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Approfondimenti

Scuola, alla ricerca dell’attenzione perduta

Vietato l’uso dei cellulari in classe: l’uomo non è più un animale sociale, bensì collegato; ma è un collegamento digitale meramente virtuale, nel quale si rimane risolutamente soli

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di Hervé Cavallera


Sta suscitando non poco rumore sui social e nelle stesse scuole la notizia della circolare del ministro dell’Istruzione e del Merito Valditara, circolare che vieta agli alunni della scuola elementare e media l’uso del cellulare in classe, potendo essere causa di distrazione. Naturalmente il divieto non riguarda l’utilizzazione di tablet o computer per fini didattici sotto la guida degli insegnanti.


In una società ormai abituata discutere immediatamente di tutto e su tutto, si sono manifestati diversi punti di vista. Tra coloro che sono stati da subito contrari alla circolare c’è chi ha pensato ad un assurdo ritorno al passato, chi ha paventato che l’alunno non possa comunicare eventuali e urgenti bisogni ai genitori e viceversa, chi ha ritenuto che fosse un primo passo contro la libertà di informazione e così via.


In realtà, occorre vedere le cose più serenamente e collegarle sia all’età degli alunni sia al contesto scuola.


Quest’ultima ha il compito primario di formare la personalità degli alunni, ancora minorenni, sia da un punto di vista culturale sia sociale sia morale.


Ne segue di conseguenza, come è sempre stato, che chi va scuola deve essere attento a quello che gli insegnanti spiegano e non deve distrarsi, se non nei momenti della normale ricreazione, come già una volta si sapeva, ricreazione che serve anche a favorire la relazione tra coetanei.


Alla luce di tutto ciò, è chiaro che il cellulare non è qualcosa di insostituibile, anche perché in caso di un reale e impellente bisogno comunicativo scuola e genitori possono benissimo ricorrere ai propri cellulari.


Si aggiunga poi che se qualche alunno non avesse il cellulare, ciò potrebbe generare in lui uno stato di minorità rispetto a quelli che lo possiedono.


E poi ci sono cellulari e cellulari, da quelli meno costosi a quelli più costosi.


Anche questo potrebbe provocare lo stato di disagio per bambini e ragazzi che non lo possiedono o ne hanno qualcuno di bassa qualità.


D’altronde, una volta si ricorreva appunto al grembiule per evitare che si potessero fare confronti tra chi vestiva bene e chi no.


Per tale ragione, il fatto che nessuno in classe abbia il cellulare elimina possibili discriminazioni.


Ma vi è un altro aspetto da evidenziare.


Il cellulare o smartphone non è un mero telefonino.


Come tutti sappiamo è un piccolo computer che consente una infinità di accessi, tanto che, particolarmente nella delicata fase dell’età evolutiva costituita dalla fanciullezza e pubertà, ossia dalla prima adolescenza, sarebbe auspicabile che i genitori curassero con estrema attenzione l’uso che ne fanno i figli.


Si pensi all’accesso ai diversi giochi e dagli esperti da tempo si parla della presenza di una diffusa e pericolosa dipendenza dai videogiochi.


Lo strumento infatti – e noi adulti ben lo sappiamo – non è solo un mezzo di comunicare con qualcuno, ma consente una varietà di notizie, sì che per l’aggiornamento sui fatti quotidiani noi stessi ricorriamo alle informazioni che si trovano tramite lo smartphone.


Così un po’ tutti smanettiamo quasi ossessivamente sul cellulare, acquisendo una complessa dipendenza.


Sotto tale profilo, è chiaro che all’interno dell’ambito scolastico l’uso personale del cellulare può effettivamente produrre delle distrazioni che non sono ammissibili per chi deve seguire delle lezioni. Per tutte queste ragioni, che nella scuola elementare e media si eviti l’uso del cellulare non vi è nulla di male, proprio perché il divieto è in funzione del fatto che gli alunni si possano concentrare sul processo di apprendimento e sui normali rapporti con i compagni di classe.


Tuttavia, proprio il fatto che la notizia della circolare abbia provocato un dibattito complesso in cui sono emersi consensi e dissensi, induce ad ulteriori considerazioni.  C’è chi ha percepito il divieto, se non altro in cuor suo, come un impedimento ad un legittimo strumento che si porta sempre con sé.


Il che significa che gli adulti, più che i bambini e i ragazzi, hanno in vario modo associato la propria esistenza all’uso del digitale, e nella fattispecie del cellulare di cui non si riesce a fare a meno.


