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Attualità

Operazione “Coriolano”: sgominata organizzazione, arrestati 8 coriglianesi

Dalle 4 dell’alba di oggi, i Carabinieri della Compagnia di Maglie hanno eseguito 9 ordinanze di custodia cautelare in carcere, emesse dal Gip presso il Tribunale di Lecce

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Dalle 4 dell’alba di oggi, i Carabinieri della Compagnia di Maglie hanno eseguito 9 ordinanze di custodia cautelare in carcere, emesse dal Gip presso il Tribunale di Lecce, a carico di 9 persone facenti parte di un’associazione a delinquere finalizzata a commettere una pluralità di delitti: vendita, cessione, trasporto e detenzione di cocaina e marijuana, partecipazione ad una associazione armata, ed ancora estorsione, attentato dinamitardo, danneggiamento. L’operazione, denominata “Coriolano”, ha avuto inizio, come detto, alle 4 di questa mattina, con l’ausilio del Nucleo Elicotteri e delle Compagnie Carabinieri di Tricase, Casarano e Lecce. Otto degli arrestati sono di Corigliano d’Otranto, a partire dal capo dell’organizzazione, il 49enne pluripregiudicato Leonardo Costa, e da sua moglie Cosima Maria Baccaro, 48enne casalinga; poi Renato Puce, intonacatore di 34 anni; Salvatore Luchena, pregiudicato di 58 anni; Paolo Puce, esercente di 38 anni; Luigi Antonio Fonseca, commerciante di 33 anni; Ugo Donno, 21 anni; Antonio Alemanno, operaio di 37 anni. Il 9° arresto ha riguardato un soggetto albanese residente sempre in provincia di Lecce, a San Pietro in Lama: si tratta del 42enne Sokol Myderizi, pluripregiudicato. Le indagini hanno avuto inizio il 27 settembre 2010, in seguito all’attentato notturno a Corigliano d’Otranto ai danni di un commercialista: la deflagrazione provocò ingenti danni. Per quell’episodio venne arrestato, il successivo 15 ottobre, Leonardo Costa, a conclusioni di indagini condotte dal Nucleo Operativo della Compagnia di Maglie, che dimostrarono l’attività estorsiva di Costa nei confronti del commercialista.


Le accuse nello specifico


PUCE Renato:


a) del reato di cui agli articoli 81 cpv., 110 e 629 cpv. c.p. per avere, in concorso con COSTA Leonardo, arrestato in flagranza il 15.10.2010, al fine di procurarsi un ingiusto profitto, mediante minaccia, costretto il commercialista del Costa Giannachi Pierluigi a versare, a vantaggio degli autori dell’attentato, la somma di 18.000 euro, poi ridotta a 20.000 euro, quale prezzo per far passare l’azione violenta;


COSTA Leonardo e PUCE Renato:


b) del reato di cui agli articoli 110, 81, 635 cpv. n. 1), 61 n. 2, c.p. e articolo 4 L. n. 895/1967, per avere, in concorso tra loro, al fine di eseguire il reato di cui al capo a), illegalmente portato in luogo pubblico un ordigno esplosivo che veniva collocato e fatto esplodere sulla finestra dello studio professionale di Giannachi Pierluigi, distrutto o comunque deteriorato lo studio stesso;


COSTA Leonardo, BACCARO Cosima, PUCE Renato, MYDERIZI Sokol:


c) del reato di cui agli articoli 110, 81 cpv. c.p., e articoli 2 e 4 L. n. 895/1967 per avere, in concorso tra loro, con più azioni in esecuzione di un medesimo disegno criminoso, COSTA, BACCARO e PUCE detenuto e portato illegalmente quattro pistole ed un fucile, calibro e marca con potuti accertare, cedendo quindi due di quelle pistole a MYDERIZI, il quale le riceveva e portava illegalmente;


COSTA Leonardo, BACCARO Cosima Maria, PUCE Renato, FONSECA Luigi, DONNO Ugo,  MYDERIZI Sokol, LUCHENA Salvatore,


d) del reato di cui all’art. 74 commi 1, 2 e 4, DPR n. 309/90, per essersi associati al fine di commettere più delitti di acquisto, detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti del tipo cocaina e marijuana, assumendo;


