Alessano
Se fossi don Tonino…
Lettera aperta. Scritta dal vescovo di Ugento – Santa Maria di Leuca, mons. Vito Angiuli, che tenta di simulare quello che oggi il Servo di Dio scriverebbe alla “sua” gente

A conclusione della settimana dedicata agli appuntamenti che ricordano il “dies natalis” del Servo di Dio, Tonino Bello, maestro di spiritualità incarnata, della teologica della pace, interprete autentico delle linee teologiche e pastorali emerse dal Concilio Vaticano II, il Vescovo mons. Vito Angiuli, sabato 20 aprile, alle ore 18, giorno dell’anniversario della morte, celebrerà sulla tomba di don Tonino Bello, ad Alessano, la messa di commemorazione.
Per quanto riguarda il Processo per la beatificazione, siamo alla fase diocesana che, con tutta probabilità, dovrebbe durare fino alla fine dell’anno; in questa fase vengono raccolte le testimonianze di fedeli sulle virtù eroiche del Servo di Dio. Conclusa questa fase, tutto passerà nelle mani della Congregazione delle cause dei Santi in Vaticano per l’analisi di dettaglio e per i riscontri. La tempistica di queste fasi è tutt’altro che prevedibile; pertanto non hanno fondamento le anticipazioni di date diffuse nei mesi passati da soggetti diversi dalle autorità ecclesiastiche competenti, che peraltro comunicheranno con tempestività ogni novità ufficiale riguardo al Servo di Dio, Tonino Bello.
Intanto il vescovo di Ugento – Santa Maria di Leuca, mons. Vito Angiuli, scrive una lettera aperta con la quale tenta di simulare quello che oggi il Servo di Dio scriverebbe alla “sua” gente.
Alessano, 20 aprile 2013Cari amici, forse vi sembrerà strano ricevere questa mia lettera a distanza di tempo. Sono passato vent’anni dall’ultima volta che ci siamo scambiati parole significative. Devo, però, confessarvi che non ho potuto resistere all’impeto che mi ha preso dopo aver letto il motuproprio di Benedetto XVI, Porta fidei. Le parole del Papa mi hanno colpito profondamente per la verità dei contenuti, la forza delle argomentazioni, la semplicità della scrittura. Mi sono sembrate tanto più vere ora che Benedetto XVI ha rinunciato al suo ministero petrino e sulla Cattedra di Pietro gli è succeduto Francesco, un Papa che già nel nome annuncia una grande novità per tutta la Chiesa.
Ho letto il documento di Benedetto XVI tutto d’un fiato, come fosse una lettera indirizzata alla mia persona perché ho avvertito che si trattava di uno scritto che mi chiedeva di rivedere il mio cammino di fede in quanto cristiano, sacerdote e vescovo.
Mi è sembrato che l’immagine della porta da varcare contenesse un invito suadente ad attraversala, senza esitazione e indugio, ma con generosità e allegria, senza indecisioni e tentennamenti, ma con fiducia e speranza. Insomma, per dirla con parole altisonanti, che talvolta ho utilizzato anch’io, sine modo e sine glossa.
Varcare la porta della fede!
Ma non avevo già varcato una, due e più volte quella porta che introduce nella stanza del tesoro? La fede, infatti, è come uno scrigno che contiene un tesoro di grande valore, «il tesoro della vita», (Cirillo di Gerusalemme, Catechesi 5 battesimale, 13).
Sì, cari amici, devo confessarvi candidamente che ho varcato la porta della fede fin da quando “ho succhiato il latte”, cullato dolcemente dalle braccia di mia madre Maria (che bel nome e quanta assomiglianza con la Santa Vergine!). Fin da allora, ho avvertito che si trattava di una iniziazione alla “gioiosa danza della fede”.
Avvertivo che i movimenti lenti e cadenzati di mia madre, accompagnati da un nenia antica che cantava la dolce melodia dell’amore, eco dell’amore misericordioso e gratuito di Dio, erano “parole di fede”, sussurrate teneramente e impresse nel mio animo come fossero spezzoni di una melodia celeste.
Più tardi ho avuto la conferma e ho compreso (dati alla mano!) che nei gesti e nella cantilena di mia madre vi era una implicita allusione alle gradi opere compiute da Dio nella creazione e nella storia della salvezza.
Si è così instaurato un dialogo con questa donna, “sorgente e culla” della mia vita che non si è più interrotto. Il cordone ombelicale della fede materna non si è più spezzato. Anzi con il passare del tempo si è approfondito e rafforzato, fino a trasformarsi in un sogno lungamente accarezzato e continuamente richiamato alla memoria.