IL MONDO DELLE PULSIONI

Indubbiamente vi sono motivi più che giustificabili, quale la possibilità di comunicare con chicchessia quando necessario.


Non è solo tale (giustificato) motivo.


Con una battuta – e semplificando un discorso più complesso – possiamo dire che l’uomo oggi più che dialogare con il prossimo con parole o per iscritto, non fa altro che digitare.


Si informa di tutto ed è in contatto con tutti sì da creare personaggi che determinano i costumi (i cosiddetti influencers) con un enorme numero di seguaci (followers).


Del resto, è difficile per ognuno di noi non far parte di gruppi (Facebook, Instagram ecc.) e non ricorrere a WhatsApp.


Per usare un’immagine ad effetto, l’uomo non è più un animale sociale, bensì un animale collegato; ma è un collegamento digitale meramente virtuale, nel quale si rimane risolutamente soli.


Il mondo della informazione non è il mondo né dell’amicizia, né della compartecipazione reale, bensì delle notizie e talvolta delle manifestazioni immediate dei propri punti di vista, delle emotività.


Vi è la possibilità (non astratta) che prevalga il mondo delle pulsioni e non quello della ragione, della ponderatezza.


Per questo credo sia bene che nella scuola continui ad esistere il dialogo interpersonale tra docenti e discenti e che esso non venga turbato da distrazioni artificiali.


L’Intelligenza artificiale dice che…


Cellulari vietati in classe dalla Scuola dell’Infanzia fino alla scuola media: abbiamo chiesto a ChatGPT cosa ne pensasse.


Secondo l’intelligenza artificiale, vietare gli smartphone a scuola può essere giustificato da diverse ragioni legate sia all’educazione che al benessere degli studenti.


Ecco alcune delle motivazioni principali.


Distrazione: gli smartphone possono essere una fonte significativa di distrazione, sia durante le lezioni che nei momenti di studio. La presenza di notifiche, social media e giochi può rendere difficile per gli studenti concentrarsi su ciò che viene insegnato.


Prestazioni accademiche: studi hanno dimostrato che l’uso degli smartphone in classe può avere un impatto negativo sulle prestazioni accademiche. Gli studenti che utilizzano meno il telefono tendono a ottenere risultati migliori.


Cyberbullismo: gli smartphone possono facilitare episodi di cyberbullismo tra studenti. Limitando l’accesso ai dispositivi durante l’orario scolastico, si può contribuire a ridurre questi episodi.


Benessere psicologico: l’uso eccessivo dello smartphone è stato associato a problemi di ansia, depressione e stress tra i giovani. Vietare o limitare l’uso dei dispositivi può aiutare a promuovere un ambiente scolastico più sano e meno stressante.


Socializzazione: durante le pause, l’assenza degli smartphone incoraggia gli studenti a interagire direttamente tra loro, favorendo lo sviluppo di competenze sociali e relazionali importanti.


Sicurezza: gli smartphone possono essere utilizzati per filmare o fotografare altre persone senza il loro consenso, causando potenziali problemi di privacy e sicurezza.


Accesso a contenuti inappropriati: dli smartphone offrono un accesso diretto a internet, dove è possibile trovare contenuti non adatti ai ragazzi. Limitare l’uso dei dispositivi può ridurre il rischio di esposizione a tali contenuti.


In sintesi, per ChatGPT, vietare gli smartphone a scuola mira a creare un ambiente più favorevole all’apprendimento, proteggere il benessere psicologico degli studenti e promuovere una maggiore interazione sociale e concentrazione. Ovviamente questa è solo la posizione dell’AI, il dibattito resta aperto…


Approfondimenti

Inaugurata la biblioteca “Giambattista Lezzi” a Casarano

il Sindaco De Nuzzo e l’Assessore Legittimo: “Grazie alla fiducia che i cittadini ci hanno accordato”. “Avevamo la necessità di una Biblioteca “vera” aperta, fruibile. Per questo motivo abbiamo iniziato da zero”.

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“Ci sono sogni destinati a rimanere tali ma che comunque aiutano a migliorarsi. Altri destinati a realizzarsi nel momento in cui si ha la possibilità di incidere”.

E’ lapidario il sindaco di Casarano, Ottavio De Nuzzo, durante l’inaugurazione della nuova Biblioteca Comunale della città.

È grazie alla fiducia che i cittadini hanno accordato alla nostra Amministrazione che tutto è iniziato. Avevamo la necessità di una Biblioteca “vera” aperta, fruibile. Per questo motivo abbiamo iniziato da zero.

