Attualità
“No ad altro opificio insalubre a Galatina”
Le associazioni del territorio scrivono a Leo Caroli (Regione Puglia) per chiedere difesa e tutela del territorio

Le associazioni “Coordinamento Civico Ambiente e Salute della prov. di Lecce”, “Natural-mente NO RIFIUTI – Collemeto di Galatina”, “NoiAmbiente e Beni Culturali di Noha e Galatina”, “Medici per l’Ambiente-ISDE Italia
Forum Amici del Territorio ETS”, “Nuova Messapia”, “Forum Ambiente e Salute”, “Associazione Bianca Guidetti Serra”, “Associazione Adotta Dog”, “Organizzazione di Volontariato Mobius Circle- ODV”, “CAS Coordinamento Ambientale Salento”, “Salento km0 APS” scrivono al responsabile della task force regionale per l’occupazione Leo Caroli “per esprimere parere contrario alla proposta di destinazione dell’impianto Minermix Galatina ad
una ulteriore industria insalubre”.
Si parla di un’azienda di calce e derivati che ha sedi a Galatina e a Fasano (Br), il cui principale committente è l’ex Ilva, oggi Acciaierie d’Italia.
Appena un mese e mezzo fa l’azienda è stata sotto i riflettori per il rischio licenziamenti paventato nell’ultimo periodo. Ad inizio febbraio si è tenuto un incontro proprio con la Task force regionale, a Bari, in cui l’azienda ha annunciato l’impegno di sospendere i licenziamenti (sono 59 i dipendenti) ed avviare la procedura di richiesta della cassa integrazione straordinaria per cessazione di attività. La proprietà ha confermato la scelta di carattere industriale di interrompere l’attività, dichiarandosi disponibile a valutare percorsi che conducano alla cessione.
Veniamo dunque alla lettera di cui sopra.
La lettera
“Gentilissimo dott. Leo Caroli
in risposta alle recenti preoccupazioni espresse dalla popolazione galatinese a seguito di
un possibile impianto di trattamento rifiuti speciali e non a Santa Barbara e delle
segnalazioni di emissioni anomale presso il cementificio Colacem, rimbalza su alcune
pagine social la proposta avanzata dalla task force regionale, istituita per il salvataggio del
calcificio Minermix, di chiamare a raccolta altri cementieri o comunque produttori di rischio
per la salute.
Questa proposta, come forse lei saprà, si inserisce in un quadro territoriale molto delicato.
Le autorità sanitarie e gli enti locali che siedono al tavolo provinciale V.I.S. (Valutazione
Impatto Sanitario) per valutare – secondo quanto riporta ASL Lecce – i danni e l’impatto
sanitario e ambientale con riferimento alle potenziali ricadute cumulative di tutte le attività
produttive presenti nell’area industriale, in particolare del cementificio Colacem Galatina,
non possono ignorare che l’area Galatina/Soleto e comuni limitrofi, come confermato
dall’Istituto Superiore di Sanità, dai rapporti Ambiente e Salute RePOL, dallo studio
PROTOS, dai dati LILT e dell’OER Puglia, è un cluster che registra dati epidemiologici
allarmanti, in particolare per neoplasie polmonari, per l’esposizione ambientale come quelle
derivanti dalle emissioni di grandi camini industriali. Come riportato nei giorni scorsi
nell’ultimo Rapporto di Puglia Salute in tutta la Provincia di Lecce, in particolare nel Distretto
di Galatina, la fotografia dell’incidenza delle neoplasie è in peggioramento.
Nell’area galatinese, la più industrializzata e malsana della provincia di Lecce, con la
maggiore concentrazione di grossi impianti industriali insalubri IPPC, il quadro sanitario e
ambientale non è stato sufficientemente rappresentato nei lavori della task force regionale
impegnata nella vertenza Minermix.
Lo stabilimento della Minermix Srl, attivo dal 1990, è adibito alla produzione, macinazione e
miscelazione di ossido di calcio, calce idrata, premiscelati di minerali, grassello e malte per
edilizia. È inserito nella ASI Galatina Soleto a poche centinaia di metri dall’area densamente
urbanizzata, insieme ad altri opifici di trattamenti rifiuti e comunque fortemente nocivi.