Ho imparato a gustare le dolci atmosfere della famiglia nella quale ogni gesto assumeva il sapore di una “liturgia domestica”, il flusso caldo di affetto condito con i sapori genuini della casa e la dignità di parole che avevano la forza di descrivere, anzi di costruire attorno a me un luogo che in seguito mi sarebbe sembrato quasi un “paradiso terrestre”!
Sulle ginocchia di mia madre, mentre stringevo le mie mani al suo seno, mi sembrava di abbracciare qualcosa di divino. Veniva così spontaneo “credere”. La fede (lo avrei capito meglio dopo) consisteva nel vedere in modo chiaro che la realtà nasconde qualcosa di sublime, che toccare un corpo significa avvertire un calore che trasmette il senso di una sicura protezione e che lasciarsi accarezzare da una mano fa vibrare di gioia il cuore.
Sono queste le sensazioni che mi sono venute in mente la prima volta che ho letto le parole del profeta Isaia: «Si dimentica forse una donna del suo bambino così da non commuoversi per il figlio del sue viscere? Anche se queste donne si dimenticassero, io, invece, non ti dimenticherò mai. Ecco, ti ho disegnato sulle palme delle mie mani» (Is 49, 15-16).
Tra le pareti domestiche ho assaporato il valore della fede che si esprime come “comunione fraterna”. Ritrovarmi con i miei fratelli e mia madre attorno alla tavola per consumare un pasto frugale con la gioia che veniva dallo stare insieme è stato un ammaestramento che non ho più dimenticato. Avrei ben presto capito che riunirsi nello stesso luogo, condividere i beni disponibili, spezzare il pane insieme, conversare fraternamente erano gesti dal chiaro valore sacramentale ed eucaristico e che la fiducia reciproca era la giusta atmosfera per comprendere il miracolo dell’unità.
Ho trascorso giorni felici nel mio paese, abitato da gente semplice che conserva ancora oggi i tratti di una antica nobiltà. Lì ho imparato l’importanza dei “volti”. Nella Chiesa parrocchiale, per le strade del paese, nelle case dei parenti e degli amici ho scoperto che il volto dell’altro è molto di più di una semplice “figura esteriore”. Nei lineamenti di un bambino, di un giovane o di un anziano è impressa una storia personale che nessuna parola riesce compiutamente ad esprimere. Occorre avere “gli occhi dell’amore e della fede” per vedere nell’altro i lineamenti del “Volto invisibile”, di quel mistero che tutti ci avvolge.
Frequentando il convento dei frati cappuccini ho ammirato la luminosa bellezza di “Madonna povertà”. La sua avvenenza mi ha sedotto! No, non ha senso trattenere nelle proprie mani i beni materiali come fossero un tesoro personale; non dà gioia vivere solo per l’arricchimento e l’accumulo di denaro: la mente si inebria, il cuore si indurisce, i sentimenti si smorzano. Rimane solo la falsa illusione di aver acquisito un potere che ben presto mostrerà la sua vanità. Cari amici, ve lo dico con il cuore in mano: “Non arricchitevi. Non vale la pena affannarsi. Non vedete i gigli del campo. Non mietono, non seminano eppure Dio li nutre. Risplendono di un candore che illumina la vista ed emanano un profumo che inebria il cuore”. La felicità non è nelle ricchezze, ma è nascosta altrove!
È stata una lezione di vita che ho cercato di trasmettere ad Ugento dove, per un lungo periodo di tempo, mi sono impegnato a condurre per mano le nuove generazione e ad aprire loro i tesori nascosti nella fede in Cristo. Credere in lui è una proposta di vita, un cammino mistagogico, un’educazione permanente. Vivendo a stretto contatto con i ragazzi e i giovani ho voluto far percepire che la fede è vita e che la vita è bella.
La vita, però, ha anche i sui lati imprevedibili e, talvolta, sembra prendere una direzione non prevista. Così, non senza qualche rimpianto, mi sono trovato a lasciare la comunità del Seminario e ad assumere la responsabilità della parrocchia di Tricase. Il clima effervescente che si respirava nel post-concilio e la frequentazione di sacerdoti e laici dotati di una forte personalità hanno impresso un’altra svolta alla mia vita. Mi è parso più chiaro che la fede deve diventare anima della società e deve innestarsi nel tessuto di un popolo, trasformando dal di dentro la cultura e i valori di riferimento. Ho vissuto poco tempo in questo nuovo ambiente, ma quelli anni sono stati “travolgenti”, e hanno acceso un fuoco incontenibile, un amore appassionato e sconvolgente.
