Attualità
Nicoletta Manni, ètoile di origini salentine, alla Notte della Taranta
Ottiene numerosi riconoscimenti tra cui il Premio Danza&Danza come migliore Interprete per la stagione 2014 ed è nominata Danzatore dell’anno 2014

La prima ballerina del Teatro alla Scala di Milano, Nicoletta Manni, ètoile di origini salentine, danzerà sul palco de La Notte della Taranta in occasione del Concertone finale del 26 agosto a Melpignano. L’artista, sarà la protagonista assoluta de “La preghiera delle madri” di Yael Deckelbaum, brano nato dall’incontro tra l’artista israeliana che sarà quest’anno tra gli ospiti internazionali del Concertone e un gruppo di donne ebree e musulmane che hanno marciato verso Gerusalemme per chiedere la pace. Un messaggio di musica e danza che si leverà da Melpignano per quella che sarà a tutti gli effetti una preghiera per la pace. La prima ballerina, inoltre danzerà su altri due brani di musica tradizionale arrangiati dal maestro concertatore Raphael Gualazzi, insieme al Corpo di Ballo de La Notte della Taranta 2017, diretto dal coreografo Luciano Cannito. Nicoletta Manni, nel 2014 ha assistito al Concertone di Melpignano e apprezzato la bellezza della pizzica. A distanza di tre anni, torna da protagonista sul palco di Melpignano. Nel ventennale della manifestazione, si inaugura un nuovo percorso che segna l’apertura de La Notte della Taranta a tutte le arti. Come avvenuto per la musica, dove ogni anno l’Orchestra ospita artisti provenienti da ogni parte del mondo e da altri generi musicali, anche la danza, si apre alla contaminazione del mondo classico e contemporaneo.
“Ho accolto subito con grande entusiasmo l’invito della Fondazione La Notte della Taranta, a prendere parte a questa manifestazione meravigliosa”, confida Nicoletta, “sono orgogliosa di danzare nella mia terra, ma soprattutto sono felice di poter dare il mio contributo e trasmettere attraverso la mia esibizione un messaggio importante: la pace, tema di questa edizione del Concertone, particolarmente significativo in questo momento storico.”
Nicoletta Manni, nome di punta del Balletto scaligero Nicoletta Manni è nata e cresciuta a Santa Barbara, frazione del comune di Galatina in provincia di Lecce. Inizia a studiare danza da piccolissima nella scuola di danza della mamma e a 13 anni viene ammessa alla Scuola di Ballo dell’Accademia Teatro alla Scala dove si diploma nel 2009. Diciasettenne entra nello Staatsballett di Berlino, diretto da Vladimir Malakhov, dove lavora per tre stagioni prendendo parte a tutte le produzioni classiche e contemporanee. Su invito dell’allora direttore del Corpo di Ballo del Teatro alla Scala, Makhar Vaziev, nel 2013 torna in Italia, entra nella Compagnia Scaligera e debutta ben presto in importanti ruoli quali Myrtha in Giselle e Odette/Odile nel Lago dei cigni di Rudolf Nureyev. Nel 2014, a soli 22 anni, viene nominata Prima Ballerina del Teatro alla Scala; da quel momento è protagonista, spesso accanto ad importanti guest internazionali, delle nuove creazioni, dei capolavori del repertorio classico e delle prestigiose tournée della Scala. In Serata Ratmansky è interprete di Russian Seasons e di Concerto DSCH.
In Jewels di George Balanchine debutta nella coppia principale di Diamonds e come ballerina solista di Rubies. In Serata Petit è tra i protagonisti di Pink Floyd Ballet e debutta in Le Jeune homme et la Mort. Nella tournée in Kazakhstan è Kitri in Don Chisciotte di Rudolf Nureyev e la Regina delle Driadi, ruoli che ricoprirà poi anche alla Scala e nella tournée in Giappone nel settembre 2016. E’ protagonista femminile in Romeo e Giulietta di Kenneth MacMillan e nello Schiaccianoci di Nacho Duato. Nel marzo 2015 è tra gli interpreti principali di Cello Suites di Heinz Spoerli e subito dopo è protagonista di Giselle, ruoli che ricopre anche in apertura della tournée in Cina nell’agosto/settembre 2016, ed in America nel luglio 2017.
Nel Gala per il 23° Festival Internazionale di Balletto di Lodz presenta Gran Pas Classique e il passo a due da Don Chisciotte; in Excelsior debutta nel ruolo della Civiltà. Per La bella addormentata nel bosco di Alexei Ratmansky è la Fata dei Lillà, debutta come Aurora e nel Gala des étoiles danza il passo a due da Don Chisciotte accanto a Ivan Vasiliev. Nell’ autunno 2015 è protagonista in L’histoire de Manon di Kenneth MacMillan e in Cinderella di Mauro Bigonzetti. Nel 2016, per la creazione di Massimiliano Volpini Il giardino degli amanti è protagonista femminile accanto a Roberto Bolle e nel Lago dei cigni curato da Alexei Ratmansky inaugura le recite nel ruolo principale di Odette/Odile, ruolo che ricopre nelle recite di apertura anche in tournée a Parigi nel novembre 2016.
Il 31 Dicembre 2016 viene invitata come ospite, dalla compagnia Lithuanian National Ballet , per interpretare il ruolo di kitri nel Don Chisciotte accanto ad Osiel Gouneo. Nel 2017, ricopre il ruolo della Ballerina in Petruska nella versione di Fokine, in Symphony in C di Balanchine apre le recite con Roberto Bolle nel secondo movimento e successivamente è interprete anche del primo movimento . Nella nuova creazione di Mauro Bigonzetti per il teatro alla Scala ricopre il ruolo da protagonista. Nel luglio 2017 debutta nelle recite di apertura nel ruolo di Titania in Sogno Di una Notte di mezza estate di Balanchine. Ottiene numerosi riconoscimenti tra cui il Premio Danza&Danza come migliore Interprete per la stagione 2014 ed è nominata Danzatore dell’anno 2014 dalla rivista online giornaledelladanza.com.
Unica italiana candidata al Premio Benois de la Danse 2015, si è esibita sul palco del Teatro Bol’šoj; sempre nel 2015 è nominata “Promessa” della danza dalla rivista specializzata tedesca “Tanz”. Invitata in numerosi Gala internazionali,come Dance Open Open Festival,Elisa y Amigos , e dal dicembre 2014 è partner di Roberto Bolle negli spettacoli ‘Roberto Bolle&Friends’.
Attualità
A Taviano, Pellegrino contro Stefanelli: i 32 nomi delle due liste

