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Lettera aperta di don Luca ai candidati Presidenti alla Regione Puglia

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Don Luca De Santis della Diocesi di Ugento – S.M. di Leuca proporre ai lettori de “il Gallo” una lettera aperta ai quattro candidati alla Presidenza della Regione Puglia.


Sarebbe bello poter andare a votare con la consapevolezza di aver chiare le proprie idee. L’unico modo perché questo avvenga è l’essere sicuri che la persona che sarà destinataria della mia scelta, avrà avuto il merito di informarmi limpidamente di quelle che sono le sue intenzioni riguardo ai veri problemi che la nostra regione Puglia si trova a vivere in questo tempo particolare. Sono convinto che non tutti stiano dietro alle frasi ad effetto dei comizi, del “bisogna liberarsi da questa sinistra” o del “non bisogna ricadere dentro le grinfie della destra”. Non c’è bisogno di ribadire quanto sia profonda questa crisi che stiamo vivendo. La situazione poi si aggrava ancor di più se aggiungiamo che il Sud Italia e quindi anche la nostra Regione fa i conti non solo con una crisi economica di dimensione mondiale, ma con lesioni profonde presenti da lunghissimi anni in ogni ambito del territorio. Il 21 febbraio scorso è uscito un documento dei Vescovi italiani: “Per un Paese solidale. Chiesa italiana e Mezzogiorno”, dove a mio parere è stata riportata un’ottima analisi delle attuali problematiche del Sud, che certamente non sono estranee anche alla Puglia. Mi piacerebbe dunque conoscere in maniera chiara il pensiero e il programma di voi canditati alla poltrona del governo regionale pugliese riguardo ad alcune temi ed analisi che si trovano in questo documento. Sino ad ora la nostra Regione è stata destinataria di ingenti somme incentive per lo sviluppo del territorio. Queste somme sono state utilizzate in favore dei “portatori di interessi” o dei più deboli? Questi aiuti economici sono stati destinati a generare attività auto-propulsive di sviluppo, auspicate e progettate magari da amministratori imbevuti di robusti orizzonti etici al servizio del Bene Comune? Che cos’è per voi il Bene Comune? Quale risposta proponete riguardo alla questione ecologica, creata da un drammatico sfruttamento del territorio? In Puglia esistono le ecomafie? Se siamo d’accordo che sia necessario avviare attività auto-propulsive che permettano uno sviluppo che parta da noi stessi, abitanti di questo territorio, grazie agli aiuti che voi avete avuto l’opportunità di destinare correttamente, quale tipo di sviluppo proponete per creare nuovi posti di lavoro? È possibile ad esempio, visto che siamo a poca distanza dall’Europa dell’Est, pensare alla costruzione di nuove infrastrutture che ci permettano di sfruttare il Mediterraneo, quel mare che può garantirci una cittadinanza aperta per il commercio e per nuovi tipi di mercato, viste anche che le attuali ricerche mettono in evidenza come il Mezzogiorno si trovi al centro dei traffici di persone e merci provenienti dal Medio Oriente e altri paesi asiatici? O vogliamo continuare a non cogliere nessun tipo di opportunità manifestando la nostra  scarsa progettualità, e l’incapacità di mantenere in vita i nuovi progetti che si realizzano? Esiste, secondo voi, la criminalità organizzata in Puglia? Cosa proponete per il blocco commerciale prodotto dalla strategia del pizzo e dell’usura? Esiste una forma di capitalismo mafioso nella nostra Regione? Cosa proponete nei riguardi della piccola e media criminalità fatta di estorsioni, lavoro nero, evasione fiscale? Siamo convinti che se il fenomeno della criminalità  blocca lo sviluppo del territorio, la collusione e la concussione tra mafia e politica di conseguenza sia del tutto deleteria per il nostro popolo? La Puglia secondo voi, è o no una Regione dove vi è un alto tasso di povertà, generato da numerose famiglie monoreddito, dalla disoccupazione, dal barcamenarsi tra il non lavoro e il lavoro in nero? Esiste un’emorragia di giovani intelligenze dalle nostre università verso il Centro e il Nord Italia? Se si, che cosa proponete a loro perché possano mettere a frutto la loro intelligenza a vantaggio del nostro territorio? Nel suddetto documento dei vescovi è detto che un ottimo punto di partenza per risollevare il territorio consiste nella sfida educativa che deve cogliere i ragazzi già nei primi anni della formazione con specifici progetti culturali. Quali sono i vostri progetti in merito? Sono queste le domande che insieme con tante altre continuano a balenare non solo nella mia mente, ma anche in quella della gente che vuole solo il bene della società, quella gente che non segue la logica dei forzati schieramenti di destra o di sinistra. Una vostra risposta chiara e coincisa a queste domande altrettanto chiare e coincise avrà la possibilità di illuminare tanti, ma soprattutto di invogliarli a votare, ovviando al rischio dell’astensionismo che questa volta può presentarsi più corposo. Fiducioso della vostra risposta vi porgo cordiali saluti.