E prosegue: “Sono stati anni di lavoro: convenzione con il Polo Biblio Museale di Lecce, partecipazione al bando per il servizio civile 2025, adesione rete delle Biblioteche Regionali, censimento matricola al Ministero, progettazione e realizzazione arredi e tanto altro.
Fatica? No gioia di vedere prendere corpo e anima ad un luogo che sarà un punto di partenza da dove si propagheranno, tutto intorno, attività culturali”.

“Da quelle stanze”, sostiene l’assessore, Emanuele Leggittimo,  “si sprigionerà una luce forte che passando da Palazzo De Judicibis si estenderà nel Sedile comunale per arrivare a Piazza Mercato.
Lievito di vita e di bellezza, di incontro e scambi di saperi.
Siamo contenti e orgogliosi, oggi lo possiamo dire per aver potuto inaugurare e contare su “un luogo del sapere” che è la Biblioteca Comunale “Giambattista Lezzi”.

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Alessano

“Vi voglio bene”, un libro essenziale per raccontare don Tonino e la sua storia

Monsignor Vito Angiuli: “Scritti e documenti inediti per scoprire l’intera vocazione pastorale da sacerdote e da vescovo. Guardate con simpatia alle persone e agli avvenimenti della storia, per testimoniare a tutti la gioia del Vangelo”

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di Luca De Santis

Vi voglio bene, Continuità e sviluppo nel ministero sacerdotale ed episcopale di don Tonino Bello è l’ultima fatica data alle stampe dal vescovo di Ugento – Santa Maria di Leuca, mons. Vito Angiuli. Il nuovo libro ha visto la luce nel mese di ottobre 2024, per le edizioni Il pozzo di Giacobbe. Quest’ultima si colloca in continuità con le precedenti pubblicazioni frutto di interessanti studi che Angiuli ha compiuto sul sacerdote della diocesi ugentina divenuto vescovo di Molfetta. 

Il sottotitolo dell’opera ci fornisce le giuste delucidazioni riguardo a quelle che sono le intenzioni dell’autore: Continuità e sviluppo nel ministero sacerdotale ed episcopale di don Tonino Bello. Il testo è composto da una corposa introduzione dove l’autore pone e spiega la sua tesi riguardo a un’inscindibile armonia e continuità presente tra il ministero sacerdotale ed episcopale di don Tonino. 

Nel primo capitolo, Ordinazione episcopale, sono stati curati una serie di scritti in cui il futuro vescovo di Molfetta mette in evidenza un forte attaccamento alla sua terra natia e le motivazioni che lo hanno condotto ad accettare l’ordinazione episcopale. Il secondo capitolo, Don Tonino saluta la Chiesa ugentina, raccoglie alcune omelie di saluto che don Tonino ha pronunciato prima della sua partenza per Molfetta, dove traspare in modo palpabile il suo amore per la Diocesi di Ugento che ha servito per 25 anni. 

All’interno dell’ultimo capitolo troveremo invece degli scritti inediti da datarsi secondo Angiuli tra il 1960 e il 1980. La gran parte di essi pur non avendo una data o la firma, possono tranquillamente essere definiti autentici, tenendo conto della calligrafia di don Tonino. L’ordine cronologico è dato dal Curatore sulla base delle tematiche che in questi scritti vengono a essere trattate.

La maggior parte di questi risale al periodo in cui don Tonino svolgeva il suo ministero presso la Diocesi di Ugento. 

L’episcopato di don Tonino

Questi scritti contengono in modo germinale quelle tematiche che durante gli anni di episcopato don Tonino tratterà in modo più approfondito, in base alle sollecitazioni di quel contesto storico. Tenendo conto di quanto abbiamo rilevato è possibile dire che il libro si lascia leggere in modo molto scorrevole dimostrandosi adatto persino per coloro che non hanno avuto una conoscenza dettagliata di colui che la Chiesa Cattolica ha dichiarato Venerabile. 

Il vescovo Angiuli ha deciso di intitolare questo suo ultimo libro con un’espressione che don Tonino lungo il suo ministero sacerdotale ed episcopale ha utilizzato spesso: Vi voglio bene.

Quest’ultima non ha solo la funzione di comunicare i suoi sentimenti, quanto la simpatia con cui si poneva nei confronti di quella porzione di popolo che era stata affidata alle sue cure pastorali, ma anche nei confronti della storia a lui contemporanea in cui l’umanità era immersa. 