A Taviano sarà sfida a due il prossimo 25 e 26 maggio in occasione delle amministrative che decideranno chi prenderà il posto dell’ex Giuseppe Tanisi, la cui esperienza si è conclusa prematuramente ad inizio 2025.
“Radici e Futuro Taviano” candida a sindaco Francesco Pellegrino, già vicesindaco in occasione del primo mandato da primo cittadino di Tanisi (lo sostengono gli ex gruppi consiliari di Per la Città, Taviano Futura e Taviano Libera).
Candidati con lui al consiglio:
Sabrina Burlizzi,
Vito D’Argento,
Omar Del Rosario,
Gianni Fonseca,
Emanuela Garofalo,
Erika Leone,
Antonino Manni,
Daniela Meneleo,
Alessandra Mercutello,
Giorgia Montunato,
Silvia Palamà,
Stefano Piccinno,
Carlo Deodato Portaccio,
Paola Ria,
Germano Santacroce,
Marco Stefano.
È stata vicesindaca dell’ultimo mandato di Giuseppe Tanisi invece la candidata sindaca della lista “Taviano Guarda Avanti”, Serena Stefanelli.
Con lei:
Giuseppe Tanisi,
Antonella Previtero,
Paola Cornacchia,
Francesco Lezzi,
Salvatore Rainò,
Alessio Inguscio,
Massimo Mosticchio,
Chiara Minerva,
Lucy D’Ingiullo,
Martina Mauramati,
Mariassunta Garzia,
Simona Armida,
Marco Carluccio,
Elisa Ferocino,
Silvio Spiri,
Lucia Chetta.
Attualità
Tossico e invasivo: nell’Adriatico spunta il pesce palla argenteo
È pericoloso: ecco come comportarsi. Punto 1: non imitare i giapponesi, che praticano una sorta di ‘roulette russa’ alimentare