COSTA Leonardo, BACCARO Cosima Maria, PUCE Renato, LUCHENA Salvatore, FONSECA Luigi, DONNO Ugo e MYDERIZI Sokol:


e) del delitto di cui agli articoli 81 cpv. e 110 c.p., 73 DPR n. 309/90 per avere, in concorso tra lor, con più azioni in esecuzione di un medesimo disegno criminoso, illecitamente acquistato, trasportato, ricevuto, occultato e ceduto sostanza stupefacente del tipo cocaina;;


COSTA Leonardo, PUCE Renato, PUCE Paolo:


f) del delitto di cui agli articoli 81 cpv., 110 c.p. e 73 DPR n. 309/90 per avere, in concorso tra loro, con più azioni in esecuzione di un medesimo disegno criminoso, illecitamente COSTA Leonardo acquistato, detenuto e ceduto, chili 9,5 di marijuana;


ALEMANNI Antonio:


g) del reato di cui agli articoli 81, 635 cpv. n. 3), 61 n. 1 c.p. e art. 4 L. n. 895/1967, per avere, agendo per motivi abietti o futili, illegalmente portato un ordigno esplosivo che posizionava e faceva esplodere all’interno della cabina telefonica TELECOM ubicata in piazza Vittoria di Corigliano d’Otranto, distruggendola o comunque rendendola inservibile.


INIZIO DELL’ATTIVITA’  DI INDAGINE


L’indagine ha avuto inizio il 27 settembre 2010, alle 00.40, a seguito dell’attentato a Corigliano d’Otranto ai danni di un commercialista la cui deflagrazione provocava inventi danni e a seguito del quale veniva tratto in arresto il 15 ottobre 2010 COSTA Leonardo, a conclusioni di indagini condotte dal Nucleo Operativo della Compagnia di Maglie, che dimostrarono l’attività estorsiva di COSTA nei confronti del commercialista.


L’ESTORSIONE


L’attività estorsiva posta in essere dal COSTA Leonardo si svolge in vari fasi. Infatti dopo l’attentato del 27 settembre 2010, il 05 ottobre sempre verso sera, COSTA Leonardo, cliente dello studio per la tenuta della contabilità della sua attività commerciale, si presentava presso lo studio. COSTA Leonardo si presentava la seconda volta presso lo studio di GIANNACHI, avanzando una richiesta di denaro di euro 20.000,00 che sarebbe servita per la sua tranquillità e per la quale egli stesso si impegnava quale garante verso fantomatiche terze persone.


Il pomeriggio dell’11 ottobre 2010, COSTA Leonardo raggiungeva nuovamente lo studio di GIANNACHI e, nell’occasione, otteneva dalla parte lesa la disponibilità a ricevere nello stesso pomeriggio una prima parte del denaro, nell’ordine di euro 10.000,00, in relazione al totale di euro 18.000,00. Per tale ultima ragione veniva predisposto apposito servizio, supportato dalla registrazione della conversazione che avveniva nello studio di GIANNACHI.


L’ascolto e l’osservazione diretta veniva eseguita dai Carabinieri in ascolto e nel momento in cui registravano la ricezione del denaro da parte di COSTA ed il suo allontanamento dallo studio, allertavano il resto del personale dislocato e nascosto a ridosso dello studio e dell’autovettura Mercedes SW di colore grigio, con la quale egli era giunto alle ore 16,30. Appena raggiungeva la propria autovettura parcheggiata sul ciglio opposto rispetto allo studio commercialista dal quale era uscito, veniva fermato e trovato in possesso di una busta di colore giallo nella quale era contenuto il denaro, traendolo in arresto

Le indagini consentivano di individuare anche il ragionevole movente dell’attentato e della conseguente estorsione in danno del commercialista GIANNACHI Pierluigi: invero emergeva che il professionista aveva inviato a PUCE Paolo (fratello di Renato) una raccomandata con la quale lo invitava al pagamento di € 6.000,00, quale onorario per l’attività fiscale svolta sino al maggio 2007 ed ancora insoluta.


SVILUPPO DELL’ATTIVITA’


Il giorno dopo il citato episodio criminoso veniva dato inizio ad una complessa e corale attività investigativa, da parte del Nucleo Operativo della Compagnia di Maglie e della Stazione di Corigliano d’Otranto, supportata da una serie di attività tecniche di intercettazioni telefoniche ed in particolare ambientali e telefoniche terminate nel mese di dicembre scorso. Le indagini hanno fatto emergere un’articolata organizzazione operante in particolare nel comune di Corigliano d’Otranto, epicentro del sodalizio criminale per la presenza del capo della stessa, COSTA Leonardo, un ex sorvegliato speciale antimafia, e di alcuni comuni limitrofi, Maglie, Cutrofiano, Melpignano, Sogliano Cavour, interessando anche Galatina e Galatone, dedita al traffico di cocaina, con l’aggravante della detenzione di armi. Il capo del gruppo, come detto, è Leonardo COSTA che continuava a dare disposizioni al proprio gruppo nonostante fosse ristretto in carcere, attraverso la moglie divenuta sua facente funzione una volta in carcere, e attraverso un suo uomo di fiducia, PUCE Renato che, viste le circostanze, stringe un legame particolare con la moglie del boss.