Come Associazioni, abbiamo preso parte alla CDS del mese di marzo 2022, e in quella
occasione abbiamo preso atto che la stessa Dr.ssa Teresa Alemanno, presente in
conferenza di servizi per il riesame A.I.A. per il Dipartimento di Prevenzione ASL Lecce, pur
essendo stata molto concisa, ha evidenziato chiaramente la questione “area sensibile”,
in riferimento all’area cluster tumore polmonare del Distretto di Galatina, chiedendo
quindi ad ARPA se avessero loro effettuato delle verifiche sulle emissioni, con chiaro
riferimento al potenziale apporto di ulteriori danni all’ambiente.
Occorre ricordare che a Galatina insiste un cementificio Colacem attivo sin dalla fine degli
anni ‘50, uno degli impianti più grandi d’Europa. Le ricordiamo che i cementifici sono
compresi nell’elenco delle industrie a maggior impatto ambientale in EUROPA, come
industrie insalubri di Seconda Classe, cioè di impianti che devono osservare speciali cautele
nei confronti del vicinato. L’insostenibilità ambientale è legata non solo alle emissioni di
particolato, di PCB (prodotto clorato simil diossina), metalli pesanti, (Mercurio, piombo,
cadmio, cromo esavalente), tutte sostanze gravemente nocive per la salute, cancerogene
ed interferenti endocrine, ma anche alla portata di consumo di acqua e suolo.
Nel 2017 Colacem Galatina ha prodotto complessivamente 2.658.578 t di Clinker,
2.883.528t di cemento, ha consumato 244 litri di acqua per ciascuna delle 309.900
tonnellate di cemento prodotto, ovvero 75,6 milioni di litri di acqua. Il consumo è abnorme
per un territorio già fortemente penalizzato dalla sua stessa conformità naturale, dove lo
spessore medio del sottosuolo riferito al livello del mare è di circa 60 metri, con scarsa
capacità di filtraggio delle acque pluviali per via della sua condizione carsica, e con una
falda esigua che presenta forti infiltrazioni inquinanti.
Le concentrazioni contaminanti e il correlato rischio mortalità mostrano un trend in
peggioramento, secondo quanto indicato in uno studio realizzato nel 2014 dall’istituto di
Scienze dell’Atmosfera e del Clima ISAC – CNR in collaborazione con l’Istituto di Fisiologia
Clinica del CNR attraverso una valutazione preliminare nei comuni di Sogliano Cavour,
Galatina, Cutrofiano, Corigliano d’Otranto e Soleto.
Gli impegni dichiarati anche da alcuni rappresentati politici locali pare che siano finalizzati
nel voler salvare i 20 posti di Galatina, e forse anche i 39 di Fasano, con il rischio però di
ritrovarci un nuovo opificio maggiormente inquinante, chiamando a raccolta altri cementieri
o comunque opifici produttori di rischio.
Inoltre, va tenuto conto dei riferimenti legislativi alla salute della popolazione e all’integrità
dell’ambiente esterno descritti nel d.lgs. n. 81/2008, N.81, sono norme che fanno esplicito
riferimento alla “salute della popolazione” e all’“ambiente esterno”.
Da un lato, l’art. 2, comma 1, lett. n), definisce proprio il concetto di “prevenzione” come
quel «complesso delle disposizioni o misure necessarie anche secondo la particolarità del
lavoro, l’esperienza e la tecnica, per evitare o diminuire i rischi professionali nel rispetto
della salute della popolazione e dell’integrità dell’ambiente esterno».
Dall’altro, l’art. 18, comma 1, lett. q), impone al datore di lavoro e al dirigente l’obbligo di
«prendere appropriati provvedimenti per evitare che le misure tecniche adottate possano
causare rischi per la salute della popolazione o deteriorare l’ambiente esterno
verificando periodicamente la perdurante assenza di rischio» (la violazione di tale
obbligo è sanzionata dall’art. 55, comma 5, lett. c), d.lgs. n. 81/2008 con l’arresto da due a
quattro mesi o con l’ammenda da 1.474,21 a 6.388,23 euro).
Il Dispositivo dell’art. 452 bis Codice Penale, reato di inquinamento ambientale,
determina quanto segue:
• È punito con la reclusione da due a sei anni e con la multa da euro 10.000 a euro
100.000 chiunque abusivamente cagiona una compromissione o un deterioramento
significativi e misurabili:
1. 1) delle acque o dell’aria, o di porzioni estese o significative del suolo o del
sottosuolo;
2. 2) di un ecosistema, della biodiversità, anche agraria, della flora o della fauna.
