziativa venne accolta nell’ambito della Conferenza internazionale delle donne socialiste.


I singoli Paesi celebrarono la festa in giorni diversi fino al 1921 quando, durante la Seconda conferenza delle donne comuniste a Mosca, venne confermata come unica data l’8 marzo. La scelta venne compiuta in ricordo della manifestazione delle donne contro lo zarismo avvenuta l’8 marzo del 1917 a San Pietroburgo.


In Italia la Festa della Donna iniziò a essere celebrata nel 1922 per iniziativa del Partito Comunista ma acquisì maggiore importanza nel 1945, quando l’Unione Donne (formata da donne del PCI, PSI, Partito d’Azione, Sinistra Cristiana e Democrazia del Lavoro) celebrò la ricorrenza nelle zone dell’Italia già liberate dal fascismo.


L’8 marzo del 1946 per la prima volta la Festa della Donna venne celebrata in tutta l’Italia e la mimosa, che fiorisce proprio nei primi giorni di marzo, venne scelta come simbolo della ricorrenza.


Dal 1977, anche grazie alle lotte del movimento femminista, la festa internazionale della donna è diventata un evento promosso dalle Nazioni Unite che quell’anno invitarono tutti i paesi membri a celebrare la ricorrenza.


Sebbene in questi ultimi decenni siano stati fatti importanti passi avanti, la strada verso una reale parità di genere è ancora lunga e faticosa. Dalla 59° sessione della Commissione delle Nazioni Unite sullo Status delle donne, tenutasi nel marzo 2015, è emerso che bisognerà aspettare il 2030 per raggiungere la completa parità di diritti tra uomini e donne.

Dal Gender Gap Report 2015, la classifica sulla disparità di genere stilata ogni anno dal World Economic Forum, risulta invece che c’è stata una riduzione del gap in relazione ai fattori Salute-Aspettativa di vita e Istruzione mentre è rimasto ancora molto ampio quello su Partecipazione economica e Opportunità. Al podio della classifica si collocano Islanda, Norvegia e Finlandia mentre l’Italia si assesta al 41esimo posto su 145 paesi oggetto della ricerca.


Perché la mimosa?


Per festeggiare la Giornata Internazionale della donna, l’8 marzo, si regalano sempre le mimose.


05MimoseÈ una tradizione oramai piuttosto diffusa, e fin dai giorni prima si vedono dozzine di mazzi di mimose esposti in tutti i fiorai o venduti agli incroci dai venditori ambulanti. La tradizione di regalare mimose è solo italiana, anche se in moltissimi Paesi è tradizione regalare fiori alle donne l’8 marzo. Fino agli anni Settanta, l’8 marzo è sempre stato considerato una festa di sinistra, strettamente legata al partito socialista: per questa ragione durante i vent’anni di regime fascista la festa della donna non fu mai particolarmente considerata o celebrata (il partito socialista era illegale all’epoca). Nel 1946, appena finita la guerra, si festeggiò l’8 marzo per la prima volta in maniera più o meno “ufficiale”, anche se la Democrazia Cristiana era piuttosto ostile alle celebrazioni.


Secondo i racconti dell’epoca, si voleva usare come fiore simbolo della festa la violetta, un fiore con una lunga tradizione nella sinistra europea. Alcune dirigenti del Partito Comunista però si opposero: la violetta era un fiore costoso e difficile da trovare. L’Italia era appena uscita dalla guerra e molti si trovavano in condizioni economiche precarie e avrebbero avuto molte difficoltà a procurarsi le violette. Tra loro c’era Teresa Mattei, una ex partigiana che negli anni successivi avrebbe continuato a battersi per i diritti delle donne. Di lei è diventato leggendario uno scambio che ebbe con un deputato liberale a proposito della parità tra uomini e donne all’interno della magistratura: “Signorina, ma lei lo sa che in certi giorni del mese le donne non ragionano?, chiese il deputato. E lei rispose: “Ci sono uomini che non ragionano tutti i giorni del mese”.


Mattei, insieme a Rita Montagna e Teresa Noce, propose di adottare un fiore molto più economico, che fiorisse alla fine dell’inverno e che era facile da trovare nei campi: da qui nacque l’idea della mimosa. Anni dopo, in un’intervista Mattei disse: “La mimosa era il fiore che i partigiani regalavano alle staffette. Mi ricordava la lotta sulle montagne e poteva essere raccolto a mazzi e gratuitamente”.