Il vi voglio bene di don Tonino

Il vi voglio bene di don Tonino – ci aiuta a comprendere l’autore – trova significato in una delle più belle espressioni da lui spesso utilizzate e contenute nella Costituzione Conciliare Gaudium et spes al n. 1: «Le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini d’oggi, dei poveri soprattutto e di tutti coloro che soffrono, sono pure le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce dei discepoli di Cristo, e nulla vi è di genuinamente umano che non trovi eco nel loro cuore». 

Le motivazioni ministeriali di don Tonino nelle varie fasi dei suoi incarichi sia nella diocesi ugentina che in quella di pastore della Chiesa di Molfetta hanno mantenuto le medesime fondamenta che hanno da sempre configurato la sua fede: coltivare la preghiera, meditare la Parola, adorare Gesù eucarestia. Prendiamo atto che gli anni del ministero episcopale hanno oscurato il periodo sacerdotale, ma quegli aspetti che hanno reso il vescovo Bello conosciuto in campo nazionale e oltre, ciò per cui è stato amato nella Diocesi a lui affidata, erano già presenti nel ministero svolto nell’estremo lembo d’Italia, in quel Capo di Leuca, durante il suo lungo ministero sacerdotale come professore e vice-rettore presso il Seminario vescovile, come parroco a Ugento e Tricase, nei vari incarichi pastorali.

La presidenza del Pax Christi

Cade in grave errore chi sostiene che l’episcopato, in particolar modo la presidenza di Pax Christi, abbia segnato una svolta ministeriale in don Tonino, una conversione verso le tematiche sociali, in particolar modo quella della pace e della non violenza. A tal proposito Angiuli nell’Introduzione del libro è perentorio nel sostenere il fatto che non vi è nessuna discontinuità di pensiero tra il don Tonino sacerdote e vescovo, e che pensare il contrario significherebbe mistificare la realtà.

Quest’ultimo durante il suo percorso di studio ha consolidato un ottimo utilizzo del metodo deduttivo tramite la sua formazione filosofica e teologica, così come una padronanza del metodo induttivo nel confrontarsi e padroneggiare le scienze moderne: sociologia, psicologia, diritto del lavoro, legislazione sociale, all’interno delle quali venne introdotto durante gli anni seminariali a Bologna presso l’ONARMO.

La cultura sessantottina

Accanto a coloro che sostengono una discontinuità ministeriale di don Tonino, vi sono quelli che manifestano una certa antipatia nei confronti del suo ministero, sostenendo come quest’ultimo sia il prodotto di quella cultura sessantottina che ha avuto i suoi risvolti più nefasti all’interno degli anni ’70 del secolo scorso. A costoro risponde il decreto che sancisce la Venerabilità di don Tonino, definendolo come un ottimo interprete delle istanze conciliari. 

L’aspetto, forse il più deleterio, è rappresentato da coloro che del ministero di mons. Bello prendono in considerazione e ne propagano solo i temi sociali (pace, giustizia e salvaguardia del creato), dandone una lettura ideologica. 

Costoro affrontano i temi sociali senza tener conto di quelli etici (divorzio, aborto, eutanasia), quest’ultimi aspetti non possono essere separati dai primi ed è chiaro come don Tonino gli abbia mantenuti sempre insieme. Proseguire su questa linea – sostiene Angiuli – significa trovarsi dinanzi a un Giano Bifronte dove diviene molto difficile cogliere, per esempio, la profondità teologica di alcune immagini eloquenti che don Tonino ci ha lasciato come quella della Convivialità delle differenze e della Chiesa del grembiule. 

Le radici nel basso Salento

Ciò che mons. Bello esprime nel periodo molfettese, affonda le sue radici nel basso Salento e nella formazione bolognese. Nello specifico va considerata l’impronta ministeriale di mons. Ruotolo, il vescovo di Ugento che ha ordinato presbitero don Tonino e con cui quest’ultimo ha molto collaborato: l’amore all’eucarestia, la devozione mariana, l’impegno ad attuare gli orientamenti pastorali scaturiti dal Concilio Vaticano II, la programmazione per gli itinerari di formazione per i laici, l’attenzione alle problematiche sociali presenti in questa parte del Salento. 

Un particolare merito del libro lo si riscontra nel III Capitolo Scritti vari. 

In questa sezione si trovano, come già detto, degli scritti inediti di don Tonino, i quali pur non avendo lo stesso spessore o valore di quelli pubblicati da lui stesso, hanno il merito di contenere quelle tematiche che rappresentano la continuità ministeriale che Angiuli, a ragione, evidenzia.

Quest’opera è imprescindibile per chi ha un serio interesse a conoscere la sensibilità e le radici in grado di nutrire il ministero pastorale di don Tonino dal punto di vista teologico e sociale. 