Per questo, quando mi hanno chiesto di trasferirmi a Molfetta, non è stato facile lasciare la “mia” gente e quel mare accogliente come un grembo materno e forte come un leone ruggente. Prima di partire, sono andato lungo il molo a cantare il mio amore e la struggente tristezza dell’addio. Come due innamorati ci siamo scambiati reciproca ed eterna fedeltà e abbiamo pattuito che, certo, ben presto ci saremmo rivisti. Sapevamo di non poter fare a meno l’uno dell’altro. Ci siamo detti che la “lontananza non è come il vento” e che la ”distanza non fa dimenticare chi si ama”. Quella sera (ma era già notte avanzata) è stato molto difficile staccarsi da quel posto incantevole. Non so bene come sono riuscito percorrere la strada del ritorno a casa.
Mentre mi dirigevo a Molfetta, pensavo a queste cose e mi confortava il fatto che anche lì avrei trovato il mare. Ma (ognuno lo comprende) c’è mare e mare! Tuttavia, quasi volendo ingannare me stesso, dicevo che, a ben vedere, l’acqua è sempre la stessa e che la somiglianza, talvolta, annulla la differenza. Ho imparato così ad amare la nuova compagnia. E questa resa obbediente alla Voce mi ha consentito di comprendere che la fede deve assumere la forma di “segno” e di “servizio incondizionato verso tutti”.
Così, quasi per caso e senza un progetto ben definito in partenza, pur se coltivato lungamente nel cuore fino a farlo diventare motto del mio nuovo servizio ministeriale, mi sono imbattuto in una numerosa serie di “nuovi amici”. Li ho incontrati nei posti più diversi, dove non avrei mai pensato di poterli incrociare: abbandonati sopra la panchina di un giardino pubblico, nascosti sotto una barca rovesciata sulla riva del mare, accasciati sulla soglia di un portone di un palazzo, addossati accanto alle porte di bronzo delle Chiese. (Non si è mai capito se erano le porte a sostenerli o se erano loro a mantenere saldi gli stipiti e gli architravi di quelle splendide porte). Molti li ho raccolti e li ho portati a casa. Ci siamo affezionati vicendevolmente. Avrei voluto accoglierli tutti. Sapevo con certezza che ognuno di loro, pur se all’apparenza poteva sembrare un “palazzo diroccato e di poco pregio”, in realtà aveva il valore di una “cattedrale divenuta basilica maggiore”.
Lo confesso candidamente: questi gesti non sono stati condivisi da tutti. Non sempre sono stato compreso. Talvolta gli equivoci e le diffidenze sono state molto resistenti. Non nascondo che alcuni giudizi, taglienti e affilati come lame che penetrano nella carne viva, hanno provocato in me non poche ferite. Avevo però la chiara coscienza di percorre il sentiero che mi era stato indicato. Non quello scelto da me, ma quello sussurrato dalla Voce. E questo mi ha dato fiducia. Così ho continuato ad amare tutti “fino alla fine”, fin quando mi sono “ammalato d’amore”! La follia dell’amore non si può spiegare se non a chi è disponibile a lasciarsi afferrare e consumare dall’amore.
Mentre farneticavo, roso dal dolore e dalla malattia, mi sembrava di aver “combattuto la buona battaglia e aver conservato la fede”. Nei momenti di lucidità, ho affidato il giudizio sulla mia vita a chi ha più sapienza di me.
Se ho desiderato fare ritorno al mio paese è soprattutto per riposare per sempre accanto a mia madre. Tremavo di tenerezza al pensiero che avrei potuto ascoltare, ancora una volta come facevo da bambino, il suo caldo respiro e l’incantevole suono delle sue dolcissime nenie.
Mi sembrava giusto ritornare nel luogo da cui ero partito per radicarmi in modo più profondo nella mia terra e piantare il seme della speranza lì dove essa mi era apparsa come stella che orienta il cammino.
Avevo visto fin da piccolo la sua luminosa bellezza. Non era la luce di una qualsiasi speranza, ma di quella che si staglia sulla croce e poggia sulla roccia, su Cristo Risorto, l’unico che ha il potere di spalancare la porta dell’eternità dalla quale è possibile accedere a quell’amore che brucia come un fuoco inestinguibile.