Quando l’inquinamento è prodotto in un’area naturale protetta o sottoposta a vincolo
paesaggistico, ambientale, storico, artistico, architettonico o archeologico, ovvero in danno
di specie animali o vegetali protette, la pena è aumentata.
Dalle norme, si evince come esse siano essenzialmente dirette ad evitare la possibile
“esternalizzazione” dei rischi cui sono sottoposti i lavoratori nel contesto produttivo,
obbligando l’impresa ad adottare tutti quei provvedimenti necessari affinché la
predisposizione delle misure di salute e sicurezza dei lavoratori non determini un
riversamento all’esterno delle nocività presenti nell’ambiente di lavoro, pregiudicando la
salute della popolazione e l’integrità dell’ambiente [15].
E’ vero che i galatinesi hanno bisogno di posti di lavoro, il lavoro è nel diritto costituzionale,
per tutti, anche di chi va a cercarlo altrove. È vero che è necessario fare il possibile per
salvare quei pochi posti esistenti, ma è altrettanto vero che il diritto alla salute è
sacrosanto e altrettanto costituzionale, e va individuata una strada occupazionale
perseguibile, che tenga conto dell’intera cittadinanza.
Come ben sappiamo tutti, a Galatina non c’è famiglia che non abbia un lutto a causa del
cancro, o una patologia che tende a degenerare in tumore. Lo si dice dappertutto:
nelle Cds aziendali, nelle Asl, nello studio Protos, nei recentissimi dati LILT, che vede la
provincia di Lecce seconda solo al Piemonte e alla Liguria in numero di morti per tumori, alla
pari con la Lombardia. Che il quadro sanitario di Galatina sia aggravato con un aumento
ulteriore di tumori è anche denunciato nel Registro dei Tumori 2021 appena pubblicato, con
i dati di incidenza che vanno dal 2013 al 2017.
Lo stesso principio di precauzione consiglia di non rischiare la salute di giovani famiglie che
mettono al mondo bambini, la parte più fragile della società, costruendo abitazioni a ridosso di
una zona industriale insalubre, come invece si sta facendo ancora oggi a Galatina, insistendo
nell’errore fatto negli anni ’70 del secolo scorso, o ri-attivando impianti insalubri, che andrebbero
riconvertiti in green.
Siamo convinti che quando si tratta di risolvere problemi di straordinaria importanza, come quello
di 30 o 100 posti di lavoro da tutelare, oppure il pericolo per la salute di 140.000 cittadini inermi,
non lo debbano decidere solo alcuni rappresentanti della politica. Quando la questione è
straordinaria, si porta ad un tavolo di concertazione con tutte le forze sociali presenti sul territorio,
anche con le nostre associazioni impegnate nella tutela dell’ambiente e della salute nei diversi
procedimenti autorizzativi.
Certe responsabilità non devono pesare sulla coscienza o presunzione di nessuno, ne va del
diritto, ne va della democrazia, ne va dello stato di civiltà di una comunità, ne va del futuro dei
nostri figli.
Basta fingere che il primato della più alta mortalità per tumori non esista, Galatina e la provincia
di Lecce sono sul podio. Non aspettiamo che il dolore delle persone che vedono morire
prematuramente figli e parenti, diventi rabbia, o peggio ancora rassegnazione a dover
barattare il posto di lavoro con la perdita di salute propria, dei propri familiari o dei
loro concittadini, rischiamo lo sfascio sociale.
Auspichiamo l’impegno dei rappresentanti istituzionali, che si adoperano per il coinvolgimento di
nuovi produttori di rischio, a non aprire le porte ad un altro opificio insalubre, di investire sulla
riconversione di Minermix in chiave green e di riflettere su quale soluzione possa portare ad uno
sviluppo sostenibile della nostra città”.
Attualità
Minervino di Lecce: si litiga… a Tavola
In occasione delle festività in onore di San Giuseppe, la Tavola diventa itinerante e abbandona la piazza. Il gruppo di opposizione “Il Cuore di Minerva” accende la polemica: «La decisione di cancellare la Tavola in piazza per rancori personali è assolutamente indecorosa». Il sindaco Antonio Marte preferisce non commentare

«Salta per volontà del sindaco Antonio Marte», tuona dall’opposizione l’ex sindaco Ettore Caroppo.
Si riferisce alla «tradizionale Tavola di San Giuseppe che da decenni ormai si teneva, il 19 marzo, in piazza» che, da quest’anno, diventa itinerante.