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A Taviano, Pellegrino contro Stefanelli: i 32 nomi delle due liste

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A Taviano sarà sfida a due il prossimo 25 e 26 maggio in occasione delle amministrative che decideranno chi prenderà il posto dell’ex Giuseppe Tanisi, la cui esperienza si è conclusa prematuramente ad inizio 2025.

Radici e Futuro Taviano” candida a sindaco Francesco Pellegrino, già vicesindaco in occasione del primo mandato da primo cittadino di Tanisi (lo sostengono gli ex gruppi consiliari di Per la Città, Taviano Futura e Taviano Libera).

Candidati con lui al consiglio:

Sabrina Burlizzi,

Vito D’Argento,

Omar Del Rosario,

Gianni Fonseca,

Emanuela Garofalo,

Erika Leone,

Antonino Manni,

Daniela Meneleo,

Alessandra Mercutello,

Giorgia Montunato,

Silvia Palamà,

Stefano Piccinno,

Carlo Deodato Portaccio,

Paola Ria,

Germano Santacroce,

Marco Stefano.

È stata vicesindaca dell’ultimo mandato di Giuseppe Tanisi invece la candidata sindaca della lista “Taviano Guarda Avanti”, Serena Stefanelli.

Con lei:

Giuseppe Tanisi,

Antonella Previtero,

Paola Cornacchia,

Francesco Lezzi,

Salvatore Rainò,

Alessio Inguscio,

Massimo Mosticchio,

Chiara Minerva,

Lucy D’Ingiullo,

Martina Mauramati,

Mariassunta Garzia,

Simona Armida,

Marco Carluccio,

Elisa Ferocino,

Silvio Spiri,

Lucia Chetta.

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Tossico e invasivo: nell’Adriatico spunta il pesce palla argenteo

È pericoloso: ecco come comportarsi. Punto 1: non imitare i giapponesi, che praticano una sorta di ‘roulette russa’ alimentare

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Il pesce palla argenteo invade l’Adriatico: allarme per la salute e l’ecosistema

Il pesce palla argenteo (Lagocephalus sceleratus), una specie marina altamente tossica e invasiva, è stato recentemente avvistato nel Mar Adriatico, segnando la sua presenza più settentrionale mai registrata nel Mediterraneo.

La cattura di un esemplare lungo oltre mezzo metro nella baia di Medulin, in Istria, ha destato preoccupazione tra pescatori e biologi marini.

Caratteristiche e pericolosità

Originario delle acque tropicali dell’Oceano Indiano e del Mar Rosso, il pesce palla argenteo è entrato nel Mediterraneo attraverso il Canale di Suez, un fenomeno noto come migrazione lessepsiana. Questa specie è nota per la presenza di tetrodotossina, una neurotossina estremamente potente contenuta in organi come fegato, gonadi, pelle e intestino. Anche una piccola quantità può causare gravi intossicazioni e, in alcuni casi, la morte. La tossina resiste alle alte temperature, rendendo il consumo del pesce pericoloso anche dopo la cottura. 

Oltre alla sua tossicità, il pesce palla argenteo possiede una bocca dotata di denti robusti, capaci di esercitare una forza impressionante. È anche una specie piuttosto territoriale, pronta a difendere i suoi spazi dagli invasori. In altre zone del Mediterraneo sono stati segnalati episodi di morsi ai bagnanti, con conseguenze mediche rilevanti. 