Piantato come un seme nella nuda terra, ho continuato ancora a sognare e, per quanto mi è possibile, a trasmettere le utopie della fede che hanno dato sapore alla mia vita. Ed è da quel nascondiglio sotterraneo, cari amici, che vi ho scritto questa lettera. Ho pensato di indirizzarla a Mons. Vito Angiuli, Vescovo di Ugento-S. Maria di Leuca, perché la faccia pervenire a tutti voi.
Siatene certi: non vi ho dimenticati. Vi porto tutti nel cuore. Per questo vi saluto con affetto. Custodite anche voi, nel vostro animo, il ricordo della mia persona. Così il dialogo potrà continuare e trovare vie di accesso più segrete e personali.
Non dimenticate, però, di dire a tutti, anche a nome mio, che la vita è bella e che la speranza non delude!
Se potete, venite a trovarmi. Sarà bello continuare a frequentarci e ad apprezzare, nel silenzio della preghiera, l’inestimabile valore della fede, perla preziosa per la quale vale la pena di lasciare ogni altra cosa. Non sciupatela, ma arricchitela con la vostra testimonianza. Il mondo ne ha un grande bisogno.
Vi saluto con affetto. Vi voglio bene!
Vostro don Tonino
Alessano
Narrazioni di Terra d’Otranto partendo da… Torino
Aspettando Armonia: dal oggi a domenica parte dal Piemonte il lungo viaggio del festival salentino dedicato al tema “Leggere porta il tuo sguardo lontano”

Armonia, le Narrazioni in Terra d’Otranto quest’anno partono da lontano, addirittura da Torino.
Da oggi e fino a domenica anteprima a Torino del lungo viaggio dell’undicesima edizione del festival letterario, ideato e organizzato dalla Libreria Idrusa di Alessano e dall’associazione NarrAzioni, con la direzione artistica di Mario Desiati che propone incontri, presentazioni, appuntamenti inediti sul tema “Leggere porta il tuo sguardo lontano”.
Grazie alla sinergia con Comala e con Border Radio, il festival salentino approda dunque nel capoluogo piemontese. Stasera accoglierà Simone Torino, presente l’anno scorso a Lucugnano di Tricase come fresco vincitore del Premio Italo Calvino, con il suo romanzo d’esordio “Macaco”.
Nel week end lo spazio polifunzionale di Corso Francesco Ferrucci ospiterà anche due eventi di Armonia che apriranno il ricco programma di Primavera di Bellezza – piccolo festival resistente.
Protagonisti saranno l’attivista egiziano Patrick Zaki, già ospite a Leuca, con “Sogni e illusioni di libertà”, il giornalista Sigfrido Ranucci, autore e conduttore di Report su Rai 3, ancora in tour con il suo libro “La scelta”.
Da maggio in poi si dipanerà il programma con la dozzina del Premio Strega (dal 22 al 25 maggio a Presicce-Acquarica), il vincitore o la vincitrice del Premio Italo Calvino (sabato 14 e domenica 15 giugno a Lucugnano), l’ormai consueto appuntamento con Discorsi Mediterranei (il 18 luglio a Leuca).
Il Festival proseguirà poi per tutta l’estate con Armonia OFF quindi con presentazioni e incontri. Il programma è ancora in via di completamento e sarà annunciato nei prossimi giorni.
Gli ospiti già confermati sono: Edoardo Albinati, Sandrone Dazieri, Noemi Abe, Antonio Franchini, Maurizio Mannoni, Chiara Valerio, Paolo Giordano, Giulia Caminito, Gabriella Genisi, Nichi Vendola, Simone Torino, Viola Ardone, Teresa Ciabatti, Chiara Marchelli e Giorgia Lepore.
Si sa anche, che il Festival, toccherà oltre alle già citate località Patù, Alessano, Castrignano del Capo, Specchia e Tricase.
L’immagine del Festival è stata affidata all’autrice e illustratrice Fabiana Renzo che coltiva storie, macchie d’inchiostro, libri, terra e poesia, piccole cose meravigliose, si prende cura dell’azienda agricola Sante Le Muse di Salve, collabora con scuole e biblioteche, organizzando progetti di lettura e laboratori.
Nel suo libro “Il primo tremore di un mandorlo” (Musicaos), tra parole e disegni, racconta la storia di Agata che a Palazzo Comi scopre la vita e le opere del poeta che, con la sua parola chiave “Armonia”, ispira da sempre il festival. Armonia è la natura, i luoghi fisici e metafisici di Girolamo Comi, autore che, oltre che poeta è stato intellettuale, bibliofilo, amante del Salento; oggi la sua casa e i suoi libri rappresentano un simbolo non solo di Lucugnano e Tricase, ma di tutta la Puglia.
