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Attualità

Santa Maria di Leuca, i 75 anni dello yacht club

Sport, cultura, mondanità. La storia di prestigio di una realtà che ha portato i grandi a Leuca e Leuca tra i grandi. Intervista al presidente Giovanni Arditi di Castelvetere

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Era il 1948 quando nasceva lo Yacht Club di Leuca.


A fondarlo furono sette giovani amici appassionati di vela. Chissà se avrebbero mai immaginato, all’epoca, di dar vita a quello che sarebbe col tempo diventato.


Nell’anno del 75esimo anniversario, lo Yacht Club di Leuca celebra una storia di prestigio. Oggi salotto culturale del Capo di Leuca, è stato nei decenni punto di riferimento non solo per gli amanti del mare e degli sport praticati in mare, ma anche della mondanità del Sud Italia.


Ritrovo, sin dai primi anni dalla sua fondazione, di illustri personalità dell’alta borghesia e dell’aristocrazia del nostro Paese.


Tra i grandi nomi che lo hanno frequentato, o che vi sono stati ospiti almeno una volta, quelli di vere e proprie icone della storia moderna del nostro Paese: Lucio Dalla, Franco Battiato, Fabrizio De Andrè, Bettino Craxi.


Ed ancora Alberto II re del Belgio; la principessa Soraya; Raoul Gardini; il Conte D’Amelio, ministro della Real Casa; il filosofo Sossio Giametta; Carlo Capasa, presidente della camera nazionale della moda italiana.


E poi grandi penne: Alan Friedman; Antonio Caprarica; Johanne Harris, Eliana Liotta; Marina Di Guardo; Marco Damilano; Gabriele Romagnoli; Massimo Nava; Gianrico Carofiglio; Emmanuel Carrère e Roberto Cotroneo.


Il suo presidente, oggi, è Giovanni Arditi di Castelvetere, figlio di Francesco, uno dei padri fondatori dello Yacht Club.



A lui chiediamo, innanzitutto, cosa rappresenta questo traguardo anagrafico, questi 75 anni.


«Rappresentano un passato glorioso di cui sono orgoglioso di aver fatto parte. Un club che, negli anni d’oro, è stato il centro mondano-sportivo di riferimento di tutto il sud Italia.

La sua unicità lo ha da sempre caratterizzato, andando a calamitare grandi personalità da tutto il mondo. Un luogo di ritrovo che ha incarnato appieno, nei suoi primi anni, l’identità della dolce vita del meridione. Prima di evolversi e crescere, arrivando a diventare adesso anche importante faro culturale del Tacco d’Italia».


Quanto c’è dello Yacht Club nella crescita di Leuca?


«È stato un grande motore per lo sviluppo di Leuca e per la diffusione del suo buon nome. Un fiore all’occhiello che ha fatto scattare in tanti personaggi illustri l’amore per questa splendida marina. Un propulsore che di anno in anno ha organizzato eventi di grande portata. Dalla vela al nuoto passando per lo sci nautico, le kermesse dello Yacht Club sono state le prime a riempire gli alberghi, a popolare Leuca».


Ora si naviga verso il prossimo traguardo: cento anni di storia. Cosa c’è nel futuro dello Yacht Club di Leuca?


«Il futuro è nella forza del gruppo che oggi lo compone: siamo una realtà vasta, che conta ben 130 soci. La maggior parte salentini, ma c’è chi arriva da tutta Italia e (qualcuno) anche dall’estero. L’augurio per il nostro futuro è quello di continuare ad essere uno dei punti di riferimento sportivo, culturale e mondano-ricreativo del Meridione».


Lorenzo Zito


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A Taviano, Pellegrino contro Stefanelli: i 32 nomi delle due liste

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A Taviano sarà sfida a due il prossimo 25 e 26 maggio in occasione delle amministrative che decideranno chi prenderà il posto dell’ex Giuseppe Tanisi, la cui esperienza si è conclusa prematuramente ad inizio 2025.

Radici e Futuro Taviano” candida a sindaco Francesco Pellegrino, già vicesindaco in occasione del primo mandato da primo cittadino di Tanisi (lo sostengono gli ex gruppi consiliari di Per la Città, Taviano Futura e Taviano Libera).

Candidati con lui al consiglio:

Sabrina Burlizzi,

Vito D’Argento,

Omar Del Rosario,

Gianni Fonseca,

Emanuela Garofalo,

Erika Leone,

Antonino Manni,

Daniela Meneleo,

Alessandra Mercutello,

Giorgia Montunato,

Silvia Palamà,

Stefano Piccinno,

Carlo Deodato Portaccio,

Paola Ria,

Germano Santacroce,

Marco Stefano.

È stata vicesindaca dell’ultimo mandato di Giuseppe Tanisi invece la candidata sindaca della lista “Taviano Guarda Avanti”, Serena Stefanelli.

Con lei:

Giuseppe Tanisi,

Antonella Previtero,

Paola Cornacchia,

Francesco Lezzi,

Salvatore Rainò,

Alessio Inguscio,

Massimo Mosticchio,

Chiara Minerva,

Lucy D’Ingiullo,

Martina Mauramati,

Mariassunta Garzia,

Simona Armida,

Marco Carluccio,

Elisa Ferocino,

Silvio Spiri,

Lucia Chetta.

