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Attualità

Otto artisti latini in una Collettiva a Lecce

Fino all’8 novembre, al Primo Piano Livingallery in viale G. Marconi, 4, a Lecce, “Latinamente”, dal lunedì al sabato, dalle 16,30 alle 19,30 (mattina su appuntamento), con

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Fino all’8 novembre, al Primo Piano Livingallery in viale G. Marconi, 4, a Lecce, “Latinamente”, dal lunedì al sabato, dalle 16,30 alle 19,30 (mattina su appuntamento), con ingresso libero, collettiva di 8 artisti latini: mostra d’arte contemporanea in occasione della 7^ Giornata del Contemporaneo, promossa da AMACI. Non nuova alla tendenza dell’arte latino-americana, la Primo Piano LivinGallery espone quest’anno le opere di new entry come Bartus Bartolomes, Jose Coronel Ortega, Paola Puppio Zingg, Ricardo B. Sanchez, accanto ai suoi artisti di riferimento Carlos Anzola e Astolfo Funes)  e a due “incursioni” latine di eccezione: Carlo Marcello Conti italiano e Robert  Scott  Alger, americano, per aprire un dibattito comune, una sinergia che supera i confini e diviene momento di incontro tra culture e paesi. Otto artisti. 8 come il simbolo dell’Infinito. E nella poetica lontananza dell’infinito, si avverte il bisogno di una vicinanza, di una unione che supera le frontiere e diviene momento di incontro e dialogo tra culture. Nel segno della fratellanza, della community.  E in questo collettivo, si percepisce il senso del “costruttivo”, di qualcosa che sta andando a crearsi, fra di loro.  Tra loro e tutti noi. Latinamente, è come dire “alla maniera dei latini”, per conoscerli, dialogare con loro, gustare la loro arte, bere un drink. Così, come si fa tra amici.  Perché l’arte non separa, ma unisce. Soprattutto quando è differente.  Tutti insieme, latinamente, per affrontare questo secolo malato, disorientato, disincantato. Noi, voi e loro.


CENNI BIOGRAFICI ARTISTI


Bartus Bartolomes (Venezuela, 1958),  è un’artista che negli anni’ 70 ha cominciato a popolare strade e spazi pubblici della città, con immagini e parole stampate su carta, armato di una scopa e un secchio di colla per attaccarle sui muri. Come tutti quelli cha hanno scelto la strada come una loro grande tela a cielo aperto, guidato dalla filosofia del “Do it yourself”, dell’arte-linguaggio aperta a tutti. Le sue opere sono attraversate da un vagare impazzito di segni, simboli della mitografia contemporanea, a volte nitidi, altre volte confusi, logorati nel labirinto della comunicazione.


Ha pubblicato diversi libri tra cui:  “Pigmeicidio”, “LumpenVisivo-LumpenHaiku”,“Flipper Postume”, “Azure Night Cup”, “Erotogramas y Chàcharas”. Tra la fine degli anni ’70 e l’inizio degli  anni’80 partecipa a diverse manifestazioni realizzate in Italia ed in Europa. È tra i promotori internazionali della “Nuova Visualità” o “poesia visiva”. Attualmente vive tra Parigi, Monaco, New York, Rio de Janeiro e Caracas, come consulente presso diverse istituzioni e imprese in relazione allo sviluppo di progetti di energia alternativa e, allo stesso tempo, scrive e cura la pubblicazione dei suoi libri continuando a collaborare al progetto museale visivo con il Gruppo Zeta e la casa editrice Campanotto, su ‘Iconographic’  ‘Kromathone’ e ‘B2art’  a New York.


Carlo Marcello Conti (Belluno, 1941), vive e lavora a Pasian di Prato. Sulle direttive tra scrittura e immagine, prendono forma i “ritagli poetici” di Carlo Marcello Conti, poeta e performer visivo che dagli anni’ 60, porta avanti una ricerca sulla poesia visiva. Poeta performer, artista multimediale, poeta visivo e sonoro, ha cominciato con Adriano Spatola nel 1961. Da allora ha fondato riviste e una casa editrice con la moglie Franca Campanotto.  Dirige la rivista Zeta e la casa editrice.  È stato ospite del DADD a Berlino nel 1985.  Tra le personali in Italia e all’estero ricordiamo: Galleria Lösekrug Berlino, Galleria Armstorfer Salisburgo, Galerie Satellite Parigi, Museo Storico Parri Bologna, Galleria Comunale d’Arte Moderna Portogruaro.


