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Attualità

La solidarietà spesa bene

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Così come accade in altri settori della vita moderna, anche nel campo della solidarietà e del volontariato, il Salento esprime eccellenze a cui guardano anche da fuori i confini provinciali e regionali.





Accade con l’Emporio della Solidarietà della Comunità Emmanuel di Lecce, struttura resasi necessaria per il dilagare di una crisi economica senza fine che ha fatto precipitare nell’indigenza e nella povertà persone travolte da difficoltà socio-lavorative sempre più asfissianti e, a volte, imprevedibili. L’Emporio della Solidarietà promuove e organizza il recupero di prodotti alimentari, oggetti di spreco, in eccedenza o in donazione e permette attraverso la consegna di un’apposita card, di fare la spesa gratuitamente alle famiglie aventi diritto in rapporto ai loro bisogni. Un servizio specifico per le nuove povertà, che stanno aggredendo le fasce medie della popolazione, sconvolte da fattori di ordine economico, (lavoro e spese abitative), di salute a da necessità di assistere anziani e malati, ma anche da problemi affettivi e relazionali all’interno del nucleo familiare. Situazione oggi resa ancor più delicata dalle conseguenze economiche dell’emergenza sanitaria per il covid.

Cos’è l’Emporio
della Solidarietà?

Lo abbiamo chiesto al responsabile Salvatore Esposito: «È un supermercato di 500 metri quadri con casse automatizzate, carrelli, espositori, celle per il freddo e per il congelato, ecc. In tutto e per tutto un normale supermercato che consente agli aventi diritto di fare la spesa gratuitamente».





Chi sono gli aventi diritto?





«Sono quelle famiglie che non superano un ISEE di 6mila euro, le quali possono beneficiare di questo servizio attraverso una card con codice a barre ed un credito di spesa caricato in punti. La spesa è gratuita, non c’è giro di moneta e il credito è composto semplicemente da un numero di punti, basati su alcuni parametri come reddito, numero componenti famigliari, condizioni di disabilità, ecc. Tutti quei parametri in pratica riportati sull’ISEE. Quindi, con la carta ed il credito di spesa assegnatole, queste famiglie hanno accesso all’Emporio, prendono il carrello e decidono loro cosa mangiare». Un metodo che tiene conto della dignità di tutti e al passo coi tempi: «Nel rispetto delle persone coinvolte, l’Emporio da la possibilità loro di fare la spesa per poter imbandire tavola».

Migliore Emporio d’Italia


L’Emporio della Solidarietà, attivo dal 2010, è diventato per tutti un modello da seguire: «Ha rivoluzionato il vecchio modo di aiutare. Questo ci ha portato ad essere un riferimento, tanto da solleticare l’interesse nazionale e ricevere anche un importante riconoscimento». A novembre dell’anno scorso infatti, quello leccese ha ricevuto il premio come Migliore Emporio Solidale tra i 178 d’Italia.





La benedizione di Papa Francesco

«Il riconoscimento di Miglior Emporio d’Italia e la benedizione ricevuta da Papa Francesco in udienza al Vaticano», sottolinea Esposito, «ci obbligano ad essere ancora più responsabili nei confronti di quanti chiedono il nostro aiuto».
Una Rete Solidale Territoriale
per tutto il Salento

Al momento L’Emporio della Solidarietà, con sede in via della Ferrandina, 1 (traversa strada Prov.le Lecce-Novoli), serve Lecce e 17 Comuni del circondario. Presto ci sarà un altro punto di riferimento a Monteroni dove all’Emporio è stata assegnata un struttura sequestrata alla mafia.
Dal 2016 l’Emporio collabora attivamente con la Prefettura di Lecce al “Tavolo Anti sprechi” (appositamente istituito presso la Prefettura) che si occupa di mettere in campo e coordinare nel territorio le più disparate iniziative di contrasto della povertà: dalle raccolte alimentari, all’adozione di un codice etico per le associazioni che si occupano di ridistribuzione, ai rapporti con le scuole, fino a programmi mirati sull’educazione alimentare e la lotta allo spreco.
Attraverso il sopracitato Tavolo è in via di definizione una Rete Solidale Territoriale (di cui fanno parte: Prefettura di Lecce, Regione Puglia, Provincia e Comune di Lecce, Camera di Commercio, Università del Salento, Emporio Solidale della Comunità Emmanuel, Camera di Commercio, USP, ASL, Croce Rossa Italiana, CSV Salento, Coldiretti, Caritas e Ordine dei Farmacisti di Lecce), con la finalità di programmare, promuovere e coordinare minterventi a favore delle fasce sempre più ampie di famiglie e cittadini in condizione di indigenza.
«Attraverso un progetto a cui stiamo lavorando con il CSV, il Centro Servizi per il Volontariato per il Salento», annuncia Esposito, «puntiamo a coinvolgere le associazioni del territorio e tutti i Comuni da Lecce a Santa Maria di Leuca per costituire una rete territoriale dove ognuno potrà, attraverso le raccolte alimentari dare il proprio contributo e, in funzione di quel che raccoglieranno, censire attraverso l’Emporio quello che si è ricavato. In tempo reale riceviamo i nominativi ed avviamo lo stesso metodo di tracciabilità che già utilizziamo a Lecce e nei 17 Comuni che serviamo».