Impatto sull’ecosistema

La presenza del pesce palla argenteo rappresenta una minaccia significativa per l’ecosistema marino. Si nutre di una vasta gamma di organismi, tra cui molluschi e crostacei, alterando l’equilibrio della catena alimentare. Inoltre, è noto per danneggiare le reti da pesca, aggravando le difficoltà della pesca artigianale. 

Raccomandazioni per pescatori e bagnanti

Non consumare: evitare assolutamente di mangiare il pesce palla argenteo, anche se cotto. Manipolazione: in caso di cattura accidentale, maneggiare con estrema cautela e utilizzare guanti protettivi. Segnalazione: riportare immediatamente l’avvistamento alle autorità marittime o agli enti di ricerca locali.

Informazione: diffondere la conoscenza di questa specie tra comunità di pescatori e bagnanti per prevenire incidenti.

La diffusione del pesce palla argenteo nel Mar Adriatico è un segnale d’allarme che richiede attenzione e collaborazione tra cittadini, pescatori e istituzioni per proteggere la salute pubblica e preservare l’equilibrio degli ecosistemi marini.

La ‘roulette russa’ alimentare giapponese

In Giappone ci preparano il fugu, una delicatezza da brivido. Una “roulette russa alimentare” che va preparata da chef che hanno studiato 1 anno solo per servire questo piatto.  Il segreto è lasciare quel tanto di veleno sufficiente a dare un po’ di euforia, ma niente piu’.

Se mangi questo pesce palla, mangi la tetrodotossina, un veleno micidiale, derivato dai batteri che vivono nelle alghe che lui mangia. A quel punto non hai scampo.

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Le scarpe con cui il Papa è stato sepolto vengono da Miggiano

Francesco ha voluto che fossero quelle che indossava tutti i giorni: al suo funerale, gli occhi del mondo su quel prodotto dell’artigianalità salentina

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Miggiano e tutto il Salento entrano nella storia di Papa Francesco, in uno dei momenti più solenni e commoventi della Chiesa cattolica.

Oggi, in occasione dei funerali del Santo Padre, il mondo intero ha posato lo sguardo su un dettaglio carico di significato: le scarpe con cui Papa Francesco ha scelto di essere sepolto.

Il Pontefice infatti ha espresso il desidero di portare con sé nell’aldilà le sue umili scarpe di tutti i giorni. Ecco infatti che nelle foto che hanno fatto il giro del mondo si scorge quel paio di scarpe nere, consumate dall’utilizzo.

Un dettaglio che per il Salento ha un valore enorme, perché quelle scarpe sono nate a Miggiano.

Ne dà notizia il Comune in una nota in cui spiega che sono state realizzate nell’aprile 2024 dal Laboratorio Ortopedico Bello srl. Opera dei fratelli Vittorio e Giuseppe Bello (che negli anni hanno sempre recapitato di persona al Santo Padre il loro prodotto), le calzature ortopediche sono testimonianza di dedizione e di mani esperte che, nel silenzio dei laboratori, hanno creato qualcosa di infinitamente prezioso.

Il Comune di Miggiano ha espresso con orgoglio questo sentimento in una nota ufficiale:

“Papa Francesco porta con sé un pezzo di Miggiano e così ci sentiamo a lui ancor più vicini. La Comunità di Miggiano è onorata di aver offerto al Pontefice il pregio del proprio artigianato locale.”

Non si tratta solo di un onore per Miggiano, ma di un vero tributo all’intero Salento, terra di saperi antichi, di mani sapienti, di tradizione artigiana che riesce ancora a parlare al mondo con la lingua della qualità e della cura.

In un’epoca di globalizzazione e produzione industriale di massa, il fatto che il Papa abbia scelto — per il momento più intimo e sacro della sua esistenza terrena — delle scarpe fatte a mano in un piccolo comune salentino, ha un significato immenso. È la consacrazione di un modo di lavorare autentico, umano, profondamente radicato nella nostra identità.

Oggi le immagini del Santo Padre, vestito con la semplicità che l’ha sempre contraddistinto, e calzato con quelle scarpe di Miggiano, hanno fatto il giro del mondo.

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