Proprio lo Spirito d’Armonia, dunque di bellezza, è il timone che guida i lettori e gli operatori culturali impegnati nella Terra d’Otranto.
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Alessano
Apre l’università “Unitelma – Sapienza” ad Alessano
Presso l’Auditorium Benedetto XVI il nuovo Polo Didattico, frutto di un’intesa tra la Diocesi di Ugento – S.M. di Leuca e l’Università “La Sapienza” di Roma

di Don Luca De Santis
Presso l’Auditorium Benedetto XVI di Alessano il nuovo Polo Didattico “Unitelma- Sapienza”. Un’università telematica a servizio dei giovani che vogliono intraprendere un indirizzo accademico e per chi, pur svolgendo un’attività lavorativa, desidera migliorare il proprio livello professionale all’interno della propria impresa oppure avviare un percorso specialistico che in precedenza non ha potuto realizzare.
Il nuovo Polo didattico verrà inaugurato venerdì 30 maggio. L’offerta formativa del Polo, oltre a dei percorsi di laurea, contempla l’opportunità di accedere a dei corsi di formazione, scuole di alta formazione e master.
Il nuovo Polo è figlio di un’intesa tra la Diocesi di Ugento – Santa Maria di Leuca e l’Università “La Sapienza” di Roma.
PERCHÉ ISTITUIRE UN POLO DIDATTICO NEL TERRITORIO ?
Le motivazioni sono molteplici, provo a enumerarne alcune. Da circa un ventennio i territori periferici della nostra Regione subiscono il problema dell’emigrazione dei giovani studenti: i nostri ragazzi intraprendono il loro cammino universitario presso le grandi città, una volta terminato il percorso non ritornano presso i loro luoghi natii procurando il godimento delle loro specializzazioni ad altri contesti territoriali e nello stesso tempo avviando quel processo di spopolamento che ormai è sotto gli occhi di tutti.
Tale consapevolezza è sempre stata presente nelle ansie pastorali del nostro vescovo mons. Vito Angiuli, il quale in quindici anni di presenza in Diocesi, ha cercato di istituire sin da subito dei rapporti con gli studenti universitari presenti in tutte le sedi italiane.
Basti pensare che la Diocesi di Ugento conta una popolazione di circa 125mila abitanti e la sola Università Cattolica è frequentata da 100 giovani provenienti da questa parte di territorio, mentre gli studenti appartenenti alla provincia di Lecce che sono iscritti sempre presso la medesima sono oltre 2.000, di questi la maggioranza non eserciterà, né farà ritorno nel luogo che gli ha visti crescere.
La presenza di un Polo si coniuga con le numerose iniziative che in questi ultimi quindici anni hanno concretizzato lo sforzo pastorale del nostro Vescovo di animare ed elevare culturalmente il nostro territorio.
Perché ciò si concretizzi è necessaria soprattutto la presenza stabile di giovani specializzati e preparati, capaci di cogliere, approfondire e innovare gli importanti aspetti storici, sociali e culturali della loro zona d’appartenenza.
Infine, la presenza del Polo sul nostro territorio manifesta una risposta caritativa da parte della Chiesa locale nei confronti delle famiglie salentine.
Infatti, si ha l’opportunità di accedere a dei percorsi di studio garantiti dall’Università “La Sapienza” abbattendo dal punto di vista economico le spese delle famiglie: l’affitto di una stanza, la sussistenza in un’altra città e le altre possibili problematiche legate a questo aspetto.
L’università telematica “Unitelma-La Sapienza” è stata fondata a Roma nel 2004 ed è accreditata presso il Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca (Miur).
La sua offerta formativa conta corsi di laurea in Economia, Giurisprudenza, Informatica, Archeologia e Psicologia.
Vi è l’opportunità di iscriversi a numerosi master di I e II livello insieme a corsi di formazione e all’Alta Scuola di Formazione approvati e tenuti dai professori dell’Università “La Sapienza”.
Le lezioni sono esclusivamente online, mentre gli esami si svolgeranno in presenza nella sede di Alessano.
Presso il nuovo Polo didattico sarà presente una Segreteria in grado di supportare lo studente alla scelta e al percorso di indirizzo di studio.