Come avviene la tracciabilità?




«Attraverso un software, un sistema telematico nel quale immettere le fatture e dove si inseriscono in uscita tutti gli scontrini che alla cassa vengono rilasciati all’utente finale. Anche se non sono scontrini fiscali, siamo organizzati per una tracciabilità di tutte le operazioni. Riepilogando: gli assistenti sociali dei Comuni di riferimento («che hanno preventivamente ricevuto una formazione sull’utilizzo del software») possiedono una password, entranp in remoto nel nostro sistema operativo e registrano le famiglie aventi diritto; noi, in tempo reale, riceviamo i dati, contattiamo la famiglia e predisponiamo immediatamente una card con il credito, in modo che a loro non resti altro che prendere il carrello e fare la spesa





La mole di lavoro svolta dall’Emporio della Solidarietà è impressionante. Al momento di andare in stampa sul sito internet (emporiosolidalelecce.it) campeggiavano i seguenti numeri: 7.712 famiglie aiutate; 1.573.396 prodotti distribuiti per un valore di 2.602.350 euro; 151.246 chilogrammi di eccedenze, vale a dire di cibo in buono stato di covnservazione tolto al macero attraverso la campagna “Stop allo spreco”.

Stop allo spreco alimentare

Ridurre lo spreco e rendere più efficienti i processi di gestione delle eccedenze sono due temi cruciali che riguardano l’intera filiera alimentare, dalla prevenzione alla gestione dei rifiuti.
Da sottolineare anche che per le persone già in carico all’Emporio ed impossibilitate a recarsi presso l’Emporio (per motivi di salute documentabili), è stata creata la web app Spesa Solidale, che permette loro di fare la spesa comodamente da casa e riceverla presso il proprio Comune di residenza.





A Salvatore Esposito abbiamo anche chiesto quanto, dal punto di vista suo e dell’Emporio, la pandemia in corso abbia influito nel Salento: «Purtroppo i primi a pagare le conseguenze per le restrizioni mirate a contenere il contagio sono i cosiddetti “invisibili”, quelle famiglie, cioè, che vivevano alla giornata e che riuscivano ad assicurarsi un pasto, lavorando occasionalmente e spesso anche in nero. Una famiglia media, composta da genitori e 2-3 figli, non può certo sopravvivere solo coi 600 euro erogati dal governo: dopo 10 giorni, una volta pagate le utenze e tutte quelle spese che riguardano la famiglia e che non sono solo le cose da mangiare sono al verde! L’Emporio, grazie a Dio, non è solo: anche Caritas, Croce Rossa, le parrocchie e tante altre realtà con modalità diverse fanno un grossissimo lavoro per tamponare queste criticità. Situazioni diffuse di disagio c’erano già ma col covid sono aumentate in maniera spaventosa. In un anno le famiglie in difficoltà hanno subito un incremento stimabile nel 45%: fino all’anno scorso fornivamo la spesa settimanale ad una media di 1.100 famiglie, nell’anno siamo arrivati a circa 1.600».

Gli altri servizi dell’Emporio Solidale

Dal 2017 l’Emporio ha attivato nuovi servizi di accoglienza, di inclusione socio lavorativa, di prevenzione socio sanitaria e implementato quelli già esistenti, diventando così un “Centro di prossimità per le famiglie” che, attraverso una “presa in carico integrata” del nucleo familiare, garantisce un supporto alimentare, relazionale, sociale, sanitario, lavorativo e spirituale.