José Gregorio Coronel Ortega (Venezuela, 1957) dove vive ed opera. Disegnatore, grafico, pubblicista, artista a tutto tondo è uno dei nomi di punta dell’arte latino-americana. Ha esposto in gallerie private ed enti pubblici e molte sue opere sono parte di importanti collezioni pubbliche e private dal 1980 ad oggi. Ha tenuto seminari di tecniche artistiche e di restauro, ha realizzato grandi murales. Tra figurazione e astrazione, tra ricchezza narrativa e rigore formale troviamo le opere del “mondo fluttuante” di Josè Gregorio Coronel Ortega. Oleogrammi di luce, in cui la trasparenza gioca un ruolo importante.  La ricerca pittorica di Coronel sembra combinare insieme il genere fantasy con le atmosfere metafisiche di Sironi e Carrà, inventando una classicità futuribile, in cui un nuovo essere vivente pseudoumano ha sostituito il nostro genere umano, ed ora domina incontrastato al centro di un universo immobile asfissiante. Sono opere, queste, che mostrano frammenti di uno spazio al limite della dissoluzione entropica, precognizioni sui destini dell’umanità, visioni folgoranti.

Astolfo Funes (Venezuela,1973), vive ed opera a Miami, Usa. Dal 1993 partecipa attivamente a mostre a livello internazionale. Le sue opere sono collezionate in importanti musei d’arte contemporanea come: Museo De Arte Contemporáneo, Maracay, Venezuela; Solar, East Hampton, New York;American Art Promotion, Paris; Fundacion Nelson Sanchez Chapellin ed altre e  collezioni private. Nelle sue opere, dalle tinte fortemente alterate, emerge un mondo popolato per lo più da donne perdute nell’ebbrezza dell’alcool o della vanità, nella sessualità esibita, nella diversità familiare, donne tendenzialmente tristi, atmosfere da night club, con rare incursioni con soggetto maschile. Una cultura, la sua, che sembra richiamare il retaggio dell’espressionismo tedesco, la pop art, i comics underground e non da meno l’art brut e che lo contraddistinguono tra gli artisti latini della sua generazione.


Carlos Anzola (Venezuela, 1970) dove vive ed opera. Artista e architetto, allievo di Gary Hill. Dal 1998 partecipa attivamente a mostre internazionali e le sue opere sono in prestigiose collezioni museali e private. Sulla scia del misticismo visionario, Carlos Anzola, artista e architetto, dal 1996 porta avanti una ricerca incentrata sulla simbologia con la serie delle “rapsodie urbane”, mescolando pittura, scultura, architettura e installazione. Tra i suoi temi preferiti dal 2003 ad oggi, la reinterpretazione in chiave personale e spesso intrisa di un umorismo nero, dei rituali religiosi e dell’anatomia umana. Gesto che diventa significato. Contenuto che diventa contenitore. Messa-in-scena e rappresentazione, prospettiva e visione pittorica.


Paola Puppio Zingg (Venezuela, 1978). Ha studiato fotografia e porta avanti una ricerca  di esplorazione sulla bellezza e la sensualità esotica, catturando l’essenza e la purezza delle forme con il suo “realismo magico”. Dal 2004 partecipa a mostre collettive in Caracas, Santo Domingo e Miami. Paola Puppio Zingg è l’unica presenza femminile del gruppo ed anche la più giovane. Recentemente, ha realizzato una serie di opere di matrice surreale. Una sorta di “realismo magico”, in cui mixa oggetti, accessori, paiette, carte da gioco, filo spinato, textures dorate, foglie, dollari, fotografie etc. il tutto viene incapsulato in una teca stile rococò, con una luce di fondo che dà alla composizione un’aura magica. I suoi soggetti, sono icone della contemporaneità, di ciò che usiamo e viviamo ogni giorno.