Una Segreteria composta da un Referente, un Tutor e un Segretario, raggiungibile durante i giorni lavorativi sia in presenza che con una mail o un numero telefonico dedicato.
La presenza di un Polo didattico permetterà anche l’organizzazione di master, convegni e seminari che aiutino a rispondere alle problematiche sociali del territorio interagendo con tutto il mondo associativo e istituzionale.
Per ulteriori info, sito internet unitelmasapienza.it.
Nei primi giorni di maggio saremo presso alcune scuole del territorio per presentare agli studenti il progetto, per poi inaugurare il nuovo Polo venerdì 30 maggio.
Il nuovo Polo Didattico ha sede in Alessano presso l’Auditorium Benedetto XVI, sulla Strada Statale 275.
Sarà attivo dal 1° giugno prossimo.
L’indirizzo mail è polo.lecce@unitelmasapienza.it
Alessano
Maglie – Leuca, zoom sul secondo lotto
Una passeggiata immaginaria lungo il secondo lotto del tratto sud della nuova Maglie -Leuca, pensato per uscire dai centri abitati di Montesano , Lucugnano, Alessano, Montesardo e Gagliano

di Lorenzo Zito
Corridoio plurimodale adriatico.
Tecnicamente, viene chiamata così la nuova Strada Statale 275 che, come abbiamo avuto modo di raccontarvi sugli scorsi numeri, sta iniziando a snodarsi, da nord verso sud, con il primo lotto (da Maglie a Montesano) che è già a tutti gli effetti un cantiere aperto.
Oggi faremo uno zoom sul secondo lotto, quello tra Andrano/Montesano e Santa Maria di Leuca.
L’ultimo passaggio burocratico di dominio pubblico a riguardo, poche settimane fa, ha visto i sindaci di Alessano, Corsano, Gagliano del Capo, Miggiano, Montesano Salentino, Specchia, Tiggiano e Tricase (i centri che saranno interessati dai lavori del secondo lotto) incontrarsi, assieme ad alcuni tecnici Anas, presso Palazzo Adorno a Lecce.
Un tavolo promosso dal presidente della Provincia, Stefano Minerva, per fare il punto sulle delibere di approvazione del progetto di fattibilità tecnico economica da parte dei singoli consigli comunali, in attesa di passare dalla progettazione esecutiva dell’opera al bando per l’assegnazione dei lavori.
L’idea, quindi, è quella di accompagnarvi in una passeggiata immaginaria lungo il nuovo tragitto lungo circa 19km che, secondo le previsioni, dal giorno in cui verrà cantierizzato (non prima di un anno e mezzo/due), richiederà circa 1350 giorni per essere portato a termine (poco più di 3 anni e mezzo).
Per una spesa, riferita ai soli lavori, di 140 milioni di euro.
CIÒ CHE NON È STATO
Brevemente ricordiamo che, dopo l’annullamento in autotutela da parte di Anas (nel 2016) della precedente gara (indetta nel 2009), furono prese in considerazione tre possibili alternative.
Scartate le prime due (dette Alternativa Est e Alternativa Ovest, con riferimento al lato da cui circumnavigare Tricase), fu scelta la cosiddetta Alternativa 3, che è quella che andiamo qui a illustrare, descritta dagli studi come quella con performance migliori dal punto di vista ambientale e funzionale, nonché per la sostenibilità dell’opera.
Va ricordato, inoltre, come il progetto inizialmente proposto da Anas prevedesse una statale a due corsie per senso di marcia (quindi quattro corsie) da Maglie sino a Leuca.
Soluzione che è stata conservata per il solo lotto nord e scartata per quello a sud, non solo per ridurne l’impatto ambientale ma anche per rispondere adeguatamente alla vera priorità dell’opera in questo tratto: portare il traffico verso il Capo di Leuca fuori dai centri abitati di Montesano, Lucugnano, Alessano, Montesardo e Gagliano, tutt’oggi tagliati in due dalla SS275.
Ultimo (ma non ultimo) l’elemento rifiuti: il nuovo progetto toglie Anas dall’imbarazzo delle discariche abusive emerse lungo il vecchio percorso tra Alessano e Tricase.
La scelta di allontanarsi da quelle aree ha un duplice effetto: da un lato scongiura il rischio di un sequestro dell’opera da parte della magistratura, dall’altro ha del tutto distolto i riflettori dal tema bonifica.
CIÒ CHE SARÀ
Eccoci allora al tracciato stradale che partirà, in direzione sud, dallo svincolo di Montesano-Andrano (nella mappa in basso in rosso).