L’attività dell’Emporio permette di aiutare le famiglie in momentaneo stato di difficoltà, ma anche le persone che vivono per strada e allo stesso tempo, porta a una riduzione dei rifiuti con vantaggi per la collettività.
Dimostrando di aver effettuato delle donazioni, anche le imprese donatrici posono trarre dei vantaggi economici, usufruendo degli incentivi fiscali, come stabilito dalla legge 166/2016 o Legge Gadda.

Come sostenere l’Emporio

Chiunque volesse sostenere L’Emporio Solidale può effettuare un bonifico bancario (IBAN: IT19 I 01030 16002 000000330271), effettuare un versamento (C/C N° 10981736) oppure destinare il 5 per mille all’Associazione Comunità Emmanuel Onlus (Codice fiscale: 93002480759) o, ancora, partecipare alla Spesa Sospesa presso uno dei punti Conad della provincia tra quelli sotto indicati.

Spesa Sospesa da Conad

La Spesa Sospesa è un progetto nato a dicembre del 2017 e promosso dal gruppo Conad Adriatico.
È un progetto di prossimità che ha sensibilizzato, attivato, mobilitato, i gestori dei magazzini Conad Adriatico presenti nel territorio di Lecce, Surbo, Novoli, Copertino, Trepuzzi, Monteroni, Tricase, Squinzano e Brindisi, ed ha garantito la fornitura di un consistente paniere di prodotti alimentari alle famiglie bisognose in carico all’Emporio.
Il cliente Conad effettua una libera donazione in denaro, direttamente visibile sullo scontrino.
Il cassiere digita il tasto “Donazione Emporio” e l’importo si aggiunge al costo della spesa.
Il ricavato delle donazioni è utilizzato dall’Emporio per acquistare prodotti di prima necessità destinati alle famiglie in difficoltà e in stato di bisogno.
Il singolo punto vendita Conad, con frequenza mensile, pubblica il resoconto delle donazioni sulla propria pagina facebook e su quella dell’Emporio della Solidarietà di Lecce.





Giuseppe Cerfeda


Attualità

Cassa integrazione: c’è luce in fondo al tunnel?

Primato nero per il Leccese sugli ammortizzatori sociali: il punto sulla flessione in atto con Mario Vadrucci (Camera di Commercio), Gabriele Abaterusso (Sud Salento srl) ed Antonio Bramato (OLC)

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di Lorenzo Zito

Un campanello d’allarme suona forte in provincia di Lecce nel mondo del lavoro e della produzione. Il Salento ha chiuso il 2024 con un primato da paura: siamo primi in Italia per aumento di ore di ammortizzatori sociali richieste rispetto all’anno precedente. Lecce (e provincia) segnano un +275% nel periodo gennaio-settembre 2024. La più vicina, Biella, si ferma ad un +188.

Il totale di ore autorizzate nel Leccese ammonta ad oltre 5milioni e 150mila. In media circa 69 ore per azienda. I dati snocciolati da “Il Sole 24 Ore” raccontano che (su scala nazionale) i settori più interessati dall’aumento d’ore di cassa integrazione sono: pelli-cuoio-calzature (+139,4%), abbigliamento (+124,7%), tessili (+74,6%) e meccaniche (+48,3%). Con quest’ultimo che, oltre ad essere tra i primi per aumento, segna il record di ore richieste: 152 milioni e 845mila (un abisso la distanza dal secondo, il metallurgico, che si ferma sotto i 30milioni).

Incrociando i dati, proviamo a fare zoom sulla nostra area andando a toccare con mano la situazione in essere in alcuni di settori citati (moda e meccanica) su quello che, sempre stando ai numeri, è il territorio più in affanno in tutto lo Stivale.

MARIO VADRUCCI. CAMERA DI COMMERCIO LECCE

Ci introduce all’argomento il presidente della Camera di Commercio di Lecce, Mario Vadrucci, che forte della sua esperienza pluriennale tra le pieghe dell’economia locale ci restituisce una fotografia del momento: “Questo periodo storico ci dimostra quanto le crisi internazionali impattano anche sul nostro Salento. A volte si fa fatica a immaginare che situazioni geopolitiche lontane abbiano peso su scala ridotta ed a migliaia di chilometri. Invece, la fase convulsa che viviamo sta mettendo in difficoltà diverse aziende, soprattutto piccole e medie realtà del calzaturiero e delle tessiture del Capo di Leuca, che in alcuni casi fanno i conti con la recessione. La dimensione di queste difficoltà è giunta forte anche ai nostri uffici. Al momento, il welfare sta permettendo di tamponare il problema, garantendo almeno, in alcuni casi, la permanenza della forza lavoro. Le emorragie di personale sono infatti la più grande mazzata per le aziende in crisi: riuscire a mantenere i propri dipendenti fino allo scollinare del periodo nero è vitale”.