 


Attualità

Giuggianello, ritrovate sepolture medievali

A Monte San Giovanni, sull’antica collina, “teatro” delle imprese di Ercole contro i Giganti Leuterni, emerse due delle sepolture di epoca medievale poste in prossimità dell’ingresso del piccolo monumento ipogeico

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L’antica collina, che secondo alcune fonti letterarie antiche fu sede delle imprese di Ercole contro i Giganti Leuterni, svela un altro tesoro archeologico, testimoniando la ricchezza della storia del territorio di Giuggianello, dalla preistoria all’età moderna.

Nel corso dei lavori di restauro e valorizzazione della chiesa rupestre di San Giovanni, nell’ambito del progetto “Chiese rupestri“, finanziato dalla Regione Puglia, sono emerse due delle sepolture di epoca medievale poste in prossimità dell’ingresso del piccolo monumento ipogeico, proprietà del Centro di Cultura Sociale e Ricerche di Giuggianello.

L’intervento, diretto dalla Soprintendenza (SABAP) di Brindisi e Lecce, ha messo in evidenza due tombe scavate nella roccia, contenenti i resti scheletrici di tre individui.

La prima sepoltura, occupata da un inumato di età compresa tra i 16 e i 20 anni, conteneva un unico oggetto di corredo, una tazza in ceramica, oltre ad alcune piccole vertebre di pesce, sparse tra il torace e il bacino.

Lo scavo della seconda tomba, invece, ha messo in luce un inumato di età adulta in posizione supina, associato alle ossa disarticolati di un altro scheletro, un individuo giovane, i cui resti furono accantonati, insieme ai frammenti di una brocca acroma, forse nel momento in cui occorreva dare spazio alla nuova e ultima sepoltura.

La forma della fossa, scavata nel banco di roccia tenera, è riconducibile al tipo antropomorfo e potrebbe ricordare alcuni esempi del XIII-XIV secolo indagati in vari contesti del Salento, tuttavia, per una definizione cronologica più precisa, si attendono ulteriori approfondimenti sui reperti associati e sui resti rinvenuti.

La piccola chiesa rupestre, comunque, è databile tra il X e la seconda metà del XII secolo in base, rispettivamente, al rinvenimento di un follis dell’epoca di Costantino VII (905-959) e dell’imperatrice Zoe (880 ca.-920), recuperato durante i lavori di svuotamento della cavità alla fine degli anni ’80 del secolo scorso, e alle caratteristiche materiali e stilistiche dei pochi lacerti di affresco superstiti al suo interno.

Saranno proprio questi elementi pittorici di epoca bizantina l’oggetto dei prossimi interventi, attraverso azioni mirate di pulizia e restauro delle superfici che daranno nuova vita al repertorio iconografico del monumento.

Senza dubbio, gli ultimi ritrovamenti ampliano i dati in nostro possesso e confermano le tracce individuate nell’area a seguito di indagini non invasive preventivamente condotte a partire dal settembre 2023, restituendo la fisionomia di un luogo di culto medievale dedicato a San Giovanni, cui era associato un non vasto sepolcreto, che saranno un elemento costitutivo per la memoria identitaria della piccola comunità di Giuggianello fino ai nostri giorni.

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Attualità

Lavoro, le opportunità in provincia di Lecce

Report settimanale di Arpal, 522 nuove assunzioni per inizio 2025. In cima il comparto turistico

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Il 2° Report settimanale elaborato dall’Ambito di Lecce racchiude 146 annunci di lavoro distribuiti in tutta la provincia per un totale di 522 nuove assunzioni previste per inizio 2025 in diversi settori.

Il comparto turistico è quello con maggiore opportunità e le aziende sono già all’opera per selezionare il personale per la stagione primaverile ed estiva: 158 posizioni aperte, concentrate prevalentemente lungo la costa ionica e nell’entroterra.

Segue il settore edile, con la richiesta di 73 lavoratori in tutta la provincia, tra cui operai, elettricisti, carpentieri, manovali e idraulici.

Il settore socio-sanitario registra sette annunci per 21 lavoratori, il comparto delle telecomunicazioni con 61 figure da assumere.

Segue il settore amministrativo e informatico con 50 figure ricercate.

Negli altri settori, 52 sono le figure professionali ricercate nel settore pedagogico e 24 nel settore commerciale.

Nel comparto agricoltura e ambiente si ricercano 9 risorse, nel TAC (tessile-abbigliamento-calzaturiero) ci sono 18 opportunità lavorative mentre si ricercano cinque lavoratori nel settore della lavorazione del legno.

Nel settore trasporti e riparazione veicoli si selezionano 11 lavoratori, il settore bellezza e benessere offre una posizione aperta, mentre per l’industria metalmeccanica sono richieste 5 figure.

Diverse opportunità lavorative anche per i beneficiari della Legge 68/99. Sono presenti tre posizioni aperte per persone con disabilità e quattro posizioni per iscritti nelle altre categorie protette.