Gli indagati complessivamente sono stati 30.


Tutti i soggetti appartenenti alla citata associazione condividevano il medesimo illecito interesse, realizzato mediante una ben avviata rete di vendita di sostanze stupefacenti: l’attività è assicurata da articolate forme di copertura comune, costituite da contatti telefonici costanti tra i coindagati, idonei ad eludere le investigazioni ed i controlli di Polizia.


L’ASSOCIAZIONE FINALIZZATA ALLO SPACCIO DI COCAINA E L’ATTIVITÀ DI SPACCIO.


L’indagine ha consentito di delineare la compagine criminale capeggiata da COSTA Leonardo e dedita stabilmente allo spaccio di cocaina, fornita per massima parte da MYDERIZI Sokol. Proprio il momento conseguente l’arresto di COSTA ha messo in evidenza i vincoli associativi tra i soggetti che, sebbene in precedenza avessero avuto in tale attività un ruolo marginale, atteso il pieno e diretto controllo da parte di COSTA, si mostravano immediatamente disponibili ad applicarsi all’attività criminale, sia per la parte concernente lo spaccio dello stupefacente ancora in possesso del gruppo, sia per l’acquisizione di nuovi quantitativi, sia infine per il recupero dei crediti rivenienti da precedenti forniture.


Il detto gruppo criminale aveva la capacità di distribuire sul mercato circa mezzo kilo di cocaina al mese, sostanza stupefacente che in buona parte veniva acquistata con il provento di numerose estorsioni nei confronti di commercianti e professionisti del posto, solo due dei quali hanno sporto denuncia.


ARRESTO E SEQUESTRO


Durante le varie fasi dell’indagine, a riscontro delle intercettazioni telefoniche e ambientali, è stato effettuato l’arresto di BACCARO Cosima Maria, moglie del COSTA. La mattina del 22.12.2010 i Carabinieri di Maglie eseguivano una perquisizione domiciliare presso l’abitazione della BACCARO rinvenendo, proprio nel nascondiglio individuato sotto le tegole, un vasetto di vetro al cui interno erano custoditi grammi 10 di cocaina, nonché in una busta in cellophane un bilancino elettronico di precisione. Per completezza si rappresenta anche che in uno mobile del vano cucina veniva rinvenuto anche un altro vasetto di vetro contenente circa 120 grammi di mannite, sostanza utilizzata per il taglio della cocaina.


IL RUOLO DI PUCE RENATO


Il PUCE svolgeva il ruolo di persona dedita ad assicurare, anche attraverso azioni violente, il recupero delle somme dovute all’organizzazione dai sodali e da terzi per lo spaccio di stupefacente, di una lunga serie di crediti vantati nei confronti di soggetti a cui era stata fornita cocaina in conto vendita e che non avevano ancora provveduto a pagare, nonché procedere alla trattazione ed alla manipolazione delle sostanze stupefacenti del tipo cocaina, mischiata con sostanze da taglio e bicarbonato. Definito ragioniere del gruppo, teneva i conti a scalare dei crediti che il Costa vantava nei confroni di altri distributori di stupefacente e di tossici; vero e proprio braccio destro del capo, continua ad essere un costante punto di riferimento della moglie del Costa, sua vicaria durante il periodo di detenzione del marito, obbedendo a qualsiasi richiesta di quest’ultima.


I CONTATTI CON UN GRUPPO CRIMINALE DI CASAL DI PRINCIPE (CE).


Durante l’attività è stato inoltre evidenziato il contatto tra il gruppo criminale salentino e un gruppo criminale di Casal di Principe (CE) che fa capo a BUONANNO Antonio e suo fratello Raffaele, (entrambi i fratelli risultano avere precedenti penali per reati vari ed anche per armi).