Il pesce palla argenteo invade l’Adriatico: allarme per la salute e l’ecosistema
Il pesce palla argenteo (Lagocephalus sceleratus), una specie marina altamente tossica e invasiva, è stato recentemente avvistato nel Mar Adriatico, segnando la sua presenza più settentrionale mai registrata nel Mediterraneo.
La cattura di un esemplare lungo oltre mezzo metro nella baia di Medulin, in Istria, ha destato preoccupazione tra pescatori e biologi marini.
Caratteristiche e pericolosità
Originario delle acque tropicali dell’Oceano Indiano e del Mar Rosso, il pesce palla argenteo è entrato nel Mediterraneo attraverso il Canale di Suez, un fenomeno noto come migrazione lessepsiana. Questa specie è nota per la presenza di tetrodotossina, una neurotossina estremamente potente contenuta in organi come fegato, gonadi, pelle e intestino. Anche una piccola quantità può causare gravi intossicazioni e, in alcuni casi, la morte. La tossina resiste alle alte temperature, rendendo il consumo del pesce pericoloso anche dopo la cottura.
Oltre alla sua tossicità, il pesce palla argenteo possiede una bocca dotata di denti robusti, capaci di esercitare una forza impressionante. È anche una specie piuttosto territoriale, pronta a difendere i suoi spazi dagli invasori. In altre zone del Mediterraneo sono stati segnalati episodi di morsi ai bagnanti, con conseguenze mediche rilevanti.
Impatto sull’ecosistema
La presenza del pesce palla argenteo rappresenta una minaccia significativa per l’ecosistema marino. Si nutre di una vasta gamma di organismi, tra cui molluschi e crostacei, alterando l’equilibrio della catena alimentare. Inoltre, è noto per danneggiare le reti da pesca, aggravando le difficoltà della pesca artigianale.
Raccomandazioni per pescatori e bagnanti
Non consumare: evitare assolutamente di mangiare il pesce palla argenteo, anche se cotto. Manipolazione: in caso di cattura accidentale, maneggiare con estrema cautela e utilizzare guanti protettivi. Segnalazione: riportare immediatamente l’avvistamento alle autorità marittime o agli enti di ricerca locali.
Informazione: diffondere la conoscenza di questa specie tra comunità di pescatori e bagnanti per prevenire incidenti.
La diffusione del pesce palla argenteo nel Mar Adriatico è un segnale d’allarme che richiede attenzione e collaborazione tra cittadini, pescatori e istituzioni per proteggere la salute pubblica e preservare l’equilibrio degli ecosistemi marini.
La ‘roulette russa’ alimentare giapponese
In Giappone ci preparano il fugu, una delicatezza da brivido. Una “roulette russa alimentare” che va preparata da chef che hanno studiato 1 anno solo per servire questo piatto. Il segreto è lasciare quel tanto di veleno sufficiente a dare un po’ di euforia, ma niente piu’.
Se mangi questo pesce palla, mangi la tetrodotossina, un veleno micidiale, derivato dai batteri che vivono nelle alghe che lui mangia. A quel punto non hai scampo.
Attualità
Le scarpe con cui il Papa è stato sepolto vengono da Miggiano
Francesco ha voluto che fossero quelle che indossava tutti i giorni: al suo funerale, gli occhi del mondo su quel prodotto dell’artigianalità salentina

Miggiano e tutto il Salento entrano nella storia di Papa Francesco, in uno dei momenti più solenni e commoventi della Chiesa cattolica.
Oggi, in occasione dei funerali del Santo Padre, il mondo intero ha posato lo sguardo su un dettaglio carico di significato: le scarpe con cui Papa Francesco ha scelto di essere sepolto.
Il Pontefice infatti ha espresso il desidero di portare con sé nell’aldilà le sue umili scarpe di tutti i giorni. Ecco infatti che nelle foto che hanno fatto il giro del mondo si scorge quel paio di scarpe nere, consumate dall’utilizzo.

Un dettaglio che per il Salento ha un valore enorme, perché quelle scarpe sono nate a Miggiano.
Ne dà notizia il Comune in una nota in cui spiega che sono state realizzate nell’aprile 2024 dal Laboratorio Ortopedico Bello srl. Opera dei fratelli Vittorio e Giuseppe Bello (che negli anni hanno sempre recapitato di persona al Santo Padre il loro prodotto), le calzature ortopediche sono testimonianza di dedizione e di mani esperte che, nel silenzio dei laboratori, hanno creato qualcosa di infinitamente prezioso.
Il Comune di Miggiano ha espresso con orgoglio questo sentimento in una nota ufficiale:
“Papa Francesco porta con sé un pezzo di Miggiano e così ci sentiamo a lui ancor più vicini. La Comunità di Miggiano è onorata di aver offerto al Pontefice il pregio del proprio artigianato locale.”
Non si tratta solo di un onore per Miggiano, ma di un vero tributo all’intero Salento, terra di saperi antichi, di mani sapienti, di tradizione artigiana che riesce ancora a parlare al mondo con la lingua della qualità e della cura.
In un’epoca di globalizzazione e produzione industriale di massa, il fatto che il Papa abbia scelto — per il momento più intimo e sacro della sua esistenza terrena — delle scarpe fatte a mano in un piccolo comune salentino, ha un significato immenso. È la consacrazione di un modo di lavorare autentico, umano, profondamente radicato nella nostra identità.
Oggi le immagini del Santo Padre, vestito con la semplicità che l’ha sempre contraddistinto, e calzato con quelle scarpe di Miggiano, hanno fatto il giro del mondo.
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