Attualità
Scuola: il liceo e la scelta del dopo
Classico e Scientifico in calo: in una società sempre più protesa all’immediato, si fa avanti l’esigenza più strumentale di un titolo che si possa utilizzare da subito

La Legge Casati prevedeva solo la presenza del liceo classico che garantiva l’accesso alle facoltà universitarie. Era pertanto evidente che ad esso si indirizzassero coloro che avevano intenzione e possibilità di continuare gli studi (basti pensare che nel meridione continentale d’Italia l’unica sede universitaria era Napoli).
La presenza dell’insegnamento del Latino era assicurata, oltre che nei licei classici, nei magistrali e nei licei scientifici.
Il diploma del liceo classico consentiva l’accesso a tutte le facoltà universitarie mentre il diploma del liceo scientifico non permetteva l’accesso a Lettere e Filosofia e a Giurisprudenza, ma lo accordava a tutte le altre facoltà; coloro che conseguivano il diploma magistrale potevano poi accedere, previo concorso di ammissione, a quella che sarebbe divenuta la facoltà di Magistero. Si trattava di un sistema scolastico fortemente piramidale (come del resto era nel passato) e tale rimase sino ai tempi dei tumulti sessantottini. La legge 910 dell’11 dicembre 1969 (secondo governo Rumor) liberalizzò, infatti, l’accesso a tutte le facoltà universitarie con conseguenze non sempre felici, rendendo il sistema scolastico di natura cilindrica.

Il Professor Hervé Cavallera
Inoltre la presenza dei licei non era ancora così diffusa come sarebbe diventata a partire dagli anni Settanta del secolo scorso. Pertanto, da un punto di vista storico il liceo classico mantiene nell’immaginario collettivo la figura della scuola secondaria superiore per eccellenza sia perché il più antico sia perché conserva l’aura del tipo di scuola che consente l’accesso a tutte le facoltà universitarie. Gli studenti che si iscrivono al classico sono ben consci di proseguire gli studi nell’università. Ora, a prescindere da tali ragioni e dalle situazioni contingenti (come la qualità dei professori, umanamente mutevole da sede a sede) occorre pensare se effettivamente i due licei (classico e scientifico) siano le scuole per eccellenza.
La risposta è appunto nel fatto che mentre tutte le altre scuole avevano e hanno come fine una figura ben precisa di professionista (ragioniere, geometra, maestro elementare, ecc.), i due licei, rinviando la scelta professionale all’università, dovevano (e devono) avere nel loro interno un carattere formativo generale in una visione prevalentemente umanistica secondo la tradizione italiana. Sono state, cioè, concepite come scuole volte soprattutto a formare la visione culturale generale dell’allievo; non che tale compito sia assente nelle altre, ma queste ultime hanno una specifica e sovrastante finalità professionale che non vi è nei licei.
Ne segue che se la scuola è una istituzione che attende allo studio, è evidente che i licei proprio per la non spendibilità immediata del loro titolo hanno o vorrebbero avere una massima attenzione formativa generale che le altre scuole non hanno.
Se questo è vero, il calo della frequenza liceale non significa di per sé il declino di tali scuole, ma il fatto che in una società sempre più protesa all’immediato e con poca chiarezza di prospettive a lungo termine, si fa avanti l’esigenza più strumentale di un titolo che si possa utilizzare da subito, pur dando per scontato che comunque gli studi verranno continuati, come che sia, nell’università.
Sotto tale profilo, si riscontra la realtà di un tempo incerto, in cui, come si vede attraverso i Piani dell’Offerta Formativa, diventa decisiva la capacità orientativa che gli istituti scolastici cercano di mostrare nei loro open day.
Da questo punto di vista, le scelte dei corsi scolastici tradizionali (quali il liceo classico e il liceo scientifico) possono essere espressione di una ponderata scelta da parte di allievi e genitori, prescindendo da massificazioni che educativamente non significano alcunché.
Attualità
Imparare a salvare vite: corso per uso defibrillatore
A Nardò BLSD Retraining,” basic life support and defibrillatore”, con consegna di certificato IRC necessario per l’utilizzo del macchinario

Sabato 17 Maggio alle ore 9 in Via Boito n. 22 Nardò presso la sede operativa dell’ASC Comitato Provinciale Lecce, si svolgerà il corso BLSD Retraining, ” basic life support and defibrillatore “.
Alla fine del corso i partecipanti riceveranno il certificato IRC necessario per l’utilizzo del defibrillatore.
Con Asc, puoi salvare una vita.
Per info e prenotazioni ASC Comitato Provinciale Lecce tel. 3476501102 mail. lecce@ascsport.it
Appuntamenti
Il mondo del lavoro, la cura, le discriminazioni
A scuola con la consigliera di parità della Provincia di Lecce, Antonella Pappadà, per imparare a riconoscere e affrontare le discriminazioni nel mondo del lavoro. Venerdì 11 aprile appuntamento al Liceo scientifico Da Vinci, a Maglie

