Attualità
Radici per il futuro: il ritorno degli italiani all’estero che diventa risorsa
Intervista a Marina Gabrieli, esperta di Turismo delle Radici, ed a Rosaria De Marini, dirigente dell’IISS De Viti De Marco di Casarano, scuola che ha avviato una serie di progettualità sul tema

a cura di Lorenzo Zito
C’è un’altra Italia fuori dall’Italia. I nostri connazionali residenti all’estero sono quasi sei milioni, ma i discendenti di italiani che vivono fuori dal nostro Paese sono molti di più. Un rapporto della Fondazione Migrantes di qualche anno fa stimava che gli oriundi italiani nel mondo sono oltre 60 milioni.
È a loro che guarda l’idea del turismo delle radici, nata col proposito di favorire la riscoperta delle proprie origini per quegli italiani di seconda, terza e quarta generazione che non conoscono i territori di provenienza da cui le loro famiglie sono emigrate negli ultimi due secoli.
Un progetto che strizza l’occhio anche alle economie locali, proponendosi di coinvolgere importanti flussi di persone in viaggi dal grande peso socioculturale ma, va da sé, anche finanziario.
Non può che essere chiamata in causa anche la Puglia, nei secoli trasformatasi da luogo di transito in terra di diaspora: discendenti della nostra regione ed anche del Salento sono sparsi in tutto il mondo.
E non è un caso se una tra i principali esperti di turismo delle radici in Italia venga dalla provincia di Lecce. È Marina Gabrieli, esperta nazionale di progettazione in Turismo delle Radici. L’abbiamo incontrata a Casarano, ospite dell’IISS De Viti De Marco, dove è intervenuta in qualità di esperta sul tema in un incontro nell’ambito del progetto “Rete O.R.A. – Punti Cardinali” del Comune di Ruffano.
Dottoressa Gabrieli, tra infrastrutture inadeguate, scarsa lungimiranza e propositi mancati, la nostra terra ha un rapporto con il turismo dalla certificata natura controversa. I viaggi delle radici possono essere un’occasione di rivalsa per l’idea di turismo in Salento?
“Il turismo delle radici valorizza i luoghi fuori dai circuiti del turismo di massa, quei posti che non sono mainstream, dai piccoli borghi alle aree interne. Per il Salento può quindi senz’altro essere una risorsa. Peraltro, i turisti delle radici viaggiano tutto l’anno, visto che non vengono in Italia esclusivamente per il mare. La Puglia poi, in alcuni luoghi come l’America Latina o gli Stati Uniti, è ancora considerata un luogo poco battuto e per questo più attrattivo. Motivo per cui i viaggiatori delle radici di altre regioni sono interessati a visitare anche i nostri paesi.
Rispetto alla ricaduta sui territori, mi piace sottolineare che i viaggi delle radici non ne hanno solo una di natura economica, ma tessono un privilegiato legame con le nostre comunità all’estero, che crea una vera e propria ricchezza socioculturale. I viaggiatori delle radici (come preferisco chiamarli invece di turisti, con riferimento al vero e proprio viaggio di ritorno che compiono verso quella che era la loro terra natìa) investono sui territori. E poi penso che l’Italia abbia il dovere morale di restituire una storia a chi è stato costretto a lasciare la propria casa per andare altrove”.
Il suo è un lavoro decennale, che l’ha portata a ricoprire un ruolo importante a livello nazionale. Come ci si sente a farlo da salentina, originaria di una terra che ha figli in tutto il mondo?
“Sono molto orgogliosa del mio percorso. Sono nata e cresciuta in un paesino come Noha (Galatina) ed ho avuto la possibilità di studiare a Roma e vivere delle esperienze all’estero che mi hanno offerto uno sguardo diverso sul mondo, rimanendo legata alle mie radici. E sono contenta di aver potuto tornare a casa a proseguire in questa direzione: grazie al bando PIN della Regione Puglia ho contribuito alla creazione di “Raiz Italiana”, un’associazione che ha seminato questo percorso prima ancora che divenisse un progetto nazionale, con importanti tappe nel sud America”.
Anche in America Latina avete realizzato un “ponte” col Salento?