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Tossico e invasivo: nell’Adriatico spunta il pesce palla argenteo

È pericoloso: ecco come comportarsi. Punto 1: non imitare i giapponesi, che praticano una sorta di ‘roulette russa’ alimentare

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Il pesce palla argenteo invade l’Adriatico: allarme per la salute e l’ecosistema

Il pesce palla argenteo (Lagocephalus sceleratus), una specie marina altamente tossica e invasiva, è stato recentemente avvistato nel Mar Adriatico, segnando la sua presenza più settentrionale mai registrata nel Mediterraneo.

La cattura di un esemplare lungo oltre mezzo metro nella baia di Medulin, in Istria, ha destato preoccupazione tra pescatori e biologi marini.

Caratteristiche e pericolosità

Originario delle acque tropicali dell’Oceano Indiano e del Mar Rosso, il pesce palla argenteo è entrato nel Mediterraneo attraverso il Canale di Suez, un fenomeno noto come migrazione lessepsiana. Questa specie è nota per la presenza di tetrodotossina, una neurotossina estremamente potente contenuta in organi come fegato, gonadi, pelle e intestino. Anche una piccola quantità può causare gravi intossicazioni e, in alcuni casi, la morte. La tossina resiste alle alte temperature, rendendo il consumo del pesce pericoloso anche dopo la cottura. 

Oltre alla sua tossicità, il pesce palla argenteo possiede una bocca dotata di denti robusti, capaci di esercitare una forza impressionante. È anche una specie piuttosto territoriale, pronta a difendere i suoi spazi dagli invasori. In altre zone del Mediterraneo sono stati segnalati episodi di morsi ai bagnanti, con conseguenze mediche rilevanti. 

Impatto sull’ecosistema

La presenza del pesce palla argenteo rappresenta una minaccia significativa per l’ecosistema marino. Si nutre di una vasta gamma di organismi, tra cui molluschi e crostacei, alterando l’equilibrio della catena alimentare. Inoltre, è noto per danneggiare le reti da pesca, aggravando le difficoltà della pesca artigianale. 

Raccomandazioni per pescatori e bagnanti

Non consumare: evitare assolutamente di mangiare il pesce palla argenteo, anche se cotto. Manipolazione: in caso di cattura accidentale, maneggiare con estrema cautela e utilizzare guanti protettivi. Segnalazione: riportare immediatamente l’avvistamento alle autorità marittime o agli enti di ricerca locali.

Informazione: diffondere la conoscenza di questa specie tra comunità di pescatori e bagnanti per prevenire incidenti.

La diffusione del pesce palla argenteo nel Mar Adriatico è un segnale d’allarme che richiede attenzione e collaborazione tra cittadini, pescatori e istituzioni per proteggere la salute pubblica e preservare l’equilibrio degli ecosistemi marini.

La ‘roulette russa’ alimentare giapponese

In Giappone ci preparano il fugu, una delicatezza da brivido. Una “roulette russa alimentare” che va preparata da chef che hanno studiato 1 anno solo per servire questo piatto.  Il segreto è lasciare quel tanto di veleno sufficiente a dare un po’ di euforia, ma niente piu’.

Se mangi questo pesce palla, mangi la tetrodotossina, un veleno micidiale, derivato dai batteri che vivono nelle alghe che lui mangia. A quel punto non hai scampo.

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Le scarpe con cui il Papa è stato sepolto vengono da Miggiano

Francesco ha voluto che fossero quelle che indossava tutti i giorni: al suo funerale, gli occhi del mondo su quel prodotto dell’artigianalità salentina

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Miggiano e tutto il Salento entrano nella storia di Papa Francesco, in uno dei momenti più solenni e commoventi della Chiesa cattolica.

Oggi, in occasione dei funerali del Santo Padre, il mondo intero ha posato lo sguardo su un dettaglio carico di significato: le scarpe con cui Papa Francesco ha scelto di essere sepolto.

Il Pontefice infatti ha espresso il desidero di portare con sé nell’aldilà le sue umili scarpe di tutti i giorni. Ecco infatti che nelle foto che hanno fatto il giro del mondo si scorge quel paio di scarpe nere, consumate dall’utilizzo.

Un dettaglio che per il Salento ha un valore enorme, perché quelle scarpe sono nate a Miggiano.

Ne dà notizia il Comune in una nota in cui spiega che sono state realizzate nell’aprile 2024 dal Laboratorio Ortopedico Bello srl. Opera dei fratelli Vittorio e Giuseppe Bello (che negli anni hanno sempre recapitato di persona al Santo Padre il loro prodotto), le calzature ortopediche sono testimonianza di dedizione e di mani esperte che, nel silenzio dei laboratori, hanno creato qualcosa di infinitamente prezioso.

Il Comune di Miggiano ha espresso con orgoglio questo sentimento in una nota ufficiale:

“Papa Francesco porta con sé un pezzo di Miggiano e così ci sentiamo a lui ancor più vicini. La Comunità di Miggiano è onorata di aver offerto al Pontefice il pregio del proprio artigianato locale.”

Non si tratta solo di un onore per Miggiano, ma di un vero tributo all’intero Salento, terra di saperi antichi, di mani sapienti, di tradizione artigiana che riesce ancora a parlare al mondo con la lingua della qualità e della cura.

In un’epoca di globalizzazione e produzione industriale di massa, il fatto che il Papa abbia scelto — per il momento più intimo e sacro della sua esistenza terrena — delle scarpe fatte a mano in un piccolo comune salentino, ha un significato immenso. È la consacrazione di un modo di lavorare autentico, umano, profondamente radicato nella nostra identità.

Oggi le immagini del Santo Padre, vestito con la semplicità che l’ha sempre contraddistinto, e calzato con quelle scarpe di Miggiano, hanno fatto il giro del mondo.

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