Attualità
Morte del 25enne di Novoli: “Per i medici, un linciaggio”
“Stiamo prendendo una piega pericolosa: i medici vengono screditati ed i pazienti sempre più intolleranti si sentono in diritto di mancare di rispetto”

Il presidente dell’associazione Salute Salento, Cesare Mazzotta, dice la sua sul caso di Emanuele Levante, morto per cause dubbie a Novoli a soli 25 anni.
“Un vero linciaggio mediatico dei medici, il caso di Emanuele Levante, il 25enne di Novoli morto il 10 ottobre scorso all’indomani del suo accesso al pronto soccorso del “Vito Fazzi”, dove il medico di turno è «accusato» dall’opinione pubblica di non aver capito l’origine del dolore alla gamba e di averlo frettolosamente liquidato.
Un’accusa che secondo noi sicuramente si rivelerà ingiusta e che viene «sofferta» da tutto il reparto diretto dal dottore Silvano Fracella, da anni in prima linea per contenere le frustrazioni e le aggressioni di pazienti e familiari sempre più intolleranti e violenti.
Dalle prime indiscrezioni sull’esito dell’autopsia eseguita dal professore Biagio Solarino, pare che non ci sia nessun problema legato con nesso di causa fra il dolore alla gamba e la morte di Emanuele. Dall’esame autoptico non sarebbe emersa né una trombosi venosa profonda, né un’embolia polmonare e neppure una dissecazione. Gli unici esiti – sostengono i medici – che avrebbero potuto giustificare ulteriori accertamenti.
Adesso il collegio peritale dovrà trarre le conclusioni, non prima di aver effettuato gli esami tossicologici e sui tessuti. Ci vorrà altro tempo.
Per carità, un giovane che muore in circostanze incomprensibili e tutte da chiarire fa notizia. Eccome! Ed è compito dei giornali e delle televisioni divulgare l’evento luttuoso che colpisce una intera comunità.
Ma si dice anche che «è dovere del giornalista tenere rigorosamente separati i fatti dalle opinioni». Anche se non è facile.
E in questa circostanza poche testate hanno resistito alla tentazione di gettare la croce sul tanto vituperato Pronto soccorso del Fazzi. Soprattutto quando è stato raccolto lo sfogo e il dolore dei familiari che hanno puntato il dito (un comportamento comprensibile e in qualche modo giustificabile) contro il medico che quella sera ha visitato il giovane.
E’ facile schierarsi dalla parte di un padre affranto che riferisce di aver chiesto al medico di ricoverare il figlio e che quest’ultimo lo avrebbe apostrofato dicendo che…il medico era lui. Siamo di fronte a dichiarazioni che nell’opinione pubblica suonano come una sentenza.
Insomma, tutto il can can che è stato fatto attorno al doloroso evento del giovane di Novoli (anche a livello nazionale), oltre a gettare discredito e diffamazione sui nostri professionisti dell’emergenza, sta influenzando anche la gente comune.
Tanto che l’altra notte è arrivata al pronto soccorso leccese una coppia di giovani. Lui accusava la presenza di gonfiori all’inguine, per cui necessitava di esami. L’infermiere del triage l’ha messo in attesa. A questo punto la sua compagna, furente e sprezzante, si è sentita autorizzata a dire: “Forza datevi da fare con questi esami…Qua le fate morire le persone, come avete fatto con il ragazzo di Novoli”. E’ stata denunciata.
E’ una piega pericolosa quella che sta montando nella nostra sanità. Specie se si tiene conto che la Asl, di fronte a questi episodi, non prende provvedimenti. Gli interessati, i medici e gli infermieri in prima linea, non possono parlare e difendersi. Devono solo attendere le conclusioni ufficiali. Nel frattempo vengono massacrati da tutti. Anche da certa stampa, sempre più incline a riferire le posizioni di pazienti intolleranti e non anche dei medici, che peraltro non possono rilasciare dichiarazioni”.
Attualità
A Taviano, Pellegrino contro Stefanelli: i 32 nomi delle due liste

A Taviano sarà sfida a due il prossimo 25 e 26 maggio in occasione delle amministrative che decideranno chi prenderà il posto dell’ex Giuseppe Tanisi, la cui esperienza si è conclusa prematuramente ad inizio 2025.
“Radici e Futuro Taviano” candida a sindaco Francesco Pellegrino, già vicesindaco in occasione del primo mandato da primo cittadino di Tanisi (lo sostengono gli ex gruppi consiliari di Per la Città, Taviano Futura e Taviano Libera).
Candidati con lui al consiglio:
Sabrina Burlizzi,
Vito D’Argento,
Omar Del Rosario,
Gianni Fonseca,
Emanuela Garofalo,
Erika Leone,
Antonino Manni,
Daniela Meneleo,
Alessandra Mercutello,
Giorgia Montunato,
Silvia Palamà,
Stefano Piccinno,
Carlo Deodato Portaccio,
Paola Ria,
Germano Santacroce,
Marco Stefano.
È stata vicesindaca dell’ultimo mandato di Giuseppe Tanisi invece la candidata sindaca della lista “Taviano Guarda Avanti”, Serena Stefanelli.
Con lei:
Giuseppe Tanisi,
Antonella Previtero,
Paola Cornacchia,
Francesco Lezzi,
Salvatore Rainò,
Alessio Inguscio,
Massimo Mosticchio,
Chiara Minerva,
Lucy D’Ingiullo,
Martina Mauramati,
Mariassunta Garzia,
Simona Armida,
Marco Carluccio,
Elisa Ferocino,
Silvio Spiri,
Lucia Chetta.
Attualità
Tossico e invasivo: nell’Adriatico spunta il pesce palla argenteo
È pericoloso: ecco come comportarsi. Punto 1: non imitare i giapponesi, che praticano una sorta di ‘roulette russa’ alimentare