Ricardo B. Sanchez (Venezuela, 1953), vive ed opera anche in Spagna. È uno degli artisti di punta impegnati anche nel sociale. Ha studiato fotografia al Museum School of Fine Arts in Boston, e Political Science and History al Tufts University in Boston, Mass. USA tra il 1971-1975. Le sue opere sono presenti in prestigiose collezioni private e pubbliche come: International Center For Photography, New York, New York State Museum, Fundación La Caixa, Barcelona, Museo de Arte Contemporáneo, Caracas, Warner Comunications, España, Lowes Corporation, New York , Merril Lynch Corporation, New York, Colegio de Arquitectos de Canarias, Calcografía Nacional de España ed altre.               Il suo discorso artistico affonda nei fatti quotidiani e testimonia le macroscopiche ingiustizie, la perenne questione medio-orientale (vedi “Star of David”), la necessità degli spostamenti dei popoli, l’aspirazione alla pace (ved. “Peace”). La folla di umani che popolano le sue opere, nella struttura ascensionale piramidale, rievoca l’aura mortifera di un girone dantesco, un groviglio di corpi che si fa simbolo dello status dell’umanità di oggi.


Robert Scott Alger (Louisiana, 1972), vive ed opera tra Londra e New York. Dal 1994 partecipa attivamente a mostre internazionali con opere pittoriche, fotografia, video, arte digitale, installazioni. Le opere di Alger ribadiscono l’idea di uno spazio aperto, un luogo ampio di relazioni, in cui si respira una vitale distanza tra l’architettura d’interno e l’esterno (dove c’è lo spettatore) che ospita il tutto, attraversato a sua volta da immagini sonore, statiche come la fotografia o cinetiche come quelle del cinema


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Xylella, mezzo milione al GAL Capo di Leuca

Il GAL finanzierà interventi mirati alla riqualificazione del paesaggio attraverso la realizzazione di nuovi impianti di olivo o di altre specie arboree resistenti alla xylella

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Il presidente del GAL Capo di Leuca Antonio Ciriolo ha firmato la convenzione integrativa tra Regione Puglia e GAL per l’attuazione del progetto “Sistema integrato per il rilancio paesaggistico ed economico dei territori colpiti da Xylella fastidiosa”.

Il progetto vede coinvolti diversi GAL della Puglia (capofila il Gal Terra d’Arneo) ed è finanziato ai sensi dell’art. 17 del Decreto Interministeriale 06/03/2020 n. 2484 “Piano straordinario per la Rigenerazione Olivicola della Puglia”.

La dotazione finanziaria assegnata al Gal Capo Di Leuca è pari a 500mila euro.

Il GAL finanzierà interventi mirati alla riqualificazione del paesaggio attraverso la realizzazione di nuovi impianti di olivo o di altre specie arboree resistenti alla Xylella.

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Attualità

Il segno della partecipazione civica degli studenti del “Don Tonino Bello” di Tricase nel porto di Leuca

Asoc Awards 2025: al Team “Leucasia”, con il progetto Porta d’Oriente, il secondo posto assoluto a livello nazionale e il premio ASOC – Insight Senato della Repubblica. La dirigente scolastica Anna Lena Manca: «Una grande lezione di educazione civica»

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Agli studenti dell’indirizzo artistico dell’IISS Don Tonino Bello di Tricase, classificatisi secondi a livello nazionale con il loro “Porta d’Oriente”, è stato conferito il prestigioso premio ASOC – Insight Senato della Repubblica grazie al monitoraggio civico del progetto sul ripristino delle strutture portuali di Leuca.

Alla dodicesima edizione di A Scuola di OpenCoesione, hanno partecipato 94 team da tutta Italia.

Quest’anno gli Asoc Awards si svolgeranno il 9 maggio a Napoli, presso il Campus Universitario di San Giovanni a Teduccio.

Tra i premiati anche gli studenti dell’Istituto Don Tonino Bello di Tricase che hanno progettato il design di una pietra d’inciampo da inserire nella pavimentazione per lasciare memoria del loro passaggio e per contribuire all’abbellimento del porto.

I ragazzi del “Don Tonino Bello”, riuniti nel team Leucasia (foto in alto), hanno deciso di accendere i riflettori realizzando con “A Scuola di OpenCoesione”, il monitoraggio civico di un progetto cruciale per il territorio: il ripristino delle strutture portuali di Marina di Leuca (Castrignano del Capo), finanziato con oltre 8 milioni di euro della politica di coesione.

Gli studenti, nel corso dell’anno scolastico 2022-2023, hanno analizzato l’impatto degli interventi di ricostruzione e potenziamento del porto, gravemente danneggiato da una violenta mareggiata nell’inverno del 2008.