Il mondo del lavoro, la cura, le discriminazioni sono i temi al centro del nuovo ciclo di incontri formativi organizzati nell’ambito del progetto “Parità di genere nel lavoro: donne, lavoro e inclusione”, ideato e realizzato dalla consigliera di parità della Provincia di Lecce.
Ad affrontarli, tra i banchi di scuola, è la stessa consigliera Antonella Pappadà che, proprio in virtù del suo ruolo di sentinella del territorio, ha scelto di confrontarsi direttamente con le studentesse e gli studenti delle quattro scuole superiori coinvolte, in via sperimentale, nel percorso progettuale: Meucci di Casarano, Olivetti di Lecce, Giannelli di Parabita e Da Vinci di Maglie.
«Credo che la migliore forma di prevenzione venga dalla conoscenza. Ecco perché», spiega Antonella Pappadà, consigliera di parità provinciale, «ho ritenuto necessario affrontare questi temi con le ragazze e i ragazzi che saranno le lavoratrici e i lavoratori di domani. È fondamentale sapere che possono esserci problematiche, come le discriminazioni sul posto lavoro, e quali sono i riferimenti e gli strumenti per affrontarle e rimuoverle. Proprio la consigliera di Parità della Provincia ha, tra gli altri, questo compito e può assistere chi ne è vittima».
Il terzo ciclo di incontri formativi previsto dal progetto è partito il 14 marzo al Meucci di Casarano ed è proseguito il 28 marzo all’Olivetti di Lecce e il 3 aprile al Giannelli di Parabita, dove, insieme alla consigliera Pappadà, è intervenuta come testimonial anche Stefania Monosi, presidente del Consiglio notarile di Lecce.
L’ultimo appuntamento è in programma venerdì 11 aprile, nel Liceo scientifico Da Vinci, a Maglie.
Il Progetto “Parità di genere nel lavoro: donne, lavoro e inclusione” è un percorso triennale di formazione e sensibilizzazione sul tema della parità di genere nel lavoro, strutturato in tre moduli, uno per ciascun anno scolastico, inseriti tra le attività dei PCTO (Percorsi per le competenze trasversali e l’orientamento) delle quattro scuole superiori coinvolte.
Tra gli obiettivi generali: imparare a riconoscere stereotipi e pregiudizi, diffondere l’educazione e la formazione alla parità di genere nel lavoro, favorire la conoscenza e la possibilità sia per le donne che per gli uomini di accedere ad un lavoro dignitoso e, ancora, promuovere una cultura di parità di genere per sradicare le iniquità anche nei confronti delle persone con disabilità.
Il primo modulo intitolato “Oltre gli stereotipi”, rivolto alle classi del terzo anno, è stato avviato a dicembre con il ciclo di incontri “Stereotipi e pregiudizi: che cosa sono e quali sono quelli più diffusi”,affrontato dalle esperte di politiche di genere Michela Di Ciommo ed Elisa Rizzello.
Il secondo ciclo “La scienza ha un genere?” è stato sviluppato da studiose e affermate professioniste, tra cui, Cristina Mangia, ricercatrice dell’Istituto di Scienze dell’Atmosfera e del Clima del CNR, Elisabetta De Marco, docente universitaria e ricercatrice nel settore scientifico disciplinare di Pedagogia sperimentale, Maria Antonietta Aiello, pro rettrice di UniSalento e docente ordinario di Tecnica delle Costruzioni, Serena Arima, docente di Statistica presso UniSalento, Fabiana De Santis, manager e ingegnera gestionale specializzata in sviluppo aziendale e gestione dell’innovazione, Carola Esposito Corcione, professore associato in Sistemi, metodi e tecnologia dell’ingegneria chimica e di processo presso UniSalento e socia fondatrice della sturtup Womat.
Il percorso progettuale si concluderà con l’ultimo ciclo di incontri sul tema “Il rispetto e la violenza di genere: quale percezione nelle/negli adolescenti”.
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Attualità
Da giugno niente più treni diretti da Roma alla Puglia!
Tornare in Salento in treno questa estate rischia di diventare un vero incubo per lavoratori, studenti fuori sede e turisti. L’on. Andrea Caroppo vicepresidente della Commissione Trasporti alla Camera, scrive all’Amministratore Delegato di Trenitalia, «per conoscere le ragioni di questa inspiegabile programmazione e, soprattutto, per chiedere l’immediato ripristino dei treni diretti verso la Puglia»

Non c’è niente da fare, vogliono relegarci in un angolo!
Non bastassero l’isolamento fisiologico, che è una questione geografica, e quello strutturale, frutto di anni di scarsa attenzione al sud e poche lucidità e lungimiranza da parte dei nostri politici e rappresentanti istituzionali, arriva anche la notizia che, da metà giugno, il Salento (come del resto tutta la Puglia) non sarà più raggiungibile dalla Capitale con treni diretti.
A lanciare l’allarme il deputato salentino e vicepresidente della Commissione Trasporti alla Camera, Andrea Caroppo: «Raggiungere la Puglia in treno questa estate rischia di diventare un vero incubo per lavoratori, studenti fuori sede e turisti».
Il perché è presto detto: «Dal 10 giugno non è previsto, al momento, nessun treno diretto tra Roma e la Puglia e le uniche offerte disponibili prevedono più cambi e alcune sfiorano addirittura le 12 ore. In pratica, si impiegherà meno tempo per arrivare a Roma da New York o Pechino che da Roma a Lecce».
Per l’on. Caroppo «è una situazione inaccettabile, destinata a creare forti disagi ai pugliesi che vogliono raggiungere la Capitale o rientrare in Puglia e che rischia di mettere in ginocchio la stagione turistica pugliese, scoraggiando i visitatori, soprattutto stranieri, a programmare un viaggio nella nostra regione».
Per questo motivo il vicepresidente della Commissione Trasporti alla Camera ha inviato una richiesta formale di chiarimento all’Amministratore Delegato di Trenitalia, Ing. Gianpiero Strisciuglio, «per conoscere le ragioni di questa inspiegabile programmazione e, soprattutto, per chiedere l’immediato ripristino dei treni diretti che collegano la Puglia a Roma».
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