IL RUOLO DI SOKOL MYDERIZI


In tale contesto si evidenzia il ruolo di fornitore svolto da MYDERIZI Sokol. Già dall’inizio dell’attività si documentava l’attività di intenso traffico di cocaina che l’arresto di COSTA aveva interrotto, e, contestualmente, emergeva il ruolo fondamentale di MYDERIZI Sokol che aveva rifornito COSTA Leonardo nell’ultimo periodo antecedente la sua cattura di cocaina, nell’ordine di non meno di grammi 700, destinata agli altri spacciatori. Egli stesso, come visto in precedenza, era creditore di somme di denaro, da parte di COSTA Leonardo, pareggiate con la consegna di danaro e di armi.


TRAFFICO DI MARIJUANA


Il gruppo, si interessava anche di traffico di marijuana: nel corso delle conversazioni emergeva che COSTA aveva consegnato a PUCE Paolo in conto vendita 9,5 chili di marijuana per un controvalore di 40.000 euro, solo in parte versati.


LA DISTRUZIONE DELLA CABINA TELEFONICA IN CORIGLIANO lL’11.12.2010.


L’episodio avveniva la notte del giorno 11.12.2010 tra le ore 02,00 e le ore 06,00 allorquando ignoti facevano esplodere un piccolo ordigno all’interno della cabina telefonica posta in piazza Vittoria, distruggendola. Nel corso delle intercettazioni emerge responsabilità del nipote della BACCARO, ALEMANNI Antonio in ordine all’attentato esplosivo. Questo attentato mette inrisalto, oltre alla disponibilità e capacità di utilizzo di polvere nera da parte del gruppo, dopo l’attentato al Giannachi, anche ed ancora di più il ruolo di vicario del capo della Baccaro che si arrabbia moltissimo con il nipote per il gesto perchè aveva attirato i carabinieri a Corigliano ed anche a casa sua, ordinandogli di non fare più bravate del genere e di non passare più ne da lei ne dal chiosco in piazza, dando prova della sua autorità senza la necessità che dovesse intervenire il Costa dal carcere.


Attualità

Il Venerdì Santo e il Coro delle Pie Donne a Ruffano

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A Ruffano, i Riti della Settimana Santa hanno origini antichissime e rappresentano un intreccio di fede, storia e tradizione che raggiunge il suo apice nel Venerdì Santo con la Solenne Processione. I confratelli incappucciati, coronati di spine, scalzi e con i simboli della penitenza: le discipline e le pisare. Lungo le strade del paese risuonano degli antichi Inni composti per le Confraternite ruffanesi. Il più struggente e solenne è “O genti che passate”, un lamento che accompagna la processione di Gesù Morto e che scuote gli animi di chi lo ascolta.


A intonarlo insieme alla banda è il grande “
Coro delle Pie Donne”, oltre 100 voci femminili che custodiscono e tramandano una tradizione secolare. Vestite di nero, con il capo velato in segno di lutto, non solo narrano la Passione di Cristo, ma si fanno eco di un dolore universale, dando voce alle sofferenze del mondo. In origine, ogni Confraternita aveva il proprio coro, poi unificato per rendere questa esecuzione ancora più potente e corale.
Per molti anni, queste donne non hanno avuto piena consapevolezza di essere le custodi di un’antichissima tradizione orale. Cantavano perché così si era sempre fatto, senza sapere di tramandare un patrimonio culturale unico. È un’usanza antica, autentica, che ha resistito ai cambiamenti e oggi si rinnova grazie alla partecipazione sempre più sentita delle nuove generazioni. Ancora oggi, infatti, il coro è un simbolo identitario di Ruffano, unico nella sua storicità e profondamente radicato nella comunità. Qui non si tratta di una semplice esecuzione, ma di un canto dell’anima, tramandato di madre in figlia, che continua a rendere il Venerdì Santo un momento di intensa e irripetibile suggestione.
Il coro delle donne è il protagonista soprattutto dell’inizio e della conclusione della processione, quando l’Addolorata ritrova il figlio morto e quando dovrà dara l’ultimo saluto. Un momento struggente e di grande preghiera grazie al canto eseguito insieme alla banda.

 

Venerdi Santo – 18 aprile
ore 21:30 partenza dell’Addolorata dalla Chiesa di San Francesco in Piazza Libertà.
Accoglienza del CRISTO MORTO in Piazza Nazario Sauro. Esecuzione dell’Inno dalle Pie Donne e inizio della Solenne Processione.

Al rientro (mezzanotte circa), sosta in Chiesa Madre con predicazione e Benedizione Solenne. Segue il tradizionale “Saluto” tra il Cristo e la Vergine e rientro dei simulacri nelle proprie Confraternite.