Un monitoraggio che ha assunto un particolare valore in un luogo tanto affascinante quanto vulnerabile, esposto a tempeste di forte intensità a causa della sua particolare esposizione a due mari, l’Adriatico e lo Ionio.

La scelta del nome non è stata casuale per il team: «Abbiamo pensato molto al nome, volevamo che rappresentasse il territorio “de finibus terrae” del progetto scelto per il monitoraggio».

L’idea è stata di una delle studentesse del gruppo, Elena Fersurella, che conosce bene la leggenda della sirena Leucàsia, dal cui nome deriva quello della città di Leuca: «La sirena protegge ancora la città e il suo porto, una sua scultura è situata infatti su un promontorio, rivolta verso il faro. Il fascino di questa storia ci ha coinvolto, non potevamo non assumere il nome della sirena».

Gli studenti non si sono limitati a raccontare e analizzare l’andamento dei lavori, ma hanno voluto lasciare un segno concreto del loro impegno, un simbolo che potesse rimanere nel tempo, proprio come la leggenda della sirena.

«Durante la visita di monitoraggio», racconta lo studente Paolo Carluccio, «i referenti del progetto ci hanno anticipato che un ulteriore finanziamento sarebbe stato destinato a migliorare l’estetica del porto di Leuca. Tra i lavori è stata prevista anche la pavimentazione delle zone calpestabili; abbiamo allora pensato di mettere a disposizione le nostre abilità artistiche progettando, con l’aiuto dei docenti di grafica, una pietra d’inciampo da inserire nella pavimentazione che lasciasse memoria del nostro passaggio e contribuisse all’abbellimento del porto».

Come la sirena vegliava sul mare, il team ha scelto di vegliare sulle sorti del porto, simbolo identitario del territorio e snodo strategico per il traffico marittimo.

Gli studenti hanno analizzato il progetto come veri reporter, raccogliendo dati e informazioni sul luogo dei lavori e intervistando i soggetti responsabili, puntando l’attenzione non solo sulla verifica della tempistica di erogazione dei fondi e il rispetto delle scadenze, ma anche sull’impatto ambientale e l’aumento del potenziale attrattivo di Santa Maria di Leuca.

«Siamo stati coinvolti in maniera sempre crescente», racconta una delle studentesse del team, Rebecca Gravante, «eravamo all’inizio molto scettici rispetto alla nostra capacità di portare avanti il monitoraggio, poi siamo diventati sempre più curiosi di capire cosa si nasconda dietro ai cambiamenti del nostro territorio, di cui spesso siamo spettatori passivi. Siamo così diventati soggetti attivi e abbiamo fatto chiarezza non solo sulle procedure di finanziamento dei progetti pubblici, ma anche sulle politiche cittadine mirate a proteggere e a rafforzare le potenzialità del nostro territorio».

I risultati del loro monitoraggio rivelano che i lavori hanno ricostruito quanto distrutto dalle mareggiate e potenziato la resistenza del porto.

Il team Leucasia ha avanzato anche proposte innovative per il futuro dell’infrastruttura.

Una delle idee più significative riguarda il riutilizzo di tre imbarcazioni sequestrate agli scafisti che oggi giacciono in stato di abbandono.

Gli studenti hanno proposto di restaurarle e metterle a disposizione di associazioni no-profit o circoli nautici, coinvolgendo anche altri istituti scolastici locali in progetti di alternanza scuola-lavoro.

Grazie a questa esperienza, i ragazzi dell’IISS Don Tonino Bello hanno dimostrato che il monitoraggio civico non è solo un esercizio didattico di osservazione e raccolta dati, ma un modo concreto per prendersi cura del proprio territorio, che potrà lasciare un segno indelebile del loro impegno per il futuro di Santa Maria di Leuca.

«GRANDE OPPORTUNITÀ PER I RAGAZZI»

La dirigente scolastica Anna Lena Manca

«Siamo molto felici per ilrisultato raggiunto dai nostri ragazzi che si sono occupati anche quest’anno di ASOS monitorare civicamente i fondi che sono arrivati dalla nostra grande Europa», trattiene a stento l’orgoglio, la dirigente scolastica Anna Lena Manca, «è una grande opportunità per i ragazzi perché sentano l’Europa sempre come una grande madre, vicina alle necessità dei ragazzi e di chi studia dei territori. Una grande lezione di educazione civica».