«Una novità che sta suscitando molti malumori e che provocherà un’ulteriore delusione tra visitatori, turisti e pellegrini che arriveranno», continuano dai banchi della minoranza.
Sull’argomento il gruppo consiliare de “Il Cuore di Minerva” aveva richiesto un incontro con la parte tecnica dell’amministrazione.
Invece, il responsabile del servizio della gestione dei fondi PNRR, dottor Simone Dima e l’architetto Valeria Giannetta legati al progetto “Borghi Divini” per la parte pubblica, l’Associazione del Mercatino del Gusto, aggiudicatrice della gestione dell’evento per circa 100mila euro e i tre consiglieri Rizzello, Cagnazzo e Caroppo si sono incontrati il 10 marzo.
Fulcro dell’incontro, è stato proprio l’annullamento e la cancellazione dell’evento della Tavola in piazza, secondo Caroppo, «una tradizione consolidata da decenni e ritenuta un prezioso strumento per il rilancio, la promozione e la divulgazione di questa particolare forma di devozione popolare».
Con l’aggiunta che «nel 2005 l’amministrazione comunale, con lo stesso Marte, in Giunta al fianco dell’allora sindaco Ettore Caroppo, condividendone le finalità, istituzionalizzava l’evento giusta delibera di Consiglio Comunale n°3 del 2008».
«Quest’anno», prosegue nel racconto l’ex primo cittadino, «l’amministrazione comunale guidata da Antonio Marte ha deciso di cestinare l’evento nella giornata del 19 e in particolare quello serale senza fornire motivazioni chiare né, tantomeno, dare formale atto d’indirizzo agli uffici, apparsi scendere dalle nuvole durante l’incontro tecnico voluto da noi richiesto. Il Presidente dell’Associazione del Mercatino del Gusto che nell’ambito del bando legato al PNRR denominato “Borghi Divini” è stato chiamato a chiarire diversi punti, in evidente imbarazzo nel giustificare la scelta “imposta” l’ha definita “un cambio di visione”».
«L’amministrazione comunale ha giustificato la scelta parlando di un semplice “desiderio di cambiamento”», come ha dichiarato la ex vicesindaco Maria Antonietta Cagnazzo.
Una motivazione che non ha convinto la minoranza consiliare, che ritiene «l’intera comunità privata di un evento fondamentale per l’identità minervinese e a rischio la futura collaborazione dell’Associazione del Mercatino del Gusto».
«La decisione di cancellare la Tavola in piazza è assolutamente indecorosa. Mischiare rancori personali e la volontà di smantellare quanto realizzato dall’amministrazione Caroppo, arrivando persino a stralciare quanto di buono era stato fatto, nel voler mostrare quanto era forte ancora oggi la devozione per San Giuseppe, è un atto grave. Ancora più inaccettabile è piegare la programmazione di “Borghi Divini” del PNRR, messa a dura prova da una decisione legata a interessi di parte, annientando anni di lavoro per la promozione del territorio», afferma la consigliera Cagnazzo, «il rammarico di questa brusca frenata dopo anni in cui San Giuseppe, la massa (il suo piatto tipico) hanno fatto tanto parlare di sé, anche con le esperienze in Svizzera e alla Bit di Milano. Tutto il nostro impegno in una promozione ampia, che raccontava la nostra gente che fine sta facendo? E il rischio di restituire i fondi del PNRR, con questa decisione imposta dal sindaco Marte, quanto rischia di diventare concreta?».
Le fa eco il giovane consigliere Lorenzo Rizzello: «Sono cresciuto con la tradizione della Tavola di San Giuseppe, con l’orgoglio di vedere rappresentati e raccontati i valori della nostra comunità. Provo profondo dispiacere nel vedere cancellata una parte così importante della nostra storia e identità».
Ettore Caroppo dopo aver ricordato che il progetto Borghi Divini consta di un finanziamento che nella sua interezza si avvicina ai 3milioni di euro di essere «fortemente rammaricato dell’ennesimo schiaffo che Minervino riceve e ancor di più nel vedere quanto imbarazzo vi era negli occhi dei rappresentanti dell’Associazione del Mercatino del Gusto a partire dal suo Presidente, nel dover incontrarmi».