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Attualità

Cimitero di Tuglie, scoppia la polemica

Il consigliere Lorenzo Longo attacca l’amministrazione sull’ampliamento. Dopo il Consiglio Comunale il Movimento 5 Stelle denuncia: «Gravissimo l’atteggiamento del Segretario». La sindaca Silvia Romano: «Riflessioni da Azzeccacarbugli. Il Segretario ha solo rimarcato la contraddittorietà delle affermazioni del consigliere»

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di Giuseppe Cerfeda

Dopo il consiglio comunale infuocato del 4 aprile scorso e il comizio in Piazza Garibaldi, il Movimento 5 Stelle e il gruppo consiliare Viviamo Tuglie denunciano «quanto accaduto nell’ultima assise», con particolare riferimento alla vicenda del cimitero comunale.

Il consigliere Lorenzo Longo

«Durante la discussione sull’ampliamento del cimitero», ha spiegato il capogruppo del M5S, Lorenzo Longo, «abbiamo segnalato che il nuovo campo di inumazione è stato realizzato a soli 20-25 metri dalle abitazioni, contrariamente ai pareri espressi dall’ASL sia nel 2013 che nel 2016, in cui si imponeva una distanza minima di 50 metri dal centro abitato. Ci siamo limitati a chiedere la verifica della legittimità delle delibere approvate, ma il Segretario comunale, invece di mantenere un atteggiamento tecnico e super partes, si è inspiegabilmente alterato, arrivando a pronunciare una frase tanto sconcertante quanto grave: “Ah, quindi state cercando di coprire qualcuno?”».

«Una frase», continua Longo, «che ci ha profondamente colpiti e che riteniamo del tutto inaccettabile. Non solo perché infondata ma soprattutto, perché detta da chi dovrebbe garantire il corretto svolgimento dei lavori consiliari in maniera neutrale e istituzionale. Siamo stati offesi e delegittimati davanti all’intero consiglio comunale e alla cittadinanza, e per questo motivo ci vediamo costretti a scrivere formalmente alle autorità preposte per segnalare quanto accaduto e chiedere verifiche approfondite su tutta la vicenda».

Nel corso del comizio pubblico in Piazza Garibaldi, il consigliere regionale del M5S, Cristian Casili ha inoltre evidenziato «gravi responsabilità dell’amministrazione comunale in merito al Piano Generale di Bonifica», sottolineando come il Comune non abbia «adottato gli atti necessari per richiedere l’esclusione delle particelle non servite dal tributo 630. Una grave mancanza che ha comportato, per molti cittadini, l’obbligo di pagare un contributo ingiusto, a differenza di quanto già ottenuto da altri Comuni della provincia di Lecce».

«Da mesi denunciamo l’inerzia del Comune su questo fronte», hanno concluso i consiglieri del gruppo ViviAmo Tuglie, «e non accettiamo che si provi ancora a scaricare la responsabilità sul Movimento 5 Stelle Regionale. La verità è che l’amministrazione, dal 2012 a oggi, non ha mai fatto nulla di concreto, e oggi i cittadini ne pagano le conseguenze».

Il Gruppo Consiliare insieme al Consigliere regionale Casili annunciano nuove iniziative nelle prossime settimane e garantiscono che non abbasseranno la guardia: «Continueremo a fare opposizione seria e costruttiva, senza sconti a nessuno. Dalla parte dei cittadini, sempre».

LA SINDACA: «COMMEDIA DEGLI EQUIVOCI»

Da noi sollecitata non tarda ad arrivare la replica della sindaca Silvia Romano.

La sindaca Silvia Romano

«Longo non perde l’abitudine di inciampare, e farsi male, sulla realtà dei fatti», attacca la prima cittadina, «ancora una volta cade nelle sue riflessioni da “Azzecagarbugli” scagliate contro l’amministrazione comunale».

La sindaca passa poi ad elencare la sua versione dei fatti: «All’inizio della seduta del consiglio comunale del 4 aprile esordisce con la pretestuosa ed infondata denuncia di una fantasiosa illegittimità della convocazione della seduta consiliare in quanto effettuata, a suo dire, oltre il limite massimo di tre mesi, invocando una norma del Tuel che nulla c’entrava con la sua accusa. Forse turbato e risentito dalla figuraccia appena rimediata, non contento, con la sua tipica teatralità da novecentesco avanspettacolo, pronuncia in sede di consiglio: la cosa più grave è che il campo di inumazione è stato realizzato dentro una fascia di rispetto cimiteriale, violando il limite dei 50 metri dal centro abitato! Poi invita il segretario comunale a verificare la legittimità degli atti».