Il pesce palla argenteo invade l’Adriatico: allarme per la salute e l’ecosistema
Il pesce palla argenteo (Lagocephalus sceleratus), una specie marina altamente tossica e invasiva, è stato recentemente avvistato nel Mar Adriatico, segnando la sua presenza più settentrionale mai registrata nel Mediterraneo.
La cattura di un esemplare lungo oltre mezzo metro nella baia di Medulin, in Istria, ha destato preoccupazione tra pescatori e biologi marini.
Caratteristiche e pericolosità
Originario delle acque tropicali dell’Oceano Indiano e del Mar Rosso, il pesce palla argenteo è entrato nel Mediterraneo attraverso il Canale di Suez, un fenomeno noto come migrazione lessepsiana. Questa specie è nota per la presenza di tetrodotossina, una neurotossina estremamente potente contenuta in organi come fegato, gonadi, pelle e intestino. Anche una piccola quantità può causare gravi intossicazioni e, in alcuni casi, la morte. La tossina resiste alle alte temperature, rendendo il consumo del pesce pericoloso anche dopo la cottura.
Oltre alla sua tossicità, il pesce palla argenteo possiede una bocca dotata di denti robusti, capaci di esercitare una forza impressionante. È anche una specie piuttosto territoriale, pronta a difendere i suoi spazi dagli invasori. In altre zone del Mediterraneo sono stati segnalati episodi di morsi ai bagnanti, con conseguenze mediche rilevanti.
Impatto sull’ecosistema
La presenza del pesce palla argenteo rappresenta una minaccia significativa per l’ecosistema marino. Si nutre di una vasta gamma di organismi, tra cui molluschi e crostacei, alterando l’equilibrio della catena alimentare. Inoltre, è noto per danneggiare le reti da pesca, aggravando le difficoltà della pesca artigianale.
Raccomandazioni per pescatori e bagnanti
Non consumare: evitare assolutamente di mangiare il pesce palla argenteo, anche se cotto. Manipolazione: in caso di cattura accidentale, maneggiare con estrema cautela e utilizzare guanti protettivi. Segnalazione: riportare immediatamente l’avvistamento alle autorità marittime o agli enti di ricerca locali.
Informazione: diffondere la conoscenza di questa specie tra comunità di pescatori e bagnanti per prevenire incidenti.
La diffusione del pesce palla argenteo nel Mar Adriatico è un segnale d’allarme che richiede attenzione e collaborazione tra cittadini, pescatori e istituzioni per proteggere la salute pubblica e preservare l’equilibrio degli ecosistemi marini.
La ‘roulette russa’ alimentare giapponese
In Giappone ci preparano il fugu, una delicatezza da brivido. Una “roulette russa alimentare” che va preparata da chef che hanno studiato 1 anno solo per servire questo piatto. Il segreto è lasciare quel tanto di veleno sufficiente a dare un po’ di euforia, ma niente piu’.
Se mangi questo pesce palla, mangi la tetrodotossina, un veleno micidiale, derivato dai batteri che vivono nelle alghe che lui mangia. A quel punto non hai scampo.
Attualità
Le scarpe con cui il Papa è stato sepolto vengono da Miggiano
Francesco ha voluto che fossero quelle che indossava tutti i giorni: al suo funerale, gli occhi del mondo su quel prodotto dell’artigianalità salentina

Miggiano e tutto il Salento entrano nella storia di Papa Francesco, in uno dei momenti più solenni e commoventi della Chiesa cattolica.
Oggi, in occasione dei funerali del Santo Padre, il mondo intero ha posato lo sguardo su un dettaglio carico di significato: le scarpe con cui Papa Francesco ha scelto di essere sepolto.
Il Pontefice infatti ha espresso il desidero di portare con sé nell’aldilà le sue umili scarpe di tutti i giorni. Ecco infatti che nelle foto che hanno fatto il giro del mondo si scorge quel paio di scarpe nere, consumate dall’utilizzo.

Un dettaglio che per il Salento ha un valore enorme, perché quelle scarpe sono nate a Miggiano.
Ne dà notizia il Comune in una nota in cui spiega che sono state realizzate nell’aprile 2024 dal Laboratorio Ortopedico Bello srl. Opera dei fratelli Vittorio e Giuseppe Bello (che negli anni hanno sempre recapitato di persona al Santo Padre il loro prodotto), le calzature ortopediche sono testimonianza di dedizione e di mani esperte che, nel silenzio dei laboratori, hanno creato qualcosa di infinitamente prezioso.
Il Comune di Miggiano ha espresso con orgoglio questo sentimento in una nota ufficiale:
“Papa Francesco porta con sé un pezzo di Miggiano e così ci sentiamo a lui ancor più vicini. La Comunità di Miggiano è onorata di aver offerto al Pontefice il pregio del proprio artigianato locale.”
Non si tratta solo di un onore per Miggiano, ma di un vero tributo all’intero Salento, terra di saperi antichi, di mani sapienti, di tradizione artigiana che riesce ancora a parlare al mondo con la lingua della qualità e della cura.
In un’epoca di globalizzazione e produzione industriale di massa, il fatto che il Papa abbia scelto — per il momento più intimo e sacro della sua esistenza terrena — delle scarpe fatte a mano in un piccolo comune salentino, ha un significato immenso. È la consacrazione di un modo di lavorare autentico, umano, profondamente radicato nella nostra identità.
Oggi le immagini del Santo Padre, vestito con la semplicità che l’ha sempre contraddistinto, e calzato con quelle scarpe di Miggiano, hanno fatto il giro del mondo.
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