Infine dall’ex sindaco e oggi consigliere Nazionale ANCI e comunale Ettore Caroppo, l’annuncio con tanto di appello per «raccogliere le foto della “Tavola di san Giuseppe in piazza” realizzate in tutti questi anni. Per noi tutti sarà un tuffo nei ricordi del passato mentre per il presente un colpo al cuore nel vedere un vero e proprio buco nero per il 2025. Forse qualcuno vedendo quel buco nero potrà persino provare vergogna».
Sulla vicenda, come nostro costume abbiamo provato a sentire anche l’altra campana ma il sindaco Antonio Marte ha preferito non commentare.
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Arnesano
Xylella fastidiosa: si rischia la tragedia e il bis anche per le viti?
Minerva: “Ci siamo proposti come Ente di coordinamento, al netto delle singole funzioni, e come tale ci rendiamo disponibili a raccogliere le proposte e a provare a costruire le condizioni per far sì che qualcosa di concreto si possa fare. Siamo pronti ad adottare punti di vista e proposte da caricarci sulle spalle e, se necessario, portare sui tavoli istituzionali a Bari, a Roma, a Bruxelles”…

Dopo la rovinosa débâcle che ha subìto il settore agricolo negli ultimi dieci anni a causa della xylella fastidiosa, prima che vada in scena il secondo atto che scateni una tragedia ancor più virulenta della prima, è stato convocato oggi, in Provincia, a Palazzo dei Celestini, un tavolo con i componenti dell’unità operativa per lo sviluppo.
Il tema? La xylella fastidiosa nel settore vitivinicolo.
Ora che il pericolo per le viti, dopo quello per gli ulivi, è sotto gli occhi di tutti significa lanciare un segnale al territorio.
I componenti di questo organismo hanno preso l’impegno di inviare proposte, suggerimenti, osservazioni, finalizzate alla redazione di un documento che sarà “accompagnato” dalla Provincia all’attenzione dei vari livelli istituzionali.
Il presidente Stefano Minerva, che ha convocato la riunione odierna, ha sottolineato il senso dell’iniziativa: “Ci siamo proposti come Ente di coordinamento, al netto delle singole funzioni, e come tale ci rendiamo disponibili a raccogliere le proposte e a provare a costruire le condizioni per far sì che qualcosa di concreto si possa fare. Siamo pronti ad adottare punti di vista e proposte da caricarci sulle spalle e, se necessario, portare sui tavoli istituzionali a Bari, a Roma, a Bruxelles”.
Il vice presidente con delega all’Ambiente, Paesaggio e Riforestazione Fabio Tarantino ha aggiunto “Abbiamo voluto confrontarci sul tema, volgarmente detto della xylella della vite, in quanto riteniamo che la Provincia debba essere portavoce, debba fare cassa di risonanza nei confronti dei settori produttivi e delle associazioni che li rappresentano, così come facciamo in qualità di Casa dei Comuni rispetto agli enti locali”.
E il consigliere con delega all’Agricoltura Paolo Greco ha aggiunto: “La questione xylella è un tema importante, sappiamo quanto abbiamo sofferto e quanto il tessuto agricolo, il paesaggio, l’ambiente stanno patendo nel nostro Salento. Anche per la Xylella della vite il monito deve essere quello di evitare di dare ascolto a prose, poesie e formule magiche, ossia l’humus intorno al quale il nostro territorio si è trovato a muoversi, ed affiancarsi invece completamente alla scienza e al rispetto delle prescrizioni previste. La nostra regione non può vivere una nuova stagione medievale come accaduto per la Xylella”.
Tutti i componenti dell’UOS presenti (Enti, Università, associazioni di categoria e datoriali, organizzazioni sindacali) sono intervenuti con punti di vista e proposte.
I partecipanti hanno sottolineato l’importanza di mantenere alto il livello di guardia su questa nuova forma di Xylella e l’esigenza di dotare il territorio di un piano di rigenerazione unitario.
Il dirigente del Servizio Politiche europee e Assistenza agli enti locali Carmelo Calamia ha, poi, ricordato come l’Unità Operativa per lo Sviluppo é un organismo consultivo creato dalla Provincia dal 1996, composto da 26 soggetti territoriali, chiamati e coinvolti sui temi dello sviluppo del territorio, che tornerà a riunirsi con più frequenza.
In seguito, ha illustrato ai componenti dell’Unità presenti lo stato di avanzamento degli ultimi 6 mesi di SaL.E., il progetto pilota finanziato alla Provincia di Lecce nell’ambito dei Patti territoriali.