La ripresa post pandemica, supportata da fondi istituzionali, per qualcuno ha creato una bolla che ha accentuato il contraccolpo che ora si accusa. Ma Vadrucci non è di questo avviso:

È vero che fino ad un anno fa parlavamo di nuove assunzioni ed oggi ci lecchiamo le ferite, ma la crisi di determinati settori, come ad esempio quello del lusso, risente più delle tensioni attuali che delle scelte degli anni precedenti. I venti di guerra pesano sull’economia e ne provocano la contrazione. Il presidente Trump manifesta una voglia artificiosa di mettere fine a tutto ciò, senza un vero piano e senza il coinvolgimento delle parti in causa. Va da sé che, finché non c’è calma e tranquillità per le aziende, il domani è incerto. Attendiamo le mosse del nostro Governo, ma anche quelle dell’UE, per capire a cosa andremo incontro”.

GABRIELE ABATERUSSO, SUD SALENTO

Parliamo della Sud Salento srl con il suo responsabile amministrativo, il primo cittadino di Patù Gabriele Abaterusso.

La sua azienda opera con tre stabilimenti, tra Gagliano del Capo, Corsano ed Alessano. Il lavoro passa da una una mono-committenza: una produzione a marchio Gucci, realizzata per conto della titolare del brand, la “famiglia” Kering, multinazionale francese della moda di lusso.

La storica azienda della famiglia Abaterusso ha appena avviato una procedura di licenziamento per 120 dei suoi 335 dipendenti.

Il Tavolo di crisi della task force regionale sta discutendo la possibilità della cassa integrazione in deroga, ma noi”, spiega Abaterusso, “abbiamo palesato come non faccia al nostro caso, mancando al momento una concreta prospettiva di ripresa. Piuttosto, abbiamo sottoposto il tema dell’aumento del costo degli ammortizzatori sociali a carico dell’azienda, che è quasi quadruplicato. Lo sosteniamo già da 15 mesi e spingerci oltre sarebbe molto rischioso per gli equilibri dell’azienda”.

La manodopera della Sud Salento è impegnata in due tipologie di reparto: taglio ed orlatura; montaggio e finissaggio. “Ci tengo a sottolineare”, continua Abaterusso, “che le difficoltà incontrate interessano unicamente il montaggio ed il finissaggio. Reparti che comunque non saranno dismessi, bensì ridimensionati. Nel 2022, abbiamo aperto degli altri reparti per le fasi di taglio ed orlatura ad Alessano. Qui abbiamo circa cento unità addette che non saranno intaccate dalla procedura di licenziamento”.

Il crollo degli ordinativi tocca infatti i soli reparti di montaggio e finissaggio, che sono passati da un fatturato di 10 milioni nel 2022 agli 8,8 del 2023 fino ad arrivare ai 4,2 milioni del 2024.

Ma Abaterusso ha una sua visione sulla situazione che il settore vive: “Sono fiducioso sul futuro. Nel nostro territorio il lusso e la moda hanno rappresentato e stanno rappresentando un’opportunità di lavoro e benessere per migliaia di lavoratori e famiglie. Penso che alla lunga continuerà ad essere così: quello della moda è un settore particolare, che ci ha abituato da sempre ad alti e bassi. Sicuramente col senno di poi possiamo dire che l’accelerata post Covid è stata eccessiva, ma la crisi ci racconta come tutto il settore del lusso sia difficoltà. Questo dipende sicuramente dalle tensioni globali e dalle novità che hanno interessato mercati come quello cinese e russo”.

Difficoltà sì, ma senza perdere il controllo: “In azienda avevamo optato per la settimana corta: vista la riduzione delle ore di lavoro avevamo chiuso i venerdì. Dalla scorsa settimana abbiamo ripreso a lavorare anche di venerdì, ma sempre con le catene di montaggio ridotte. Mentre ad Alessano i nuovi reparti di taglio e giunteria che avevamo tenuto in fermo prolungato hanno ripreso a pieno periodo”.