Una lingua di asfalto con una carreggiata a due corsie, una per senso di marcia, costituita per il 71% circa da tratti in rilevato, per il 24,5% da tratti in trincea e per la restante parte, da opere in sottopasso (3.5%) e in sovrappasso con viadotti e ponti (0.4%).
22 curve, 28 rettifili, 9 intersezioni e 6 immissioni/diversioni per un percorso tecnicamente suddiviso in cinque tratti (che, come sta accadendo col primo lotto, non saranno realizzati all’unisono, ma con cantierizzazioni indipendenti, uno dopo l’altro).
Un dato interessante per gli amanti dei numeri, e non solo, ci arriva dallo studio dei volumi di traffico effettuato in fase di progettazione su alcuni punti nevralgici per la viabilità locale.
Eclatante il tratto di 275 tra Botrugno e San Cassiano, che in un totale di due ore (la somma dell’ora di punta mattutina e di quella serale) conta il transito di ben 2.300 mezzi. Interessante anche il rilievo della tangenziale di Tricase (“Cosimina”) dove nei 120 minuti più intensi passano più di 1.200 veicoli.
DA DOVE PASSA
Il rischio di appesantimento dei flussi sulla “Cosimina” è uno degli elementi che fecero cadere l’ipotesi dell’Alternativa Est (che avrebbe utilizzato proprio questa strada per il passaggio della nuova statale).
Ad oggi tuttavia, pur non inglobando il nuovo tracciato, è previsto che la tangenziale di Tricase venga raggiunta dalla Maglie-Leuca.
Va detto che la nuova opera smetterà, innanzitutto, di correre lungo quattro corsie già nel tratto finale del primo lotto.
A nord di Montesano, in prossimità di DFV, la strada si staccherà dal tracciato esistente, si ridurrà ad una corsia per senso di marcia ed eviterà l’abitato montesanese passandovi ad est, tra le campagne di Castiglione d’Otranto (vicino al campo sportivo) per arrivare ad un bivio.
Da un lato si continuerà a viaggiare per Leuca (lungo il secondo lotto), dall’altro partirà un braccio, anch’esso del tutto nuovo, destinata al traffico per e da Tricase.
Questa lingua di strada condurrà nella zona industriale tricasina, lasciandoci in località Serrafica, proprio alle porte della tangenziale Cosimina.
L’ultimo lembo del primo lotto, insomma, che porterà anche all’abitato di Montesano, sarà a lingua di serpente.
Ma questa è un’altra storia, chiamata “Lotto 1”.
SVINCOLO 1: LA ROTATORIA DI LUCUGNANO TORNA UTILE
Il secondo lotto conta 9 svincoli (numerati sulla mappa in alto) ed inizia ad est della stazione di Montesano-Miggiano-Specchia.
Si riallaccia subito al vecchio percorso, ricalcandolo fino alla mega rotatoria di Lucugnano.
Qui lo svincolo 1 (pianta in basso) sarà in adeguamento alle uscite esistenti: permetterà di entrare a Miggiano da via Padre Pio (A) e di raccordarsi alla viabilità della zona industriale tramite la famigerata (per dimensioni) rotatoria (B).
SVINCOLO 2: TRA LUCUGNANO E SPECCHIA
A questo punto il nuovo tracciato si discosta dal precedente: la 275 non prosegue più in direzione dell’area artigianale lucugnanese, ma si addentra nelle campagne.
La circumnavigazione della frazione avviene dal lato ovest, avvicinandosi ai capannoni calzaturieri della famiglia Sergio, in strada comunale Rivola, ed incrociando la Specchia-Tricase.
Proprio qui, in prossimità de “La Caiaffa”, sorge il secondo svincolo: “Lucugnano ovest”.
SVINCOLO 3: TRA L’AUDITORIUM E FILOGRANA
Lasciatasi alle spalle la terra di Girolamo Comi, la nuova 275 torna a calcare il vecchio tracciato prima di arrivare sul suolo di Alessano.
La statale si ricongiunge con la strada esistente, a poco più di cento metri dall’Auditorium Benedetto XVI, scavalca la strada vicinale Santa Caterina e ci conduce allo svincolo 3: sul già esistente incrocio con la SP 184, la strada del Gonfalone, lungo la quale si incontra anche il nuovo stabilimento calzaturiero di Antonio Sergio Filograna.
SVINCOLO 4: TRA LE CAVE IN DIREZIONE TIGGIANO
La nuova 275 cambia di nuovo rotta.