“Con Regione Puglia ed ENIT abbiamo realizzato dei grandi eventi di promozione del Salento nel mondo. Nel 2018 abbiamo portato la musica di Antonio Castrignanò nel cuore di Buenos Aires. È stata un’emozione indescrivibile: più di 30mila persone ballavano la pizzica sotto al palco.
L’anno successivo, con una nuova missione, abbiam portato in Argentina anche la Notte della Taranta!”
GLI STUDENTI FANNO SCUOLA
La scelta del Comune di Ruffano di tenere l’appuntamento del progetto “Rete O.R.A.” su sostenibilità e Turismo delle Radici presso il “De Viti De Marco” non è casuale, come ci ha spiegato la dirigente dell’istituto, Rosaria De Marini: “Il nostro istituto ha maturato un’esperienza pluriennale nella promozione e valorizzazione di pratiche e modelli educativi inerenti al Turismo delle Radici.
Questo modello, già presentato al Tavolo Tecnico sul Turismo delle Radici tenutosi nella sede della Regione Lombardia a Milano nel 2021, è stato illustrato in diverse sedi istituzionali dai nostri studenti, che hanno preso parte a conferenze della Regione Puglia alla Fiera del Levante ed alla BIT di Milano nel 2022, ricevendo anche il riconoscimento del Mistero degli Esteri con l’invito a partecipare alla Farnesina per il lancio ufficiale del progetto Turismo delle Radici. Un progetto che, inteso come spinta culturale che attraversa storie, luoghi e tradizioni dei territori, costituisce per noi uno scenario pedagogico-didattico per innovativi itinerari formativi e per piste di sviluppo nella direzione di nuovi profili di carriera legati alle professioni del futuro.
La più recente collaborazione con il Comune di Ruffano favorirà ulteriori innovativi scenari di co-progettazione in questo solco, finalizzati alla valorizzazione della realtà ruffanese, che diventerà ambiente di apprendimento outdoor ed oggetto di studio e rielaborazione per gli studenti”.
Attualità
Acque depurate per i campi di Carpignano e Martano
“Rete irrigua consortile per il riuso delle acque depurate”: i lavori, appena affidati per un importo di circa un milione e 800mila euro, dovranno concludersi in duecento giornate lavorative, quindi entro sette mesi

«Con soddisfazione, stiamo per risolvere definitivamente la vicenda della “Rete irrigua consortile per il riuso delle acque depurate” nei nostri territori»: lo annunciano con una nota congiunta i sindaci di Carpignano Salentino e Martano.
Un progetto innovativo e ambientalmente strategico, approvato nel 2002 e completato nel 2006, ma mai attivato a causa di problemi legati al depuratore consortile. Inizialmente, mancava una soluzione per lo smaltimento finale delle acque trattate, poiché le trincee drenanti non erano state realizzate.
Successivamente, anni di abbandono e vandalismi avevano reso inutilizzabili la vasca di accumulo e la rete irrigua.
Per superare queste criticità e valorizzare gli investimenti già effettuati, soprattutto in un contesto in cui l’acqua è diventata indispensabile per il reimpianto degli ulivi colpiti dalla Xylella fastidiosa, le amministrazioni comunali di Carpignano e Martano hanno richiesto ripetutamente l’intervento della Regione Puglia.
«Grazie all’impegno di tutta l’amministrazione regionale e, in particolare, del Presidente del Consiglio regionale Loredana Capone, del consigliere regionale Cristian Casili e dell’Assessore all’Agricoltura Donato Pentassuglia», fanno sapere i sindaci Mario Bruno Caputo di Carpignano Salentino e Fabio Tarantino di Martano, «si raggiungerà l’obiettivo di ripristinare e rendere pienamente funzionanti gli impianti danneggiati, garantendo una gestione efficace delle risorse idriche e il loro riutilizzo in agricoltura».
I lavori, appena affidati, per un importo di circa € 1milione e 800mila dovranno concludersi in sette mesi (200 giornate lavorative).
«Questo risultato rappresenta un passo fondamentale per il nostro territorio», aggiungono i due primi cittadini, «ringraziamo la Regione Puglia, il consiglio regionale, la giunta e tutti i funzionari coinvolti per aver compreso l’importanza ambientale ed economica di questo intervento, nonché tutte le amministrazioni comunali di Carpignano e Martano storicamente coinvolte nella realizzazione del depuratore consortile e della rete irrigua». Recuperare e riutilizzare le acque depurate, ricche di nutrienti come l’azoto, significherà evitare sprechi idrici oggi dispersi nel terreno e fornire un sostegno concreto al settore agricolo, in particolare all’olivicoltura, gravemente colpita dalla crisi causata dalla Xylella.