«Saremo a Napoli il 9 maggio per la cerimonia di premiazione», conclude Anna Lena Manca, «e vi racconteremo compreso la visita al Senato della Repubblica»

IL TEAM VINCENTE

Il Team Leucasia è composto da: Ilia Bello di Otranto, Gioele Conte di Poggiardo, Emma Leone di Sanarica, Sara Monteduro di San Cassiano, Sofia Rizzo di Minervino (1A-Art); Anna Ferrarese di Marittima, Giorgia Domenica Maglie di Montesano, Emanuele Eliseo Manco di Depressa, Chiara Zaffarano di Marittima (1B-Art); Francesca Barbieri e Artemisia Mastria di  Castiglione d’Otranto, Aurora Coladomenico di Botrugno, Antonio Luigi D’Amico e Sofia Rita D’Amico di TricaseTeresa MorcianoTiggiano (2A-Art);

Elena De Siena di Specchia, Amina Gonzalez di Montesano Salentino, Miriam Panico di Castiglione d’Otranto (2B-Art); Bruno Casarano di Poggiardo, Noemi Ianni di Depressa; Clelia Rizzo di Otranto, Micol Stelluti di Ruffano, Edoardo Urso di Poggiardo (3AA-3AG).

Il progetto è stato curato interamente dalle classi del liceo artistico coordinate dalla professoresse Giovanna Stifanelli e Lucia Lanciano.

I ragazzi della 3APA che hanno collaborato al montaggio del video con il prof. B. Micolano sono: Giulia Calabrese, Lorenzo Orlando e Federica Sammali.

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La storia del Teatro di Nardò nei ricordi di un ultracentenario

«Una lira per il loggione, la manovella di Aurelio, Chabernot, il veglione». In una lettera il quasi 103enne Arturo Presta ripercorre la vita del “comunale”

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«Tanti saluti dai miei 103 anni. Arturo».

Uno dei neretini più longevi e conosciuti, fisicamente lontano dalla sua città natale, ma ad essa legato in eterno, scrive su una vecchia macchina da scrivere una lettera sul Teatro comunale e sulla sua storia e la rende pubblica per il tramite dell’amico di famiglia Enrico Ciarfera.

Arturo Presta, 102 anni (compirà 103 ad agosto), milanese d’adozione, firma di fatto una dichiarazione d’amore al suo luogo del cuore, attraverso righe colme di ricordi e di nostalgia, che inevitabilmente scuoteranno la memoria dei più anziani.

La scintilla è il volume 150 anni di storia del Teatro a Nardò, scritto da Marcello Gaballo e Andrea Barone, che raccontano il lungo cammino del Teatro comunale e dell’attività di questo luogo, il cui punto di partenza è individuato dagli autori nel giorno 3 febbraio 1872, quando il sindaco Giovan Battista De Michele propose per primo la costruzione di un teatro (che in realtà vedrà la luce qualche anno più tardi e fu inaugurato nel 1909).

«In verità», esordisce Arturo Presta, «la notizia è di quelle che meritano tanto di… “cappello”. Il nostro Teatro Comunale compie 150 anni. Per noi neritini è motivo di legittimo orgoglio festeggiare la nobile costruzione concepita e realizzata (mi pare) dall’architetto Quintino Tarantino. Personalmente, la notizia ha suscitato in me, repentinamente, un’ondata di ricordi, di fierezza, di gratitudine, di affetto, per questo “palazzone” che un tempo mi vide ragazzino in sandali tutto teso in curiosità cinematografiche. Con una lira si “saliva” in loggione. Ma, a volte, i risicati 70 centesimi di cui si disponeva non bastavano. Ecco, quindi, entrava in scena il buon Giordano Buja (bigliettaio serale) che, con la rituale “scòppula”, faceva entrare ugualmente. Un giorno mi bloccò e mi disse: “Senti un po’…mi hanno detto che tu sei bravo a disegnare, ce la faresti a usare un pennello per dipingere, alla buona, su fogli di carta le “facce” di Charlot, Stanlio e Ollio, Ridolini etc…, ne dovremmo fare manifesti da affiggere nelle vie cittadine. Accettai subito. Mi promise, come compenso, l’accesso “gratis” al cinema in qualsiasi serata. Quella volta me la cavai bene».

Dai ricordi più personali a quelli collettivi, relativi alle rappresentazioni che il Teatro ospitò nel secolo scorso.