Stavolta, rispetto al vecchio tracciato, si spinge ad est, addentrandosi in zona Matine per non entrare più negli abitati di Alessano e Montesardo.
Lo svincolo 4 è quello di Tiggiano.
Sorgerà in zona Tagliate, lungo l’arco che la statale andrà a comporre con una carreggiata del tutto nuova.
L’uscita si collocherà a poche centinaia di metri in linea d’aria dalla stazione ferroviaria tiggianese.
SVINCOLO 5: ALESSANO – CORSANO E LA FERROVIA
Tra il quarto ed il quinto svincolo si snoda una trama stradale alquanto articolata, che conta anche la presenza dei binari ferroviari. Torna utile un ulteriore zoom sulla zona: pubblichiamo (in basso) il progetto dello svincolo 5, cui si arriva uscendo dal territorio di Tiggiano.
Qui la statale incrocerà la provinciale 80 Alessano-Corsano (C).
Per scongiurare l’intersezione coi binari verrà realizzato un sottopasso (D).
Per le uscite, quindi, sorgerà una viabilità ai lati della carreggiata.
Come mostra la mappa (la prima in alto), ci saranno due nuove rotatorie sulla Alessano-Corsano.
Quella ad est dell’attuale dosso convoglierà il traffico anche lungo la provinciale 188, la strada con cui il Capo di Leuca ha preso confidenza nel periodo del senso unico di marcia lungo via Regina Elena a Corsano.
Alla rotatoria ad ovest invece, lato Alessano, si aggancerà anche una nuova bretella (E), una lingua di asfalto che la metterà in comunicazione con il precedente svincolo, quello di Tiggiano.
SVINCOLO 6: CI PORTA DA DON TONINO
Rotolando verso sud, tangendo ma non toccando l’abitato corsanese, la nuova Maglie-Leuca entra in contatto con la provinciale 210.
È la strada che gli alessanesi percorrono per raggiungere la splendida Marina di Novaglie.
Lo svincolo 6, da cui inizia il quarto tratto di questo stralcio, si collocherà in aperta campagna ma molto vicino al cimitero di Alessano (quindi alla tomba di Don Tonino Bello, meta di considerevole turismo religioso); in prossimità della strada che si arrampica su Montesardo ed a pochi metri dall’incrocio con la Corsano-Gagliano, che sarà servito da una nuova e più sicura rotatoria.
SVINCOLO 7: TRA LA SUD SALENTO E LA STAZIONE DI GAGLIANO
Il percorso continua sinuoso attorno ai centri abitati, evitando San Dana (frazione di Gagliano) ed andando a ricalcare un pezzo del già esistente tracciato della sp81 tra Corsano e Gagliano.
In prossimità del curvone prima del distributore Apron, la provinciale diventerà per alcune centinaia di metri la nuova 275.
Salvo poi dividersi nuovamente con una virata ad ovest prima di Gagliano: la nuova carreggiata incrocerà ancora i binari, sfiorerà il calzaturificio Sud Salento e, avvicinandosi alla stazione di Gagliano, taglierà la vecchia 275.
Proprio da questo incrocio tra vecchio e nuovo prenderà vita lo svincolo 7 “Gagliano del Capo nord”.
SVINCOLO 8: CASTRIGNANO DEL CAPO (E PATÙ)
A questo punto la strada correrà tra l’abitato gaglianese e quello di castrignanese.
Sarà permesso uscire allo svincolo 8 “Castrignano del Capo”. Ci troveremo, in pratica, sulla sp 351: da un lato ci dirigeremo a Castrignano del Capo (o a Patù), dall’altro entreremo a Gagliano da sud (cimitero e nuovo Eurospin).
SVINCOLO 9: DE FINIBUS TERRAE
Non è finita: c’è il quinto ed ultimo tratto che, costeggiando Salignano con un’opera del tutto nuova e viaggiando a sinistra (ad ovest) del vecchio tracciato, ci condurrà all’ultimo svincolo, il numero 9: “Gagliano del Capo – sud”.
Siamo alle porte di Santa Maria di Leuca, il punto in cui già oggi la 275 si passa il testimone con un’altra statale, la 274 Gallipoli-Leuca.
È qui, con un adeguamento dell’intersezione esistente, ai confini della terra, che è attesa una delle opere più discusse della storia del Salento.
È qui che, si spera presto, termineremo di fantasticare su questo tracciato che immaginiamo da oltre 30 anni.
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