“Il primo rapporto semestrale vede tutti i progetti avviati nel completamento delle prime fasi amministrative. Ci attendiamo ora un avanzamento significativo nei primi mesi nel 2025. La chiusura degli investimenti è fissata al 31 dicembre 2026. Per fruire dei 30 trenta progetti pubblici e dei 6 privati, inoltre, si costruirà un itinerario virtuale, un collante unico, sviluppando una modalità innovativa di fruizione e di comunicazione”.
Attualità
Donate 10 sedie a rotelle alla Reception del DEA di Lecce
L’iniziativa dell’Associazione “Cuore e mani aperte” per accompagnare con attenzione, gentilezza e un sorriso sul cuore, tutti coloro che arrivano in Ospedale per cercare risposte che restituiscano la speranza di una vita serena

Cerimonia di consegna per la donazione di 10 sedie a rotelle per la Reception del nuovo Dipartimento Emergenze e Accettazione del Presidio Ospedaliero Vito Fazzi di Lecce.
Le sedie in dotazione al punto accoglienza, infatti, talvolta non risultavano sufficienti a soddisfare le richieste dell’utenza e l’Associazione Cuore e mani aperte OdV, presieduta dal cappellano del nosocomio, don Gianni Mattia, da sempre particolarmente sensibile all’umanizzazione delle cure e degli ambienti ospedalieri, ha provveduto con la donazione odierna.
Alla cerimonia erano presenti la direzione sanitaria del Presidio, dottoressa Patrizia Barone, la direzione amministrativa, dottoressa Sonia Cioffi, il Direttivo e i volontari dell’Associazione.
Tutti i presenti hanno riconosciuto che le 10 sedie a rotelle donate favoriranno l’accessibilità e il comfort dei pazienti in difficoltà motoria temporanea, consentendo loro di raggiungere gli ambulatori/reparti senza sforzi eccessivi e in sicurezza.
“Quando ci si reca in ospedale per una visita, un’emergenza o un ricovero, lo si fa sempre con una tempesta nel cuore. Si vive la speranza di poter star meglio e la paura di perdere la propria quotidianità e autonomia. Noi vorremmo che le emozioni vissute diventassero belle come un fiore che supera l’inverno. Quando la vita ci mette alla prova testando la nostra fede, il nostro coraggio e la nostra forza, può accadere di sentirsi fragili e smarriti. In queste occasioni abbiamo bisogno che qualcuno, prendendoci per mano, ci faccia sentire di non essere soli”, inizia così la dichiarazione di don Gianni Mattia.
“La primavera è alle porte”, prosegue, “il freddo è meno rigido e le strade iniziano a colorarsi con i fiori di campo che rallegrano il nostro sguardo mentre la vita scorre. La primavera risveglia le nostre emozioni e i poeti l’hanno resa poesia. Nel suo rappresentare il risveglio e la rinascita, l’amore, attraverso la sua bellezza, si riveste di essa diventando un gesto d’amore. La vita ci ha condotti su questa strada fatta di sofferenza, ma anche di una delicata forza che ci insegna a tramutarla in speranza, fiducia, sorrisi e amore. In questo poter essere al fianco dei più fragili vi è l’amore incondizionato di tutti coloro che, nel silenzio e nell’umiltà del proprio cuore, donano il proprio 5 per mille, regali di matrimonio, compleanno o ricorrenze varie o semplicemente per rendersi dono in ricordo di un amore che non si può più abbracciare ma condivide ogni nostro respiro. Costoro, eroi silenziosi rendono tutto ciò possibile. A loro va il nostro grazie più sincero”.
L’Associazione Cuore e mani aperte OdV è un ente del Terzo Settore, fondata nel 2001, che opera all’interno del nosocomio leccese da più di venti anni, grazie al sogno e vocazione del cappellano, don Gianni Mattia, che – oltre ad esserne fondatore e presidente – riveste di poesia anche la sofferenza.
Negli ultimi anni si è soffermata con attenzione ad esplorare il concetto della cura che passa anche attraverso l’umanizzazione delle cure e degli spazi ospedalieri.
In questo ambito si inseriscono numerose iniziative: dalla Bimbulanza allo Spazio Benessere, da una Casa di Accoglienza per i parenti dei degenti a diverse umanizzazioni pittoriche di risonanze magnetiche, tac e intere unità operative pediatriche.
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