«Mio padre, spesso, accennava a una lodevole attività del Teatro Comunale, che non era stata soltanto “cinematografica” ma anche teatrale. Il suo palcoscenico aveva ospitato delle Compagnie di “Varietà”, di Operette, come il “Paese dei Campanelli”, “Cin-ci-là”, “Madama di Tebe”, “la vedova allegra”, molto gradite dalla popolazione. Ricordo la Compagnia “ZA-BUM” e le mirabolanti performances del noto illusionista Chabernot, che si esibì per varie settimane di seguito. Imperversarono anche i film di Cow Boys con Tom Mix e soci. Andavamo in delirio quando, verso il finale, scoppiava il famoso “Arrivano i nostri!».

Poi, ancora, qualche episodio della sua vita, che inevitabilmente si intreccia con la vita del Teatro.

«Nel 1940, a 18 anni, la Regia Marina mi arruolò assegnandomi compiti infermieristici, che svolsi con umana dedizione. Il congedo (1946) mi restituì alla mia amata Nardò, ai miei familiari. Ritrovai con commozione una certa atmosfera a me cara. Le strette vie, gli odori, i “pittàci”, le comari vicine di casa. Riabbracciai, con lo sguardo, l’imponente “palazzo” del Teatro Comunale. Mi ricordai del solerte Aurelio, quello che ogni sera, “proiettava” a “manovella” le pellicole (come chiamavano le bobine dei film). Nel Febbraio del 1947, una circostanza mi consentì di “riallacciare” il mio rapporto col Teatro Comunale. Un incaricato del Comune mi contattò, proponendomi la realizzazione di un “addobbo” artistico-carnevalesco del Teatro, per l’organizzando “Veglione”. Operazione scaramantica per dimenticare la recente dolorosa parentesi bellica. Fui lieto di accettare dando uno “scrollone” alla mia fantasia. Comprai grandi fogli di carta da imballaggio, colori in polvere (non erano ancora in tubetto), colla di pesce, barattoli vari … e iniziai ad abbozzare un qualcosa di orientale, di esotico, un paesaggio cinese su carta a fondo giallo. Da quell’insieme di segni, di pennellate, ne venne fuori tutto un luminoso mondo di fiori di pesco, di uccelli e zampilli di fontane. Quella decorazione in carta ebbe, la sera del Veglione, un notevole successo. D’allora sono trascorsi 78 anni (anno 1947) e oggi siamo qui, per augurare affettuosamente lunga vita al Teatro Comunale di Nardò, che tocca la meta dei 150 anni. Congratulazioni e un sincero elogio all’Amministrazione cittadina che, nel tempo, ha tenuto il Teatro Comunale in dignitose condizioni, sotto ogni aspetto, ogni funzione. Tanti saluti dai miei 103 anni. Arturo».

Arturo Presta, lucidissimo e prodigo di citazioni di fatti e persone, regala dunque a Nardò e ai neretini un piccolo ed emozionante diario sulla vita del Teatro comunale, uno dei luoghi più belli e amati da generazioni di concittadini.

Artuto nasce a Nardò nel 1922 in una famiglia di artigiani, studia solfeggio e clarinetto e sin da giovanissimo manifesta una certa inclinazione per il disegno e l’arte figurativa.

A diciotto anni si arruola nella Marina come infermiere e viene spedito al fronte per la Seconda guerra mondiale.

Al ritorno a Nardò fa il dattilografo, ma nel 1948 entra nella Pubblica Sicurezza prestando servizio in Questura a Milano (qui, tra le altre cose, redige identikit nella scientifica). Dopo 24 anni, si congeda dalla Polizia e viene assunto nell’ufficio “propaganda” di un’azienda farmaceutica.

Nel frattempo, consegue il diploma di “Disegnatore di figurini di moda”.

Va in pensione nel 1985, dedicandosi alla musica, alla poesia, alle letture e anche a… matite e pennarelli.

Qualche anno fa ha raccolto in un volume i suoi disegni che riproducono alcuni storici personaggi di Nardò.

Pur avendo a lungo vissuto a Milano, trascorre tutte le estati a Santa Maria al Bagno.

Ad agosto 2022 ha compiuto 100 anni e l’amministrazione comunale gli ha donato una targa ricordo consegnata dalla vicesindaco Maria Grazia Sodero (foto in alto).

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