«Questo progetto», si legge ancora in una nota congiunta dei sindaci di Carpignano e Martano, «è frutto di un lavoro corale e della determinazione di tutti gli attori coinvolti, a partire dalla Cooperativa San Giorgio, che ha fortemente sollecitato l’attivazione di questa infrastruttura per sostenere il reimpianto degli ulivi e il rilancio del comparto olivicolo. Si tratta di un intervento di grande rilevanza per il territorio, che fornisce una risposta tangibile alle problematiche legate alla penuria idrica e agli effetti dei cambiamenti climatici, in quanto il recupero e il riutilizzo delle acque depurate non solo mitigano l’impatto ambientale, ma offrono una risposta strutturale alle emergenze idriche, garantendo un supporto fondamentale al settore agricolo e alla rinascita dell’olivicoltura locale.
L’IMPIANTO
Attraverso tale intervento si consoliderà, dunque, un modello di gestione sostenibile delle risorse idriche, capace di affrontare le sfide del presente e preparare il territorio alle necessità future.
Dal punto di vista tecnico, la rete irrigua interesserà un’area di circa 1500 ettari, suddivisa in sette settori, che verranno serviti in modo rotativo grazie a un sistema automatizzato gestito da valvole elettroniche.
Le acque reflue urbane, dopo essere state trattate nel depuratore consortile e sottoposte a disinfezione mediante raggi UV, saranno convogliate in un serbatoio di accumulo con una capacità di 7mila metri cubi, garantendo una distribuzione costante dell’acqua per un periodo di circa quattro giorni.
L’impianto sarà in grado di erogare una portata di 28 litri al secondo (equivalente a 100 metri cubi all’ora), destinata all’irrigazione mirata, una tecnica che compensa le perdite idriche dovute all’evaporazione e alla traspirazione vegetale.
I lavori, tra l’altro, includono: l’ampliamento della camera di comando per facilitare l’utilizzo delle valvole; il ripristino delle connessioni tra le vasche e l’automazione del sistema di accumulo delle acque depurate; il rifacimento dello scarico delle acque in eccesso; la manutenzione straordinaria dei locali tecnici; la revisione completa del gruppo elettrogeno; l’installazione di un sistema antintrusione per garantire la sicurezza degli impianti; e l’adeguamento dei punti di collegamento agli utenti. Con questo progetto, i Comuni di Carpignano Salentino e Martano confermano il loro impegno per uno sviluppo sostenibile e per il sostegno alle attività agricole, pilastro economico e culturale del territorio.
MARTEDÌ 29 LA PRESENTAZIONE UFFICIALE
I lavori saranno ufficialmente presentati presso la Sala Conferenza della Cooperativa San Giorgio in Carpignano (S.P. 48) martedì 29 aprile alle ore 19, alla presenza della presidente del Consiglio regionale Loredana Capone, accompagnata dall’assessore Donato Pentassuglia, dal responsabile delle Risorse Idriche Andrea Zotti, dalla direttrice di Aqp Francesca Portincasa, dal direttore generale di Arif Francesco Ferraro e dai sindaci dei due comuni interessati.
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Attualità
A Taviano, Pellegrino contro Stefanelli: i 32 nomi delle due liste

A Taviano sarà sfida a due il prossimo 25 e 26 maggio in occasione delle amministrative che decideranno chi prenderà il posto dell’ex Giuseppe Tanisi, la cui esperienza si è conclusa prematuramente ad inizio 2025.
“Radici e Futuro Taviano” candida a sindaco Francesco Pellegrino, già vicesindaco in occasione del primo mandato da primo cittadino di Tanisi (lo sostengono gli ex gruppi consiliari di Per la Città, Taviano Futura e Taviano Libera).