«Il segretario fa notare che la sua affermazione conteneva una contraddizione in termini», prosegue la sindaca, «poiché i campi di inumazione stanno all’interno dell’area cimiteriale, mentre la fascia di rispetto è sempre esterna al cimitero determinando un vincolo di inedificabilità assoluta».

«Longo», prosegue non risparmiando un certo sarcasmo, «in stato confusionale, riafferma: “il campo di inumazione sta attaccato ai terreni ed alle case di privati”, facendo intendere che ci potessero essere costruzioni all’interno della fascia di rispetto di contorno al cimitero, con possibile violazione di legge.  Invita, ulteriormente, invocando il buon senso, il segretario a mettersi nei panni di chi abita lì”, virando su un piano diverso dalla legalità. A tali illazioni il segretario chiede: “Ah quindi sta cercando di coprire, forse, qualche…”. In tal modo il segretario con fermezza rimarca la contraddittorietà delle affermazioni del consigliere Longo e, soprattutto, la prevalenza dell’interesse pubblico alla realizzazione del campo di inumazione rispetto ad eventuali interessi di privati».

Secondo la sindaca Romano «il consigliere Longo trafitto da tutti si perde nelle sue infinite contraddizioni di natura politica e giuridica. In un suo post parla di una “distanza del campo di inumazione a soli 20 – 25 metri dalle abitazioni”, dichiarazione mai pronunciata durante la seduta del consiglio comunale! Altra confusione derivante da una scarsa conoscenza dell’aritmetica e della geometria».

«Delle due l’una», tira le somme, «chi dice bugie? Stiano attenti i cittadini delle acrobazie di verità del consigliere Longo e dalle sue pretese di ergersi sempre a mo’ di paladino della verità».

«A questo punto», conclude Silvia Romano, «non ci resta che invitare tutti i cittadini, qualora ce ne fosse ancora bisogno, a leggere il resoconto della registrazione riguardante l’argomento».

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Attualità

Poste finalmente pronte a ricostruire la sede centrale di Tricase

Un anno dopo la bomba, la comunicazione al sindaco De Donno: “Terminate le operazioni propedeutiche. I lavori richiederanno cento giorni”

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di Lor. Zito

Il prossimo giovedì sarà trascorso un intero anno dal furto con esplosione messo in atto presso l’ufficio postale centrale di Tricase, in piazza Cappuccini.

Da allora, quasi 365 giorni dopo, l’edificio appare ancora transennato e pericolante, ed i lavori per il suo recupero non sono partiti.

Abbiamo sollecitato Poste Italiane, richiedendo informazioni a riguardo. Informazioni che la cittadinanza, a sua volta, reclama a gran voce (anche bussando alla porta della nostra Redazione), nella spasmodica attesa di un ritorno alla normalità.

La scorsa estate su piazza Cappuccini, proprio alle spalle della sede oggetto di furto, Poste Italiane ha collocato un container mobile, quale sede temporanea utile a garantire la continuità del servizio dopo il danno patito.

Va da sé che, sino al ritorno in funzione dell’edificio originario, si tratta di una soluzione tampone, che spesso porta in dote disagi per l’utenza che vi si interfaccia.

E’ il sindaco di Tricase Antonio De Donno a restituirci informazioni sugli sviluppi in corso, alla luce di una comunicazione in queste ore giuntagli direttamente dal direttore della filiale: anche da Palazzo Gallone erano pervenute sollecitazioni sul tema.

Poste Italiane ci ha comunicato la conclusione delle procedure propedeutiche all’avvio dei lavori, scusandosi per la loro procrastinazione“, spiega il primo cittadino. “Il ritardo, ci viene spiegato, è dovuto al fatto che le attività di verifica statica dell’edificio da recuperare sono state complesse e delicate, ed hanno richiesto molto tempo“.

Non c’è ancora una data certa per la riapertura della sede“, aggiunge De Donno, “ma Poste Italiane ci ha indicato la durata prevista per l’intervento: dal giorno del loro inizio, i lavori richiederanno circa cento giorni per essere portati a termine“.

Non viene specificata una data di apertura del cantiere. Alla luce di quanto sin qui descritto, è lecito attendersela a stretto giro.

 

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