Il grande merito di Angiuli consiste nell’averci consegnato un testo che in continuità con le altre sue pubblicazioni su mons. 

Bello, ci dona una chiarezza, una verità, che non può essere tralasciata e non considerata, un atteggiamento contrario significherebbe alterare il suo pensiero, oscurare aspetti essenziali e sostanziali della sua santità.

Il vescovo Angiuli in mezzo ai bambini

 

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Approfondimenti

Controlli straordinari in tutto il Salento: arresti, denunce e contravvenzioni

Operazione congiunta delle pattuglie del Nucleo Operativo e Radiomobile e delle Stazioni di tutte le 6 Compagnie della Provincia, Lecce, Campi Salentina, Casarano, Gallipoli, Maglie e Tricase, con il supporto dell’elicottero del Nucleo Elicotteri Carabinieri di Bari Palese e a “Fighter”, il cane antidroga del Nucleo Cinofili di Modugno

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In previsione dell’aumento delle presenze turistiche legate alle festività natalizie e di fine anno, insieme agli eventi culturali ricreativi previsti sul territorio salentino, il Comando Provinciale Carabinieri fi Lecce ha avviato un piano straordinario di prevenzione e controllo per garantire la sicurezza di cittadini e visitatori.

A partire dalle 20 di ieri sera, è stato attuato un servizio di controllo straordinario con l’obiettivo di prevenire e contrastare la criminalità, la mala movida e le violazioni relative alla vendita e al consumo di alcol e fuochi d’artificio.

Particolare attenzione è stata dedicata alla circolazione stradale, con controlli mirati su infrazioni al Codice della Strada, in particolare riguardo alla guida in stato di ebbrezza e all’uso di sostanze stupefacenti.

Sono state monitorate anche le zone con alta incidenza di furti e reati predatori.

Grazie all’operazione congiunta delle pattuglie del Nucleo Operativo e Radiomobile e delle Stazioni di tutte le 6 Compagnie della Provincia (Lecce, Campi Salentina, Casarano, Gallipoli, Maglie e Tricase), con il supporto dell’elicottero del Nucleo Elicotteri Carabinieri di Bari Palese e a Fighter, il cane antidroga del Nucleo Cinofili di Modugno, sono stati effettuati numerosi posti di controllo in diverse aree della provincia considerate più vulnerabili a fenomeni di illegalità e degrado.

Otto gli individui arrestati, di cui quattro in flagranza di reato per detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti, con ingenti quantitativi di droga sequestrati tra cocaina e marjuana.

Nello stesso contesto operativo è stato eseguito un ordine di carcerazione emesso dell’Autorità Giudiziaria di Catania a carico di un 55enne, responsabile di associazione di tipo mafioso.

Tre, invece, gli ordini di carcerazione emessi dalla Procura della Repubblica di Lecce a carico di altrettanti soggetti responsabili di reati contro la persona ed il patrimonio. Cinque denunce per reati legati allo spaccio di sostanze stupefacenti e guida in stato di ebbrezza con un tasso alcolemico superiore ai limiti consentiti.

Infine, due titolari di esercizi commerciali, oltre ad essere stati denunciati all’autorità giudiziaria per violazioni in materia di sicurezza sui luoghi di lavoro sono stati segnalati anche alla competente autorità amministrativa.

Oltre 530 veicoli sono stati controllati e circa 750 persone identificate.

Sessanta contravvenzioni emesse per violazioni del Codice della Strada anche in ragione dell’entrata in vigore della normativa relativa al nuovo Codice della Strada, con particolare riguardo alle infrazioni relative alla guida in stato di ebbrezza, all’utilizzo di telefoni cellulari durante la guida e al mancato uso della cintura di sicurezza.

Il piano di controllo proseguirà nei prossimi giorni, in concomitanza con l’arrivo delle attività festive ed i tanti eventi culturali, per garantire un ambiente sicuro e tranquillo sia per i cittadini che per i turisti.

I Carabinieri invitano tutti a «rispettare le norme di sicurezza e a segnalare eventuali comportamenti sospetti o situazioni di disagio».

L’ operazione rientra in una strategia più ampia di prevenzione e repressione della criminalità, con l’obiettivo di migliorare la qualità della vita nel territorio e promuovere un turismo consapevole e responsabile.

Il Comando Provinciale Carabinieri di Lecce ribadisce il proprio impegno nella «lotta contro ogni forma di illegalità, con l’intento di garantire la serenità e la sicurezza di tutti durante le festività».

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