Candidati con lui al consiglio:
Sabrina Burlizzi,
Vito D’Argento,
Omar Del Rosario,
Gianni Fonseca,
Emanuela Garofalo,
Erika Leone,
Antonino Manni,
Daniela Meneleo,
Alessandra Mercutello,
Giorgia Montunato,
Silvia Palamà,
Stefano Piccinno,
Carlo Deodato Portaccio,
Paola Ria,
Germano Santacroce,
Marco Stefano.
È stata vicesindaca dell’ultimo mandato di Giuseppe Tanisi invece la candidata sindaca della lista “Taviano Guarda Avanti”, Serena Stefanelli.
Con lei:
Giuseppe Tanisi,
Antonella Previtero,
Paola Cornacchia,
Francesco Lezzi,
Salvatore Rainò,
Alessio Inguscio,
Massimo Mosticchio,
Chiara Minerva,
Lucy D’Ingiullo,
Martina Mauramati,
Mariassunta Garzia,
Simona Armida,
Marco Carluccio,
Elisa Ferocino,
Silvio Spiri,
Lucia Chetta.
Attualità
Tossico e invasivo: nell’Adriatico spunta il pesce palla argenteo
È pericoloso: ecco come comportarsi. Punto 1: non imitare i giapponesi, che praticano una sorta di ‘roulette russa’ alimentare

Il pesce palla argenteo invade l’Adriatico: allarme per la salute e l’ecosistema
Il pesce palla argenteo (Lagocephalus sceleratus), una specie marina altamente tossica e invasiva, è stato recentemente avvistato nel Mar Adriatico, segnando la sua presenza più settentrionale mai registrata nel Mediterraneo.
La cattura di un esemplare lungo oltre mezzo metro nella baia di Medulin, in Istria, ha destato preoccupazione tra pescatori e biologi marini.
Caratteristiche e pericolosità
Originario delle acque tropicali dell’Oceano Indiano e del Mar Rosso, il pesce palla argenteo è entrato nel Mediterraneo attraverso il Canale di Suez, un fenomeno noto come migrazione lessepsiana. Questa specie è nota per la presenza di tetrodotossina, una neurotossina estremamente potente contenuta in organi come fegato, gonadi, pelle e intestino. Anche una piccola quantità può causare gravi intossicazioni e, in alcuni casi, la morte. La tossina resiste alle alte temperature, rendendo il consumo del pesce pericoloso anche dopo la cottura.
Oltre alla sua tossicità, il pesce palla argenteo possiede una bocca dotata di denti robusti, capaci di esercitare una forza impressionante. È anche una specie piuttosto territoriale, pronta a difendere i suoi spazi dagli invasori. In altre zone del Mediterraneo sono stati segnalati episodi di morsi ai bagnanti, con conseguenze mediche rilevanti.
Impatto sull’ecosistema
La presenza del pesce palla argenteo rappresenta una minaccia significativa per l’ecosistema marino. Si nutre di una vasta gamma di organismi, tra cui molluschi e crostacei, alterando l’equilibrio della catena alimentare. Inoltre, è noto per danneggiare le reti da pesca, aggravando le difficoltà della pesca artigianale.
Raccomandazioni per pescatori e bagnanti
Non consumare: evitare assolutamente di mangiare il pesce palla argenteo, anche se cotto. Manipolazione: in caso di cattura accidentale, maneggiare con estrema cautela e utilizzare guanti protettivi. Segnalazione: riportare immediatamente l’avvistamento alle autorità marittime o agli enti di ricerca locali.
Informazione: diffondere la conoscenza di questa specie tra comunità di pescatori e bagnanti per prevenire incidenti.
La diffusione del pesce palla argenteo nel Mar Adriatico è un segnale d’allarme che richiede attenzione e collaborazione tra cittadini, pescatori e istituzioni per proteggere la salute pubblica e preservare l’equilibrio degli ecosistemi marini.
La ‘roulette russa’ alimentare giapponese
In Giappone ci preparano il fugu, una delicatezza da brivido. Una “roulette russa alimentare” che va preparata da chef che hanno studiato 1 anno solo per servire questo piatto. Il segreto è lasciare quel tanto di veleno sufficiente a dare un po’ di euforia, ma niente piu’.
Se mangi questo pesce palla, mangi la tetrodotossina, un veleno micidiale, derivato dai batteri che vivono nelle alghe che lui mangia. A quel punto non hai scampo.
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