Prima di congedarci, un pensiero spontaneo: “Ci tengo a rivolgermi a coloro che perderanno il posto di lavoro. Da anni siamo abituati a fare i conti con una progressione e con l’aumento del lavoro e delle commesse. Una espansione che ci ha dato possibilità di offrire lavoro a molte persone, che sono diventate parte della nostra famiglia. Per noi questo è un momento di grande tristezza da cui ripartiamo prendendo un impegno: non ci accontenteremo del domani e non accetteremo questa condizione. Lavoreremo per restare competitivi e per cogliere la ripresa e le nuove occasioni che si presenteranno sul mercato, per poter tornare a collaborare con quelle persone da cui oggi siamo costretti a separarci”.

(Dopo la pubblicazione del nostro articolo, è giunta in Redazione una nota congiunta dei sindacati sulle procedure di licenziamento in atto. Sindacati che affermano: “Valuteremo con attenzione la procedura, anche alla luce del lavoro straordinario che si sta svolgendo”. Clicca qui per leggere l’articolo)

ANTONIO BRAMATO, OLC

Con l’ingegner Antonio Bramato facciamo il punto dalla prospettiva di OLC, azienda di Specchia che si occupa di costruzioni metalmeccaniche e carpenteria metallica.

I nostri clienti sono soprattutto venditori di macchine movimento terra. Dalla lavorazione della materia prima sino al pre-assemblaggio ed alla verniciatura, passando per taglio, saldatura, lavorazione meccanica e via discorrendo, tutte le fasi trovano sfogo nella vendita finale, operata dai nostri committenti. Questo mercato è strettamente legato alle costruzioni ed agli appalti pubblici, ma va sé che risenta molto delle vicende internazionali (chiusura dei mercati russo, est europeo e asiatico, unita alla guerra dei dazi)”.

Come vanno le cose in OLC: “Ci aspettavamo una flessione nel settore, per come si è palesata nel 2024, e ci aspettiamo che perduri nel 2025. Il 2026 resta al momento un punto interrogativo. Ad oggi siamo in contratto di solidarietà. Contiamo di recedervi, salvo sorprese, dal prossimo anno. Si lavora a turno, a rotazione sui vari reparti. Non abbiamo avviato procedure di licenziamento, ma (a scadenza) abbiamo perduto i lavoratori a tempo determinato. La stessa normativa, del resto, prevede l’impossibilità di rinnovarli durante il regime di contratto di solidarietà. Con la forza lavoro a disposizione, lavoriamo attualmente all’80%. Prevediamo di riuscire a salire al 95% per agosto. Il nostro è un settore che risente anche della stagionalità: leggera flessione in inverno e ripresa tra primavera ed estate”.

Tavoli tecnici, Governo, Europa come dovrebbero intervenire? “La prima cosa da fare è quella di porre fine all’era dei bonus. Sin dalla pandemia, sono state utilizzate tante misure (dal famigerato Superbonus fino al PNRR) che si sono rivelate tossiche per il mercato. Non fanno che creare pericolose bolle. Se utilizzati male, bonus e incentivi portano ad investimenti sbagliati da cui è impossibile risollevarsi. Molte aziende, anche nostre concorrenti, li hanno utilizzati per nuovi capannoni ed aumento del personale. Investimenti ottimistici (con annessi fatturati drogati) che in breve tempo si sono rivelati distaccati dalla realtà.

Non a caso fino a pochi anni fa era difficile reperire forza lavoro qualificata, mentre oggi queste figure, licenziate altrove, si presentano alla nostra porta da sole”.

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Attualità

I sindacati sui licenziamenti della Sud Salento: “Potrebbero fare di più”

In una nota congiunta Filctem Cgil, Femca Cisl e UILTEC promettono di “vigilare e valutare bene la procedura: in questi giorni, operai impegnati in straordinari”

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Dopo il nostro approfondimento sul tema CIG in Salento arriva una nota a firma congiunta delle sigle Filctem Cgil, Femca Cisl e UILTEC, che prendono parola sulla procedura per il licenziamento di 120 lavoratori avviata dalla Sud Salento srl (in foto). La pubblichiamo integralmente qui di seguito.