La sezione tirocini, invece, offre cinque opportunità.

Ricca anche la proposta della rete Eures che contiene numerose opportunità di lavoro e formazione all’estero.

Si ricorda che le offerte, parimenti rivolte ad entrambi i sessi, sono pubblicate quotidianamente sul portale lavoroperte.regione.puglia.it, dal quale ci si può candidare direttamente tramite Spid.

Si consiglia di consultare costantemente la pagina Facebook “Centri Impiego Lecce e Provincia”, il portale Sintesi Lecce e i profili Google di ogni centro per l’impiego.

Gli uffici sono aperti al pubblico dal lunedì al venerdì dalle 8.30 alle 11.30, il martedì anche nel pomeriggio dalle 15 alle 16.30 e il giovedì pomeriggio su appuntamento.

CLICCA QUI PER LEGGERE IL 2° REPORT SETTIMANALE DI ARPAL (AMBITO DI LECCE) NELLA SUA VERSIONE INTEGRALE

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Attualità

I ricercatori di UniSalento tra i migliori al mondo

Sessanta di loro nella World’s Top 2% Scientists 2024 dalla Stanford University

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L’Università del Salento celebra un importante risultato a livello internazionale: ben 60 suoi ricercatori sono stati inclusi nella prestigiosa classifica globale World’s Top 2% Scientists 2024, sviluppata dalla Stanford University. Questa graduatoria, che identifica il 2% dei ricercatori più citati al mondo, rappresenta un riconoscimento di eccellenza per coloro che hanno raggiunto il massimo grado di produttività scientifica a livello globale.

L’elenco, aggiornato ad agosto 2024, si basa sulle informazioni bibliometriche disponibili nel database Scopus e include circa 200.000 studiosi selezionati tra 9 milioni di scienziati a livello mondiale. I criteri di selezione considerano parametri rigorosi e standardizzati, come il numero di citazioni, l’indice h, l’indice hm corretto per la co-paternità, le citazioni relative alle diverse posizioni di firma degli articoli e l’indicatore composito C-Score.

La classifica, realizzata dal team guidato dal Prof. John Ioannidis della Stanford University, in collaborazione con Elsevier e Scopus, copre 22 campi scientifici e 174 sottocampi, offrendo un quadro dettagliato della produttività scientifica a livello globale.

I ricercatori di UniSalento inseriti nella World’s Top 2% Scientists 2024

L’elenco dei 60 ricercatori che hanno ottenuto tale riconoscimento, inclusi alcuni in quiescenza, rappresenta un’importante testimonianza della qualità della ricerca condotta dall’ateneo salentino. In ordine alfabetico:

Aiello Maria Antonietta, Avanzini Giulio, Baglivo Cristina, Beccaria Matteo, Bilò Vittorio, Bucci Cecilia, Cafagna Donato, Calvaruso Giovanni, Cardinale Massimiliano, Cataldo Andrea, Catarinucci Luca, Cavaliere Pasquale, Chu Wenchang, Coluccia Angelo, Congedo Paolo Maria, Corallo Angelo, Cozzoli P. Davide, D’Amico Stefano, De Giorgi Maria Grazia, De Matteis Valeria, De Paolis Lucio Tommaso, Demitri Christian, Dimitri Rossana, Durante Fabrizio, Esposito Corcione Carola, Fascista Alessio, Ferramosca Alessandra, Frampton Paul H., Frigione Mariaenrica, Giangrande Adriana, Gigli Giuseppe, Grassi Giuseppe, Greco Antonio, Guido Gianluigi, Indrio Flavia, Laforgia Domenico, Lay-Ekuakille A., Lionello Piero, Lionetto Francesca, Maffezzoli Alfonso, Malitesta Cosimino, Manente Giovanni, Margherita Alessandro, Mele Giuseppe, Messina Arcangelo, Ndou Valentina, Nicassio Francesco, Perrone M. R., Piscitelli Prisco, Pizzi Simone, Reggiani Lino, Rinaldi Ross, Rossi Sergio, Salvadori Gianfausto, Sannino Alessandro, Scaraggi Michele, Stano Pasquale, Tarricone Luciano, Tornabene Francesco, Visconti Paolo.

Crescita costante

L’Università del Salento registra una crescita costante nel numero di ricercatori inclusi in questa prestigiosa classifica. Questo dato sottolinea il continuo impegno dell’ateneo nel promuovere l’eccellenza scientifica, la collaborazione internazionale e l’innovazione, consolidando il suo ruolo come punto di riferimento per la ricerca di alto livello.

Nella foto in alto il rettore Fabio Pollice

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