“La scelta della Sud Salento di Gagliano del Capo di aprire la
procedura per il licenziamento per 120 lavoratori sarebbe
totalmente inaccettabile se non fosse arrivata in un innegabile
momento di profonda difficoltà del TAC (tessile abbigliamento
calzaturiero), più un anno di CIG aziendale trascorsa e, in
particolare, la profonda crisi che da tempo attraversa il settore
calzaturiero, specificatamente per i reparti di montaggio della
calzatura.

L’aggravante ancor più evidente è che l’azienda produce quasi
esclusivamente per il gruppo Kering, con produzioni totalmente in
marchio Gucci e, per gli addetti ai lavori, è conosciuta la situazione
non proprio rosea degli andamenti di vendita di Gucci.

Riteniamo però che sia il marchio (Gucci) e prima ancora l’azienda
che alimenta Sud Salento (Pigini), con l’azienda stessa, debbano
fare uno sforzo ulteriore a ridurre il numero di posti di lavoro che si perderebbero in un lembo d’Italia dove non sarebbe solo alquanto difficile, sicuramente impossibile, ricollocarsi sul mercato del lavoro.

Valuteremo bene la possibile firma dell’accordo con il numero di licenziamenti dichiarati anche alla luce dell’attuale aumento della produzione e, secondo quello che ci riportano i lavoratori, del lavoro straordinario che si sta svolgendo in questi giorni.

Necessita ridurre le unità in esubero e traguardare un affidabile ed
equilibrato rilancio aziendale con una vera negoziazione tra le parti
per non dover ricorrere a enti ed istituzioni esterne (Task Force
Regionale per l’occupazione, ecc.) quali regolatori terzi della difficile
vertenza in atto”.

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Alessano

Gli arredi in piazza spaccano Alessano

Lanciata una raccolta firme per chiedere di rivedere l’installazione delle nuove panchine. Il sindaco: “Dialoghiamo, ma…”

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Petizione popolare ad Alessano per richiedere “una piazza priva di barriere ed ostacoli”. L’ha indetta un gruppo di cittadini guidato da Massimo Vasquez Giuliano, Giuseppe Sergi e Maurizio Scalese. Il sabato (mattina e pomeriggio) e la domenica mattina, fino al prossimo 23 marzo, si terrà una raccolta firme per il destino della centralissima piazza Don Tonino. Location della raccolta è la stessa piazza, sotto l’orologio (sul nostro cartaceo, andato in stampa giovedì, è indicata la sede che era stata individuata in prima battuta, ossia il Vescovado. Sede variata dopo ottenimento di autorizzazione all’occupazione del suolo pubblico).

L’obiettivo dei promotori dell’iniziativa è renderla “esente da rischi e pericoli. Sicura, ospitale, accogliente e inclusiva. Accortamente regolamentata, in modo da favorirne la pubblica fruizione. Una piazza”, continuano i firmatari, “che rispetti la storia che la circonda e la impreziosisce”.

All’attenzione diretta della cittadinanza e del Comune viene portata la presenza dei nuovi arredi urbani ivi installati. “Ne richiediamo la rimozione o, al più, la rimodulazione della loro sistemazione al fine di rendere il tutto più gradevole e meno impattante”. Inoltre, viene proposta l’utilizzo di sistemi alternativi alla regolamentazione del traffico, “come la creazione di una ZTL con apposite telecamere oppure l’installazione di dissuasori automatici a scomparsa che consentano l’attraversamento della piazza a mezzi autorizzati o d’emergenza”.

Il sindaco

Il sindaco di Alessano, Osvaldo Stendardo, non si scompone dinanzi alla richiesta: “Abbiamo accolto la richiesta di dialogo dei firmatari”, ci spiega, “ed incontrato in riunione i commercianti. Abbiamo predisposto anche un incontro sul tema anche con il Comandante della polizia locale e con l’ufficio tecnico, visto che si tratta di provvedimenti di natura più gestionale che amministrativa. Abbiamo, insomma, rassicurato i promotori sul fatto che avremmo preso in considerazione ogni eventuale criticità. Era stato richiesto l’utilizzo dell’ufficio anagrafe per la raccolta firme, ma non è possibile chiaramente tenerlo aperto nei giorni festivi, pertanto avevamo suggerito la collocazione in piazza, con l’autenticazione a cura di un consigliere comunale. La petizione è un atto di democrazia, ma ci stupisce, a questo punto, vedere che nonostante quanto detto la raccolta firme continui”.

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